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ACCELERARE LA TRANSIZIONE ECOLOGICA, L’OBIETTIVO DEL PARTENARIATO EUROPEO AGROECOLOGY

ACCELERARE LA TRANSIZIONE ECOLOGICA, L’OBIETTIVO DEL PARTENARIATO EUROPEO AGROECOLOGY

Provincia di Bolzano partner decisivo del progetto di ricerca che si svolge nella cornice di Horizon Europe. I progetti vanno consegnati entro il 26 aprile

Scadrà il 26 aprile 2024 il termine per la presentazione dei progetti nell’ambito del primo bando del partenariato europeo “Agroecology”.

Si tratta di un progetto ambizioso che mira ad accelerare la transizione ecologica nel settore dell’agricoltura attraverso sperimentazioni sul campo, tecnologie innovative e laboratori viventi, al quale aderisce anche la Provincia di Bolzano.

L’approccio “laboratorio vivente”

Il partenariato si svolge nella cornice di Horizon Europe e sosterrà progetti di cooperazione internazionale su ricerca e innovazione congiunti tra vari soggetti – ricercatori, agricoltori e gruppi di interesse – che mirano a sviluppare nuovi processi, tecnologie o metodi. L’attenzione si concentra sul cosiddetto approccio del “laboratorio vivente”, già praticato, ad esempio, presso il Centro di sperimentazione “Laimburg”.

L’Alto Adige stanzia 450mila euro

Sono richiesti progetti transdisciplinari, basati su aspetti, ad esempio, quali multidimensionalità, inclusività e creatività, della durata di tre anni. I progetti dovranno contenere soluzioni integrate per diversi problemi, avere una portata europea e dovranno essere basati sulla partecipazione ed il coinvolgimento di diversi gruppi di interesse. La Provincia di Bolzano cofinanzia il bando con 450.000 euro. I fondi – che possono essere aumentati del 30% grazie ai finanziamenti dell’Ue – andranno a favore di progetti in cui sono coinvolti enti di ricerca altoatesini e saranno erogati dall’Ufficio provinciale Ricerca scientifica.

UNA PROPOSTA DI LEGGE CONTRO GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI

UNA PROPOSTA DI LEGGE CONTRO GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI

L’iniziativa presentata a Roma da Greenpeace, Wwf, Lipu e altre Ong

Una proposta di legge contro gli allevamenti intensivi è stata presentata il 20 febbraio in una conferenza stampa alla Camera dalle associazioni ambientaliste Greenpeace Italia, Isde – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e Wwf Italia.

Abbassare la pressione ecologica della zootecnia

Le associazioni hanno illustrato il testo della proposta di legge dal titolo “Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia”. La proposta di legge intende favorire le piccole aziende agricole zootecniche, incoraggiando la transizione ecologica di quelle grandi e medie attraverso un piano di riconversione del sistema zootecnico italiano finanziato con un fondo dedicato e prevedendo nell’immediato una moratoria all’apertura di nuovi allevamenti intensivi e all’aumento del numero di animali allevati in quelli già esistenti.

Un freno ai mai-allevamenti

L’obiettivo, spiegano le associazioni proponenti, è promuovere la transizione ecologica del settore zootecnico, riconoscendo il giusto prezzo ai piccoli produttori e garantendo ai consumatori l’accesso a cibi sani e di qualità, secondo i valori positivi del “Made in Italy”. Una transizione che richiede una riduzione dei consumi di carne e di prodotti di origine animale provenienti da allevamenti intensivi, considerando che il consumo medio di carne in Italia è superiore a quello consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il cambiamento, sottolineano, non può che partire da un freno all’ulteriore espansione dei maxi-allevamenti intensivi, specie nelle zone che già subiscono le conseguenze ambientali e sanitarie di un eccessivo carico zootecnico.

I TEMI AL CENTRO DEL BIOFACH 2024

I TEMI AL CENTRO DEL BIOFACH 2024

Clima e mercato, crisi politica e nuove normative: Suolo e Salute porta il suo contributo ai dibattiti che animano la fiera di riferimento per il bio mondiale, a Norimberga dal 13 al 16 febbraio

Biofach al via. Dal 13 al 16 febbraio il mondo del biologico si dà appuntamento a Norimberga per quella che è la manifestazione di riferimento del settore. Mentre a Bruxelles l’esecutivo europeo presieduto da Ursula von der Leyen smantella frettolosamente, sotto la pressione delle proteste agricole, alcune delle misure più significative del Green deal, la kermesse che si svolge nel centro espositivo della città bavarese continua a svolgere il suo ruolo di laboratorio per un futuro più sostenibile mettendo a confronto produttori bio, associazioni, certificatori, istituzioni e buyer internazionali.

Il bio sa crescere con le proprie gambe

La rivoluzione dell’agricoltura biologica è, del resto, sempre stata alimentata dal basso, dalle sinergie e comunione di intenti tra produttori e consumatori e dalla capacità di alcuni illuminati imprenditori agricoli di dimostrare che esiste un modo diverso di interpretare il ruolo del comparto primario, senza dipendere da input esterni e senza dover per forza consumare risorse naturali non rinnovabili che diventano sempre più limitate. Il biologico è, fin dall’origine, un comparto economico capace di crescere e camminare sulle proprie gambe, non nega le leggi di mercato, ma nemmeno la responsabilità, anche del comparto agroalimentare, nei confronti del cambiamento del clima.

Anche se dovesse venire meno il favore delle istituzioni europee, a parole ancora impegnate a raggiungere l’obiettivo del 25% di superficie agraria europea bio entro il 2030 (ma che nei fatti stanno smantellando uno dopo l’altro gli strumenti per raggiungere questo obiettivo), il bio rimarrà un riferimento ineguagliabile, grazie all’originalità del suo messaggio e alla capacità di conquistare la fiducia dei consumatori grazie a un modello insuperato di certificazione di processo e alla collaborazione tra enti di certificazione privati e amministrazione pubblica.

Il contributo di Suolo e Salute

Suolo e Salute, organismo di certificazione e controllo leader in Italia, presente come sempre al Biofach (Padiglione 4, stand 366) è pronto a dare il suo fattivo contributo, mettendosi al centro del dialogo di filiera e partecipando ad alcuni dei dibattiti più significativi che si svolgeranno in fiera.

I forum di Ifoam

A partire (clicca per info) dai forum organizzati da Ifoam Organics Eu (13 febbraio, dalle ore 10 presso Ncc ost, sala Seul) con alcune delle aziende bio leader in Europa per l’individuazione migliori pratiche nella mitigazione delle crisi e nell’affrontare le sfide cruciali incontrate dal settore (tra i focus: le sinergie tra bio e vegano, le produzioni “naturali”, il cacao equo e sostenibile, l’impatto della nuova normativa sugli imballaggi).

Horeca, una crescita bio da sostenere

L’Horeca è il settore distributivo da cui ci si aspetta la maggiore crescita per il bio europeo, innanzitutto grazie alla ristorazione collettiva ma anche per quella privata. Biofach ha organizzato un vero e proprio punto d’incontro nel padiglione 3A per aiutare ristoratori, bar e hotel che intendono migliorare la propria offerta bio. In questa area sono previsti dei talk a partire dalle ore 9 del 13 febbraio.

Numeri e prospettive

Il Congresso di riferimento del Biofach, quello chiamato a tracciare le cifre e le prospettive di crescita del bio si terrà sempre il 13 febbraio, sala 3a a partire dalle 11.45. Sotto esame l’impatto delle guerre, gli sconvolgimenti del mercato, inflazione e crisi climatica in espansione. Sono queste le sfide più importanti a cui l’agricoltura europea dovrebbe fare fronte. Come reagiscono i politici?

Quanto contribuiranno i paesi Ue agli ambiziosi obiettivi fissati dal Green Deal europeo al di là delle promesse e delle deroghe di questi guorni? Sono stati compiuti per superare il modello dei pagamenti Pac per superficie? E come si sviluppano i settori del biologico nei Paesi extra-Ue? La siccità invernale che sta mettendo in discussione in tutto il Sud Europa le prossime semine primaverili e le difficoltà dell’agricoltura dimostrano che le risposte non possono aspettare gli esiti elettorali.

MENO BUROCRAZIA E PIÙ RICONOSCIBILITÀ: IL RILANCIO DEL BIO PARTE DA QUI

MENO BUROCRAZIA E PIÙ RICONOSCIBILITÀ: IL RILANCIO DEL BIO PARTE DA QUI

L’intervento di Alessandro D’Elia. Direttore generale di Suolo e Salute, al convegno organizzato da Edagricole a Fieragricola

«Il biologico non ha bisogno di un rilancio, bensì di ritrovare l’entusiasmo delle origini». È quanto ha dichiarato Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute, nel corso del convegno organizzato da Edagricole all’ultima edizione della Fieragricola di Verona lo scorso mercoledì 31 gennaio.

I giovani guardano al futuro

Davanti a un pubblico costituito soprattutto da giovanissimi studenti degli istituti agrari, i più interessati al futuro dell’agricoltura e quindi ai temi della sostenibilità e della neutralità climatica, D’Elia ha ribadito la forza di un modello vivace e originale come il bio. L’unico che fa leva su una certificazione di processo che mette la competenza agronomica ed agroecologica al centro. «Uno dei suoi punti di forza decisivi – ha affermato il direttore generale  di Suolo e Salute – continua ad essere costituito dalla professionalità degli ispettori degli enti di certificazione e dalla sinergia tra gli organismi di controllo e le autorità pubbliche a cui spetta il compito di vigilanza».

Una “biodiversità” da tutelare

L’evento, che si è tenuto nell’Area Forum del Padiglione 5, era intitolato: “Biologico, strategie operative per un rilancio vincente”. Ma il biologico, più che di interventi esterni di rilancio, ha solo bisogno di ribadire dall’interno la propria “biodiversità”. Negli ultimi anni l’attenzione da parte delle istituzioni e della grande distribuzione (almeno a parole) hanno portato infatti un rischio di “normalizzazione” che non sta portando bene ad un movimento vivace, nato con una forte carica di innovazione e capace di tracciare il solco della sostenibilità in agricoltura.

I nodi da sciogliere

I nodi che deve sciogliere oggi il bio sono infatti soprattutto quelli stretti dall’eccessiva attenzione di istituzioni e gruppi commerciali. Lo sviluppo di protocolli di sostenibilità che richiamano i principi del bio senza però replicarne il rigore, con concessioni all’eccessivo ricorso a input produttivi e a sistemi di controllo più labili, sta infatti minando la riconoscibilità del bio sui banchi di vendita.

«Occorre ripartire dalla riconoscibilità – ha sottolineato D’Elia – per consentire ad un metodo attento alla sostenibilità climatica ed ambientale come il bio di difendere il proprio valore aggiunto e il differenziale di prezzo rispetto alle produzioni convenzionali».

E un’emergenza ancora maggiore è quella provocata dalla malaburocrazia.

Le riforme delle normative di riferimento per il bio che si sono succedute negli ultimi 15 anni hanno infatti progressivamente aggiunto un carico burocratico che complica l’attività degli Odc e che rischia di scoraggiare anche gli imprenditori agricoli più motivati.

La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, per rispondere alle proteste agricole di questi giorni, ha promesso di alleviare la burocrazia lunga e gravosa che caratterizza oggi la politica agricola comunitaria. La speranza di D’Elia è che questa promessa di semplificazione riguardi anche e soprattutto il bio.

IL BIOLOGICO DIMEZZA I CONSUMI ENERGETICI E LE EMISSIONI DI GAS SERRA

IL BIOLOGICO DIMEZZA I CONSUMI ENERGETICI E LE EMISSIONI DI GAS SERRA

I risultati sullo studio sul minore impatto ambientale e sociale dell’agricoltura biologica coordinato da Fibl rilanciati dal settimanale Terra e Vita

«I vantaggi dell’agricoltura biologica sono molteplici e plurisettoriali». Il settimanale Terra e Vita rilancia in un articolo di Paola Cassiano i risultati dello studio coordinato da Fibl, il centro di ricerca svizzero sul biologico (ne avevamo parlato qui). Cassiano, che presso il Fibl ha svolto di recente il ruolo di ricercatrice, mette in evidenza, tra i risultati dello studio, il minore impatto climatico grazie a un significativamente minore consumo energetico.

Meno emissioni, più sostanza organica nel suolo

Rispetto all’agricoltura convenzionale, il metodo produttivo biologico permette infatti di dimezzare il consumo energetico e l’inquinamento da nitrati nelle acque sotterranee, incrementando la biodiversità (+30%). Inoltre, può dimezzare le emissioni di gas serra aumentando il contenuto di carbonio nel suolo (10%). Sono questi i risultati ottenuti da un’analisi delle principali pubblicazioni scientifiche sul tema, condotta dai ricercatori dell’Istituto di ricerca dell’agricoltura biologica Fibl.

AGROECOLOGIA, AGRICOLTURA RIGENERATIVA, NATURALE E BIOLOGICA: COMPETIZIONE O ARMONIA?

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Un dibattito controverso al centro dell’edizione 2024 di Biofach

Il biologico non è più solo: vari movimenti hanno principi e strategie simili. L’edizione 2024 del Biofach apre il confronto tra percorsi di sostenibilità spesso convergenti, talvolta discordanti discutendone le prospettive scientifiche (nell’evento organizzato da FiBL il 14 febbraio sala 3A) e politiche (nella giornata del 13 febbraio nel Focus organizzato da IFOAM Organics International, Regeneration International e Agroecology Europe/FAO).

Le differenze non balzano agli occhi

Il sito BioEcoActual anticipa il dibattito in un articolo che descrive pregi e difetti di ognuno di questi modelli produttivi.

Markus Arbenz del Fibl, autore del pezzo, evidenzia che la filosofia e i principi del biologico e dell’agroecologia si sovrappongono nella loro natura e che spesso le differenze sono maggiori all’interno dei movimenti che tra di loro. «Il successo del bio – conclude- è legato soprattutto alla sua riconoscibilità».

Sinergie vincenti

«La sua affinità con il mercato e la sua rigidità (ad esempio, nessun input sintetico o nessu OGM in ogni caso) non lo rendono però altrettanto attraente per la politica internazionale, pronta a tradirlo alla prima occasione». Il termine “Agroecologia” sarebbe quello più corretto per descrivere obiettivi e strategie, ma non ha un adeguato appeal sul mercato. «Insieme al bio può però avere successo». «Cerchiamo quindi di essere intelligenti, di utilizzare una varietà di termini e concetti e di seguire strategie sinergiche per raggiungere il nostro obiettivo generale di un’agricoltura e di sistemi alimentari veramente sostenibili».