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VIA LIBERA DELLA CAMERA ALLA LEGGE SULL’IMPRENDITORIA GIOVANILE IN AGRICOLTURA

VIA LIBERA DELLA CAMERA ALLA LEGGE SULL’IMPRENDITORIA GIOVANILE IN AGRICOLTURA

156 milioni all’anno fino al 2030 per agevolare l’accesso alla terra. Il biologico è la scelta più gettonata dagli agricoltori under 40

La Camera dei Deputati ha dato il suo ok alla proposta di legge per la promozione e lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile nel settore agricolo. Il provvedimento prevede interventi volti a favorire: il primo insediamento degli under 40, la permanenza e il ricambio generazionale.

Il provvedimento è passato con 135 voti favorevoli, 79 contrari e 6 astenuti e prevede lo stanziamento di 156 milioni di euro dal 2024 al 2029 e 27,76 milioni annui dal 2030.

«Si tratta –dichiara Mirco Carloni , presidente della Commissione Agricoltura della Camera e primo firmatario della legge – di una riforma strutturale che punta a invertire l’attuale tendenza all’invecchiamento del comparto agricolo». «L’Italia, con questa pronuncia, riconosce l’agricoltore come veicolo per il futuro del Paese».

Le principali agevolazioni

La legge prevede agevolazioni sull’ampliamento delle produzioni; il diritto di prelazione sui terreni confinanti; un contributo a fondo perduto per il primo insediamento».

Viene concesso anche un credito d’imposta per le spese relative alla partecipazione a corsi di formazione e l’istituzione dell’Osservatorio nazionale per l’imprenditoria e il lavoro giovanile nell’agricoltura. Tale organismo è composto da rappresentanti del Masaf, Ismea e Crea, e dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori del settore agricolo e delle associazioni dei giovani operanti nei settori agricolo e agroalimentare.

Per i primi insediamenti dei giovani agricoltori è prevista una dotazione di 15 milioni di euro annui dal 2024 destinati al cofinanziamento di programmi predisposti dalle regioni e dalle province autonome.

Previsto anche un regime fiscale agevolato per l’insediamento delle imprese giovanili, con aliquota del 12,5% alla base imponibile costituita dal reddito d’impresa prodotto nel periodo d’imposta, a patto che i beneficiari non abbiano esercitato nei tre anni precedenti altra attività d’impresa agricola e che abbiano regolarmente adempiuti gli obblighi previdenziali, assicurativi e amministrativi previsti dalla legge.

I nodi dell’accesso al credito e alla terra

Il testo di legge non contiene riferimenti per favorire l’accesso al credito, problema centrale per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile.

«Stiamo però lavorando con il Governo e le agenzie dello Stato  – informa Carloni – per fare in modo che anche gli intermediari finanziari riconoscano questo settore e la sua funzione sociale e ne tengano in considerazione quando devono fare la valutazione del merito creditizio, che spesso vede svantaggiate le aziende giovanili».

Dal testo arrivano agevolazioni anche in materia di compravendita dei terreni agricoli. Previsto un minor costo per gli oneri di passaggio di proprietà in caso di successione e funzioni agevolate per i mercati locali. Da oggi, con questa pronuncia chiara, diamo centralità al ruolo dell’impresa agricola giovanile e inizia un’era in cui l’agricoltore è un protagonista su cui l’Italia deve puntare per il proprio futuro».

Il testo licenziato da Montecitorio è stato riformulato nel corso dell’esame in sede referente e ridimensionato, in termini di dotazione finanziaria, a seguito delle condizioni poste dalla commissione Bilancio.

Il biologico scelta numero uno dei giovani

Positive le valutazioni del presidente di Aiab Giuseppe Romano: «Occorre puntare sempre di più sui giovani, soprattutto nell’agricoltura biologica con strumenti mirati e nuovi incentivi».

«Il 14,5% delle aziende agricole – continua- gestite da titolari under 40 coltiva biologico contro il 5,8% delle aziende portate avanti da persone più anziane, 15 mila imprese su 104 mila under 40, contro 60 mila su 1.025.642 over 40″. «In generale – conclude Romano – il 20% delle aziende che coltivano biologico ha un titolare con meno di 40 anni». Per la definitiva approvazione il provvedimento deve passare dal Senato.

BIO E NUOVI OGM, SI ACCENDE LO SCONTRO A STRASBURGO

BIO E NUOVI OGM, SI ACCENDE LO SCONTRO A STRASBURGO

La relatrice del provvedimento presso la Commissione Ambiente dell’EuroParlamento propone l’ammissione delle Ngt anche nel bio. Una proposta ampiamente contestata dai gruppi di sinistra

Biologico e nuovi ogm. Il dibattito presso l’EuroParlamento sul nuovo progetto di legge sulle Ngt (New genomic techniques) anticipa il clima che si potrebbe instaurare in Europa dopo la loro liberalizzazione. Jessica Polfjärd, capo negoziatrice del Parlamento sul dossier Ngt, membro della corrente di centro destra del Partito popolare europeo (Ppe) è stata infatti accusata di voler allentare eccessivamente le regole durante il recente dibattito presso la Commissione Ambiente del Parlamento europeo (Envi).

Genome editing e cisgenesi

La proposta di regolamento della Commissione riguarda l’editing genetico e la cisgenesi, tecniche che consentono di intervenire su punti precisi del genoma delle specie da modificare.

Una proposta criticata aspramente a Strasburgo da parte dei Verdi e degli altri gruppi di sinistra, mentre la relatrice Polfjärd non solo accoglie con favore gran parte della posizione della Commissione, ma propone anche di andare oltre, in particolare riguardo all’etichettatura degli Ngt e la loro coesistenza con l’agricoltura biologica.

In gioco i principi dell’agricoltura biologica

Nello specifico, Polfjärd propone che le piante basate su Ngt siano consentite non solo nell’agricoltura convenzionale, ma anche in quella biologica, cosa che la proposta della Commissione aveva escluso.

Il rapporto tra l’editing genetico e l’agricoltura biologica è pieno di controversie: l’uso degli Ogm è infatti espressamente vietato dal Regolamento 2018/848 e la nuova disciplina europea non supererà la sentenza della Corte di Giustizia Ue che ha equiparato gli Ngt agli Ogm.

Per questo Ifoam Eu, la rete dei movimenti biologici europei, chiede che la loro liberalizzazione sia accompagnata da un valido sistema di tracciabilità (leggi qui) che metta al riparo i prodotti biologici dalle contaminazioni, in mancanza di sistemi per verificare analiticamente la loro presenza. Un problema che, se passasse la posizione della Polfjärd, sarebbe reso ininfluente dall’ammissione degli Ngt anche nell’agricoltura biologica.

LO SVILUPPO DI UNA FILIERA VIVAISTICA VITICOLA DI QUALITÀ

LO SVILUPPO DI UNA FILIERA VIVAISTICA VITICOLA DI QUALITÀ

I risultati del progetto di ricerca VitisBio, sostenuta dalla Regione Friuli Venezia Giulia, sono stati divulgati in occasione di un recente webinar organizzato dalla rivista mensile VVQ

Puntare, nel comparto viticolo, allo sviluppo di una filiera vivaistica sostenibile e biologica. È l’obiettivo del progetto di ricerca VitisBio, sostenuto dalla misura 16 del Psr 2014-2020 della Regione Friuli – Venezia Giulia. I risultati finali del progetto sono stati divulgati in occasione di un recente webinar organizzato dalla rivista VVQ, Vigne, Vini & Qualità e si sono rivelati utili non solo per il bio, ma per l’intero settore vitivinicolo italiano.

La gestione delle malattie del legno

Oggi infatti i viticoltori sono alle prese con la diffusione di malattie del legno, batteriosi, fitoplasmosi, nuove virosi. Gli studi effettuati da Laura Mugnai e Sara Falsini dell’Università di Firenze e da Elisa Angelini del Crea Viticoltura ed enologia di Conegliano (Tv) hanno dimostrato che una differente gestione della fase vivaistica, in particolare nella gestione agronomica dei portinnesti e della fase di innesto, può contribuire a contenere l’espansione di queste problematiche sul vigneto Italia.

Oggi la produzione di barbatelle biologiche è molto limitata, visto il sistema di deroghe in vigore, assai permissivo, che consente ancora di utilizzare materiale vivaistico convenzionale per i vigneti certificati bio. Si tratta tuttavia di un comparto economico sicuramente promettente (anche perché le deroghe non durano in eterno).

«Il Progetto VitisBio – ha commentato Cristina Micheloni di Aiab Friuli Venezia Giulia – dimostra che anche nel vivaismo viticolo il bio può assumere il ruolo di “corridore in fuga”, testando e applicando nuove tecniche sostenibili che poi vengono rincorse e adottate anche nel comparto convenzionale».+

Deroghe troppo permissive

La vite bio continua infatti ad essere in forte crescita «nonostante il clima, il mercato e le difficoltà fitosanitarie». Nel 2022 ha superato 135mila ettari, pari al 20% della Sau vitata nazionale.

«La possibilità di superare alcuni limiti normativi che oggi frenano il vivaismo bio viticolo, chiudendo il ciclo che va dalla barbatella alla bottiglia, può consentire di raggiungere di slancio gli obiettivi di sostenibilità della Farm to Fork».

MATRIMONIO D’INTERESSE TRA BF E ECOR/NATURASÌ

MATRIMONIO D’INTERESSE TRA BF E ECOR/NATURASÌ

Bonifiche Ferraresi entra nel capitale del Gruppo distributivo. Naturasì commercializzerà i prodotti bio della società con sede a Iolanda di Savoia

Bonifiche Ferraresi ha sottoscritto un accordo finanziario con il gruppo Ecor/NaturaSì.

L’Amministratore Delegato di BF Spa Federico Vecchioni e il Presidente di EcorNaturaSì Fabio Brescacin puntano così a sviluppare sinergie commerciali, in una logica di integrazione dell’intera filiera produttiva e distributiva.

Dal seme alla tavola dei consumatori

Alla base di questo ci sarà un collegamento organizzativo delle fasi produttive lungo tutto il processo dalla produzione del seme alla coltivazione fino alla trasformazione e alla commercializzazione del prodotto alimentare biologico offerto al consumatore finale.

L’accordo prevede:

  • la stipula tra BF e Naturasì di un accordo commerciale per l’acquisto e la distribuzione, da parte di Naturasì, dei prodotti biologici prodotti e/o commercializzati dal Gruppo BF;
  • la sottoscrizione di un aumento di capitale a pagamento scindibile di Naturasì destinato a BF, o ad una società dalla stessa controllata, per un importo complessivo di 25 milioni, per effetto del quale il Gruppo BF acquisirà una partecipazione rappresentativa del 11,27% del capitale sociale di Naturasì.
L’IRLANDA RAFFORZA I SOSTEGNI PER IL BIO

L’IRLANDA RAFFORZA I SOSTEGNI PER IL BIO

256 milioni in più nel Piano strategico nazionale di Dublino per la Pac per raggiungere l’obiettivo del 10% di Sau

L’Irlanda rilancia il programma nazionale per fare crescere l’Agricoltura Biologica. Il Piano Strategico della Pac messo a punto da Dublino è stato infatti rafforzato con 256 milioni di euro in favore del bio.

Duemila euro per le conversioni

All’interno delle misure agroambientali previste è stato infatti introdotto un pagamento annuale di 2.000 euro nel primo anno di conversione e di 1.400 euro/anno successivamente per sostenere gli agricoltori biologici.

Gli allevatori potranno inoltre beneficiare di pagamenti annuali fino a 300 euro per ettaro durante il periodo di conversione e fino a 250 euro per ettaro quando hanno raggiunto lo status biologico. Il dipartimento nazionale all’agricoltura calcola che, per un’azienda zootecnica media di 40 ettari, il pagamento totale nell’arco dei cinque anni del programma di agricoltura biologica diventi così superiore del 54% rispetto alla precedente Pac.

L’obiettivo del 10% di Sau

Pippa Hackett, ministro dell’Agricoltura, dell’Alimentazione e della Marina, ha affermato che il livello di interesse per l’agricoltura biologica in Irlanda è senza precedenti.

«Solo nell’ultimo anno il numero delle aziende agricole biologiche è raddoppiato e sono stati fatti investimenti significativi nello sviluppo del mercato»..

L’Irlanda è uno dei Paesi dove il bio è meno presente, ma il Governo è determinato a raggiungere l’obiettivo del Piano d’azione per il clima con il 10% di terreno coltivato senza chimica entro il 2030 (l’Italia è già oggi al doppio).

L’ALIMENTAZIONE BIO AIUTA A SEGUIRE LA STAGIONALITÀ

L’ALIMENTAZIONE BIO AIUTA A SEGUIRE LA STAGIONALITÀ

Secondo un sondaggio di Aiab sono i prodotti biologici ad aiutare i consumatori a scegliere prodotti stagionali. L’associazione chiede l’attivazione di un’app per orientare la sostenibilità degli acquisti e  promuovere il consumo di bio nelle case e nelle mense

«Il consumo di prodotti biologici aiuta i consumatori a scegliere prodotti stagionali». Lo fa sapere Aiab, Associazione Italiana di Agricoltura Biologica, sulla base di un sondaggio sulla percezione degli italiani in merito all’alimentazione stagionale.

Risparmio e salute

«Seguire le stagioni a tavola non solo fa bene al portafoglio – avverte Aiab – ma contribuisce a seguire una corretta alimentazione».

«Per questo come associazione siamo impegnati a promuovere il consumo bio non solo a casa, ma anche nelle scuole e nelle mense pubbliche e private».

«I cicli in agricoltura che da secoli regolano anche le nostre vite – prosegue l’Associazione – non devono essere stravolti a causa di quelle che chiamiamo le mode alimentari, ma anzi devono essere tutelati e incentivati con l’obiettivo di educare i consumatori di ogni età a privilegiare i prodotti di stagione».

Un’app per orientare gli acquisti

«Le associazioni dei consumatori – aggiunge – chiedono l’attivazione di un’app per identificare i prodotti stagionali, ma noi consigliamo che siano anche biologici e così facilmente identificabili dall’etichetta bio». L’associazione ricorda infine che in questo periodo dall’agricoltura bio per l’ortofrutta ci sono mele, pere, kiwi, cachi, melograni, agrumi, cavoli, radicchio, spinaci, carote, sedano, sedano rapa e bietole.