Deforestazione, triste primato per l’Unione Europea
E’ stato pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione Europea lo studio “L’impatto del consumo dell’UE sulla deforestazione”, che ha valutato l’incidenza dei paesi dell’unione sul consumo di foreste nel periodo compreso tra i 1990 e il 2008. I risultati sono davvero sorprendenti e, sotto molti punti di vista, imbarazzanti: nei 19 anni ricompresi nello studio l’UE ha contribuito alla distruzione di circa 9 milioni di ettari di foreste, una superficie, tanto per avere un’idea, pari a quella dell’Irlanda.
Sul banco degli imputati in particolare le colture oleaginose (quali la soia e l’olio di palma) e i prodotti derivati, che insieme al consumo di carne sono tra le cause principali della perdita di territorio forestale su scala globale imputabile all’Europa.
A questo si deve aggiungere anche la crescente richiesta di carne, prodotti caseari, biomasse e biocarburanti da parte dei territori dell’Unione, che hanno determinato la conversione di vaste aree forestali e una pressione altissima su questi ecosistemi.
“Annus horribilis” il 2004, nel corso del quale l’UE ha avuto un impatto sulle foreste, riferendosi alle importazioni, doppio del binomio Cina – Giappone e triplo di quello del Nord America.
“Lo studio mostra che la nostra impronta forestale continuerà a crescere se l’Europa non cambia rotta, è ora di eliminare la deforestazione dai nostri menù, dai nostri libri e prodotti cartari e dalle fonti energetiche come biocarburanti e centrali a biomasse” ha dichiarato in un comunicato Greenpeace Italia per voce di Chiara Campione, responsabile della campagna foreste.
L’Europa è chiamata a fare di più, anche in considerazione dell’impegno sottoscritto non più tardi di 5 anni fa dai ministri dell’ambiente per fermare la deforestazione globale entro il 2030 e dimezzare rispetto al dato 2008 quella delle foreste tropicali entro il 2020. “Proprio la settimana scorsa è stato raggiunto un accordo politico in Europa e il Settimo Programma di azione sull’ambiente prevede piani per combattere la deforestazione globale. Ogni piano di successo che verrà elaborato, però, deve tendere a eliminare dal mercato prodotti legati alla distruzione delle ultime foreste e sostenere i Paesi in via di sviluppo affinché siano in grado di far fronte a questa minaccia” continua la Campione.
Sulla stessa lunghezza d’onda Dante Caserta, Presidente f.f. di WWF Italia: “La Commissione europea, gli Stati membri e il Parlamento europeo devono agire subito e rivedere tutte le politiche che sono legate al consumo di risorse provenienti da aree deforestate tropicali, se vogliamo seriamente rispettare l’impegno di riduzione del 50% entro il 2020. Non è un gesto responsabile da parte dei politici giocare il gioco del “non vedo e non sento”, quando si tratta della distruzione di aree forestali al di fuori dell’UE”. “Il nostro effettivo contributo al riscaldamento globale e alla perdita di biodiversità è molto più alto di quanto si pensasse, se si tiene conto anche dei nostri impatti indiretti. Dobbiamo ridurre il nostro impatto ambientale e far rispettare le norme necessarie per assicurare che i beni consumati dall’UE vengano da produzioni efficienti e sostenibili” ha concluso Caserta.
Spetterà ora al 7° Piano d’azione europeo per l’ambiente il compito di fornire rapidamente e concretamente precise indicazioni per cambiare seriamente rotta evitando che l’Europa continui ad essere tra i principali responsabili della deforestazione su scala planetaria.
Fonti: Greenme, Greenpeace, WWF