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CONTROLLI DI LABORATORIO PER TUTELARE L’IMPORT BIO

CONTROLLI DI LABORATORIO PER TUTELARE L’IMPORT BIO

Il sottosegretario Luigi D’Eramo firma il decreto ministeriale sui controlli di laboratorio sui prodotti biologici importati

Il sottosegretario all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Luigi D’Eramo, ha firmato il Decreto ministeriale che riguarda le analisi di laboratorio. L’ambito è quello dei controlli ufficiali volti a verificare il rispetto delle condizioni e delle misure per l’importazione nell’Unione europea di prodotti biologici e prodotti in conversione, in conformità al regolamento (Ue) 2018/848.

Le finalità

Tra le finalità dei controlli, effettuati dagli appositi organismi delegati e dall’Agenzia delle dogane e monopoli, vi sono:

  • ricercare la presenza di una o più sostanze non ammesse;
  • verificare l’integrità delle caratteristiche biologiche del prodotto durante ogni fase della produzione, preparazione, magazzinaggio e distribuzione;
  • l’applicazione e l’efficacia delle misure precauzionali volte a evitare la contaminazione del prodotto bio.

«Si tratta  – afferma il sottosegretario con delega al settore –di un ulteriore provvedimento in favore del biologico che, anche attraverso tali controlli,  potrà garantire che nel nostro paese non siano ammessi prodotti non conformi alle norme comunitarie nel rispetto di operatori e consumatori».

IL PANE È TRA ALIMENTI PIÙ SPRECATI IN ITALIA

IL PANE È TRA ALIMENTI PIÙ SPRECATI IN ITALIA

Un chilo di pane buttato via a testa ogni anno. È il bilancio del nostro spreco calcolato dalla piattaforma Too Food To Go in occasione della giornata mondiale del pane. I suggerimenti per migliorarne la conservazione

Con oltre 700 mila tonnellate prodotte il pane è tra gli alimenti più sprecati in Italia. Lo ha reso noto noto Too Good To Go, azienda a impatto sociale e marketplace per le eccedenze alimentari in occasione della Giornata Mondiale del Pane del 16 ottobre e sulla base dell’ultimo report rilasciato da Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability che lo colloca al secondo posto degli alimenti più sprecati.

Un chilo buttato a testa

Si stima che mediamente un italiano spreca un 1 chilo di pane all’anno. Tra le cause: la conservazione sbagliata di questo alimento che, sebbene frequentemente consumato nelle cucine italiane, può finire per seccarsi in breve tempo.

Sulla base di dati dell’Associazione nazionale panificatori in Italia ci sono 250 tipologie di pane diverse e sul territorio italiano sono presenti circa 24.000 panifici, per una produzione annua di oltre 700 mila tonnellate.

Migliorare la conservazione

Panifici e negozi di vendita di pane e panificati rappresentano circa il 10% dei partner attivi sulla piattaforma di Too Good To Go. Il marketplace offre anche delle ricette antispreco e dei consigli per conservare al meglio il pane (sia fresco, in cassetta o fatto in casa), tra questi, ad esempio, quello di utilizzare dei sacchetti di carta o di lino, che essendo materiali traspiranti, fanno circolare l’aria, evitando che il pane si secchi prima del tempo. Tra gli altri suggerimenti quello di congelarlo o di avvolgere le pagnotte con fogli in cera d’api, per mantenere il pane morbido per diversi giorni.

NUOVI OGM, METTERE IL BIO AL RIPARO DALLE CONTAMINAZIONI

NUOVI OGM, METTERE IL BIO AL RIPARO DALLE CONTAMINAZIONI

Bruxelles sta per dare il via libera alle Ngt, prevedendo procedure semplificate per l’autorizzazione di varietà ottenute da cisgenesi e genome editing. Aurora Abad (OPTA Europe): «La Commissione risolva il problema della coesistenza prevedendo adeguati sistemi di tracciabilità ed efficaci strumenti normativi per tutelare i produttori e i consumatori bio dalle possibili contaminazioni»

Trappole di fine stagione per il biologico europeo. A Bruxelles la Commissione europea è impegnata in due impopolari partite che potrebbero definitivamente svelare il voltafaccia delle istituzioni europee rispetto alle aspirazioni di transizione ecologica tracciate dal Green deal. La prima è legata al rinnovo dell’autorizzazione del glifosate, per il quale la Commissaria alla Salute Stella Kyriakides si è già espressa per un via libera senza remore per il discusso erbicida non selettivo nonostante alcuni Paesi europei come Germania e Austria abbiano già manifestato esplicitamente la loro contrarietà.

La posizione della Commissione

La seconda è legata allo sdoganamento delle “new genomic technique”, i “nuovi Ogm” come li ha bollati Ifoam Organics Eu nel recente congresso di Cordova. La bozza del regolamento che dovrebbe prevedere procedure agevolate per l’autorizzazione di nuove varietà ottenute da cisgenesi e genome editing è sottoposto da luglio alla valutazione degli stakeholder e dovrebbe essere pubblicato entro la fine dell’anno. Ifoam ha già manifestato la propria preoccupazione riguardo alla necessità di tutelare, in caso di via libera, i prodotti bio dalle possibili contaminazioni e Aurora Abad, segretaria generale di OPTA Europe, l’associazione con sede a Bruxelles che rappresenta gli interessi delle aziende europee di trasformazione e commercio del biologico, ha sottolineato, in un recente intervento su Bioeco actual, la necessitò di tutelare con maggiore attenzione la coesistenza tra agricoltura biologica, in decisa ascesa in Europa, e agricoltura convenzionale.

Bio libero da Ogm

«OPTA Europe – scrive  – ha accolto con scetticismo la proposta della Commissione Europea sulle Nuove Tecniche Genomiche (NGT)». «I consumatori biologici – e molto probabilmente anche molti convenzionali – si aspettano che i prodotti alimentari siano realizzati senza ingegneria genetica e richiederanno tale garanzia ai marchi alimentari che scelgono». «Anche se la proposta della Commissione vieta esplicitamente gli NGT nella produzione biologica e include un articolo che richiede agli Stati membri di “adottare misure adeguate per evitare la loro presenza involontaria”, non è chiaro cosa ciò implichi e chi si assumerà il costo e l’onere di tali misure».

L’onere della prova

L’esperienza poco edificante di ciò che capita in caso di contaminazioni accidentali di pesticidi nei prodotti bio spinge Abad a chiedere un deciso cambio di marcia.

Oggi infatti, nonostante l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) riconosca che i casi di contaminazioni riscontrate nei prodotti bio derivino da residui di agrofarmaci presenti nell’ambiente, spetta agli operatori biologici il compito di mettere in atto misure per prevenire tali contaminazioni, non a chi le produce. In più il produttore bio ha anche l’onere della prova quando tracce di tali sostanze vengono rinvenute nei suoi prodotti. E ciò si traduce in molteplici analisi di laboratorio e lunghe indagini, durante le quali la certificazione bio di tali prodotti viene sospesa.

Coesistenza armoniosa

«Traendo spunto da questa situazione OPTA Europe chiede di affrontare adeguatamente la questione della coesistenza nel regolamento sugli NGT includendo requisiti giuridicamente vincolanti di tracciabilità ed etichettatura per tutti gli NGT lungo la catena di fornitura fino al consumatore finale, nonché una salvaguardia legale per evitare questa nuova contaminazione e quella da pesticidi». «Occorre prevedere controlli regolari lungo la filiera e un risarcimento agli operatori biologici in caso di presenza involontaria».

La segretaria generale di Opta conclude affermando che «una coesistenza armoniosa tra sistemi di produzione deve basarsi sul principio fondamentale che ciascuno è libero di scegliere e anche responsabile delle conseguenze delle sue scelte».

MALTEMPO, CRESCONO LE SUPERFICI BIO ASSICURATE

MALTEMPO, CRESCONO LE SUPERFICI BIO ASSICURATE

L’impatto del climate change fa paura: il Report 2023 di Ismea sulla Gestione del Rischio rileva l’aumento delle superfici bio assicurate che nel corso del  2022 hanno superato quota 100mila (+16%)

Cresce nell’agricoltura biologica la diffusione delle polizze agevolate contro i rischi meteorologici. Nel 2022 la dimensione del mercato ha sfiorato, in termini di valori assicurati, 618 milioni di euro, con un incremento di oltre l’11% rispetto al 2021. Una decisa ripartenza dopo la battuta d’arresto registrata nel 2021, legata anche all’emergenza Covid, seguita però a diversi anni di considerevole dinamismo.

La fotografia di Ismea

A fornire una fotografia aggiornata sul mercato assicurativo agevolato è il Rapporto Ismea sulla Gestione del Rischio nell’agricoltura biologica 2023, giunto quest’anno alla sua quarta edizione. Il numero delle aziende assicurate – rivela lo studio – ha superato le 5.200 unità (+6% sul 2021), ma a crescere nel bio sono state soprattutto le superfici, balzate oltre la soglia dei 100 mila ettari, con un 16% di aumento su base annua.

I premi assicurativi

Oltre ai valori sono cresciuti anche i premi assicurativi, peraltro a un ritmo più accelerato per l’aumento delle tariffe (il tasso applicato dalle compagnie sui valori assicurati) che ha superato la soglia del 10%. Nel bio la crescita sul 2021 è stata del 14,4% (il doppio rispetto al più 7% dell’anno precedente), con il costo complessivo delle polizze (sul quale gli agricoltori ricevono un contributo pubblico fino a un massimo del 70%) ammontato a 63,1 milioni di euro. La dimensione media delle aziende biologiche ha raggiunto l’anno scorso i 19,2 ettari, con un aumento di 1,6 ettari rispetto al 2021.

Ma la quota non supera l’8%

Oggi le aziende assicurate rappresentano il 7,7% dell’universo delle imprese bio (nel 2016 erano appena il 3,5%), mentre le superfici totalizzano un più modesto 4% di Sau biologica (superficie agricola utilizzata) contro il 2,2% del 2016. Dallo studio Ismea emerge uno squilibrio a livello territoriale, seppure meno evidente rispetto al mercato assicurativo nel suo complesso (comprensivo delle aziende di coltivazione con metodi convenzionali). Dai più recenti dati si evince che in tutta l’area del Nord si concentra il 68% dei valori, contro il 17% delle regioni centrali (dove si è avuta una forte crescita nel 2022) e il 15% del Mezzogiorno.

IL RATING DELLE AZIENDE BIO È UN’INUTILE GOGNA

IL RATING DELLE AZIENDE BIO È UN’INUTILE GOGNA

Dura presa di posizione di Aiab rispetto alla pubblicazione della “classifica di merito”  delle aziende bio previsto dalla bozza del Decreto Controlli

Sta proseguendo l’iter istituzionale relativo al Decreto Controlli del Bio (ne avevamo parlato qui). Una bozza su cui AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) ha espresso più volte le proprie perplessità, evidenziando alcune criticità. «A queste ora si è aggiunto un’ulteriore problematica, con la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati che ha espresso un parere favorevole a un testo nel quale viene data la possibilità alle autorità competenti di pubblicare o rendere altrimenti disponibili al pubblico le informazioni circa il rating dei singoli operatori in base ai risultati di uno o più controlli ufficiali».

L’attuale sistema dei controlli funziona

Lo dichiara Giuseppe Romano, presidente della storica associazione del bio.  «Come abbiamo spesso ripetuto – aggiunge – il sistema dei controlli, allo stato attuale, è ciò che garantisce l’assoluta qualità e sicurezza dei prodotti bio, e siamo assolutamente favorevoli al suo potenziamento e incremento». «Riteniamo che non sia appropriato rendere pubblico il rating degli operatori in quanto ciò potrebbe ulteriormente danneggiare la reputazione delle aziende».

Esiste infatti secondo Romano il pericolo che un prodotto certificato e sottoposto a controlli, a fronte di piccole non conformità riscontrate, possa apparire meno competitivo rispetto a un prodotto convenzionale che non ha quelle stesse certificazioni e controlli.

Non servono “classifiche di merito”

«Le aziende bio già fanno un lavoro  egregio per fornire prodotti di alta qualità, certificati e garantiti, rientrando in tutti i parametri previsti dalla legge. Già oggi, infatti, chi agisce con dolo o tenta di frodare il sistema viene segnalato alle autorità competenti per le sanzioni del caso, e non è necessario, quindi, andare a creare ulteriori tensioni e problematiche con una “classifica di merito” che non aggiungerebbe nulla circa la sicurezza dei prodotti».

«Siamo disponibili – conclude Romano – al confronto per migliorare questi temi, affinché questo decreto possa effettivamente diventare un’occasione di sviluppo di tutto il settore biologico, e non, al contrario, un freno alla sua crescita».

ALLE MENSE BIO CINQUE MILIONI DI EURO

ALLE MENSE BIO CINQUE MILIONI DI EURO

È la quota attribuita dal riparto del fondo per le mense scolastiche biologiche per l’anno 2023., Pubblicato il 3 ottobre il decreto di riferimento

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 3 ottobre il decreto dell’8 agosto del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministero dell’istruzione e del merito, di riparto del fondo per le mense scolastiche biologiche per l’anno 2023.

La popolazione scolastica regione per regione

Il decreto ripartisce la quota di 5 milioni di euro relativa all’anno 2023 del fondo mense scolastiche biologiche sulla base del numero dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica presenti in ciascuna regione e provincia autonoma e sulla base della popolazione scolastica accertata dal Ministero dell’Istruzione e del merito, per l’anno scolastico 2022/2023.

Promozione e informazione

Il Fondo è destinato, nella percentuale dell’86%, a ridurre i costi a carico dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica e, nella percentuale del 14%, a realizzare iniziative di informazione e di promozione nelle scuole e di accompagnamento al servizio di refezione.