Suolo e Salute

Category: Bio News

UE, semestre Lettone: obiettivo accordo sul bio a maggio

In un’intervista concessa all’Informatore Agrario il capo Unità per l’agricoltura della Rappresentanza permanente delle Lettonia presso l’UE, Aivar Lapins, illustra le priorità in politica agricola del semestre di presidenza lettone. Lapins sottolinea l’importante ruolo svolto dall’Italia nel semestre precedente.Devo riconoscere alla presidenza italiana che ci ha preceduto sforzi enormi su un dossier che non è per niente facile” ha continuato Lapins. “Raggiungere un accordo tra gli Stati già in dicembre non è stato possibile per diversi motivi, ma noi continueremo dal punto cui siamo arrivati grazie all’Italia, non vogliamo ripartire da zero. Riteniamo possibile un accordo tra i paesi nel Consiglio di maggio, dopo che a marzo avremo avuto un dibattito orientativo su questo tema. Credo sia impossibile, per motivi procedurali, terminare il lavoro con il Parlamento entro giugno, ma il nostro obiettivo resta definire una posizione comune del Consiglio”. Per quanto riguarda gli altri punti dell’agenda “in termini generali le nostre priorità sono la crescita sostenibile per la creazione di occupazione in Europa, l’agenda digitale e il miglioramento delle relazioni con i paesi del Partenariato orientale. Per quanto concerne l’agricoltura, esamineremo la proposta di riforma per il settore biologico. Su questo file il programma di lavoro 2015 della Commissione raccomanda progressi significativi entro sei mesi. Questa era anche la nostra idea come Stato membro e con la presidenza questo diventa il file agricolo più importante del nostro semestre. (…) Ci interesseremo anche di semplificazione della Pac, su cui abbiamo l’obiettivo di raggiungere un accordo in Consiglio a maggio”.

Fonte: L’informatore agrario

E’ controllata da Suolo e Salute la produzione del miglior extravergine del Crotonese

Nei mesi scorsi l’Assessorato Foreste e Forestazione “Settore 2” (Valorizzazione e promozione produzioni agricole e filiere produttive) della Regione Calabria ha avviato un progetto per la realizzazione di un “Carrello degli Oli Extravergini di Calabria” che ha portato tra l’altro alla pubblicazione di una guida ufficiale, denominata “Olivum Nostrum”, in cui vengono presentate le 27 aziende selezionate per la qualità dei loro prodotti. Tra queste, segnaliamo in particolare l’azienda agricola Pino Maida di Scandale, controllata da Suolo e Salute e unica scelta per rappresentare la provincia di Crotone.
Come si legge nel testo della guida, l’azienda, che produce tra l’altro anche arance, legna e miele, “si trova immersa nel verde delle colline di Scandale, occupandone una superfice di circa 30 ettari ed a Santa Severina per altri 50 ettari, tutti territori ricadenti nella provincia di Crotone. L’azienda,si occupa principalmente di olivicoltura coltivando la varietà Carolea, esclusivamente col metodo dell’agricoltura biologica. (…). L’extravergine Maida, per le caratteristiche sensoriali olfatto/gustative è consigliato per l’abbinamento con verdure cotte dal gusto deciso, bolliti di manzo e preparazione di brasati”.

Fonte: arealocale.com, Suolo e Salute

OGM, le reazioni del mondo del bio italiano

Pur riconoscendo l’importanza del voto del Parlamento Europeo riguardo allle limitazioni alla coltivazione di OGM nei territori dell’Unione, il mondo del bio italiano ribadisce le proprie preoccupazioni, sostenendo che l’esito del voto di Bruxelles “ rischia di essere un regalo alle multinazionali del biotech che mirano a tenere in ostaggio la sovranità alimentare. Allo stesso tempo, ponendo limiti all’obbligo di etichettatura, si ignora la volontà di gran parte dei cittadini che, a più riprese, hanno detto ‘no’ agli OGM”.Per alcuni Paesi europei questo voto può rappresentare senz’altro un passo avanti. Gli Stati sono un po’ più liberi di decidere ed esiste un nuovo modello per il resto del mondo. Per un paese come l’Italia, però, che ha nell’agricoltura biologica e di qualità un fiore all’occhiello della produzione, si tratta di un pericoloso arretramento. Ulteriore elemento di debolezza, come sottolinea anche IFOAM UE, è che i paesi che non opteranno per il divieto, non sono obbligati a prendere misure di tutela verso l’agricoltura non transgenica”. A detta di AIAB, FederBio e Associazione Agricoltura Biodinamica, permangono troppi punti vaghi soprattutto per quanto riguarda le motivazioni che uno Stato membro può ora addurre a sostegno del divieto. Lo Stato non potrà appellarsi a ragioni ambientali per vietare gli Ogm ma solo a ragioni socio-economiche. Un modo per rendere giuridicamente deboli i singoli paesi e per lasciare un pericoloso spazio di contestazione alle multinazionali che acquisiscono, così, un grande potere. Inoltre, la possibilità che l’etichettatura obbligatoria sia considerata un ostacolo alla libera circolazione delle merci diventa, con il testo approvato, un pericolo reale che mette a rischio il diritto dei consumatori a essere correttamente informati“.
Per il presidente AIAB Vizioli il voto del Parlamento “indica chiaramente una volontà da parte dei governi europei di spianare la strada al TTIP, la cui trattativa sta andando avanti in segreto tra Usa e UE”.Un notevole danno anche economico – secondo Carlo Triarico, presidente dell’ Associazione Agricoltura Biodinamica – se si pensa al boom di domanda interna ed esportazioni che ha avuto negli ultimi anni l’agricoltura biologica e biodinamica. Così si tagliano le gambe a uno dei pochi settori in crescita, che fa dell’Italia un gioiello nella produzione dell’agroalimentare di qualità”.
FederBio parla per bocca del presidente Carnemolla, che auspica “che il Governo italiano utilizzi al meglio il nuovo quadro normativo e anche in relazione al voto odierno confermi il divieto di coltivazioni OGM in Italia anche dopo la scadenza del decreto interministeriale attualmente vigente, sulla cui legittimità già a suo tempo si è pronunciato il TAR Lazio”. “Non resta che ribadire che il biologico rimane l’unico sistema agricolo e di filiera alimentare che vieta gli OGM” ha concluso Carnemolla.

Fonte: Agrapress, FederBio, AIAB

Bio sotto accusa in UK

E’ polemica in Gran Bretagna per le dichiarazioni di Lord Krebs, già direttore della Food Standard Agency dal 2000 al 2005 e attualmente consigliere del governo riguardo i cambiamenti climatici. Krebs ha dichiarato infatti che l’agricoltura biologica, richiedendo maggiori estensioni di terreno per avere la stessa resa del convenzionale, non è da questo punto di vista benefica per l’ambiente. Perorando al contempo la causa dell’agricoltura cosiddetta “no till”, che contempla l’uso di OGM e di erbicidi. Un punto di vista, quello sulla scarsa produttività del biologico, recentemente confutato da una ricerca di Berkeley secondo la quale la produttività del bioogico è superiore alle previsioni tanto da essere potenzialmente in grado di sostituirsi a quella convenzionale per soddisfare le esigenze dell’intero pianeta. A Krebs ha risposto a stretto giro Helen Browning, direttore generale della Soil Association, che promuove l’agricoltura biologica. LA Browing si è detta “confusa” dall’ostilità di Krebs ricordando come gli studi più recenti dimostrino che le rese del biologico in molti casi sono paragonabili a quelle del convenzionale.Aggiungendo che il metodo biologico ha l’importante funzione di arricchire di materia organica il suolo e migliorare l’efficienza d’uso dei fertilizzanti. Senza contare che agricoltura intensiva è sotto accusa proprio per l’erosione dei suoli che Krebs invece imputa all’agricoltura biologica.

Fonte: Greenbiz.it

Boom del bio siciliano

Cifre da record quelle fatte segnare dall’agricoltura biologica in Sicilia, in grado di passare dai 7.918 operatori del 2012 ai 9.888 nel 2013, con un aumento del 24,9% in dodici mesi.Una crescita senza paragoni nella penisola: al secondo posto per crescita del bio in Italia infatti è la regione Marche, con una cresicta di “solo” il 7,7%. A rivelarlo la Coldiretti, commentando i dati elaborati dal Sinab. I produttori esclusivi siciliani sono 8.954, per una superficie coltivata a bio complessiva di 280.448 ettari nel 2013: il comparto dove si concentra la maggiore produzione è quello cerealicolo, con 41.793 ettari, ma ottimi dati riguardano anche la viticoltura (con 25.153 ettari), l’olivicoltura (24.470 ettari) e la produzione di agrumi (15.824 ettari).Ancora migliori i dati per quanto riguarda la zootecnia biologica, con una aumento del 38,7% delle aziende, cresciute dalle 1.735 nel 2012 alle 2.407 nel 2013. Un dato ripreso e sottolineato dal presidente della Coldiretti siciliana, Alessandro Chiarelli, che sottolinea tuttavia alcune contraddizioni : “E’ un quadro positivo che dimostra la scelta compiuta dai produttori siciliani che guardano al mercato per rispondere ad una richiesta pressante. Ma anche nel biologico la nostra Regione conferma il modus operandi: produciamo, inviamo per la trasformazione e tutto torna nei nostri confini a prezzi doppi. I nostri prodotti bio, certificati, naturali, sono all’avanguardia anche per le scelte compiute dagli agricoltori al di la’ dell’aiuto comunitario, indispensabile negli anni di conversione”.

Fonte: Agi.it

Crescita record del biologico in Italia nel 2014

Prosegue senza sosta la crescita del biologico nel nostro paese, in controtendenza rispetto al resto dell’agroalimentare. Secondo le stime diffuse da FederBio, nel 2014 la crescita del settore ha portato ad un valore complessivo del comparto pari a 2,6 miliardi di euro, con una crescita dell’8% rispetto al 2013. Quasi un italiano su 3 (il 30%, secondo i dati della Federazione) si è dichiarato intenzionato ad acquistare prodotti biologici, ma la mancanza di un numero adeguato di punti vendita nel Centro Sud “confina” in parte il boom del biologico alle sole regioni settentrionali, facendo dichiarare alla stessa FederBio che e potenzialità del biologico italiano sono decisamente superiori e che resta un settore sottosviluppato rispetto alle proprie potenzialità. Interessante anche la lettura dei dati riguardanti i diversi canali di vendita. Secondo le stime di Assobio, che riunisce le imprese di trasformazione e distribuzione e che aderisce a FederBio, a fare la parte del leone sono stati i discount, cresciuti del 25,8% nell’ultimo anno. Notevole ma meno eclatante la crescita nelle vendite presso gli ipermercati (+11,5%) e i supermercati (+9,9%). In termini assoluti, tuttavia, la quota più significativa del mercato resta saldamente nelle mani dei negozi specializzati in prodotti biologici, che sono responsabili di un volume di affari di circa 1,1 miliardi e che hanno fatto registrare una crescita del 7,5% rispetto al 2013.Differenze significative anche per quanto riguarda le diverse tipologie di prodotti biologici: cala l’ortofrutta, in flessione del 2,5% nella grande distribuzione, un dato questo che incide per un significativo 10% sull’andamento complessivo delle vendite). Un risultato senza dubbio condizionato dall’andamento stagionale e dalle scelte di vendita dei consumatori. Crescono in particolare le vendite di biscotti biologici (+14%), passate e polpe di pomodoro (+14.1%) e baby food (+20%), e parallelamente fanno segnare buoni risultati anche i prodotti con ricette vegetariane e vegane a base di soia e seitan, introdotti solo negli ultimi mesi dell’anno nella grande distribuzione. Bene anche i vini bio, per i quali sembra inalterato negli ultimi anni il profilo-tipo dell’acquirente medio: residente al Nord Ovest e al Nord Est, in area metropolitana e centri di medie dimensioni, appartenente a nuclei familiari poco numerosi e di classe socio-economica ed istruzione medio-alte.Sul fronte occupazionale, il biologico italiano ad oggi coinvolge 220mila persone: su scala europea, ben il 61,3% degli agricotori bio ha meno di 55 anni, un quarto delle aziende agricole europee è condotta da donne. A livello di istruzione, addirittura la metà dei produttori biologici ha il diploma di scuola media superiore, ben il 17% la laurea e 55 agricoltori bio su 100 utilizza regolarmente internet.
Fonte: FederBio, Greenbiz