Suolo e Salute

Category: Agroalimentare

UE: Bloccare l’import dal Sud Africa per evitare il rischio black spot degli agrumi

Non si può ancora aspettare. Il pericolo di ingresso in Europa della malattia del “Black Spot” che colpisce gli agrumi è troppo elevato. Bisogna agire tempestivamente per proteggere la nostra produzione agrumicola, bloccando le importazioni dal Sud Africa. Lo afferma Dino Scanavino, coordinatore nazionale di Agrinsieme, spiegando che finora le misure messe in campo si sono dimostrate deboli e inefficaci e il rischio, se non si prendono provvedimenti, è quello di innescare una “seconda Xylella”.

Non si può sottovalutare il pericolo d’ingresso di questa malattia, che genererebbe conseguenze drammatiche: come l’olio, anche l’agrumicoltura è molto importante per la tenuta dell’agricoltura comunitaria: il comparto -ricorda Scanavino- in Europa conta 500 mila ettari coltivati e 5 milioni di tonnellate di produzione annue. Solo in Italia il settore coinvolge circa 78 mila aziende agrumicole e vale 1,4 miliardi di euro. Incidendo per quasi un terzo sul valore complessivo della frutticoltura.

arancia-Black-spotAd oggi non esistono prodotti fitosanitari in grado di combattere il “Black Spot”. E le notizie che arrivano suscitano molte preoccupazioni -avverte il responsabile nazionale del coordinamento di Cia, Confagricoltura, Alleanza delle cooperative agroalimentari e Copagri-. La normativa europea prevedrebbe, di fatto, il blocco dell’import dopo 5 intercettazioni. A settembre 2015 le intercettazioni sono state 11 per quanto riguarda i prodotti importati dal Sudafrica e 10 su prodotti provenienti dall’Argentina. Ma la Ue non è intervenuta in alcun modo. Nonostante già nel 2013 le intercettazioni dal Sud Africa fossero state 35 e nel 2014 25.

Per questo Agrinsieme, unendosi alle sollecitazioni del Copa-Cogeca che ha chiesto un intervento immediato da parte della Commissione europea, ribadisce la necessità di un blocco dell’import dal Sud Africa e di un attento monitoraggio dell’import dall’Argentina.

Tra l’altro -aggiunge Scanavino- proprio in queste settimane è in corso a livello europeo la discussione sulla revisione della normativa dei controlli alle importazioni. Quanto sta accadendo con il “Black Spot” dimostra la necessità di spingere su una veloce modifica delle norme a tutela delle nostre produzioni europee.

fonte: http://organic-market.info/news-in-brief-and-reports-article/organic-and-near-zero-green-house-gas-emissions-tea-from-sri-lanka.html

Ogm: Italia sempre più vicina al divieto di coltivazione su tutto il territorio nazionale

Lo scorso 1 ottobre, a soli due giorni dalla scadenza, l’Italia si è aggiunta agli altri Paesi europei che hanno formalmente notificato alla Commissione europea l’intenzione di mettere al bando le coltivazioni Ogm. In totale, sono 19 gli Stati membri che hanno deciso di bandire gli organismi geneticamente modificati dal proprio territorio: Austria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Slovenia, e Ungheria, mentre la Gran Bretagna ha presentato domanda per Scozia, Galles e Irlanda del nord ed il Belgio per la Vallonia.

Le richieste sono state inviate in attuazione della nuova Direttiva europea 2015/412 che consente agli Stati membri di decidere autonomamente di negare o meno gli Ogm.

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La nostra scelta – ha commentato il ministro Martina – guarda alle caratteristiche del modello agricolo italiano, che vince e si rafforza puntando sempre di più sulla qualità e sulla distintività. Abbiamo un patrimonio unico di biodiversità che rappresenta un valore non solo da tutelare, ma da promuovere“.

La notizia è stata accolta positivamente da Greenpeace e Coldiretti. Quest’ultima ha commentato che, ad oggi, le superfici seminate a transgenico nell’Unione europea non solo sono del tutto marginali rispetto al totale ma addirittura in calo nel 2014 con una diminuzione del 3%. Dati che confermano la crescente diffidenza nei confronti di questa tecnologia.

Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy” ha commentato Andrea Moncalvo, presidente Coldiretti.

Queste, invece, le parole di Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia: “Adesso dobbiamo bloccare l’approvazione di nuovi Ogm e rivedere completamente il processo di valutazione dei rischi e di autorizzazione degli Ogm a livello europeo. È un impegno che il Commissario Juncker deve mantenere“.

A luglio 2014, ricorda Adnkronos, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker evidenziò come la Commissione non avrebbe dovuto andare contro la maggioranza dei Paesi Ue sulle colture Ogm, eppure non si è ancora pervenuti a una proposta di legge per realizzare questo obiettivo.

Già nel 2008, i ministri dell’Ambiente dell’UE avevano chiesto all’unanimità di rivedere la procedura di autorizzazione. Ad oggi, la Commissione non è ancora intervenuta in merito e le attuali valutazioni di rischio dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) continuano a ignorare lo spirito e la lettera di quanto previsto dalla Direttiva 2001/18, che prevede test approfonditi e indipendenti per gli Ogm.

Fonti:

http://www.repubblica.it/ambiente/2015/10/01/news/ogm_l_italia_notifica_alla_ue_la_richiesta_divieto_coltura-124083624/

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2015/10/01/ansa-ogm-italia-notifica-a-ue-richiesta-divieto-coltivazione_8c98836e-0726-4d4c-9c6b-a0dd3f50af28.html

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/risorse/2015/10/01/italia-ogm-free-greenpeace-verso-messa-bando_PsIuuNlSVRRmGBjovnkTdJ.html?refresh_ce

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2015-10-05/ogm-coldiretti-l-italia-richiesta-vietare-coltivazioni-altri-18-paesi-ue–192117.shtml?uuid=ACoj3WAB

 

7 proposte per l’agricoltura sostenibile del futuro

L’agricoltura biologica del futuro passa attraverso sette principi basilari, raccolti all’interno del rapporto “Agricoltura sostenibile: sette principi per un nuovo modello che metta al centro le persone”, pubblicato da Greenpeace International.

Nel suo rapporto, l’organizzazione ambientalista descrive un sistema basato sulle più recenti innovazioni scientifiche, che consente di produrre alimenti sani, in sinergia con la natura e non a danno della stessa.

Come afferma Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia: “Il futuro dell’agricoltura europea è nelle mani degli agricoltori che lavorano con pratiche ecologiche e sostenibili. Svolgono un lavoro cruciale per la nostra società e per questo motivo è necessario e urgente sostenerli. La politica deve ascoltare chi chiede cibo sano e agricoltura sostenibile, reindirizzando i sussidi verso chi pratica forme di agricoltura ecologica“.

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Ecco, in sintesi, i sette principi proposti dall’organizzazione.

  1. Restituire il controllo sulla filiera alimentare a chi produce e chi consuma, strappandolo alle multinazionali dell’agrochimica.
  2. Sovranità alimentare. L’agricoltura sostenibile contribuisce allo sviluppo rurale e alla lotta contro la fame e la povertà, garantendo alle comunità locali la disponibilità di alimenti sani, sicuri ed economicamente sostenibili.
  3. Produrre e consumare meglio, diminuendo il consumo di carne e minimizzando l’utilizzo di suolo per la produzione di agro-energia.
  4. Incoraggiare la (bio)diversità lungo tutta la filiera, dal seme al piatto con interventi a tutto campo, dalla produzione sementiera all’educazione al consumo.
  5. Proteggere e aumentare la fertilità del suolo, attraverso la promozione di pratiche colturali idonee ed eliminando quelle che invece consumano o avvelenano il suolo stesso.
  6. Consentire agli agricoltori di tenere sotto controllo parassiti e piante infestanti, attraverso soluzioni sostenibili (già esistenti) che garantiscono protezione e rese senza l’impiego dei pesticidi chimici che danneggiano il suolo, l’acqua, gli ecosistemi e la salute di agricoltori e consumatori.
  7. Rafforzare la nostra agricoltura, perché il sistema di produzione del cibo riesca ad adattarsi in maniera efficace a un contesto di cambiamenti climatici e di instabilità economica.

Il rapporto completo è scaricabile a questo link: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2015/agricoltura/EcoFarming-ITA.pdf

Fonti:

http://www.lastampa.it/2015/10/02/scienza/ambiente/il-caso/greenpeace-sette-proposte-per-lagricoltura-sostenibile-del-futuro-4pftiEjLNRBB7O4WN0MHxO/pagina.html

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/risorse/2015/05/19/agricoltura-salvera-mondo-greenpeace-sette-proposte-per-futuro-sostenibile_k4vGfQsOMDOLCif9JgepaJ.html?refresh_ce

http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2015/agricoltura/EcoFarming-ITA.pdf

Sempre più prodotti biologici nelle mense scolastiche italiane

Il biologico approda nelle mense scolastiche italiane. Secondo alcuni dati elaborati da Fedagri-Confcooperative, mentre dieci anni fa erano solo 838 le mense in cui venivano serviti prodotti biologici, nel 2014 il numero è salito a 1.249, registrando un incremento del 43% in quattro anni.

I dati sono stati presentati lo scorso 30 settembre all’Expo, in occasione del convegno “Il bio nel piatto. Cooperazione biologica e ristorazione collettiva” a cui ha partecipato, tra gli altri, il viceministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero.

Nel dettaglio, la prima regione italiana per numero di mense scolastiche che scelgono prodotti biologici è la Lombardia, con 224 sedi, seguita dal Veneto, 192, e dall’Emilia Romagna, con 172 mense.

Giornalmente sono serviti fino a 1,2 milioni di pasti e in 290 delle mense biologiche, pari al 23% del totale, viene utilizzata una percentuale di almeno il 70% di materie prime bio.

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Dati positivi che, però, devono fungere da stimolo a raggiungere standard ancora più elevati. Questo il concetto espresso da Andrea Bertoldi, Coordinatore del settore biologico dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari: “Il trend è senz’altro positivo, ma molto si può ancora fare per incrementare l’impiego di prodotti bio nelle mense scolastiche e in genere nella ristorazione collettiva“.

Come spiega Bertoldi, allo sviluppo dell’agricoltura biologica e di qualità fu dato un primo importante contributo con la legge finanziaria 2000, che all’art. 59 prevedeva per le “istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche ed ospedaliere (…) l’utilizzazione nelle diete giornaliere di prodotti biologici tipici e tradizionali”. Così, le Regioni hanno recepito la norma e lavorato progressivamente per metterla in atto, attraverso linee guida, leggi regionali e programmi per l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare.

Il lavoro progressivo ha portato, nel 2011, alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dei Criteri ambientali minimi per il servizio di ristorazione collettiva e la fornitura di derrate alimentari, che fanno parte del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica Amministrazione (ovvero Piano d’Azione Nazionale sul Green Public Procurement) sviluppato dal ministero dell’Ambiente. Un Piano che prevede che la quota della ristorazione pubblica debba essere ricoperta almeno per il 40% da alimenti di origine biologica.

Scelte importanti, dettate soprattutto dalla necessità di tutelare la salute dei consumatori più piccoli: “Se si considera infatti che oltre 10 milioni di italiani, la gran parte dei quali sono bambini e ragazzi, pranza regolarmente fuori casa ogni giorno, si può ben comprendere quanto è importante garantire cibi sani e di qualità anche fuori casa“, conclude Bertoldi.

Fonti:

http://www.confcooperative.it/LInformazione/Notizie-Quotidiano/expo-fedagri-mense-scolastiche-sempre-pi249-bio-43-negli-ultimi-4-anni

http://www.agrapress.it/index.php/expo

Psr 2014-2020: boom di domande per il biologico in Toscana

Agricoltura biologica: la regione Toscana spinge il piede sull’acceleratore. Durante la riunione di insediamento del Comitato di Sorveglianza del programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, Marco Remaschi, assessore all’agricoltura della Regione, ha espresso la sua soddisfazione per le richieste di finanziamento presentate dagli operatori del settore: “Il bando emanato dalla Regione Toscana per l’agricoltura biologica ha riscosso un grandissimo successo. A fronte di una dotazione prevista di 17 milioni di euro, sono arrivate domande per 21-22 milioni di euro“.

All’incontro, che si è svolto nella sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati lo scorso 25 settembre, hanno preso parte i rappresentanti dei soggetti che fanno parte del Comitato di Sorveglianza e funzionari della Commissione Europea.

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Durante l’evento, Remaschi ha sottolineato l’importanza strategica di una corretta programmazione per gli anni 2014-2020 “non solo per le risorse che mette a disposizione, pari a 961 milioni, 90 milioni in più del precedente Programma di Sviluppo rurale 2007-2013” ma anche per la necessità di spendere bene questi soldi, confermando il valore che la regione attribuisce all’agricoltura, soprattutto a quella sostenibile.

Come ha sottolineato l’assessore: “In Toscana l’agricoltura rappresenta un modello territoriale e paesaggistico di grande pregio, è un’agricoltura sostenibile, rispettosa dell’ambiente e della biodiversità“.

La regione conta infatti: 70 mila aziende agricole e 5 mila aziende di trasformazione agroalimentare, 86 fra DOP (denominazioni di origine protetta) e IGP (Indicazione di origine protetta), che sono “il segno distintivo dell’eccellenza toscana in campo agroalimentare“.

Remaschi ha ricordato le somme che la Regione Toscana ha già stanziato a valere sul PSR 2014-2020 grazie a 4 bandi che sono usciti “in anticipazione” per favorire gli investimenti.

Cifre importanti: oltre ai 17 milioni stanziati con il bando per l’agricoltura biologica, 9 milioni sono stati stanziati per le “misure compensative” destinate ai territori svantaggiati, a quelli collinari e montani, 40 milioni per il primo insediamento dei giovani in agricoltura e 90 milioni per i PIF, Programmi integrati di Filiera. Per questi ultimi, ha ricordato l’assessore, la scadenza è stata spostata a fine ottobre, per “dare maggiore agio alle aziende che intendono sfruttare questa forma innovativa di investimenti mettendo insieme più soggetti e sfruttando varie misure del PSR.

L’entusiasmo con cui gli operatori di settore hanno guardato all’agricoltura biologica è, per Remaschi, il segno chiaro di un allineamento del mercato con le scelte di sostenibilità effettuate dalla Regione.

Fonti:

http://www.adnkronos.com/fatti/pa-informa/economia/2015/09/26/agricoltura-remaschi-straordinario-successo-del-bando-sul-biologico-domande-per-oltre-milioni_0dKHeYykOBfDMQG3haLZhL.html?refresh_ce

http://www.adnkronos.com/fatti/pa-informa/economia/2015/09/26/agricoltura-remaschi-dal-psr-milioni-euro-risorsa-strategica-che-occorre-spendere-bene_uk7XXEcXmjFQT1oOelKuKJ.html?refresh_ce

http://www.askanews.it/regioni/toscana/agricoltura-boom-di-domande-a-regione-toscana-per-biologico_711612836.htm

Agroecologia per nutrire il mondo e salvare il Pianeta. Il rapporto IFOAM

Lo scorso 29 settembre, la rete Organic Can Feed The Planet, in occasione di uno dei vari appuntamenti tenutosi a Milano durante l’EXPO, ha pubblicato un manifesto e rilasciato una dichiarazione in cui afferma con forza che l’agricoltura biologica è il sistema alimentare e produttivo più adatto ad affrontare le sfide che si pongono di fronte all’umanità.

La rete, che comprende le organizzazioni rappresentative dell’agricoltura biologica e biodinamica a livello internazionale, europeo e nazionale, ha dato il suo contribuito all’EXPO di Milano, che quest’anno affronta il tema “Nutrire il Pianeta”, e alla realizzazione di un rapporto pubblicato da IFOAM UE dal titolo “Feeding the People: Agroecology for Nourishing the World and Transforming the Agri-Food System“.

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Nel rapporto, i curatori Angelika Hilbeck e Bernadette Oehen, scienziata presso il FiBL, Istituto di ricerca dell’agricoltura biologica, riuniscono i pareri di noti esperti, sostenitori della trasformazione dell’agricoltura dalla sua attuale forma distruttiva, a una più sostenibile. Per gli studiosi, questa è l’unica soluzione che può invertire il danno ambientale creato dai sistemi di produzione industriali e alimentare la popolazione mondiale. Gli esperti sottolineano inoltre come, sia a livello nazionale che internazionale, vi siano delle carenze dal punto di vista politico, normativo ed economico a sostegno dell’agricoltura sostenibile.

In occasione della presentazione del rapporto, Christopher Stopes, presidente IFOAM UE, ha dichiarato: “La questione dell’alimentazione del pianeta, purtroppo, è spesso affrontata dal punto di vista sbagliato. Concentrarsi esclusivamente sull’intensificazione della produzione è fuorviante e sostiene semplicemente la dipendenza collettiva ai sistemi di produzione e consumo agroalimentare industriali che non soddisfano le esigenze delle persone, mentre distruggono l’ambiente“.

Alimentazione e agricoltura biologica e agroecologia forniscono un approccio olistico al sistema produttivo di cibo e colture. Esse riescono a rispondere in maniera unica e al tempo stesso interconnessa ai grandi quesiti e alle sfide globali che si pongono dinanzi, tra cui, continua Stopes, “l’insicurezza alimentare e l’obesità, il cambiamento climatico, le condizioni ingiuste di lavoro e di mercato, il degrado del suolo, la perdita di biodiversità, lo scarso benessere degli animali, la deforestazione e la perdita dei terreni agricoli, solo per nominarne alcuni”.

Vi è l’urgente bisogno di una trasformazione dei sistemi agro-alimentari esistenti verso sistemi agroecologici sostenibili e la ricerca scientifica dimostra con maggior forza che è necessario un cambiamento a livello di sistema“, ha continuato Angelika Hilbeck, scienziata presso l’Istituto di Biologia dello Swiss Federal Institute of Technology e coautrice del rapporto.

L’Agroecologia è una forma innovativa di produzione alimentare che offre un potenziale enorme, non solo per dare cibi migliori, ma anche per porre rimedio al degrado ambientale che minaccia l’umanità. “Pertanto – conclude la Hilbeck – chiediamo un programma di ricerca UE che investa miliardi di euro nell’agroecologia e nella trasformazione dell’attuale sistema agroalimentare“.

Il rapporto è consultabile a questo link: http://www.ifoam-eu.org/sites/default/files/ifoameu_policy_ffe_feedingthepeople.pdf

Fonti:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2015/09/29/press-release-feeding-people-global-agri-food-system-needs-fundamental-change

http://www.ifoam-eu.org/sites/default/files/ifoameu_policy_ffe_feedingthepeople.pdf

http://www.diplomaticintelligence.eu/science/1038-feeding-the-people-global-agri-food-system-needs-fundamental-change