Antifrode bio: come funziona lo strumento che protegge i prodotti certificati bio. La parola a Paolo Carnemolla
Proteggere il biologico dalle contraffazioni con un sistema efficace per prevenire frodi e truffe nel settore. È questo l’obiettivo della banca dati antifrode di Federbio. A spiegarne il funzionamento è proprio il presidente della Federazione, Paolo Carnemolla.
La banca dati antifrode
Si chiama FIP, FederbioIntegrity Platform, e il suo obiettivo è proteggere l’agricoltura biologica dalle contraffazioni che rischiano di affossare il settore. È il sistema antifrode di Federbio, una grossa banca dati che rappresenta il 90% dei controlli sul biologico Made in Italy. Per il momento, raccoglie informazioni su mangimi, cereali e granaglie. Da novembre sarà operativo anche per l’olio d’oliva.
Dal primo gennaio 2017, il sistema è obbligatorio per i certificatori associati alla Federazione.
Come funziona
Gli organismi di certificazione inseriscono nel database i documenti relativi a certificazioni, superfici, colture e produzioni biologiche. La piattaforma incrocia queste informazioni con quelle contenute nei documenti che accompagnano le varie transazioni effettuate: acquirente, quantità e tipologia di prodotto. Questo sistema consente di evidenziare eventuali irregolarità o non corrispondenze. In presenza di incongruenze, scatta subito l’allerta. Vengono così informati sia gli operatori che vendono e acquistano i prodotti, che i certificatori, mettendo in moto la “macchina antifrode”.
Le frodi sulle materie prime
La fase più a rischio per il settore agroalimentare continua a essere quella delle materie prime. Questo genere di frode è infatti più redditizia di quella operata su un prodotto finito, soggetto a maggiori controlli anche da parte delle aziende a valle della filiera.
Se si vuole riciclare denaro, afferma Carnemolla, è questo il settore in cui è più facile agire. Soprattutto nelle importazioni.
Un sistema mirato
Il database FIP consente di effettuare controlli mirati, dove esiste un sospetto o anche semplicemente un rischio di contaminazione accidentale, come ad esempio nelle aziende miste, che coltivano sia prodotti biologici che convenzionali. E per fare i controlli, si sceglie il periodo dell’anno più appropriato.
Un tavolo prevede piani di controllo, interventi mirati legati ad esempio a crisi territoriali e sistemi di allerta fitopatologica. Gli organismi e le aziende vengono informati sulle condizioni meteo e sui rischi per le colture, favorendo azioni comuni mirate.
Fonte:
http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1145