Suolo e Salute

Category: Agroalimentare

Agricoltura biologica: il governo indiano incentiva l’uso di urina come fertilizzante

Utilizzare l’urina come concime biologico per far crescere di più e in modo naturale le piante. Sembra una cosa strana, ma il ministro dei Trasporti indiano Nitin Gadkari ha rivelato di aver innaffiato con la propria urina alcune piante nella sua residenza di New Delhi. La cosa lo ha colpito così tanto da averlo portato a consigliare questo inusuale metodo di concimazione durante un seminario a Nagpur sui problemi dell’irrigazione.

Anche se un po’ in imbarazzo, il ministro ha raccontato di aver cominciato a raccogliere l’urina in un contenitore da 50 litri nella residenza ufficiale di New Delhi. Poi, avrebbe chiesto al giardiniere di innaffiare con la pipì alcune piante e con acqua altre.

Le prime – ha concluso – sono cresciute molto di più ed hanno avuto molti più fiori“: a detta del ministro, le piante sarebbero cresciute fino a una volta e mezzo in più delle altre.

L’urina contiene sostanze nutritive, come urea e tritrogeni e la pratica di adoperarla per la concimazione naturale delle piante non è nuova. Esistono infatti alcuni progetti di permacultura che sfruttano la raccolta di urina da anni. Ad Amsterdam, ad esempio, è adoperata per innaffiare le piante presenti sui tetti. Anche il Regno Unito sembra abbia iniziato a sfruttarla, stimolando i giardinieri a fare la stessa cosa.

Ora, pare che il governo del Maharashtra , uno Stato dell’India centro-occidentale, stia elaborando un piano per raccogliere urina da utilizzare per l’agricoltura biologica.

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Lo Stato indiano vorrebbe così adoperare l’urina umana assieme al concime animale, per produrre fertilizzanti naturali e migliorare lo stato del terreno presente nelle zone rurali e nei villaggi.

Il ministro dell’agricoltura Eknath Khadse ha affermato che un esperimento simile era già stato effettuato  al Mahatma Phule Krishi Vidyapeeth, un’università agricola in Rahuri, su ordine del governo. Esperimento che si sarebbe concluso con successo.

Il piano suggerito da Khadse prevede la raccolta di urina nelle sale cinematografiche, dove si trova in abbondanza negli intervalli delle proiezioni.

Sembra, inoltre, che il governo intenda stanziare delle sovvenzioni per gli agricoltori che si adopereranno ad usare questo metodo di concimazione, al posto dell’utilizzo di fertilizzanti convenzionali. Sovvenzioni sono previste anche agli agricoltori che predisporranno delle soluzioni per la raccolta di urina umana e sterco di animali.

Anche i villaggi potranno riunirsi per ideare un progetto di compostaggio che includerà la raccolta dell’urina.

Khadse ha affermato che l’approvazione da parte del governo dell’uso di urina umana nell’agricoltura biologica non è una cosa nuova, visto che ripetuti esperimenti portati avanti da università statali hanno confermato che l’uso di fertilizzanti tradizionali rendono giorno dopo giorno il terreno presente nella zona rurale più arido e sterile. Concimi animali e urina umana potrebbero invece mantenerlo fertile più a lungo.

Non c’è nulla di sbagliato in quello che Gadkari ha detto, e non è una rivelazione. L’uso di urina umana fa bene all’agricoltura, perché ha più nutrienti. Anche i nostri esperimenti nelle università hanno dimostrato la stessa cosa“, ha concluso il ministro.

Fonti:

http://www.wired.it/attualita/ambiente/2014/08/08/differenziata-urina-raccolta/

http://www.hindustantimes.com/india-news/maharashtra-govt-endorses-gadkari-s-advice-plans-to-encourage-use-of-urine-in-organic-farming/article1-1345397.aspx

http://www.mnn.com/your-home/at-home/blogs/step-right-up-dont-be-pee-shy

http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2015/05/06/fate-pipi-sulle-piante-dall-india-consiglio-del-ministro-per-gli-aspiranti-giardinieri_PRXf2yhi6xfBJtscyFUiPN.html?refresh_ce

http://www.mid-day.com/articles/agriculture-ministers-appeal-urinate-at-multiplex-help-farmers/16196181

Approvato decreto per l’agricoltura: in primo piano Xylella, ulivi e quote latte

È stato approvato in Consiglio dei Ministri, lo scorso 29 aprile, il decreto legge urgente per il rilancio dei settori agricoli in crisi, il sostegno delle imprese agricole colpite da eventi di carattere eccezionale e la razionalizzazione delle strutture ministeriali.

Il decreto è stato varato all’indomani delle misure restrittive adottate da Bruxelles in merito all’emergenza ulivi in Salento. All’interno della legge, una sezione specifica che contiene misure per l’accesso al fondo di solidarietà nazionale per le imprese agricole che hanno subito danni a causa delle alluvioni del 2014 e delle infezioni da organismi nocivi, come la Xylella.

Tra le novità adottate, un gruppo di disposizioni che riguarda interventi urgenti sulla gestione delle quote latte e il recepimento della normativa comunitaria per il pagamento della multa dell’ultima campagna lattiera in tre anni e senza interessi. Le principali sezioni riguardano:

  • l’attuazione della rateizzazione in 3 anni senza interessi per le multe dell’ultima campagna;
  • la compensazione quote ultima campagna;
  • contratti di vendita scritti e con durata minima di un anno;
  • creazione dell’Interprofessione del latte per organizzare la filiera;
  • rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali di mercato con segnalazioni all’Antitrust.

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Oltre a questi interventi, come abbiamo spiegato all’inizio del nostro articolo, il decreto contiene dei provvedimenti pensati per far fronte all’epidemia di Xylella fastidiosa che sta colpendo gli ulivi del Salento.

La strategia nazionale si articola in diversi punti. Il primo è l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale per la gestione dell’emergenza. La Regione Puglia avrà 60 giorni di tempo per presentare la propria domanda, corredata da una stima dei danni, e poter così accedere al Fondo.

Il secondo punto è lo stanziamento di una dotazione supplementare ad hoc di 11 milioni di euro destinata proprio a indennizzare i produttori e i vivaisti pugliesi danneggiati dall’emergenza fitosanitaria.

Come ha commentato il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina: “Facciamo fronte alle esigenze degli agricoltori e dei vivaisti colpiti dalla Xylella in Puglia con la deroga per l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale e con un primo stanziamento di 11 milioni di euro per i danni subiti. Sono soddisfatto perché abbiamo mantenuto gli impegni presi confermando come l’attenzione del Governo per l’agroalimentare resti alta e consenta di affrontare passaggi difficili con la giusta determinazione“.

Previsto anche un piano olivicolo nazionale che prevede una dotazione di 20 milioni di euro per il triennio 2015-2017. Questo intervento fa parte di una più ampia azione operativa che prevede un coordinamento con le Regioni per far leva sui fondi europei dei Psr e punta a un rafforzamento strutturale del settore finalizzato al raggiungimento, nei prossimi 5 anni, di una produzione di 650mila tonnellate, con un recupero, rispetto a oggi, del 25%.

Per quanto riguarda i territori colpiti da avversità atmosferiche negli anni 2014 e 2015, è stata prevista una proroga dei termini per accedere agli interventi e favorire la ripresa dell’attività economica e produttiva. Tutte le Regioni interessate, come ad esempio Toscana, Puglia e Liguria, in deroga ai termini stabiliti dal decreto legislativo 102/2004, possono deliberare la proposta di declaratoria di eccezionalità degli eventi atmosferici, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del decreto.

Fonti:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8608

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2015-04-30/per-xylella-attivato-fondo-solidarieta-063737.shtml?uuid=ABrT8IYD

Dal 1° maggio stop all’obbligo di passaporto per bovini e bufalini

Dal 1° maggio 2015, non sarà più obbligatorio da parte dei servizi veterinari delle A.S.L. rilasciare il passaporto per bovini e bufalini, all’atto dell’iscrizione dei capi alla Banca Dati Nazionale.

È questo quanto comunicato tramite circolare dal Ministero della Salute, in conformità con la legislazione comunitaria e nazionale vigente.

Prima del provvedimento, il passaporto veniva rilasciato per certificare la corretta iscrizione degli animali alla Banca Dati Nazionale delle anagrafi zootecniche e per garantire le relative informazioni anagrafiche, i dati dell’allevamento di nascita, i passaggi di proprietà e gli spostamenti. Tutte informazioni già contenute all’interno della stessa Banca Dati che, quindi, elimina la necessità di procedere al rilascio del documento, velocizzando e semplificando la tracciabilità dei capi.

Come si legge sul sito ufficiale del dicastero: “Il sistema anagrafico messo a punto dal Ministero della Salute, riconosciuto pienamente operativo dall’Unione europea, ha consentito di eliminare, ai sensi della normativa europea, l’obbligo di rilascio della documentazione cartacea per gli esemplari nati in Italia dopo il primo maggio e movimentati sul territorio nazionale“.

passaporto bovini

L’abolizione del passaporto rappresenta, dunque, un processo di semplificazione amministrativa nei rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione che si inserisce all’interno di un piano più ampio di innovazione tecnologica e snellimento delle procedure.

Il provvedimento è applicabile solo per i capi mobilitati all’interno del territorio nazionale. L’obbligo di emissione del passaporto, infatti, rimane in vigore per tutti i bovini o bufalini destinati a scambi intracomunitari o esportati verso Paesi Terzi.

Tale provvedimento non esula dall’obbligo relativo alla comunicazione di nascita/morte/movimentazioni, compresa quella al macello, al fine della registrazione in BDN/BDR delle relative informazioni.

Fonti:

http://www.fedagri.confcooperative.it/Filiere/Produzioni-Animali/Dettaglio/ArtMID/648/ArticleID/529/ABOLIZIONE-OBBLIGO-RILASCIO-PASSAPORTI-PER-ANIMALI-DELLA-SPECIE-BOVINABUFALINA

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2037

I fertilizzanti biologici conquistano il mercato americano

L’agricoltura biologica è una pratica che mette al primo posto la salute e il rispetto dell’ambiente. Per questo, chi ha abbracciato questa particolare “filosofia di vita” decide di abbandonare completamente l’uso di fitofarmaci industriali, prodotti di sintesi e Ogm, scegliendo invece soluzioni naturali, che rispettino la biodiversità dell’agroecosistema, puntando ad arricchire il terreno.

Nella coltivazione biologica, quindi, malattie e parassiti delle piante vengono combattuti con preparati di origine naturale, mai con prodotti inorganici. La stessa cosa vale per l’utilizzo di fertilizzanti.

Il consumo di sostanze chimiche di sintesi nell’agricoltura italiana sta lentamente calando. Questo, almeno, secondo alcuni dati diffusi recentemente dall’Istat che mostrano come, durante il 2013, sarebbero state distribuite in Italia poco più di 41 mila tonnellate di fertilizzanti, un -13,4% rispetto all’anno precedente.

Segnali che potrebbero avvantaggiare, quindi, il mercato dei fertilizzanti biologici, un settore che nell’America del Nord sembra essere in pieno sviluppo.

Bruxelles+e+agricoltura+biologica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Secondo gli ultimi dati, infatti, pare che il mercato dei bio-fertilizzanti sia stato valutato nell’America del Nord a 273,3 milioni dollari nel 2014, e si prevede che possa raggiungere quota 495 milioni entro il 2019, ad un tasso di crescita annuale composto del 12,7%.

I fertilizzanti biologici, come abbiamo accennato all’inizio, sono pensati nel pieno rispetto del terreno e della biodiversità. Sono prodotti utilizzando microrganismi vivi e ottimizzano la crescita delle piante, migliorando l’apporto di nutrienti essenziali per le colture.

Il loro compito è quello di aumentare la fertilità del suolo attraverso processi variegati, attraverso la solubilità del fosforo, la fissazione dell’azoto e la sintesi di sostanze che favoriscono la crescita. Questi processi sono completamente naturali e quindi non provocano alcun impatto ambientale dannoso.

Il mercato del Nord America sembra aver deciso di virare in maniera decisa verso l’utilizzo dei fertilizzanti biologici, a causa del più accentuato calo della fertilità del suolo, prodotta dall’industrializzazione pesante, dall’urbanizzazione e dal dilagante utilizzo di prodotti chimici.

Così, per consentire una ripresa sana del suolo e aumentare la resa delle colture, gli agricoltori hanno deciso in percentuale crescente di optare verso l’uso di concimi organici e biologici. Ecco allora la crescita esponenziale del mercato americano.

La vendita dei fertilizzanti biologici nel Nord America sembra essere dominata dagli Stati Uniti, seguiti dal Canada. Negli Stati Uniti, il settore dei bio-fertilizzanti è relativamente nuovo, molto frammentato e sotto-capitalizzato. Questa fetta rappresenta una quota molto piccola del mercato dei fertilizzanti globali, tuttavia la domanda di prodotti biologici e bio-fertilizzanti ha dimostrato di essere in costante aumento. Ed è proprio l’aumento incessante dell’uso di prodotti naturali in agricoltura, assieme alla crescente domanda di alimenti e altri prodotti biologici, a essere il fattore di propulsione della crescita del mercato dei bio-fertilizzanti.

Fonti:

http://www.agprofessional.com/news/north-america-bio-fertilizer-market-expected-reach-4950-million

http://ambientebio.it/agricoltura-e-fertilizzanti-chimici-nel-2013-vendute-41mila-tonnellate-di-prodotti/

http://www.istat.it/it/archivio/145664

Agricoltura: al via la domanda di aiuti Pac precompilata che taglia la burocrazia

È stata presentata a Verona, lo scorso 23 marzo, la domanda Pac, la richiesta precompilata online per ottenere gli aiuti comunitari della Politica agricola comune. L’iniziativa fa parte del programma “Agricoltura 2.0” che punta alla digitalizzazione del rapporto tra Amministrazione e imprese agricole. Un modo per tagliare la burocrazia, rendendo la vita più semplice a 1,5 milioni di agricoltori.

La prima domanda precompilata è stata inviata all’Agea alla presenza del Ministro Maurizio Martina, del Presidente di Ismea Ezio Castiglione, del Direttore di Agea Stefano Antonio Sernia, di Fabrizio Stella per l’organismo pagatore del Veneto e di Francesco Tortorelli dell’Agenzia Italia digitale.

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Stando a quanto esplicitato sul sito ufficiale del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il piano prevede:

  • la Domanda Pac precompilata già disponibile online sul sito di Agea e degli organismi pagatori regionali, che darà la possibilità agli agricoltori di dare semplice conferma con un click dei dati pre-inseriti, o integrare le informazioni presenti sul portale;
  • un’Anagrafe Unica delle Aziende Agricole, un database degli Organismi Pagatori in cui reperire tutte le informazioni aggiornate su base territoriale;
  • un solo Fascicolo Aziendale che comprende il piano colturale, il piano assicurativo individuale e il quaderno di campagna. Le imprese avranno così la possibilità di effettuare un’unica dichiarazione che sarà poi condivisa tra amministrazioni. Si devono dichiarare il 50% di dati in meno rispetto a prima;
  • l’introduzione del Pagamento anticipato a giugno 2016, che prevede la possibilità di erogare l’anticipo dei pagamenti Pac fino al 100% dell’importo dovuto per le aziende che ne faranno richiesta all’atto della domanda, direttamente a giugno,  invece che a dicembre, tramite accesso al credito bancario;
  • una Banca dati Unica dei Certificati, che consentirà di presentare la documentazione un’unica volta;
  • la Domanda Unificata: a partire dal 2016, ciascuna azienda potrà presentare, autonomamente o recandosi presso qualsiasi struttura di assistenza (CAA) del territorio nazionale, un’unica domanda di aiuto, che accorpi le richieste Pac, Uma, Psr, Assicurazioni, ecc.

Il termine di presentazione della domanda è fissato al 15 giugno. L’iniziativa «Agricoltura 2.0», nata per rivoluzionare i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione  coinvolgerà, secondo le stime del Mipaaf, 1,5 milioni di agricoltori con un risparmio di 25 chili di carta per ogni azienda e cento giornate in meno di impegno.

Secondo il ministro Martina, “Con Agricoltura 2.0 diamo una forte spinta all’innovazione e alla semplificazione per un milione e mezzo di imprese agricole italiane, contribuendo a renderle sempre più competitive. Una tappa fondamentale perché non dobbiamo subire i processi, ma diventarne i protagonisti. Siamo ad un punto di svolta, con l’Amministrazione che realmente si mette al servizio degli agricoltori, eliminando la burocrazia inutile“.

Fonte

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8493

 

 

 

28 Aprile: Tavolo Tecnico FederBio sul fenomeno della Xylella in Puglia

logo federbio

INCONTRO TECNICO SU METODOLOGIE DI PREVENZIONE E DI DIFESA DEL COMPLESSO DEL DISSECCAMENTO RAPIDO DELL’OLIVO ( CoDiRo) NEL TERRITORIO DELLA REGIONE PUGLIA

FederBio in qualità di organizzazione interprofessionale del settore biologico ha ritenuto necessario attivarsi per tutelare gli interessi delle imprese biologiche del territorio pugliese e per dare un contributo fattivo alla gestione di tale particolare emergenza organizza un incontro tecnico presso:

Sala Kalì Zoì – c/o Palazzo Granafei – via Eugenio Perrone -Sternatia (LE)

28 aprile 2015 -ore 18.00

All’incontro interverranno esperti indicati dalle organizzazioni dei produttori agricoli, dagli organismi di certificazione autorizzati, dall’associazione dei produttori di mezzi tecnici biologici e dal mondo scientifico e della ricerca.
Saranno illustrate le attività e le tecniche di prevenzione e difesa del CoDiRO compatibili con il metodo biologico ad oggi disponibili e di quelle in corso di sperimentazione.

Programma

§ Saluti di Massimo Manera Sindaco del Comune di Sternatia
§ Saluti di Paolo Carnemolla Presidente di FederBio
§ Relazione tecnica sulla diffusione del CoDiRo: Francesco Porcelli, professore associato di Entomologia presso l’UNIBA
§ Le proposte di FederBio per fronteggiare il CoDiRO con metodi biologici
§ Le richieste dei produttori Biologici e Biodinamici: Pino Mele UPBio – Antonello Russo Demeter Italia
§ I mezzi tecnici a disposizione per il biologico: Massimo Benuzzi IBMA
§ La gestione dell’emergenza e il sistema di certificazione biologico: rappresentante Sezione Soci Organismi di Certficazione Federbio
§ Intervento di un funzionario della Regione Puglia
La partecipazione è libera e si prega di divulgare l’evento
Per informazioni contattare FederBio
Tel. 051.4210272 info@federbio.it www.federbio.it
COSA E’ SUCCESSO NEL TERRITORIO? I PARAOCCHI DELL’EUROPA e LE SOLUZIONI ALTERNATIVE DEGLI STUDIOSI
Altissima la preoccupazione degli ultimi mesi relativi ai danni causati dal batterio Xylella Fastidiosa ( subspecie pauca ceppo CoDiRO) che ha colpito numerosi alberi della regione Puglia. In particolare, sono allarmanti le misure imposte dall’Europa che costringono l’Italia allo sterminio di numerosi esemplari di ulivi, anche secolari; una misura che, a detta di molti, potrebbe essere inutile.
Ma l’Europa sembra ferma nella sua decisione potrebbe imporre la rimozione di tutti gli alberi colpiti dal batterio, pena l’avvio di una procedura d’infrazione comunitaria. Un incubo per il territorio, visto che la Xylella non attacca solamente gli alberi di ulivo, ma anche altre piante, appartenenti almeno a 150 specie.
Secondo quanto stabilito dal commissario straordinario nominato dal governo, Giuseppe Silletti, comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato, le operazioni sono partite, per essere completate entro il mese di maggio. Il suo piano è stato già sottoposto all’approvazione del Dipartimento della protezione civile.
Un diktat ben preciso che prevede, come abbiamo accennato prima, delle sanzioni dure e interventi in sostituzione da parte dell’agenzia regionale Arif per quanti si opporranno a questa strage. Non andrà meglio per chi non effettuerà le arature entro aprile e per chi si rifiuterà da maggio di usare insetticidi chimici.
Un bel dilemma da affrontare e al quale il convegno proposto da Federbio si propone di dare delle risposte concrete.
Nel frattempo, vari artisti, associazioni e gruppi ambientalisti si sono fatti avanti per opporsi a questo scempio.
Ma ormai la macchina di distruzione si è messa in moto: a poco vale il fatto che non sia nemmeno sicuro che a far morire gli alberi sia Xylella.
Lo ha ripetuto Kristos Xiloyannis, ordinario dell’Università di Foggia e nome di punta nel campo dell’agricoltura sostenibile, che ha affermato: “L’esperienza in tutte le altre parti del mondo ci insegna che, di fronte a batteri come questo, l’abbattimento delle piante è inutile. Nel Lazio, dopo aver distrutto mille ettari di kiwi, ci si è fermati perché si è capito che era tutto superfluo”.
Nel frattempo ciò che preoccupa non sono solamente gli interventi imposti dall’Europa, ma anche le reazioni dei diversi stati membri. La Francia, ad esempio, per mano del ministro dell’agricoltura Stephane Le Foll, ha varato il divieto che impedisce le importazioni delle piante a rischio Xylella fastidiosa.
“In attesa dell’attuazione di un dispositivo europeo – riporta il Fatto Quotidiano – il ministro ha deciso di adottare misure nazionali. Un decreto è stato firmato oggi e verrà pubblicato domani al fine di interdire l’importazione in Francia di piante che possono essere infettate dalla Xylella fastidiosa e provenienti dallezone colpite dal batterio. Questo divieto riguarda il commercio intra-europeo dalla regione Puglia e le importazioni da zone infette da paesi terzi interessati”. Un duro colpo all’economia pugliese, ma anche ai diversi rapporti di commercio agroalimentare presenti tra Italia e Francia.

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Ma non finisce qui: fonti ministeriali confermano al IlFattoQuotidiano.it la possibilità di nuovi blocchi in arrivo sull’esportazione di piante ornamentali dai vivai di altre regioni italiane, come, ad esempio, quelli di Jesi.
Nel frattempo l’Italia promette reazioni dure contro “queste azioni di concorrenza sleale”. Secondo Enzo Lavarra, consigliere del ministro Martina, “è inaccettabile che l’Ue avalli la posizione francese e al contempo imponga misure drastiche per contenere la Xylella, senza far nulla per finanziare la ricerca e riconoscere un adeguato ristoro di danni che sono enormi, visto che ha anche la responsabilità di un deficit di controllo alle frontiere”.
Ma un’alternativa all’eradicazione di tutte le piante malate ci sarebbe e come.
Del resto, lo stesso CNR ha affermato che abbattere tutte le piante sarebbe non solo un’impresa titanica, ma anche del tutto inutile.
Una delle alternative sarebbe quella di effettuare delle eradicazioni sulla parte più avanzata dell’epidemia, intervenendo poi sull’insetto vettore della malattia. Come afferma Donato Boscia, responsabile dell’Istituto di Virologia del Cnr di Bari, “Il Ceppo presente in Puglia è stato individuato in Costa Rica e si diffonde grazie a un insetto, la Sputacchina, un insettino innocuo che ha la capacità di contaminarsi di questo batterio, quando si nutre su piante malate, contaminando poi le piante sane. Per contenere l’insetto è necessario ricorrere a trattamenti insetticidi meccanici che consistono nella pratica dell’erpicatura e aratura perché in questa fase l’insetto si trova sull’erba (all’interno di una schiuma).
Un’altra soluzione sarebbe quella profilata dai primi risultati di uno studio realizzato dalle Università di Bari, Foggia e Lecce, dal Cnr e dal Centro di ricerca Basile Caramia di Bari: nanovettori pieni di prodotti tradizionalmente usati nell’agricoltura biologica, come ioni rame, ioni zinco, solfato di rame. Queste sostanze, una volta inoculate negli ulivi infetti sarebbero capaci di raggiungere velocemente e colpire selettivamente la xylella laddove si annida, ovvero negli xilemi.
L’obiettivo è il risanamento delle piante che si trovano in uno stato iniziale dell’infezione. Una soluzione che tutelerebbe il patrimonio olivicolo e paesaggistico della Puglia, limitando il ricorso a insetticidi.
Resta il dubbio che Bruxelles decida di ascoltare la voce degli agricoltori italiani, evitando il rischio di desertificare zone di grande bellezza e storia.
Nel frattempo, la battaglia prosegue anche attraverso le vie legali. Durante una causa intentata da due proprietari terrieri di Oria contro il Piano Silletti, sono stati posti dei paletti importanti.
Pur dichiarando di non essere competente sul caso, e rimandando la decisione al Tribunale amministrativo del Lazio, il giudice leccese Antonio Cavallari ha depositato una sentenza che rigetta alla base il piano del Commissario: gli abbattimenti degli ulivi sarebbero infatti non motivati, dal momento che sarebbero basati solo su un esame ispettivo delle piante e non su analisi approfondite. Come sostengono i proprietari terrieri, non ci sarebbero dunque prove sufficienti che giustifichino l’eradicazione degli alberi.