Si celebra oggi la seconda Giornata nazionale contro lo spreco alimentare in Italia, dopo il successo della prima edizione che aveva riunito a Roma gli “Stati generali” dello spreco in Italia, convocando la Consulta di oltre 200 produttori, distributori e stakeholders della filiera agroalimentare italiana.
L’iniziativa, promossa dal Ministero dell’Ambiente con Last Minute Market e il Distal – Università di Bologna, cadenza simbolicamente i progressi del programma promosso dal comitato tecnico scientifico attivato dal Ministero dell’Ambiente per la prevenzione dei rifiuti e dello spreco di cibo, presieduto da Andrea Segrè. E’ lo stesso Segrè a illustrare i nuovi successi conseguiti: «Possiamo oggi annunciare che è finalmente in vista la semplificazione normativa per gli alimenti invenduti. Sarà una pietra miliare sul versante della lotta allo spreco alimentare, perché consentirà finalmente di favorire e incentivare la donazione delle eccedenze e dei prodotti alimentari invenduti lungo la filiera, attraverso la semplificazione, razionalizzazione e armonizzazione del quadro di riferimento – procedurale, fiscale, igienico-sanitario – che disciplina il settore. Con l’attivazione della Consulta PINPAS siamo pervenuti al Position Paper che sintetizza le linee direttrici per una nuova normativa, ci auguriamo operativa entro il 2015, anno di Expo».
Secondo una recente ricerca di Gfk Eurisko, ogni anno in media una famiglia italiana getta quasi mezzo quintale di cibo (49 kg, per l’esattezza), per un totale di 1,19 milioni di tonnellate di alimenti. Un quantitativo che, tradotto in termini economici, corrisponde a circa 7,65 miliardi di euro, ovvero una media di 316 € per famiglia che finiscono letteralmente nella pattumiera. Al primo posto tra gli alimenti sprecati ovviamente i prodotti freschi, in primis la verdura (10,7 kg) e la frutta (9,9 kg), seguite dal pane (9,1 kg), e dalla pasta (6,0 kg). Segno che, malgrado la tendenza si stia invertendo, molto resta ancora da fare.
E anche per questi motivi proprio oggi prende il via la nuova iniziativa promossa da Last Minute Market e dalla campagna europea “Un anno contro lo spreco” con il Distal dell’Università di Bologna: si tratta del Diario domestico dello spreco alimentare: «un campione rappresentativo di famiglie italiane – racconta ancora Andrea Segrè – sarà impegnato nel monitoraggio scientifico del cibo sprecato. Per la prima volta, quindi, gli italiani conteggeranno il loro spreco effettivo, anziché la loro percezione. Si tratta di un’iniziativa decisamente ‘rivoluzionaria’, sulla scia di quanto da tempo si sta sperimentando nei Paesi anglosassoni: lo studio consentirà di capire quali prodotti alimentari sono maggiore oggetto di spreco all’interno dei nuclei domestici italiani, e perché, completando i dati già monitorati nel tempo dall’Osservatorio nazionale Waste Watcher”.
Come spiega sempre Segrè, il progetto pilota contiene elementi di assoluta novità rispetto ad esperienze analoghe, in quanto “registra anche il cibo che viene smaltito attraverso gli scarichi domestici (latte, succhi di frutta o caffè avanzato che si getta nel lavandino) o dato da mangiare agli animali domestici”.
L’esperimento sarà realizzato nell’arco di una settimana durante il mese di aprile 2015 e offrirà indicazioni chiare sull’intervento da realizzare per ridurre gli sprechi domestici, sia nel contesto di una campagna mirata di comunicazione, che nell’impostazione di un dialogo efficace con gli stakeholder. I dati così raccolti verranno quindi presentati il prossimo 5 giugno, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente.
E’ bene ricordare che uno dei principali impatti dello spreco alimentare riguarda l’ambiente e la biodiversità, come ha sottolineato anche il WWF che, per la giornata contro lo spreco, ha messo in essere una serie di iniziative di sensibilizzazione. E proprio il WWF sarà presente a Expo 2015 in qualità di “Civil Society Participant” per portare l’alimentazione sostenibile all’attenzione del grande pubblico.
Si tratta di un problema di portata enorme, come testimoniato anche dal rapporto del 2013 della FAO “Food wastage footprint. Impacts on natural resources”: l’impronta annuale di carbonio del cibo non consumato è infatti pari a 3,3 miliardi di tonnellate di CO2: per capire le dimensioni del fenomeno, basta sapere che lo spreco nei fatti rappresenta la terza fonte di emissioni al mondo di CO2, dietro solo a Cina e Stati Uniti. Stesso discorso vale per quanto riguarda il consumo idrico: la produzione di cibo che viene poi perduto e gettato è pari al flusso annuale d’acqua del Volga, una quantità davvero inimmaginabile, e il suolo occupato inutilmente è pari a circa 1,4 miliardi di ettari di terra, ovvero un terzo di tutte le terre agricole coltivate al mondo. Una follia che è tempo di sanare, con l’impegno di tutti.
Fonte: Last Minute Market, WWF, La Repubblica