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Nasce il Bio-distretto della “Maremma Etrusca e Monti della Tolfa”

Nasce il Bio-distretto della “Maremma Etrusca e Monti della Tolfa”

Lo scorso 28 febbraio, nel Comune di Monta Romano, è stato costituito il Comitato promotore che nelle prossime settimane presenterà alla Regione Lazio la candidatura a Bio-distretto dei territori di Allumiere, Monte Romano, Tarquinia e Tolfa.

Il Bio-distretto nasce dalla volontà di diffondere la cultura del biologico, i principi dell’agroecologia e stabilire un modello di sviluppo sostenibile e compatibile con le esigenze dei territori e delle comunità insediate, tenendo conto dei principi fondamentali del “Bio” elencati da IFOAM: benessere, ecologia, equità e precauzione.

Per l’istituzione del Bio-distretto, hanno aderito oltre 50 aziende biologiche del territorio ma anche associazioni, enti ed istituti, quali la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Viterbo, la CNA di Viterbo e Civitavecchia, Confcooperative – Unione Territoriale Lazio Nord, la Confederazione Provinciale Italiana Agricoltori di Viterbo, la Condotta Slow Food Costa della Maremma Laziale, l’A.N.A.C.T. ASD – Associazione Nazionale Allevatori del cavallo di razza Tolfetana, l’ISVRA – Istituto Italiano per lo Sviluppo Rurale e L’Agriturismo e per ultimo, ma non certo per rilevanza, l’Istituto di Istruzione Superiore “ Vincenzo Cardarelli “ di Tarquinia, Sezione di Agraria.

Fonte: https://www.centumcellae.it/comprensorio/prende-vita-il-bio-distretto-della-maremma-etrusca-e-monti-della-tolfa/

Progetto BIOFOSF-WINE: i dati presentati al Biofach 2020.

Progetto BIOFOSF-WINE: i dati presentati al Biofach 2020.

Nell’ambito del Biofach 2020, tenutosi lo scorso febbraio a Norimberga, si è svolto il workshop “Why phosphonic acid residues in organic wine? The Italian BIOFOSF-WINE project”, durante il quale i ricercatori CREA hanno presentato il progetto BIOFOSF-WINE “Strumenti per la risoluzione dell’emergenza fosfiti in uve e vini biologici”.

I consumatori che scelgono il bio, si aspettano un prodotto sicuro e privo di residui. Per questo, sta crescendo sempre di più l’attenzione al tema dei fosfiti (sali dell’acido fosforico), residui talvolta inaspettatamente presenti nel vino e nell’ortofrutta biologici, pur essendo in realtà, ammessi solo in agricoltura convenzionale.

I ricercatori del CREA hanno indagato, innanzitutto, sulle possibili cause di questa presenza indesiderata nei prodotti bio: dall’uso improprio di fosetyl e/o di fosfito di potassio/sodio per la difesa fitosanitaria, all’aggiunta non dichiarata di fosfiti o fosetyl-Al ai mezzi tecnici, alla naturale presenza di fosfiti nei concimi e negli ammendanti o, infine, alla loro produzione spontanea da parte delle colture arboree.

Per il progetto sono state realizzate prove sperimentali di campo sui vigneti biologici, applicando concimi organici, inorganici e prodotti per la protezione ammessi in biologico, valutandone la potenziale fonte nascosta di acido fosfonico. È stato, così, effettuato uno screening dei mezzi tecnici (fertilizzanti) ammessi in bio, per verificare l’assenza di acido fosfonico/etilfosfonico ed uno studio sulla degradazione dei prodotti a base di fosetyl.

La contaminazione da fosfonato – ha dichiarato Alessandra Trinchera, ricercatrice del CREA Agricoltura e Ambiente e coordinatrice di entrambi i progetti – è un problema molto sentito dai produttori biologici italiani, penalizzati per la contaminazione di alcuni loro prodotti, pur avendo seguito correttamente i disciplinari. Vista la presenza di fosfonato in prodotti a base di rame e di alghe, è, inoltre, necessario implementare adeguatamente il sistema di registrazione e di controllo qualità dei mezzi tecnici per la protezione e la fertilizzazione in biologico. I risultati presentati oggi al Biofach 2020 del progetto BIOFOSF-WINE hanno dimostrato come a volte i 3 anni di conversione in biologico non sono sufficienti a garantire la decontaminazione da fosfiti di un vigneto convenzionale. Nel vino, poi, giocano un ruolo determinante anche i coadiuvanti di fermentazione: abbiamo infatti verificato che il fosfato biammonico e alcuni lieviti possono contenere fosfito, elemento che sottolinea ulteriormente l’importanza di prevedere ulteriori restrizioni per i mezzi tecnici da utilizzare in biologico non solo in campo, ma anche in cantina”.

Fonte: http://www.sinab.it/bionovita/il-progetto-biofosf-wine-al-biofach-2020

Vigneti: tutte le regole da seguire per chiedere un nuovo impianto. Punteggi in più se il vigneto è bio.

Vigneti: tutte le regole da seguire per chiedere un nuovo impianto. Punteggi in più se il vigneto è bio.

Il 13 febbraio 2020 è stata rilasciata la circolare Agea Coordinamento n. 11517 che permette di presentare le domande di autorizzazione per nuovi impianti viticoli per l’annualità 2020. Le domande vanno compilate telematicamente mediante le funzionalità presenti sul portale www.sian.it mediante un Centro di assistenza agricolo autorizzato.

Le domande potranno essere presentate dal 15 febbraio al 31 marzo 2020. Entro il 1° giugno 2020 saranno adottati gli atti regionali di approvazione dell’elenco ministeriale. I beneficiari potranno avvalersi della possibilità di rinunciare alle autorizzazioni, entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dell’elenco, utilizzando le funzionalità delle applicazioni messe a disposizione sul Sian.

La superficie da destinare a nuovi impianti a livello nazione è di 6722 ettari, come stabilita dal decreto 6049 del 14 novembre 2019, a firma del direttore generale per le Politiche internazionali e dell’Unione europea del Mipaaf e pari all’1% della superfice vitata nazionale accertata al 31 luglio scorso.

La domanda sarà accettata se dal fascicolo aziendale del richiedente, valido e aggiornato, risulta in conduzione una superficie agricola pari o superiore a quella per la quale è richiesta l’autorizzazione. Per la verifica di ammissibilità sono esclusi gli usi del suolo con vigneti per uva da vino, e quelli che, sulla base dei regolamenti nazionali vigenti, non possono essere trasformati in vigneto. Inoltre, sono escluse le superfici su cui sono presenti vincoli, non evidenziabili dal fascicolo, che ne impedirebbero la trasformazione in vigneti.

La validità delle autorizzazioni ha la durata di 3 anni dalla data del rilascio e il mancato utilizzo comporta l’applicazione delle sanzioni previste dall’articolo 69 del testo unico del vino Legge n. 238 del 12 dicembre 2016 “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”, ai sensi dall’articolo 89, paragrafo 4 del Regolamento (UE) n.1306/2013 e dell’articolo 5 del Regolamento delegato (UE) 2015/560.

Vediamo nel dettaglio regione per regione, di cui solo 10 non hanno disposto criteri di priorità in graduatoria, ma hanno solo individuato la soglia massima dimensionale della domanda: Valle d’Aosta (50 ha), Piemonte (20 ha), Lombardia (2 ha), Provincia autonoma di Trento (1 ha), Provincia autonoma di Bolzano (0,3 ha), Liguria (2 ha), Umbria (25 ha), Abruzzo (10 ha), Molise (5 ha), Basilicata (5 ha).

  • Friuli-Venezia Giulia: 1 ettaro, 0,6 punti in più per i vigneti individuati in zone con scarsa profondità radicale e 0,4 punti per le produzioni bio;
  • Veneto: 1 ettaro, assegna 0,4 punti in più ai nuovi impianti di montagne che a quelli con pendenza ed altri 0,6 punti a chi impianta un vigneto bio;
  • Emilia-Romagna, 1 ettaro massimo a domanda, assegna 1 punto in più per chi opta per la vitivinicoltura biologica;
  • Marche, 10 ettari, con 0,4 punti per le istanze presentate da organizzazioni senza scopo di lucro che ricevono superfici confiscate alle mafie e 0,6 punti in più per la scelta della tessitura del suolo non favorevole;
  • Toscana, soglia di 30 ettari per domanda, assegna 1 punto pieno in sui nuovi vigneti richiesti dalle aziende delle isole dell’arcipelago;
  • Lazio, soglia massima 25 ettari a istanza, ha optato 0,6 punti in più per chi chiede di impiantare un vigneto in una delle isole della regione, e 0,4 punti in più per chi investe nel biologico.

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2020/03/05/vigneti-tutte-le-norme-per-chiedere-un-nuovo-impianto/66055

Legge sul biologico ferma da 12 mesi: “Il Senato l’approvi senza modifiche”

Legge sul biologico ferma da 12 mesi: “Il Senato l’approvi senza modifiche”

“La legge sul biologico ferma ormai da un anno al Senato venga approvata al più presto senza modificare il testo approvato nel 2019 dalla Camera in modo da dare a questo settore gli strumenti per reggere una concorrenza internazionale sempre più aggressiva.”

Questo è l’appello di Carlo Triarico, presidente dell’associazione italiana per l’agricoltura Biodinamica, lanciato in seguito all’annullamento del convegno internazionale sull’agricoltura Biodinamica che era in programma questo fine settimana a Firenze.

“Il disegno di legge – continua Triarico – riconosce e sostiene l’agricoltura biologica e biodinamica. Indica formazione, ricerca e innovazione quali azioni per sostenere il settore ed è stato approvato rapidamente e praticamente all’unanimità dalla Camera e con la sostanziale approvazione delle organizzazioni agricole italiana. Adesso, però, sono passati 12 mesi e al Senato sono stati presentati una sessantina di emendamenti che richiamano genericamente all’agricoltura sostenibile che hanno fermato la discussione e puntano a stravolgere l’impianto legislativo». Dal suo punto di vista «è meglio approvare il testo senza modifiche per evitare ulteriori danni al settore”.

Il disegno di legge costituisce, dunque, un riferimento strategico per adottare in maniera coordinata e incisiva specifiche politiche di sviluppo per il biologico italiano settore che non solo ha un ruolo centrale per il futuro dell’agricoltura italiana ma è anche fortemente coerente con la nuova strategia in materia di cibo del Green Deal lanciato dalla Commissione Ue.

Fonte: https://www.lastampa.it/economia/agricoltura/2020/03/03/news/la-legge-sul-biologico-e-ferma-da-12-mesi-ora-il-senato-l-approvi-senza-modifiche-1.38543964

#MANGIAITALIANO: la campagna per difendere il Made in Italy

#MANGIAITALIANO: la campagna per difendere il Made in Italy

Per combattere la disinformazione, gli attacchi strumentali e la concorrenza sleale prende il via la prima campagna #MangiaItaliano in Italia e all’estero per salvare la reputazione del Made in Italy, difendere il territorio, l’economia e il lavoro.

L’emergenza coronavirus con le difficoltà produttive, logistiche e commerciali ed i pesanti danni di immagine sta mettendo a rischio l’intera filiera agroalimentare estesa, dai campi agli scaffali fino alla ristorazione, che raggiunge in Italia una cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil e offre lavoro a 3,8 milioni di occupati. Per non dimenticare gli effetti del crollo del turismo, elemento di traino del Made in Italy agroalimentare all’estero.

Si sono susseguite azione che hanno voluto screditare i nostri prodotti, come il vergognoso video francese sulla pizza italiana andato in onda su Canal Plus, o la richiesta di alcuni Paesi di particolari certificazioni sanitarie “virus free” su vini e cibi provenienti dalla Lombardia e dal Veneto. Così il Presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, insieme a Campagna Amica e Terranostra, ha lanciato la prima mobilitazione #MangiaItaliano nei mercati, nei ristoranti, negli agriturismi, nelle industrie e nelle strutture commerciali, duramente colpite dall’emergenza coronavirus.

Serve un impegno delle autorità nazionali e comunitarie per fermare pratiche insensate che rischiano di far perdere quote di mercato importanti alle produzioni nazionali per colpa di una concorrenza sleale che mira a screditare i prodotti dall’Italia che sono sani e garantiti come prima” ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che “insieme agli interventi per sostenere il tessuto produttivo a livello nazionale serve anche ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy che rappresenta nell’alimentare una eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo e sanitario a livello comunitario e internazionale”.

#MangiaItaliano vuole far conoscere i primati del Made in Italy con l’agricoltura italiana, che ad oggi è la più green d’Europa, con 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5.155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole bio, 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,8%) contro l’1,3% della media Ue o il 5,5% dei prodotti extracomunitari.

Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-via-campagna-mangiaitaliano-difendere-made-italy-ADVnBx?refresh_ce=1

B/Open posticipato: 22 – 24 giugno 2020

B/Open posticipato: 22 – 24 giugno 2020

In seguito alle disposizioni nazionali e regionali in materia di Covid-19, VeronaFiere ha deciso di posticipare la manifestazione B/open da aprile a giugno.

La prima edizione di B/open, manifestazione che si propone come la prima fiera in Italia esclusivamente b2b, rivolta agli operatori italiani e stranieri del food certificato biologico e del natural self-care, si terrà dal 22 al 24 giugno 2020, invece che dall’1 al 3 aprile.

Vi ricordiamo che Suolo e Salute è partner di B/Open.

Fonte: https://www.b-opentrade.com/news/veronafiere-posticipa-b/open