Suolo e Salute

Category: Biologico (Mercato, Statistiche, Ricerca, Normativa, Estero)

Chi beve più vino rosso al mondo? I cinesi!

La nuova frontiera del vino? In Cina. Questo almeno quanto risulta dai dati di “Vinexpo” resi noti nei giorni scorsi da Coldiretti, secondo i quali il gigante asiatico sorpassa l’Italia e la Francia conquistando il primato di maggior consumatore al mondo di vino rosso nel 2013. “In Cina sono state stappate 155 milioni di casse per un totale di 1,86 miliardi di bottiglie di vino rosso nel 2013 rispetto alle 150 milioni dei francesi e ai 141 milioni degli italiani”. “Un incremento record pari al 136 per cento rispetto al 2008, mentre nello stesso periodo si e’ verificato un calo del 18 per cento in Francia e del 5,8 per cento in Italia”. Curiosamente, la popolarità del vino rosso in Cina deriva anche dal significato associato al colore rosso, associato nella cultura cinese alla salute, al potere e alla buona sorte. Malgrado il dato proponga interessanti scenari di crescita sul fronte delle esportazioni, Coldiretti ricorda che “la maggioranza del vino consumato in Cina e’ di produzione locale anche se le importazioni rappresentano complessivamente una quota di mercato di 19 per cento”.

Fonte: Agrapress

Provincia di Bolzano, aumentano le aziende bio

Continuano a crescere in numero le aziende biologiche della provincia di Bolzano: nel corso del 2012 il loro numero ha superato quota 800. Grazie anche all’attività di promozione del biologico condotta dal Centro di Sperimentazione Laimburg, che propone un corso di introduzione alla frutti e viticoltura biologica giunto ormai alla 17esima edizione, oggi la superficie coltivata destinata alla frutticoltura ammonta a 1.372 ettari. Ad oggi, le mele bio interessano il 7,2% dell’intera superficie frutticola altoatesina, mentre nel caso della viticoltura bio essa interessa 263 ettari. Per quanto riguarda infine le aziende di trasformazione e commercializzazione dei prodotti biologici, il loro numero è adesso attestato a 230.

Fonte: La Prima Pagina, Centro di Sperimentazione Laimburg

Boom delle richieste di cosmetici bio negli States

Stando a quanto riporta Quality Assurance International (QAI), sempre più consumatori in America sono alla ricerca di cosmetici naturali, biologici o contenenti comunque almeno  una percentuale di ingredienti biologici. Secondo la società di ricerche di mercato americano Spins, i cosmetici e i prodotti per la cura personale contenenti almeno il 70% di ingredienti biologici sono cresciuti in fatturato di oltre il 40% nell’ultimo anno. Purtroppo, come in Europa, anche negli Stati Uniti uno scoglio è costituito dalla mancanza di una specifica definizione giuridica del termine “biologico” per i prodotti cosmetici. Ma diversi produttori hanno trovato un modo intelligente per aggirare il problema: con i loro prodotti cosmetici, molte imprese adempiono alle severe disposizioni previste per gli alimenti bio, adottando sulle proprie confezioni il logo USDA. Oltre a questa strada, in molti casi i produttori hanno scelto di ricorrere a disciplinari privati quali lo standard NSF / ANSI 305, con la dicitura “contiene biologico” (prodotti contenenti almeno il 70% certificato di componenti bio), o i loghi BDIH, Ecocert e Natrue (certificato da Suolo e Salute) per i prodotti importati negli Stati Uniti.

Fonte: Oneco

USA : gli agricoltori biologici in tribunale per cercare protezione da Monsanto

Quasi tre anni fa la OSGATA, l’Associazione di produttori e commercianti di sementi biologiche, insieme ad altri soggetti della società civile e del mondo agricolo hanno deciso di intentare una causa legale nei confronti della Monsanto, nota multinazionale OGM. Obiettivo dell’azione legale quello di impedire alla stessa Monsanto di rivendicare violazioni di brevetto da parte dei membri dell’associazione nel caso di contaminazioni involontarie di OGM. Un paradosso (oltre alla contaminazione, anche la pretesa richiesta di risarcimento) rispetto alla quale mai fino ad ora alcun tribunale americano aveva riconosciuto all’associazione l’effettivo danno subit, né concesso che la cosa costituisse una vera e propria minaccia alla sopravvivenza stessa degli agricoltori, costretti a confrontarsi con un colosso di tali dimensioni. Una situazione ben descritta da uno dei produttori di sementi coinvolti nella causa legale: “Immaginate che il vostro vicino, avendo deciso di dipingere di viola la propria abitazione, abbia spruzzato gocce di vernice sulla vostra porta bianca. Come reagireste se, anziché pagarvi il danno, vi citasse per appropriazione della sua vernice? Non ha assolutamente alcun senso”. La vicenda riporta al centro non solo il grave rischio cui gli agricoltori in ogni parte del mondo sono sottoposti a causa dell’aggressività delle multinazionali OGM, ma anche l’arroganza di queste aziende, disposte a far valere tutto il loro peso politico ed economico in casi come questo. Per fortuna, la OSGATA non è sola nella sua battaglia, visto che già oltre 300.000 persone, 4.500 agricoltori e molte associazioni ambientaliste e di consumatori americane hanno deciso di sostenere l’Associazione nella sua battaglia. Il pronunciamento del tribunale è atteso per i prossimi mesi dell’anno.

Fonte: Oneco

Taiwan punta sul biologico

Secondo quanto previsto dal Consiglio per l’Agricoltura d Taiwan, la superficie agricola destinata al biologico potrebbe triplicare entro il 2020, passando a 15.00 ettari complessivi. Il Consiglio ha prodotto infatti un rapporto in merito ai risultati conseguiti nello sviluppo del settore biologico a Taiwan, compresa una serie di programmi di formazione e servizi tecnici che hanno conentito all’agricoltura biologica Taiwanese di crescere fino all’attuale estensione di quasi 6.000 ettari (5.930 ettari, per la precisione), contro i soli 2.356 ettari del 2008. Il Consiglio ha incentivato concretamente il bio attraverso l’individuazione di 14 cosiddetre “aree designate”, 12 villaggi agricoli, 17 mercati, 120 sportelli di servizio e 140 negozi on-line dedicati al biologico. Grazie agli sforzi governativi, oggi 346,000 studenti delle scule elementari, medie e superiori di New Taipei hanno a disposizione almeno un pasto a settimana che comprende verdure biologiche, secondo quanto riportato dal documento del Consiglio. Lo stesso Consiglio ha sottolineato che gli sforzi compiuti sono parte di una politica di più ampio respiro della durata prevista di 10 anni volta a promuovere e ampliare la filiera degli alimenti biologici. “Vorremmo fare Taiwan un’isola biologica sana, felice e sostenibile”, hanno dichiarato rappresentanti dell’organismo taiwanese.

Fonte: Oneco

Bioreport 2013: l’Italia è sempre più bio

Interessanti aggiornamenti rispetto al quadro del biologico italiano, quelli forniti dal volume Bioreport 2013, realizzato realizzato nell’ambito del programma Rete Rurale Nazionale 2007-2013 dall’INEA in collaborazione con il MIPAAF, l’ISMEA e il SINAB IAM.B. Nella penisola, ben il 61,7% dei comuni ospita sul proprio territorio almeno un’azienda biologica, con una concentrazione prevalente nell’Italia centro-meridionale. Tra gli 8.077 comuni in cui è suddiviso il territorio nazionale, spiccano Noto (SR), con ben 446 aziende, Corigliano Calabro (CS), con 242, e Poggio Moiano (RI), con 241. Nella maggior parte dei casi le aziende agricole bio sono situate nella media collina (il 61% del totale) o addirittura in aree montane (il 21%), anche in virtù delle caratteristiche del territorio, meno vocato all’agricoltura estensiva e, per condizioni pedo-climatiche, più adatto ad una produzione orientata sulla qualità certificata più che sulla quantità. In genere le aziende censite sono molto più estese delle omologhe convenzionali (27,7 ettari di SAU contro i 7,9 del totale aziende), e nell’insieme contribuiscono a fare dell’Italia uno dei dieci paesi al mondo con la maggiore superficie impiegata a biologico. Nel nostro paese infatti ben 1.167.362 ettari sono coltivati secondo il metodo bio (con una crescita del 6,4% rispetto al 2011) e, secondo i dati Sinab, l’agricoltura italiana resta ai vertici di questa speciale classifica anche per numero di aziende biologiche (40.146) e per percentuale di SAU bio sul totale (superiore al 9%). Crescono anche gli operatori, che sfiorano quota 50.000 (49.09, l’81% dei quali produttori esclusivi, con un incremento del 3% rispetto al 2011), per un mercato che attualmente muove un giro d’affari di 1,7 miliardi di euro in costante crescita a dun tasso inferiore solo a Croazia, Olanda e Danimarca. Note positive anche per quanto riguarda l’acquisto di prodotti biologici confezionati nella GDO, aumentati del 7,3% nel corso del 2012, pur in presenza di una situazione di stasi della spesa alimentare, anche a causa della congiuntura economica negativa. Il bio, insomma, continua a crescere malgrado tutto, premiato dalla scelta dei consumatori anche in un periodo di crisi come questo.

Fonte: Sinab, Ismea, Agenparl