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CONTEST SUOLO E SALUTE: I PRIMI DODICI CLASSIFICATI

CONTEST SUOLO E SALUTE: I PRIMI DODICI CLASSIFICATI

SUOLO E SALUTE: LA GIUSTA VISIONE 1969-2019

In occasione del 50° anniversario di Suolo e Salute è stato lanciato il primo contest creativo per raccogliere impressioni, immagini ed emozioni sul mondo del biologico. Al concorso hanno partecipato oltre cinquanta illustratori e vignettisti, provenienti da ogni parte d’Italia, che con grande fantasia hanno espresso il loro sentimento verso la produzione biologica declinandola nelle sue diverse sfaccettature: sana alimentazione, difesa dell’ambiente, economia circolare e sviluppo sostenibile del territorio. L’idea è nata dal desiderio di creare qualcosa di unico e originale per coronare l’evento del cinquantennale, proponendo in chiave creativa e fantastica la visone dell’agricoltura biologica. I cinquanta lavori pervenuti sono stati sottoposti a votazione con preferenze accordate direttamente dal personale di Suolo e Salute. In questo ambito sono state scelte dodici rappresentazioni, tra cui i tre lavori premiati riportati sotto. Un bel modo per omaggiare l’Associazione Suolo e Salute, la prima esperienza italiana impegnata nella divulgazione e nella promozione del metodo organico-minerale dal quale, successivamente, l’agricoltura biologica ha tratto le basi tecnico-scientifiche.

Oggi Suolo e Salute, primo organismo di controllo e certificazione per il biologico in Italia, è impegnato con la stessa passione che animava l’Associazione nella salvaguardia dei principi cardine dell’agricoltura biologica gestendo un accurato servizio di controllo e certificazione a tutela dei consumatori.

 

Ecco i primi dodici classificati:

1° classificato: Paola Grasso con AGRICOLTURA  BIO, LOGICO!!!

2° classificato: Emanuele Di Dio con IL TUO SUOLO, LA TUA SALUTE

3° classificato: Marica Francesca Andreello con PROTECT OUR FUTURE

4° classificato: Donatella Marri con NATURA BIO

5° classificato: Adrián Eusebio Escandón con BRIGHTEST FUTURE

6° classificato: Andrea Malgeri con ECOFUTURO

7° classificato: Erika Gallo con GREEN LIGHT

8° classificato: Elisabetta Keci con SEGNI RACCOLTI

9° classificato: Valentina Abate con UOMO TERRA

10° classificato: Saverio Rosselli con ARCIBIO

11° classificato: Giulia Cavanni con EQUILIBRIO

12° classificato: Vincenza Oriana Virgillito con IL TESORO PIÙ GRANDE È VERDE NATURALE

 

Sfoglia l’opuscolo, nel quale sono raccolte le dodici illustrazioni presentate.

50° Suolo e Salute: la lectio magistralis di Umberto Galimberti

50° Suolo e Salute: la lectio magistralis di Umberto Galimberti

«Esiste una medicina che cura e una che previene. Ci sono malattie che si contraggono da acqua, cibo, aria e dai luoghi che si frequentano».

Con queste parole di Ippocrate il filosofo Umberto Galimberti ha iniziato la sua lectio magistralis che ha chiuso la manifestazione dedicata ai 50 anni di Suolo e Salute. Nel supplemento n.32 di Terra e Vita dedicato al cinquantennale di Suolo e Salute, è stato riservato un capitolo all’intervento del filosofo: Mangio, dunque sono.

 

DI SEGUITO L’ARTICOLO CHE TROVATE SU TERRA E VITA:

 

L’alimentazione stabilisce esattamente la nostra identità. È il filo che unisce uomo e natura. La strada del biologico come soluzione per riannodare questo filo senza rinnegare l’uomo, la sua conoscenza e la sua competenza

Trovare cibo per sé e cercare di non diventare cibo per altri. Sono quelli che Umberto Galimberti chiama problemi storici (e addirittura preistorici) dell’umanità. «Il secondo lo abbiamo risolto, il primo in realtà no». Per rendersene conto basta fare caso all’ansia dei consumatori dispersi tra le corsie dei supermercati. «Prendono in mano un prodotto e ne studiano l’etichetta come fosse la “Critica della ragion pura”. Poi lo rimettono a posto e ne studiano un altro». Insomma, non ci si fida più di quello che si mangia. Un problema che travalica la dimensione fisica e che condiziona quella spirituale e intellettuale perché, come ricorda Galimberti: «il cibo stabilisce esattamente la nostra identità».

In che modo? Il filosofo, sociologo, psicoanalista e accademico monzese lo ha spiegato ai 300 spettatori in religioso silenzio, venuti a Palazzo De’ Toschi a Bologna per festeggiare il 50° compleanno di Suolo e Salute, ma anche per ascoltare la sua Lectio magistralis sul “Cibo come metafora dell’esistenza”.

Il potere del controllo sociale

«Il gusto – spiega – è un senso arcaico e intransigente, collegato con il cervello antico, ovvero il centro delle nostre emozioni». Questo perché, prima dell’invenzione dell’agricoltura, quando eravamo un popolo nomade di cacciatori e raccoglitori, chi assaggiava cose nuove lo faceva a suo rischio e pericolo e doveva subito stabilire se erano buone o velenose. Un rischio notevolmente abbassato dalla scoperta della cottura dei cibi, che secondo il filosofo Claude Levi Strauss ha avuto un ruolo decisivo nello sviluppo della nostra intelligenza sociale. L’antropologo Craig Stanford offre un’intrigante alternativa fondata su un’osservazione scientifica raccontata nel libro “Le scimmie cacciatrici”. Dove afferma che ciò che ha reso unici gli esseri umani è stata la carne o, meglio, il controllo sulla sua condivisione. Un “potere” che sarebbe all’origine della gerarchia delle società patriarcali. L’alimentazione però è femmina e Galimberti formula una tesi ancora più radicale, ovvero che il cibo non condiziona solo il rapporto con la società, ma con noi stessi.  Bulimia e anoressia sono infatti malattie sempre più diffuse ma solo, e non è un caso, nella società occidentale, dove il cibo è l’ultimo invisibile filo che ci lega alla nostra cultura, l’unico residuo testimone dell’antico equilibrio tra uomo e natura.

Una piccola ancora a cui ancora oggi ci aggrappiamo per risolvere il classico dubbio amletico. Quello che nella sua opera “Nuovo Dizionario di Psicologia. Psichiatria, Psicoanalisi, Neuroscienze” Galimberti definisce come il problema più drammatico per l’uomo moderno, ovvero: «esisto o non esisto?».

La civiltà subordinata al profitto

Un ruolo compreso e sfruttato da tutte le religioni, che hanno da sempre imposto regole e penitenze alimentari.

Ma nella nostra epoca il digiuno è diventato dieta. Ha perso il ruolo sacrale di ricerca del controllo di sé ed è stato banalizzato passando dall’etica all’estetica, giustificato solo dalla ricerca del riconoscimento da parte degli altri. Facendoci perdere così un’importante pietra di paragone, il regolatore simbolico di tutti i valori. «Così non si sa più cosa è sacro, cosa è giusto e si ragiona solo in base a ciò che è utile. Ma la civiltà non si regge se è subordinata al profitto». Così la guerra al cibo dichiarata dai 2,5 milioni di individui che in Italia soffrono di disturbi alimentari ha ragioni profonde che nascono dalla necessità di esercitare il controllo su tutto, vincere su ciò che ci tiene legati alla società, alla famiglia, alla vita.

L’estrema disponibilità di alimenti innesca così l’illusione di poter negare l’evidenza, ovvero che «l’uomo è ciò che mangia», come diceva il filosofo Ludwig Feuerbach. Ma purtroppo non è un paradosso. Galimberti asserisce continuamente durante l’esposizione di essere greco, non nel senso geografico ma culturale.

In quale ambiente cresce infatti il cibo che mangiamo? La natura non è più l’arcadico luogo di abitazione dell’uomo, come la concepivano gli antichi greci. Oggi subiamo, impauriti e colpevoli,  fenomeni estremi naturali provocati dai mutamenti climatici, con conseguenze devastanti per l’uomo e il suo ambiente. Chi ha portato l’uomo all’abuso della terra e dunque alla sua usura?

L’età della tecnica ci ha illuso di poter “dominare” in maniera irresponsabile la natura.

L’età della tecnica

L’agricoltura ne è la dimostrazione più lampante: abbiamo sfidato le leggi che sono alla base della nostra stessa evoluzione, eroso la biodiversità ed alterato i cicli degli elementi. Scatenando così il Prometeo che gli dèi avevano incatenato, fino alla paradossale situazione in cui la tecnica non è più strumento nelle mani dell’uomo ma è l’uomo a trovarsi nella condizione di mero ingranaggio dell’apparato tecnico.

Lo dimostrano, secondo Galimberti, quelle che lui chiama «vere e proprie perversioni» come le farine animali somministrate agli erbivori fino alle conseguenze estreme dello scandalo della vacca pazza, la concezione del cibo come materia prima destrutturata, fino a conseguenze come quella del vino al metanolo. Lo dimostra il continuo richiamo alla necessità di crescita economica di una società come quella occidentale. Dove il 20% dell’umanità consuma oltre l’80% delle risorse terrestri proprio per rincorrere questa impossibile crescita.

L’obiettivo della tecnica è infatti quello di ridurre – fino ad annullarla – la distanza tra mezzo e scopo. Fino a metterci a disposizione in ogni momento qualsiasi tipo di cibo, anche etnico e fusion(«elementi estranei alla nostra memoria sensoriale che mettono in confusione il nostro cervello antico»). «Ma è proprio nell’intervallo temporale tra desiderio e sua soddisfazione che, come diceva Freud, si rafforza la nostra psiche».  L’attesa non ci sottrae tempo, ma ci dona consapevolezza.

La strada scelta dal bio

Come se ne può uscire? Non certo, secondo Galimberti, affidandoci a divinità o a forze astrali. Come possiamo guarire? Ippocrate, padre della medicina occidentale raccomandava: «un medico deve sapere dell’uomo proprio ciò che mangia, che beve e il suo regime di vita, per sapere per ognuno cosa ne deriva».

Ovvero occorre fare “medicina preventiva”, un insegnamento ancora oggi trascurato. Ma non si tratta di recuperare antiche saggezze, è bensì la dimostrazione che l’uomo ha in sé e nelle sue competenze la capacità di salvarsi facendo tesoro dei propri errori. «Anche di fronte alla catastrofe tecnica, il rimedio non può che essere tecnico». Nella tecnica il negativo è solo un errore che si offre alle procedure tecniche per la sua correzione. Un po’ quello che fa il biologico, un settore che non rinuncia affatto all’innovazione tecnica, ma che predica il rinnovamento dell’agricoltura partendo dalla correzione degli errori fatti con l’abuso della chimica di sintesi. Con l’obiettivo di salvaguardare l’ambiente ma anche per riconquistare la fiducia dei consumatori, curandone l’ansia di essere avvelenati. «E far sì – conclude Galimberti – che il cibo torni ad essere un luogo di amore, come diceva Platone nel Simposio e non un luogo di guerra».”

Fonte: https://terraevita.edagricole.it/archivio/mangio-dunque-sono/

Terra e Vita per  i Cinquant’anni di Suolo e Salute: LA GIUSTA VISIONE DEL BIOLOGICO

Terra e Vita per i Cinquant’anni di Suolo e Salute: LA GIUSTA VISIONE DEL BIOLOGICO

Il biologico è stato la “primavera” dell’agricoltura. È stato la scintilla che ha riacceso la luce e risvegliato i campi dal lungo sonno nel quale erano caduti dopo che su di loro era sceso il buio a causa dell’utilizzo massiccio di fertilizzanti minerali e pesticidi.

Questo in estrema sintesi il messaggio della lettura con cui l’attore Ivano Marescotti ha inaugurato la festa per i cinquant’anni di Suolo e Salute, il primo organismo italiano di certificazione del biologico, che si è svolta a Palazzo de Toschi a Bologna, lo scorso 4 settembre.

Il cuore della celebrazione è stato il talk show “Costo del cibo e suo reale valore. La giusta visione del biologico“, durante il quale sono intervenuti esponenti delle istituzioni nazionali, del mondo accademico, dell’informazione e produttori biologici:

Angelo Costa – presidente di Suolo e Salute
Alessandro D’Elia – direttore generale di Suolo e Salute
Eduardo Cuoco – direttore di Ifoam Ue
Stefano Vaccari – capo dipartimento Icqrf (Mipaaft)
Cristina Adelmi – azienda zootecnica biologica
Angelo Frascarelli – Dipartimento Scienze Agrarie – Università di Perugia
Rosario Trefiletti – presidente di Indagini 3, centro studi su consumi e ambiente
Massimiliano Borgia – giornalista e presidente dell’associazione “Pensare il Cibo”

Il talk show ha esaminato il ruolo del settore biologico che avrà nel futuro dell’agricoltura italiana e del sistema agroalimentare della penisola nel suo complesso. L’evento si è poi concluso con la lectio magistralis dal titolo “Il cibo, metafora dell’esistenza”, tenuta dal filosofo Umberto Galimberti.

Terra e Vita, il settimanale dell’agricoltura, ha voluto dedicare un supplemento ai Cinquant’anni di Suolo e Salute.

Sfoglia la rivista:

Pontelatone: convegno sul biologico

Pontelatone: convegno sul biologico

Il 26 ottobre a Pontelatone (Caserta), si terrà il convegno dal titolo “Il nuovo regolamento sull’agricoltura biologica: prospettive, incentivi ed idee di sviluppo in viticoltura ed enologia” organizzato dall’Istituto di Ricerca di Economia e Politica Internazionale (Irepi), con il patrocinio di ASSOCERTBIO, MIPAAF e Regione Campania.

Il convegno affronterà temi dedicati all’importanza dell’agricoltura biologica e la promozione nei mercati esteri.

All’incontro interveranno molti esperti del settore e parteciperà anche Alessandro D’Elia, in qualità di vice presidente di Assocertbio, dove illustrerà “il ruolo degli Organismi di Controllo e Certificazione del biologico”.

La produzione biologica italiana ha successo e nostro compito è quello di approfondire il rapporto tra agricoltura, territorio e mercati esteri”, dichiara il presidente Irepi Domenico Letizia.

Per informazioni sul convegno è possibile consultare il portale di IREPI www.irepi.com

Locandina

Fonte: https://www.impresedelsud.it/agricoltura-biologica-ed-export-esperti-a-confronto-a-pontelatone/

Biologico: Italia al primo posto

Biologico: Italia al primo posto

Una crescente domanda e una maggiore disponibilità del prodotto biologico nei canali di consumo hanno permesso all’Italia di diventare il primo paese europeo per numero di aziende biologiche. Infatti, oggi il nostro paese, ha il più elevato numero di operatori nel settore biologico, seguita da Francia e Germania. Mentre si colloca al secondo posto per superficie agricola utilizzata in biologico, preceduta dalla Francia. A dirlo sono i dati trasmessi dal Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica (SINAB).

Secondo le stime di Sinab, le regione più biologiche in Italia sono la Sicilia (385.356 ettari), la Puglia (263.653 ettari), la Calabria (200.904 ettari) e l’Emilia-Romagna (155.331) che insieme rappresentano il 51% di tutta la superficie nazionale dedicata al biologico.

Il biologico non cresce solo a livello produttivo, ma anche per i consumi che, secondo i dati trasmessi da ISMEA, sono cresciuti negli ultimi 5 anni senza soluzione di continuità: + 102% dal 2013 a oggi. Le vendite sono aumentate grazie alla GDO, che avanza del +5,5%, e alla crescita dei Discount (+20,7%).

Fonte: https://www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/trend/2019/10/14/news/fenomeno_bio_l_italia_e_prima_in_europa-238504460/

Cresce la richiesta di prosecco biologico

Cresce la richiesta di prosecco biologico

Dai dati raccolti nei primi nove mesi del 2019, risulta che gli imbottigliamenti totali di Prosecco Doc avrebbero fatto registrare un aumento del 6,4%. Ma le aziende produttrici del Prosecco Bio segnano un +35%, con un ulteriore crescita del 20% per il 2020.

Da poco è conclusa la vendemmia del prodotto tradizionale, segnando un calo nella produttività rispetto alle aspettative.

Per questo motivo, il Consorzio di Tutela ha presentato istanza alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, ricevendo il totale consenso, per sbloccare la riserva vendemmiale del Prosecco DOC biologico 2018, la quale conta 10.380 ettolitri, per far si che si raggiunga l’equilibrio di mercato.

Fonte: https://www.trevisotoday.it/economia/prosecco-uva-bio-riserve-16-ottobre-2019.html