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GLOBALGAP, LA CHIAVE PER LA VALORIZZAZIONE DELL’UVA DA TAVOLA

GLOBALGAP, LA CHIAVE PER LA VALORIZZAZIONE DELL’UVA DA TAVOLA

La cronaca e il link al filmato e alle relazioni del webinar organizzato da Suolo e Salute assieme a Fruit Communication

La certificazione è l’elemento chiave per valorizzare la produzione italiana di qualità. E questo è particolarmente vero per l’uva da tavola, una referenza frutticola di cui il nostro Paese è leader sia in campo che nella capacità di esportazione.

I Paesi target più “affezionati”, ovvero quelli del Centro Nord Europa, richiedono però ormai un prodotto 100% certificato secondo lo schema GlobalGap e proprio a questo protocollo è stato dedicato il recente webinar organizzato da Suolo e Salute, primo organismo di controllo e certificazione per il biologico in Italia, in collaborazione con Fruit Communication (clicca per accedere alla registrazione e alle slide) moderato da Ilaria de Marinis, direttrice responsabile di uvadatavola.com.

Il ruolo di Suolo e Salute

A dare il via ai lavori è stato il Direttore Generale di Suolo e Salute, Alessandro D’Elia, che ha presentato obiettivi e punti di forza di Suolo e Salute, sottolineandone il posizionamento nell’ambito delle certificazioni agro-ambientali, e ribadito l’importanza della certificazione per la valorizzazione dei prodotti sul mercato.

Il GlobalGap si basa su uno standard privato elaborato in partnership tra grandi produttori e grande distribuzione e continuamente aggiornato. «È una delle certificazioni più complete e articolate – ricorda D’Elia –

sia per i produttori che per l’organismo di controllo, chiamato a valutare diversi ambiti, tra cui quello ambientale, di salubrità, di sicurezza e di responsabilità sociale».

Il Grasp e gli altri add-on

Michele Staiano, GlobalGap In-house trainer, ha ricordato che Suolo e Salute è accreditata per certificare secondo lo standard IFA (Integrated Farm Assurance) che è recentemente arrivato alla versione 6 Smart. Le esigenze di una sempre maggiore sostenibilità hanno spinto a potenziare questo schema di certificazione con alcuni add-on (letteralmente “aggiunte”) e Suolo e Salute è in grado di applicare i più recenti aggiornamenti che riguardano:

  • GRASP (GlobalGap Risk Assessment on Social Practice) vers. 2;
  • Coop Italia Pesticide Transparency;
  • AH-DLL Grow (Albert Heijn and Delhaize);
  • Presto anche CoC (Chain of Custody – Catena di Custodia).

Novità, queste ultime, approfondite dall’intervento di Nicola Efata, GlobalGap Scheme Manager di Suolo e Salute, che ha inoltre riportato i tratti salienti del controllo

presso gli operatori.

Le peculiarità dell’uva da tavola

Ultimo intervento della sessione, quello a cura di Fabio Gravina, agronomo e consulente per le certificazioni volontarie settore ortofrutticolo, che ha offerto un focus sull’uva da tavola, illustrando aspetti tecnici da sviluppare in azienda e importanza della certificazione GlobalGap e suoi add-on per l’accesso ai mercati e alla Gdo.

I numerosi operatori della filiera dell’uva da tavola che hanno assistito e partecipato con le proprie considerazioni e domande al webinar hanno potuto apprezzare come la valutazione di conformità allo standard GlobalGap, garantendo il rispetto di norme cogenti e di

requisiti tecnici globalmente riconosciuti, costituisca un elemento chiave per l’affermazione di un prodotto critico come l’uva da tavola nel mercato mondiale.

PIANO ANNUALE DI PRODUZIONE, PROROGA AL FOTOFINISH

PIANO ANNUALE DI PRODUZIONE, PROROGA AL FOTOFINISH

Dal 15 maggio al 1° luglio: il ministero posticipa i termini di presentazione del Piano annuale di produzione per allinearli a quelli previsti per le domande di aiuto Pac

Proroga al fotofinish per la presentazione del Pap. Il Piano Annuale di Produzione (Pap) è un documento che gli operatori biologici devono compilare per dichiarare la qualità e la quantità delle loro produzioni agli Organismi di Controllo.

In seguito alle richieste pervenute dal mondo associativo il ministero ne ha prorogato il termine di presentazione anche allo scopo di allineare tale scadenza con quella prevista per le domande di aiuto Pac.

Il decreto direttoriale n. 213987 del 14 maggio 2024, modificando il Dd n. 24059 del 18 gennaio 2024, proroga il termine di presentazione dei Pap dal 15 maggio al 1° luglio 2024. Un posticipo che non è una novità per questo documento (leggi qui le notizie relative alle proroghe concesse negli anni scorsi).

 

UVA DA TAVOLA E GLOBALGAP: IL WEBINAR DI SUOLO E SALUTE

UVA DA TAVOLA E GLOBALGAP: IL WEBINAR DI SUOLO E SALUTE

Organizzato da Suolo e Salute, in collaborazione con Fruit Communication, il webinar sui sistemi di certificazione gratuito e aperto a tutti si terrà venerdì 24 maggio dalle ore 15.30

Certificazione GlobalGap IFA versione 6 con focus sull’uva da tavola: questo il tema del webinar organizzato da Suolo e Salute, in collaborazione con Fruit Communication, in programma venerdì 24 maggio 2024.

Volto a offrire un approfondimento relativo alle certificazioni nel panorama italiano, il webinar sarà occasione per conoscere le ultime novità in arrivo dal settore, con uno sguardo particolare sull’uva da tavola.

Il programma

Cosa c’è da sapere sulla certificazione GlobalGap? Quali sono gli aspetti più importanti? Perché e come certificare un prodotto? A queste e tante altre domande si darà risposta con gli interventi di Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute (Il posizionamento nell’ambito delle certificazioni agro-ambientali); Michele Staiano (Lo schema di Certificazione GlobalGap); Nicola Efata (Standard Ifa e modulo Grasp); Fabio Gravina (Focus Uva da tavola).

L’evento è organizzato da Suolo e Salute, il primo organismo di controllo e certificazione per il biologico in Italia, in collaborazione con Fruit Communication e prevede il riconoscimento dei crediti formativi professionali per tutti i dottori agronomi regolarmente iscritti all’Albo di riferimento.

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IN SVIZZERA IL BIOLOGICO CONTINUA A GUADAGNARE TERRENO

IN SVIZZERA IL BIOLOGICO CONTINUA A GUADAGNARE TERRENO

Nel 2023 un sesto di tutte le aziende agricole svizzere è passato al bio, coltivando quasi un quinto della superficie utile del Paese. Cresce in particolare la coltivazione del girasole e della soia

Svizzera sempre più bio. In un anno sono infatti aumentare di 77 unità (+1%) le aziende agricole biologiche del paese alpino. In totale nel 2023 sono quindi 7.896, ovvero il 16,5% di tutte le aziende agricole svizzere: lo rileva il sondaggio pubblicato martedì 14 maggio dall’Ufficio federale di statistica (Ust). Tuttavia, rispetto agli anni precedenti dal 2019 al 2022, l’aumento è stato inferiore.

 

Nel 2023 gli agricoltori biologici hanno inoltre coltivato il 2% in più di terreno utilizzabile rispetto all’anno precedente. La dimensione media di un’azienda agricola biologica arriva così a 24,1 ettari, ovvero 2,3 ettari al di sopra della media di tutte le aziende agricole.

Le aziende diminuiscono e le superfici diventano più grandi

Nel frattempo il numero totale delle aziende agricole ha continuato a diminuire: secondo Ust nel 2023 sono state perse 625 aziende agricole, scendendo a 47.719 unità. Si tratta dell’1,3% in meno rispetto all’anno precedente. Dal 2021 al 2022 il numero delle imprese agricole era già diminuito dell’1,1%.

Secondo l’UST ciò dimostra che il cambiamento strutturale nell’agricoltura svizzera continua. Dall’analisi per classe dimensionale emerge inoltre che lo scorso anno è diminuito il numero delle aziende agricole con una superficie inferiore a 30 ettari, mentre è aumentato il numero delle aziende agricole con una superficie superiore a 30 ettari. In media, un’azienda agricola ha gestito 0,2 ettari di superficie utile in più rispetto al 2022.

In aumento le proteoleaginose

Nel 2023 la superficie agricola svizzera bio è rimasta pressoché invariata rispetto all’anno precedente. Secondo la UST il 58% era costituito da prati e pascoli naturali, a seguire i seminativi con una quota del 38% e vigneti e frutteti con una quota del 4%. Le colture si sono sviluppate in modo diverso: la superficie totale dei cereali è diminuita del 2,5% a 141.400 ettari, ma risultano in crescita farro, avena e segale. Secondo la UST, la superficie coltivata a patate è rimasta pressoché stabile, mentre quella coltivata a colza è aumentata. Dopo due anni consecutivi di calo, le barbabietole da zucchero hanno recuperato terreno con un aumento del 3,1%.

 

Tuttavia, è stata la superficie coltivata a girasole ad aumentare di più: rispetto all’anno precedente, c’è stato un aumento del 21,7% arrivando a 6.400 ettari. Secondo la BFS quasi tutta la zona veniva utilizzata per la produzione di olio alimentare. Anche la superficie destinata alla soia, aumentata di quasi il 30% tra il 2021 e il 2022, ha mostrato uno sviluppo molto positivo lo scorso anno con un aumento del 6,3%.

L’AGRICOLTURA BIOLOGICA PRESERVA LA BIODIVERSITÀ GENETICA DELLE PIANTE

L’AGRICOLTURA BIOLOGICA PRESERVA LA BIODIVERSITÀ GENETICA DELLE PIANTE

Uno studio dell’Università di Bonn su una coltivazione di orzo mostra come il metodo di coltivazione bio stimoli l’attivazione di alcuni geni preservando la presenza di popolazioni differenti

Nel corso del tempo, le piante si adattano geneticamente alle condizioni dell’agricoltura biologica. Lo dimostra uno studio a lungo termine dell’Università di Bonn pubblicati sulla rivista “Agronomia per lo sviluppo sostenibile”.

I ricercatori hanno coltivato piante d’orzo in due campi vicini; uno in convenzionale e uno in biologico. Nel corso di oltre 20 anni nell’orzo biologico sono stati attivati geni molto specifici, diversi da quelli della coltura di confronto. I risultati dimostrano, tra le altre cose, quanto sia importante selezionare varietà specifiche per l’agricoltura biologica.

L’esperienza è stata avviata alla fine degli anni ’90 dal Prof. Dr. Jens Léon dell’Università di Bonn. Per un periodo di 23 anni, hanno condotto un complesso studio a lungo termine presso l’Istituto per la scienza delle colture e la conservazione delle risorse (INRES). “In primo luogo – afferma Léon – abbiamo incrociato l’orzo ad alto rendimento con una varietà selvatica per aumentare la variabilità genetica».

«Poi abbiamo fatto crescere questa popolazione in due campi vicini. Quindi l’orzo cresceva sullo stesso terreno e nelle stesse condizioni pedoclimatiche.

Ciò che differiva erano i metodi di coltivazione: uno dei campi era coltivato in modo convenzionale, nell’altro campo si è lavorato in modo più rispettoso dell’ambiente, con metodi meccanici per combattere le erbe infestanti e concimando con letame. Ogni autunno conservavano una parte del grano per riseminarlo la primavera successiva.

L’analisi genetica

Anno dopo anno, i ricercatori hanno analizzato i genomi delle piante coltivate in modo convenzionale e biologico. Gli studi hanno rivelato due tendenze interessanti: nei primi dodici anni la frequenza allelica dell’orzo è cambiata nella stessa direzione in entrambi i campi. Interpretiamo questo –  afferma il Dott. Agim Ballvora, coinvolto nello studio – come un adattamento di popolazioni diverse dovuto all’introgressione dell’orzo selvatico alle condizioni del sito.

Fattori come il clima, il suolo e, in particolare, la durata del giorno erano identici per entrambe le popolazioni. Negli anni successivi, tuttavia, le frequenze alleliche delle due culture divergevano sempre più. In particolare, le varianti genetiche che garantiscono una minore sensibilità alla carenza di nutrienti o acqua accumulate in condizioni organiche, ad esempio gli alleli che influenzano la struttura della radice si sono presentati in maniera più frequente nel bio. «Uno dei motivi è probabilmente la maggiore fluttuazione della disponibilità di nutrienti nell’agricoltura biologica».

La biodiversità genetica facilita l’adattamento

L’orzo coltivato convenzionalmente è diventato nel tempo sempre più uniforme dal punto di vista genetico; l’orzo biologico, invece, ha mantenuto la presenza di popolazioni eterogenee. Le frequenze alleliche del bio hanno fluttuato maggiormente nel tempo. La ragione potrebbe essere che le condizioni ambientali nell’agricoltura biologica sono soggette a maggiori fluttuazioni rispetto ai metodi di coltivazione convenzionali. La variabilità del loro ambiente costringe le piante a diventare geneticamente più eterogenee. «Ciò rende più facile adattarsi ai cambiamenti».

Nel complesso, i risultati mostrano quanto sia utile selezionare varietà ottimizzate per l’agricoltura biologica. Poiché la loro composizione genetica è adattata a queste condizioni, sono più robuste e promettono rese più elevate. «Sembra – spiega Léon- che valga la pena incrociare anche varietà più vecchie o anche forme selvatiche durante la selezione». «Secondo i nostri dati, anche le varietà convenzionali ad alte prestazioni possono trarne vantaggio».

“ANTEPRIMA TERRA MADRE E FESTA DEL BIO”,  ACCOPPIATA VINCENTE AL MAXXI DI ROMA

“ANTEPRIMA TERRA MADRE E FESTA DEL BIO”, ACCOPPIATA VINCENTE AL MAXXI DI ROMA

Dal 24 al 26 maggio a Roma Slow Food e FederBio insieme con laboratori e Mercati della Terra

Una tre giorni per sensibilizzare i cittadini sul biologico, sulle pratiche agronomiche rispettose del suolo, delle risorse naturali e della biodiversità, ma anche sulla crisi climatica. È l’obiettivo di “Anteprima Terra Madre e Festa del Bio”, ospitata dal 24 al 26 maggio 2024 al Maxxi di Roma con incontri, conferenze, laboratori per famiglie e una mostra mercato con i produttori dei Mercati della Terra, dei presìdi Slow Food e del biologico del Lazio.

Sinergie nel nome dell’agroecologia

Voluta da Slow Food Italia, Regione Lazio, Arsial e FederBio, l’iniziativa unisce il messaggio e le attività rivolte al pubblico di queste due manifestazioni iconiche. «Quest’anno – dichiara all’agenzia Ansa Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – la nostra Festa del Bio si unisce, nella tappa di Roma, ad Anteprima Terra Madre, consolidando la sinergia con Slow Food Italia e amplificando il comune impegno nella sensibilizzazione verso pratiche agroecologiche che rispettino l’ambiente e promuovano un’alimentazione consapevole». «L’area dedicata ai produttori con i “Mercati della Terra e del biologico del Lazio -aggiunge – è la rappresentazione concreta che agroecologia e sovranità alimentare sono due facce della stessa medaglia strettamente coerenti con il biologico e il biodinamico».

Educazione alimentare nelle scuole

Per l’evento, sono attesi 200 giovani attivisti di 30 organizzazioni per confrontarsi su cibo, clima e bellezza. «La Madre Terra – osserva Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – ci sta chiedendo il conto per come l’abbiamo trattata negli ultimi decenni inseguendo il falso mito dello sviluppo infinito».

Slow Food lancia a Roma anche l’iniziativa “Col cibo si educa, col cibo si cambia”. Una raccolta firme voluta dal fondatore di Slow Food Carlo Petrini per chiedere al Governo di introdurre l’educazione alimentare nelle scuole di ogni ordine e grado.