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IN ITALIA CALANO I CONSUMI DI ORTOFRUTTA BIO MA NON IL NUMERO DEI CONSUMATORI

IN ITALIA CALANO I CONSUMI DI ORTOFRUTTA BIO MA NON IL NUMERO DEI CONSUMATORI

L’analisi di CSO Italy in occasione dell’evento web organizzato da “Made in Nature”: il volume di 308mila tonnellate di ortofrutta bio acquistata nel 2022 è la più bassa degli ultimi 5 anni, ma la causa è da ricercare nella crisi inflattiva che sta gonfiando i prezzi di vendita. Il gap tra produzione e consumo è comunque evidente, con l’Italia che rischia di uscire dalla top ten del market share del bio

Italia è sul podio dei produttori bio europei ma solo al decimo posto tra i consumatori.

La quota di mercato del bio in Italia pesa infatti per il 3,5% sul totale dei consumi, lontana da quella della Danimarca, che supera il 10%, ma anche alla Germania (6,4%) e Francia (6,5%). Lo conferma lo studio di CSO Italy presentato in occasione del webinar “Frutta e Verdura biologica nella distribuzione organizzata: a che punto siamo” organizzato da “Made in Nature” e che si è svolto nei giorni scorsi a Copenaghen e in contemporanea anche in Italia, Francia e Germania.

Carrelli più leggeri

«In particolare l’ortofrutta biologica – conferma Elisa Macchi, Direttore di CSO Italy – non sta vivendo un momento felice nel nostro Paese». «Occorre però evidenziare che le famiglie, che per diversi anni si sono avvicinate al prodotto biologico consentendone un’importante crescita, non stanno diminuendo: quello che scende è il volume acquistato per famiglia acquirente a causa della pressione della crisi inflattiva». Se l’ortofrutta biologica non ride, figuriamoci quella convenzionale: per gli stessi motivi, nei primi sei mesi dell’anno i consumi sono scesi dell’8%, che in valore assoluto equivale ad una perdita di quantità commercializzate pari a 213 mila tonnellate.

L’interesse per il biologico dunque rimane, anche se i carrelli della spesa sono sempre più leggeri.

Secondo i dati di CSO Italy nel 2022 in Italia sono state acquistate 308 mila tonnellate di ortofrutta biologica, la quantità più bassa degli ultimi cinque anni, con un incremento di prezzo medio del +3%, salito a 2,22€/kg. Dal 2018 in avanti la quota di biologico all’interno del totale acquisti ortofrutta si è mantenuta tuttavia stabile, mediamente al 6% del totale.

Banane, patate, clementine, pere, nettarine e susine al top

Sono poche le categorie che sfuggono alla regola del calo degli acquisti: tra queste le banane che non solo segnano il +1% dei volumi salendo oltre le 40 mila tonnellate, ma conquistano anche il primo posto come frutto biologico più acquistato in Italia nel corso del 2022, seguite da clementine, pere, nettarine e susine. La crescita dei consumi di patate è il principale motivo della parziale tenuta degli acquisti di ortaggi nel corso del 2022 biologici e convenzionali. In particolare, la versione biologica ha fatto registrare un incremento di acquisto del +11% sul 2021, con volumi in crescita costante nell’ultimo quinquennio.

 

Due terzi venduti dalla Gdo

La grande distribuzione rappresenta il maggior driver di vendita di ortofrutta biologica: il 64% dei volumi è transitato da un punto vendita appartenente a iper, super, discount o superette, in valori assoluti per il 2022 si tratta di 198 mila tonnellate sulle 308 mila totali. I supermercati hanno assorbito il 42% delle vendite, mentre i discount col 12% sono gli unici canali in crescita rispetto allo scorso anno.

Il Nord Ovest della nostra Penisola si conferma l’area geografica più interessante col 33% dei volumi nazionali, anche se in diminuzione del 6% rispetto al 2021, così come il Nord Est, che fa registrare una flessione del 16% rispetto all’anno precedente, e il Sud e la Sicilia, che perdono il 19% delle vendite. Unica eccezione il Centro e la Sardegna, in cui si registra un aumento dell’8%.

L’evento è stato organizzato da Made in Nature, il programma di promozione e informazione dell’ortofrutta biologica nei 4 Paesi Europei, realizzato da CSO Italy e finanziato dall’Unione Europea.

L’AGRICOLTURA BIO MIGLIORA LA FERTILITÀ E LA BIODIVERSITÀ DEL SUOLO

L’AGRICOLTURA BIO MIGLIORA LA FERTILITÀ E LA BIODIVERSITÀ DEL SUOLO

L’agroecologia va incentivata perché è la chiave per fare fronte al climate change: l’auspicio di Maria Grazia Mammuccini presidente di FederBio in occasione della giornata mondiale del suolo

È sempre più urgente una svolta verso l’agroecologia per la tutela della salubrità dei terreni. «Non utilizzando sostanze chimiche di sintesi, ma basandosi su pratiche agroecologiche rispettose dell’ambiente, l’agricoltura biologica e biodinamica contribuiscono, infatti, a migliorare la struttura e la fertilità del suolo e a mitigare i cambiamenti climatici». Lo fa sapere Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, lo scorso 4 dicembre in occasione della Giornata mondiale del suolo .

Una bocciatura autolesionistica

«Bocciare – aggiunge- il regolamento per la riduzione dei fitosanitari chimici nei campi e quindi la strategia Farm to Fork che ne prevedeva il dimezzamento entro il 2030 – è stata una decisione autolesionistica, che comporterà conseguenze molto gravi». L’uso prolungato di pesticidi fatto in questi anni dall’agricoltura intensiva è, infatti, tra le principali cause che hanno portato al degrado di molti terreni sempre più vicini allo stato di desertificazione.

Degenerazioni preoccupanti anche perché, come attesta la Fao, il 95% del cibo proviene dai campi. Il suolo è una risorsa naturale preziosa, dove si concentra il 90% della biodiversità del pianeta in termini di organismi viventi, ecco perché è fondamentale tutelarne la fertilità.

Una garanzia anti-erosione

FederBio sottolinea, inoltre, come la maggior quantità di materia organica presente nei campi biologici li renda in grado di trattenere grandi quantità di acqua, prevenire l’erosione e accrescere il sequestro di carbonio favorendo una maggiore presenza di animali e microrganismi benefici come batteri, funghi, insetti e lombrichi.

 

 

ADDIO ALL’USO SOSTENIBILE DEI PESTICIDI

ADDIO ALL’USO SOSTENIBILE DEI PESTICIDI

L’EuroParlamento in sessione plenaria boccia senza appello la proposta di regolamento sugli usi sostenibili degli agrofarmaci, uno dei principali strumenti per l’obiettivo Green deal del loro dimezzamento entro il 2030. Mammuccini: «Si rischia di tornare all’anno zero delle politiche di sostenibilità agricola»

Green deal, un orizzonte che rischia di allontanarsi sempre di più. Il 22 novembre scorso il Parlamento europeo, convocato in Assemblea plenaria a Strasburgo, ha infatti respinto la proposta di riforma della regolamentazione Ue sugli usi sostenibili dei pesticidi (Sustainable Use of Plant Protection Products Regulation, SUR), principale strumento per arrivare a un loro dimezzamento entro il 2030. La proposta di regolamento voluta da Frans Timmermans, ex vicepresidente della Commissione europea, è stata respinta con 299 voti a favore 207 contrari e 121 astenuti.

Un clima da restaurazione di fine legislatura

Si tratta di un clamoroso stop per uno dei testi legislativi più ambiziosi della Strategia Farm to Fork: lo stop è infatti definitivo, non rimanda alle Commissioni competenti per l’elaborazione di un nuovo testo di compromesso. Obbliga invece la Commissione Ue a decidere se rilanciare la proposta con un testo alternativo e tempi di approvazione che si allungherebbero enormemente (un’ipotesi davvero poco plausibile, dopo il ritorno di Timmermans in Olanda per un confronto elettorale che ha visto il suo partito arrivare secondo dietro all’estrema destra di Geert Wilders) o se gettare la spugna.

In teoria, il Consiglio Ue potrebbe decidere di andare avanti comunque, «ma l’approssimarsi delle elezioni europee della prossima primavera – commenta Pascal Canfin, presidente della Commissione Ambiente –  rende impossibile l’approvazione di alcun regolamento in questo mandato».

«Difendere gli agricoltori non significa difendere i pesticidi»

A Strasburgo ha infatti prevalso l’idea che il regolamento Sur fosse una mannaia per la produttività agricola del vecchio continente (che è ancora oggi il primo esportatore agroalimentare al mondo). «Un’idea sbagliata – assicura Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – difendere gli agricoltori non significa difendere i pesticidi». «Il voto contro il regolamento finalizzato alla riduzione progressiva dei pesticidi di sintesi chimica nei nostri campi e altre decisioni di fine legislatura come il mancato stop alla proroga del discusso erbicida glifosate costituiscono un colpo di spugna che rischia di riportarci all’anno zero delle politiche di sostenibilità agricola».

SEMINE BIO, SOSPESO IL VINCOLO DELLA “MANIFESTAZIONE D’INTERESSE”

SEMINE BIO, SOSPESO IL VINCOLO DELLA “MANIFESTAZIONE D’INTERESSE”

Il criterio del tempo utile risulta inapplicabile. Una circolare ministeriale disattiva il controllo bloccante per la richiesta di deroga per le varietà delle specie inserite nella “lista rossa” ovvero frumento, orzo, farro o erba medica

Era uno dei tanti cavilli burocratici architettati per complicare la vita ai produttori bio. L’adempimento della manifestazione d’interesse entro giugno/luglio riguardo alle varietà in lista rossa da impiegare nella successiva campagna di semina è stato sospeso.

La nuova circolare

La circolare applicativa N. 613313 emanata dal Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare lo scorso 6 novembre blocca infatti l’adempimento pensato per evitare il ricorso sistematico alle per l’impiego di semente non bio per specie come frumento, orzo, farro o erba medica.

Si legge nella circolare: «…a seguito delle istanze pervenute dal settore produttivo, constatata la loro fondatezza attraverso incontri di approfondimento e ritenuto opportuno perfezionare lo strumento della manifestazione di interesse tramite lo specifico servizio della Banca dati sementi biologiche, si è provveduto a disattivare, per la corrente campagna agraria, il controllo bloccante per la richiesta di deroga per le varietà delle specie inserite nella “lista rossa”».

Il commento di Aiab

«Come Aiab – commenta il presidente Giuseppe Romano – abbiamo sempre sostenuto l’inutilità del provvedimento, ancorché indicato nel Reg UE 848/2018, ma mal gestito a livello nazionale e diventato solo un ulteriore onere burocratico che grava sul sistema bio». «Ricordo – continua Romano – che quando fu emesso tale obbligo la sanzione prevista per le eventuali non conformità era addirittura la soppressione, poi corretta in diffida». Sempre troppo per una norma mal pensata e difficile da attuare. Ora, dopo una campagna segnata da difficoltà economiche e climatiche, il Masaf prende atto dell’errore e sospende l’adempimento almeno per un anno. Un preludio ad una possibile rivisitazione dell’intera gestione del sistema delle deroghe per le semine.

BIOLOGICO, UN TOCCASANA PER LA BIODIVERSITÀ

BIOLOGICO, UN TOCCASANA PER LA BIODIVERSITÀ

Un progetto congiunto tra WWF e Huawei ha stimato l’impatto dei diversi modelli di agricoltura sulla presenza di specie animali  attraverso monitoraggio acustico, cloud e intelligenza artificiale. È emerso che nelle coltivazioni bio è presente il 10% di animali in più rivelandosi una preziosa risorsa per il futuro del pianeta

Nelle aree coltivate con il metodo di agricoltura biologica è presente in media quasi il 10% di specie in più rispetto alle aree gestite in agricoltura convenzionale.

Guardiani della natura

Lo rivela uno studio presentato in occasione della seconda edizione del progetto congiunto di WWF Italia e Huawei “Guardiani della Natura” che si è tenuto a Roma il 21 novembre. In Europa infatti l’agricoltura è la prima causa di perdita di biodiversità , fattore determinante per la salvaguardia del pianeta e il benessere delle generazioni future.

Tecnologia al servizio della sostenibilità

Da qui nasce la brillante idea di WWF e Huawei di misurare la biodiversità nelle aree agricole attraverso dispositivi di monitoraggio bioacustico e di piattaforma cloud e IA (intelligenza artificiale).

All’interno e nei pressi di otto Oasi WWF di sette regioni italiane, dal Trentino Alto-Adige alla Sicilia, sono stati così installati 48 dispositivi “Edge Audiomoth” per il monitoraggio bioacustico, forniti dal partner tecnico Rainforest Connection (RFCx).

Il canto rassicurante degli uccelli

Nei 16 terreni agricoli, metà dei quali coltivati con metodo biologico e altrettanti coltivati con la stessa varietà di coltura ma con metodo convenzionale, i dispositivi hanno permesso di raccogliere oltre 500.000 registrazioni audio di 60 secondi ciascuna (oltre 8.000 ore totali), fornendo uno sguardo dettagliato sulla presenza e variazione della biodiversità nelle diverse aree agricole gestite con metodo biologico o convenzionale. La piattaforma Arbimon, basata su Cloud e IA, ha analizzato questa enorme mole di dati sonori e riconosciuto all’interno delle registrazioni 57 delle 63 specie di uccelli target rispetto alle quali era stato allenato l’algoritmo, ottenendo un campione di studio composto da 8.420 singole identificazioni validate di specie.

L’ESORDIO DELLA RETE NAZIONALE DEI BIODISTRETTI

L’ESORDIO DELLA RETE NAZIONALE DEI BIODISTRETTI

Insieme il bio cresce di più e meglio: si parte con sette sodalizi di sei regioni, dal Veneto alla Calabria. Il primo presidente è Andrea Campurra del Distretto Bio Sardegna

È nata la Rete nazionale dei Distretti biologici d’Italia con l’adesione di sette associazioni appartenenti a sei regioni (Sardegna, Calabria, Lombardia, Veneto, Marche e Lazio) che hanno firmato la costituzione della Rete, che avrà sede a Roma.

Presto nuovi ingressi

L’iniziativa prevede l’ingresso di altri otto distretti che hanno manifestato il loro interesse. La Rete, informa una nota, ha l’obiettivo di rappresentare i distretti biologici riconosciuti e promuovere azioni condivise per la promozione del bio e delle buone pratiche in agricoltura, di salvaguardare e tutelare il patrimonio ambientale e di sviluppare le filiere puntando ai mercati esteri.

«Con l’intesa raggiunta – si legge nel comunicato – e partendo dalle esperienze dei Distretti biologici nei vari territori e le novità sia nella nuova Pac sia nella legislazione nazionale in tema di agricoltura biologica, la Rete vuole lavorare insieme per portare avanti forti azioni a favore delle filiere biologiche e dei territori potendo contare, facendo sistema, delle importanti risorse messe in campo col Pnnr con la Pac».

Orizzonte Green Deal

Gli aderenti all’iniziativa sostengono inoltre che «la sfida del Green Deal con la quale i Paesi dell’Ue si sono impegnati a conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e con il Farm to Fork, che tra i diversi obiettivi, punta a trasformare il 25% dei terreni agricoli in aree destinate all’agricoltura biologica entro il 2030, non può essere vinta se non impegnandoci tutti in azioni di sistema».

Il consiglio direttivo

L’assemblea costituente ha eletto all’unanimità come presidente Andrea Campurra del Distretto Biologico regionale “Sardegna Bio”, affiancato nel consiglio direttivo da Sara Tomassini del Distretto Bio “Terre Marchigiane” e Giovanni Gatti, tra i principali animatori dell’iniziativa, titolare dell’azienda Libero Gatti a Copanello (Cz), certificata da Suolo e Salute e presidente del Biodistretto del cibo bio di Calabria – Copanello.

«Lavorare in rete è sempre una bella sfida –afferma il presidente Andrea Campurra –. Abbiamo da subito contattato gli uffici del ministero per presentare il nostro progetto ma agiremo immediatamente su tutto il territorio nazionale organizzando manifestazioni, seminari e convegni per rilanciare il biologico e le aziende dei Distretti della Rete».