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«INDIETRO NON SI TORNA», L’OTTIMISMO DI EDUARDO CUOCO PER IL FUTURO DEL BIO

«INDIETRO NON SI TORNA», L’OTTIMISMO DI EDUARDO CUOCO PER IL FUTURO DEL BIO

«Green deal, il percorso può cambiare, ma l’obiettivo della transizione ecologica è fissato». Il settimanale Terra e Vita intervista Eduardo Cuoco di IFOAM ORGANICS EU dopo il Congresso di Cordova

«La transizione ecologica non è discussione l’orizzonte della neutralità climatica al 2050 è immutato e di sicuro non cambiano le ambizioni sul biologico». Sul numero 32 di Terra e Vita è stata pubblicata un’intervista a Eduardo Cuoco, direttore di Ifoam Organics Europe, reduce dal XVII Congresso Europeo sulla Produzione Biologica (Eoc23) di Cordova (ne abbiamo parlato qui).

Riflessione in corso sulle ambizioni verdi

«È vero – ammette Cuoco – : in questo momento traspare la volontà da parte di alcune forze politiche europee di riflettere meglio sulle ambizioni verdi, soprattutto sul fronte agricolo. La Presidente ha lanciato il dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura anche per rispondere alla critica che viene mossa più frequentemente, ovvero che il Green deal sia un piano calato dall’alto».

«Può quindi essere aggiornato il percorso, ma non la meta, che rimane quella della transizione ecologica della produzione agricola Ue». «Non è poi ancora chiaro come si svolgerà questo dialogo e nemmeno se si concluderà entro le elezioni Ue. Per IFOAM è però lampante che, se si vuole parlare del futuro dell’agricoltura, occorre coinvolgere la supply chain nella sua interezza, compresa distribuzione, logistica e ristorazione. E ovviamente la società civile».

In guardia contro le facili promesse dei nuovi Ogm

Nell’intervista Cuoco mette in guardia i lettori del settimanale sulle illusioni delle allettanti promesse delle Ngt, i nuovi Ogm che vengono proposti agli agricoltori come la soluzione di tutte le difficoltà climatiche, fitopatologiche ed economiche, affida al nuovo regolamento contro l’abuso dei claim eco & bio le speranze per un maggiore impegno nel contrasto al greenwashing.

Lo strumento degli appalti pubblici sostenibili

Ribatte poi con vigore a quanti speculano su una presunta crisi di mercato del bio, che nei fatti non c’è, e spinge a misurare l’efficacia dell’azione politica in favore del bio in base alla propensione ad attivare i  Sustainable public procurement, gli appalti pubblici sostenibili, per incentivare ad esempio un maggiore ricorso agli alimenti biologici in tutte le mense pubbliche.

WORLD PASTA DAY: SE È BIO È MEGLIO

WORLD PASTA DAY: SE È BIO È MEGLIO

La pasta è l’alimento base della dieta mediterranea e costituisce l’11,4% della domanda del bio in Italia. Romano (Aiab): «Incrementarne il consumo per favorire la salute e l’ambiente»

Ogni giorno, qualcosa di importante da celebrare. Il 25 ottobre è stato il turno della pasta, piatto base della dieta mediterranea, e Aiab è intervenuta in particolare in favore di quella bio.

«Nel giorno in cui tutto il mondo celebra la pasta, alimento fondamentale della nostra dieta e della nostra cultura, vogliamo sottolineare ancora di più la qualità e l’importanza di quella bio, realizzata cioè con materie prime di coltivazione biologica».

La sostenibilità vien mangiando

«Sono sempre di più le persone che scelgono questo tipo di pasta, che non soltanto mantiene intatti i valori nutritivi e il gusto, ma è anche contraddistinta da un’alta digeribilità e dal suo essere ecosostenibile». Lo ha dichiarato Giuseppe Romano, presidente di Aiab, in occasione del World Pasta Day.

Le cifre

Secondo il rapporto “Bio in cifre 2023”, oltre 360 mila ettari di superficie agricola nel 2022 è stata destinata alla coltivazione di cereali bio (+5,1% rispetto al 2021); di questi, 164.502 ettari sono destinati coltivati a grano duro, 64.027 a grano tenero e farro, mentre il resto ad altri cereali (segale, orzo, avena, ecc…).

La pasta e gli altri derivati dei cereali, inoltre, valgono l’11,4% dei consumi totali del bio in Italia.

«Scegliere un prodotto bio e in particolare la pasta – ha affermato Romano – significa avere un occhio di riguardo non soltanto per la propria salute e il proprio benessere, ma per quello dello stesso pianeta in cui viviamo». «Le coltivazioni bio, infatti, sono sottoposte a una certificazione che prevede alcuni importanti obiettivi come contribuire a tutelare l’ambiente e il clima, conservare a lungo termine la fertilità dei suoli, contribuire a un alto livello di biodiversità ed anche promuovere le filiere corte e la produzione locale».

TOSCANA PRIMATISTA DEL BIO

TOSCANA PRIMATISTA DEL BIO

Terza Regione per superficie, ma prima per l’incidenza del numero delle aziende bio, pari al 14% del totale. La ricerca Ismea presentata in occasione di Buyfood Toscana ne celebra la vocazione biologica

Il valore della produzione agricola in Toscana ha raggiunto nel 2022 i 3,6 miliardi di euro (+17%). Lo afferma una ricerca di Ismea presentata il 27 ottobre a Firenze in occasione di Buyfood Toscana.

Secondo la ricerca crescono anche le attività secondarie di oltre il 25%, oltre la media nazionale. Il vino è il comparto decisamente più rilevante in termini di valore, seguito da frumento duro, carni avicole, latte ovicaprino, carni suine e olio.

229mila ettari certificati bio

Con 229mila ettari di superficie agricola bio coltivata, la Toscana si colloca al terzo posto tra le regioni più virtuose e sul primo gradino del podio per incidenza sulla superficie agricola totale regionale. Le aziende agricole bio toscane rappresentano il 14% di quelle totali regionali, un dato che conferisce alla Toscana la leadership nazionale in questo ambito.

La Toscana delle Dop e Igp alimentari ha un valore, nel 2021, pari a 1.361 milioni di euro (+18,6% su base annua) grazie al lavoro di 17.777 operatori e rappresenta il 30% del valore agroalimentare regionale. A fronte di un export italiano del settore agroalimentare pari a circa 3 miliardi di euro, le esportazioni di food delle Ig toscane hanno raggiunto quota 91 milioni nel 2021 con una crescita del +34% su base annua e oltre il 70% dal 2017.

I biodistretti salgono a sei

Tra le novità del 2023, l’ufficializzazione di tre nuovi distretti bio (Montalbano, Chianti e Maremma), che sommati ai tre preesistenti (distretti di Fiesole, Val di Cecina e Calenzano) portano il numero complessivo a cinque, confermando la propensione toscana per le produzioni biologiche.

FARM TO FORK, UNA TRANSIZIONE ECOLOGICA CHE RISCHIA DI RIMANERE INCOMPIUTA

FARM TO FORK, UNA TRANSIZIONE ECOLOGICA CHE RISCHIA DI RIMANERE INCOMPIUTA

Bruxelles mette in stand-by le proposte normative sui sistemi alimentari sostenibili e su buona parte del pacchetto sul benessere animale (a parte il trasporto). Pesano le incertezze legate al clima elettorale e le crescenti resistenze contro le politiche verdi dell’Ue. Obiettivo del 25% bio a rischio?

Green deal in stand-by. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del prossimo giugno rischiano infatti di scombussolarne la tabella di marcia. Ritardi che possono condizionare l’attuazione della strategia Farm to fork e con essa l’obiettivo di raggiungere il 25% della superficie agraria biologica europea entro il 2030.

Un’agenda 2024 monca

Secondo una recente indagine pubblicata sul sito Euractiv la Commissione ha messo infatti “in ghiaccio” i dossier agroalimentari sostenibili per lasciarli in eredità alla prossima legislatura Ue.

Tra i progetti legislativi che rimarrebbero in sospeso vi sono quelli sui sistemi alimentari sostenibili (Sustainable food systems- Fsfs), un elemento chiave della strategia Farm to Fork (F2F) e un pilastro centrale del Green Deal, che dovrebbe mirare a mettere i diversi piani strategici nazionali della Pac in sintonia con l’obiettivo della sostenibilità.

La chiusura del dossier Fsfs, originariamente prevista per il terzo trimestre di quest’anno, tra le elezioni europee imminenti e la crescente resistenza contro le politiche verdi dell’UE, difficilmente avverrà prima della fine del mandato di questa Commissione nell’ottobre 2024.

Dossier in overbooking

In overbooking sta finendo anche la revisione della legislazione sul benessere degli animali. Con l’unica eccezione che potrebbe riguardare il capitolo della protezione degli animali durante il trasporto – una delle quattro proposte destinate a costituire il pacchetto sul benessere degli animali – che dovrebbe approdare in porto entro la fine del 2023.

Solo due certezze

In definitiva, secondo Euractiv, gli unici dossier sicuri secondo i piani della Commissione per il 2024 riguardano le New genomit techniques (Ngt), ovvero le nuove procedure di autorizzazione per le varietà vegetali ottenute mediante le nuove tecniche genomiche e la regolamentazione sull’uso sostenibile dei pesticidi, il veicolo attraverso il quale l’UE spera di dimezzare l’uso e il rischio di pesticidi entro il 2030. Ma per quest’ultimo capitolo il compromesso del trilogo tra Commissione, Parlamento Ue e Consiglio sta delineando un quadro molto meno severo.

Una mobilitazione per evitare il taglio

Per salvare le proposte legislative tagliare, in particolare quella sui sistemi alimentari sostenibili, si è mobilitata una coalizione di cui fa parte l’Ufficio europeo dell’ambiente (EEB) e il Compassion in World Farming EU che, in una lettera indirizzata alla presidente Ursula von der Leyen hanno scritto: «Non pubblicare questi dossier significherà non riuscire a raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di clima, ambiente e salute».

TAGLIO AGLI AGROFARMACI, LE RESISTENZE DEGLI STATI MEMBRI

TAGLIO AGLI AGROFARMACI, LE RESISTENZE DEGLI STATI MEMBRI

Il regolamento sugli usi sostenibili degli agrofarmaci è messo in discussione sia dall’EuroParlamento che dal Consiglio Ue. Si allontana l’obiettivo di ridurre del 50% la chimica in agricoltura entro il 2030?

Si chiama regolamento sugli usi sostenibili (Sur) ed è la normativa con la quale la Commissione avrebbe voluto realizzare l’obiettivo Farm to Fork di dimezzare la difesa chimica delle piante entro il 2030.

La bocciatura della proposta originaria

La proposta originaria presentata dall’ex vice presidente della Commissione Frans Timmermans in primavera era stata bocciata dall’EuroParlamento e dal Consiglio Ue. Il confronto tra i tre massimi organi legislativi dell’Unione è ancora in corso, ma dopo il ritorno di Timmermans in Olanda quello che si prospetta è un deciso ammorbidimento del regolamento. La Commissione Agricoltura del Parlamento Ue ha infatti approvato, a inizio ottobre, la posizione che punta a prorogare di cinque anni (dal 2030 al 2035) il termine per raggiungere l’obiettivo di riduzione che non sarebbe più del 50% ma del 35%.

Undici Paesi contro

Ancora più permissiva rischia di diventare la posizione del Consiglio Ue. Una coalizione di 11 paesi dell’Ue ha proposto infatti di eliminare gli obiettivi nazionali nella proposta dell’Ue. La bozza di regolamento messa a punto da Timmermans prevedeva infatti obiettivi differenziati in base alla percentuale di utilizzo degli agrofarmaci dei diversi Stati in modo da far tornare il conto complessivo. Per il l’Italia questo conteggio avrebbe previsto una riduzione ancora più severa, pari al 62%.  L’annullamento di questi target personalizzati allontanerebbe la realizzazione dell’obiettivo di riduzione indicato dalla strategia Farm to Fork. ,

La proposta è stata avanzata da Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia ed è stata presentata lunedì 16 ottobre in una riunione dello specifico gruppo di lavoro.

Cittadini Ue preoccupati

Una posizione che non tiene conto delle preoccupazioni dei cittadini Ue. Da un recente sondaggio IPSOS che ha esaminato le opinioni dei cittadini di 6 paesi dell’Ue è infatti emerso che ben l’81,8% degli intervistati è preoccupato per l’impatto ambientale dell’uso dei pesticidi, mentre il 75,9% è preoccupato per l’impatto dei pesticidi sulla propria salute e su quella della propria famiglia.

AGROECOLOGIA A STELLE E STRISCE

AGROECOLOGIA A STELLE E STRISCE

Un milione di euro per il progetto di ricerca della Penn State University che mira ad individuare le corrette rotazioni del mais in grado di ridurre le malerbe senza eccedere nelle lavorazioni meccaniche e rispettando così la salute del suolo

Produrre cibo nel rispetto dell’ecosistema, del territorio e del contesto sociale delle comunità rurali. Una filosofia zen che sembra lontana dal pragmatismo economico degli Stati Uniti. Invece l’agricoltura biologica è in crescita negli States e sdogana i precetti dell’agroecologia anche nel corn belt. Fino a spingere il potente Usda, il dipartimento federale dell’agricoltura, a guardare al futuro stanziando cospicui fondi per le ricerche sulla salute e la fertilità organica del suolo attraverso l’ Organic Transitions Program (Org). Un milione di dollari è ad esempio destinato alla Penn State University (Università statale della Pennsylvania) per trovare il giusto equilibrio tra la salvaguardia del suolo e l’eliminazione meccanica delle erbe infestanti nell’agricoltura biologica.

Meno lavorazioni, please

«La lavorazione del terreno – spiega Jason Kaye, professore di biochimica del suolo alla Penn State e coordinatore del progetto- è uno strumento comune per il controllo delle erbe infestanti, soprattutto nei sistemi biologici, ma disturba anche il suolo, degradandone la fertilità a lungo termine». «Il nostro obiettivo è informare gli agricoltori sul rischio di selezione di specie perenni e sulle rotazioni che sopprimono tali infestanti, migliorando la salute del suolo».

Sovesci e erbai perenni

La ricerca prevede il confronto di miscele di specie da sovescio per valutarne l’influenza sulla crescita delle erbe infestanti, valutando al contempo la salute fisica e biologica del suolo. Un altro aspetto in valutazione riguarda la redditività della rotazione del mais con erbai perenni e cover crop rispetto a due anni di colture annuali da reddito come soia e grano.