Suolo e Salute

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Impianti a energia rinnovabile: 11 milioni alle aziende in Emilia Romagna

La Regione Emilia-Romagna ha aperto, in data 29 agosto, un bando per “favorire l’approvvigionamento e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sottoprodotti, materiali di scarto, residui e altre materie grezze non alimentari ai fini della bioeconomia”. Le risorse stanziate sono pari a più di 11 milioni di euro (11.157.975,20 €) e potranno beneficiarne imprenditori agricoli, sia singoli che associati. È possibile presentare le domande di sostegno dal 29 agosto 2016 all’8 novembre 2016.

L’operazione passa sotto la dicitura ufficiale di “6.4.02 Diversificazione attività agricole con impianti per la produzione di energia da fonti alternative” e prevede, tra le spese ammissibili:

  • costruzione, ristrutturazione e miglioramento di beni immobili strettamente necessari ad ospitare gli impianti oggetto di finanziamento;
  • opere murarie, edili e di scavo per la realizzazione delle reti di distribuzione;
  • acquisto di nuovi impianti, macchinari, attrezzature e forniture per la produzione di energia fino a copertura del valore di mercato del bene, e nei limiti di quanto strettamente necessario alla realizzazione dell’intervento secondo le migliori tecniche di progettazione in materia;
  • spese generali collegate ai punti precedenti nel limite massimo del 10% della spesa ammissibile (tale voce comprende anche le spese tecniche e professionali);
  • acquisto di attrezzature informatiche e relativo software inerenti o necessari all’attività di produzione, trasporto, vendita di energia e/o calore oggetto di sostegno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sarà possibile finanziare impianti di piccole dimensioni (potenza massima 3 Mwt), tali da produrre energia in quantità superiore ai consumi aziendali. Nel bando rientrano: centrali termiche a cippato o pellet; impianti per la produzione di biogas, a energia solare, eolica o idrica; piccole reti per la distribuzione e lo stoccaggio dell’energia.

“Siamo di fronte a un’interessante opportunità di diversificazione e integrazione del reddito aziendale in una fase in cui spesso gli agricoltori si trovano penalizzati da prezzi troppo bassi alla produzione”, dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli. Allo stesso tempo si tratta di un provvedimento che va nella direzione di un’agricoltura sempre più amica dell’ambiente. Ricordo che per alimentare questi impianti non potranno essere utilizzate colture agricole dedicate, ma solo scarti e sotto prodotti, forniti dall’azienda stessa o da aziende limitrofe”, entro una distanza massima di 70 km.

Il sostegno verrà erogato sotto forma di contributo in conto capitale, fino a un massimo del 50% della spesa ammissibile. Il contributo minimo richiedibile è pari al 20% delle spese. A parità di requisiti, in fase di compilazione delle graduatorie, saranno previsti punteggi aggiuntivi per aziende agricole di montagna  e agricoltori che hanno beneficiato di un contributo per l’avvio di una nuova attività nei 5 anni precedenti.

Per presentare la domanda di sostegno è necessario farsi accreditare dalla piattaforma del SIAG – Sistema Informativo Agricolo di AGREA, con procedura Agrea, e compilare la specifica modulistica online.

FONTI:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/bio-energie-rinnovabili/2016/08/29/emilia-romagna-11-milioni-per-la-produzione-di-energia-verde/49933

http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/psr-2014-2020/bandi/bandi-2016/produzione-energia-tipo-di-operazione-6-4-02

http://agrea.regione.emilia-romagna.it/servizi/come-presento-la-domanda/accesso-a-sop-per-utente-internet

http://agrea.regione.emilia-romagna.it/servizi/accesso-agli-applicativi-1/sistema-operativo-pratiche-sop

Pesticidi neonicotinoidi dannosi per le api selvatiche: lo studio Uk

Una nuova ricerca scientifica collega l’esposizione ai pesticidi neonicotinoidi con il consistente declino delle popolazioni di api selvatiche. Lo studio è stato realizzato dal Centre for Ecology and Hydrology (CEH) di Wallingford, nel Regno Unito, e pubblicato su Nature Communications.

La ricerca, che è stata finanziata dal governo britannico, ha studiato 62 specie di api selvatiche per 17 anni, dal 1994 al 2011. In particolare, gli studiosi si sono soffermati sui campi britannici coltivati a colza.

I pesticidi neonicotinoidi sono stati introdotti su vasta scala in Gran Bretagna dal 2002. A partire da questa data, gli scienziati hanno osservato un declino nella diffusione geografica delle api, pari al -13%, in media. Le specie che impollinavano e si nutrivano nei campi di colza sono state particolarmente danneggiate dagli agenti chimici. I pesticidi neonicotinoidi sarebbero stati responsabili per un declino medio del 7% nella distribuzione delle api. Nei campi di colza, avrebbero invece causato una perdita del 10% della popolazione.

Per alcune specie studiate l’impatto è stato ancora più grave. Per 5 di esse la diminuzione ha superato il 20%. Per altre, addirittura il 30%.

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I nostri risultati dimostrano che i neonicotinoidi sono dannosi per le api selvatiche: ne siamo certi”, ha affermato Nick Isaac, uno dei ricercatori coinvolti nello studio.

Come ha dichiarato Ben Woodcock, un altro autore della ricerca, sono molte le specie di api in declino in tutto il mondo e le cause sono numerose: “I cambiamenti climatici, la perdita degli habitat naturali, i parassiti e altri insetticidi oltre ai neconicotinoidi sono stati collegati al problema”.

L’Unione Europea ha imposto un divieto temporaneo sull’utilizzo di tre neonicotinoidi: il clothianidin, l’imidacloprid e il thiamethoxam. Alcuni addetti del settore, però, contestano la decisione sostenendo che prodotti simili non hanno la stessa efficacia. Il Regno Unito ha revocato il divieto dei tre insetticidi lo scorso anno, ammettendone l’uso in caso di emergenza. Se il rischio di distruzione causato dai fitofagi è troppo elevato, è il ragionamento, è possibile ricorrere ai neonicotinoidi.

Entro gennaio del 2017, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) dovrebbe completare il riesame dell’impatto dei pesticidi neonicotinoidi sulle api. I dati raccolti dai ricercatori del CEDH dovrebbero rientrare nel processo, fornendo prove ulteriori sulla pericolosità di tali agenti chimici.

FONTI:

http://www.nature.com/articles/ncomms12459

http://www.nature.com/news/controversial-insecticides-linked-to-wild-bee-declines-1.20446

https://www.theguardian.com/environment/2016/aug/16/high-pesticide-levels-on-oilseed-crops-harm-wild-bees-scientists-prove

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/natura/2016/08/17/pesticidi-nei-campi-di-colza-legati-a-declino-api_e289d352-92fc-4077-86eb-6bf11d61febc.html

 

Il riscaldamento globale si combatte col biologico: l’evento a Bologna

L’agricoltura biologica come antidoto ai devastanti cambiamenti climatici che stanno modificando profondamente il nostro pianeta. È questo, in estrema sintesi, il tema del Convegno che si terrà il prossimo 12 settembre a Bologna, organizzato nell’ambito del progetto “BIOrganic LifeStyle”, promosso da Federbio, la Federazione italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica.

L’evento prende il titolo di “Agricoltura biologica: la risposta globale al riscaldamento globale” e si terrà presso la Sala Notturno, Blocco D – Centro Servizi a Bologna. Integrato nelle attivitàdel SANA, il Salone internazionale del biologico e del naturale che si tiene nella città emiliana dal 9 al 12 settembre, l’appuntamento è organizzato in collaborazione con il Kyoto Club.

Qual è la relazione tra cambiamenti climatici e agricoltura? Quanto ha inciso l’agricoltura intensiva sull’ambiente e sul clima? Come l’agricoltura biologica contribuisce alla riduzione delle emissioni dei gas serra? A partire da queste domande il convegno vuole fare il punto sul ruolo che il settore agricolo riveste nell’ambito del dibattito sui cambiamenti climatici, una delle principali sfide ambientali del nostro tempo”, si legge nella presentazione dell’evento.

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Nel dettaglio si cercherà di analizzare il contributo che l’agricoltura biologica può fornire nell’ostacolare il riscaldamento globale in atto e, soprattutto, nel raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati dall’ultima conferenza sul clima a Parigi, la COP21. “L’agricoltura biologica”, spiegano gli organizzatori,“rappresenta un metodo sostenibile di coltivazione e di produzione grazie anche all’attenzione sempre più viva delle aziende alla sostenibilità energetica”.

Il programma della giornata prevede:

ore 10.00 – Registrazionedei partecipanti

ore 10.30 – Salutie introduzione dei lavori di Paolo Carnemolla, Presidente FederBio

ore 10.45 – Il direttore del Kyoto Club, Sergio Andreis, interviene sul “Ruolo del settore agricolo nella lotta al riscaldamento globale dopo la COP 21”

ore 11.05 – Lorenzo Ciccarese dell’ISPRA espone sul tema “Agricoltura biologica, una risposta concreta ai cambiamenti climatici (e ad altre grandi sfide ambientali globali)”

ore 11.25 – Sjef Staps del Louis Bolk Institute, relaziona sulle sfide poste dai cambiamenti climatici all’agricoltura biologica e alle soluzioni in merito individuate nei Paesi Bassi

ore 11.50 – Hans Herren, presidente di Biovision, chiude questa prima serie di interventi con la relazione “Invertire i cambiamenti climatici con l’agroecologia e l’agricoltura rigenerativa: quali sono gli ostacoli a questa trasformazione?”

Successivamente è prevista una tavola rotonda dal titolo “La sostenibilità energetica in Agricoltura Biologica: efficienza energetica e utilizzo di fonti rinnovabili”, che porterà all’uditorio dati e case history sull’argomento. Al dibattito  parteciperanno Carlo Alberto Campiotti, Referente scientifico Efficienza Energetica in Agricoltura e Industria Alimentare – ENEA-UTEE; Valentina Nicolucci – Relazioni Istituzionali per Europa, Africa, Medio Oriente, Asia e Pacifico – CNH Industrial; Mauro Conti – Direttore di BIT SpA; Paolo Foglia – Responsabile Ricerca&Sviluppo ICEA, Istituto di Certificazione Etica e Ambientale. Modera la tavola rotonda Diego Gavagnin di Energia Media.

FONTI:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1055

http://www.feder.bio/files/1775.pdf

 

Psr Puglia, 60 mln per aziende agricole. Obiettivi: innovazione e sostenibilità

Pubblicato sul Bur Puglia del 28 luglio 2016, il bando dell’Operazione 4.1.A del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, intitolato: “Sostegno per investimenti materiali e immateriali finalizzati a migliorare la redditività, la competitività e la sostenibilità delle aziende agricole singole e associate”. Punti chiave dell’avviso la modernizzazione e il potenziamento delle imprese agricole pugliesi, da raggiungere attraverso l’abbattimento dei costi di produzione e la diversificazione produttiva. Obiettivo: accrescere la competitività e la sostenibilità delle aziende agricole locali.

Alla misura sono destinati 60 milioni di euro, a cui potranno accedere singoli imprenditori o agricoltori aggregati in organizzazioni di produttori, cooperative agricole o reti di imprese, purché con almeno 5 aziende agricole consorziate. La richiesta dovrà riguardare investimenti nel campo dell’innovazione tecnologica o l’introduzione nel processo produttivo di nuovi impianti.

L’avviso”, spiega Leonardo Di Gioia, assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, “ha l’obiettivo di migliorare redditività, competitività e sostenibilità delle aziende agricole pugliesi, sostenendo linnovazione tecnologica, attraverso l’introduzione di impianti, macchine, attrezzature e sistemi che migliorino la qualità dei prodotti e riducano i costi di produzione”.

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Un occhio particolare sarà dedicato al biologico e alla sostenibilità ambientale delle imprese:

Si tratta di investimenti finalizzati alla diversificazione colturale delle produzioni agricole regionali”, prosegue l’assessore Di Gioia. “Migliorando sostenibilità ambientale delle attività produttive aziendali, questo intervento consente di realizzare impianti di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili come biomasse e mirati al risparmio idrico e all’efficientamento delle reti idriche aziendali”.

Nel dettaglio, nel bando sono previsti sostegni per l’implementazione di impianti a energia rinnovabile, l’ammodernamento o la costruzione di nuovi fabbricati rurali agricoli e zootecnici, acquisto o leasing di nuovi macchinari, sistemi o attrezzature, compresi impianti informatici e nuovi software. Tutte le innovazioni presentate dovranno avere come obiettivo la riduzione nel lungo periodo dell’uso di fertilizzanti e fitofarmaci, favorendo modelli di sviluppo sostenibili.

È possibile presentare domanda a partire dalle ore 12 del 5 settembre e fino al 31 ottobre 2016, accedendo al portale del Sian (Sistema informativo agricolo nazionale). Le domande rilasciate dal portale dovranno essere inviate tramite Pec all’indirizzo competitivitaziendale.psr@pec.rupar.puglia.it entro e non oltre le ore 12,00 del 10 novembre 2016.

Sul portale del Psr Puglia è possibile scaricare tutta la modulistica necessaria per la partecipazione al bando: http://svilupporurale.regione.puglia.it/portal/pls/portal/PSR_PORTALE.DYN_NEWS_VIEW.show?p_arg_names=id_news&p_arg_values=658

FONTI:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2016/08/05/puglia-imprese-agricole-piu-efficienti-con-60-milioni-dal-psr/49899

http://svilupporurale.regione.puglia.it/portal/pls/portal/PSR_PORTALE.DYN_NEWS_VIEW.show?p_arg_names=id_news&p_arg_values=661

Dai pesticidi e fertilizzanti chimici all’agricoltura biologica: il miracolo indiano di Kedia

Agricoltura biologica, un sistema completamente autonomo e sostenibile dal punto di vista energetico, rimozione quasi completa di pesticidi e fertilizzanti chimici, valorizzazione degli antichi saperi degli agricoltori: è questo il progetto che un gruppo di agricoltori, insieme a Greenpeace, sta portando avanti nel Bihar, stato dell’India conosciuto per l’arretratezza e l’estrema povertà. Una zona che potrebbe rinascere grazie all’esempio dei contadini del villaggio di Kedia.

Tutto è partito nel 2013, quando Greenpeace ha avviato l’iniziativa ‘Living Soil’ (suolo vivente) in diverse parti del Bihar, per informare le persone sull’impatto negativo di pesticidi e fertilizzanti. Ai coltivatori veniva proposto un modo di pensare diverso: la strada della sostenibilità. I residenti di Kedia si sono mostrati da subito entusiasti all’idea e sono riusciti, nel tempo, a riportare speranza a tutto il settore agricolo indiano. Negli ultimi anni, infatti, il Paese vive una profonda crisi che sta devastando vite e campi coltivati; difficoltà nate anche a causa di un programma governativo, il BGREI Bringing Green Revolution to Eastern India (Portiamo la Rivoluzione Verde in India), che avrebbe aumentato l’utilizzo di agenti chimici nei campi.

Kedia è la dimostrazione che c’è ancora speranza, se si persegue un modello di sviluppo sostenibile.

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Negli ultimi 3 anni, i coltivatori locali hanno avviato forme di produzione biologica utilizzando il vermicompost e diverse soluzioni naturali per aumentare la fertilità del terreno e allontanare i fitofagi: tutti i pesticidi sono stati già eliminati, mentre l’utilizzo di fertilizzanti chimici è stato ridotto del 70%.

L’aspetto più straordinario è che la resa dei terreni non è diminuita, o lo ha fatto in maniera marginale. La produzione di grano è rimasta la stessa, così come quella di cipolle e patate. Qualche differenza è stata riscontrata in alcuni campi di riso, con una leggere diminuzione della produzione.

Il programma della ‘Green Revolution’ aveva lasciato in eredità un sistema agricolo guasto, costringendo i coltivatori ad accettare il pesante sfruttamento delle risorse naturali, invece di lavorare in armonia con l’ambiente naturale, come hanno sempre fatto nella loro storia”, ha spiegato Ishteyaque Ahmed (Greenpeace), che ha seguito l’avventura del villaggio fin dall’inizio. “Da quando abbiamo avviato questo cambiamento a Kedia, siamo stati testimoni dei bellissimi risultati della collaborazione rispettosa ed equilibrato tra la natura, gli agricoltori e gli strumenti messi a disposizione dal Governo”.

In meno di 20 mesi, i coltivatori locali hanno costruito quasi 300 unità per la produzione di vermicompost, creato un combustibile da biomasse (usato in cucina) utilizzando 11 diversi tipi di piante, raccolto letame e urine dal bestiame per realizzare pesticidi naturali e trasformato gli escrementi umani in fertilizzanti. Grazie all’utilizzo di tecniche tradizionali e biologiche, il progetto Kedia è riuscito anche a creare un terreno che trattiene maggiormente l’acqua, attenuando l’impatto della devastante siccità che la regione ha sofferto negli ultimi mesi.

Rajkumar Yadav, uno degli agricoltori coinvolti, ha spiegato che il progetto gli “ha permesso di ridurre significativamente i costi di produzione”. Non solo: “Ora siamo certi di essere protetti dagli effetti dannosi dei prodotti chimici che avremmo usato in alternativa”, ha raccontato.

Il progetto Kedia non smette di affrontare nuove sfide. Nei giorni scorsi, Ishteyaque Ahmed e Greenpeace India hanno avviato una raccolta fondi online per installare un sistema di immagazzinamento a freddo, completamente alimentato dal fotovoltaico, per aumentare le capacità di conservazione dei prodotti agricoli del villaggio. Ad oggi, più del 40% degli alimenti coltivati in India deve essere buttato a causa della carenza di siti di immagazzinamento: gli abitanti di Kedia stanno cercando una strada sostenibile per ovviare anche a questo problema.

FONTI:

http://www.merinews.com/article/from-droughts–chemical-fertilisers-to-thriving-organic-agriculture-kedias-journey-with-greenpeace/15918476.shtml&cp

http://www.greenpeace.org/india/en/Press/The-Kedia-Model-Is-Here/https://greenpeaceindia.ketto.org/fundraiser/support-indias-farming-future?utm_campaign=kedia&utm_source=greenpeace-india&utm_medium=facebook&utm_content=post

http://timesofindia.indiatimes.com/city/patna/Bihars-Kedia-village-an-iconic-success-story-in-the-Eco-Agri-Revolution/articleshow/52606587.cms

http://www.greenpeace.org/india/en/Press/Greenpeace-Launches-Food-For-Life-Campaign-On-World-Environment-Day-/

http://www.greenpeace.org/india/en/Blog/Community_blogs1/hope-in-bihar/blog/56283/

 

Psr 2007-2013: bilancio positivo per giovani e agricoltura sostenibile

PianetaPSR, il giornale dello sviluppo rurale realizzato grazie a contributi FEASR, ha pubblicato un interessante report sui risultati del Psr 2007/2013. Nel documento sono stati analizzati i dati finali delle Autorità italiane di gestione dei programmi di sviluppo rurale.

Complessivamente, nell’arco dei 7 anni considerati, sono stati destinati allo sviluppo rurale oltre 17 miliardi di euro (3 mld l’anno), di cui il 55% indirizzato a quattro misure in particolare: le compensazioni per le aree con svantaggi naturali; i pagamenti per le azioni agro-climatico-ambientali e quindi l’agricoltura sostenibile e il biologico; il sostegno all’innovazione, all’ammodernamento aziendale e agli investimenti; la nascita di nuove imprese gestite da giovani agricoltori.

Tra gli interventi di maggior successo, ricordiamo la misura 214, specificatamente concentrata sull’agricoltura sostenibile. Un impegno che ha visto molti imprenditori agricoli in primo piano nella creazione di metodi di produzione biologici, nella conservazione delle risorse naturali, della biodiversità e del patrimonio rurale. I contratti stipulati grazie al Psr 2007/2013 sono stati quasi 190mila, interessando circa tre milioni di ettari di terreno, per un totale di 4 miliardi di euro di spesa pubblica erogata.

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Per quanto riguarda nello specifico l’agricoltura biologica, sono stati 60mila i contratti stipulati e 1,3 milioni gli ettari interessati; per la produzione integrata, invece, si parla di 50mila i contratti e 600mila ettari; per la gestione di paesaggi e pascoli a elevata valenza naturale, infine, 23mila contratti e 441mila ettari interessati.

Altro fenomeno rilevante che ha riguardato l’agricoltura in generale, e che ha avuto una forte spinta dagli interventi del Psr, è stato il ricambio generazionale del settore. La spesa pubblica erogata a favore degli Under 40 è arrivata a sfiorare i 700 milioni di euro in 7 anni, per un totale di 22mila domande complessive, di cui il 39% è stato presentato da giovani imprenditrici. Mediamente, il contributo per ogni nuovo insediamento è stato di 30mila euro. L’agricoltura giovane vince soprattutto in Puglia (2.495 domande), seguita da Veneto, Piemonte, Sicilia e Sardegna.

Per quanto riguarda l’ammodernamento aziendale (misura 121), sono state finanziate quasi 51mila domande, con un’erogazione media di 84mila euro a impresa, grazie anche al forte intervento del capitale privato. I maggiori benefici sono stati registrati nel centro-nord (35mila domande istruite), mentre il centro-sud resta al palo (15mila domande), soprattutto a causa delle difficoltà di accesso al credito del sistema imprenditoriale.

Le misure 211 e 212, infine, hanno contribuito a sostenere gli imprenditori agricoli in aree con svantaggi naturali o in zone montuose. Le aziende interessate sono state 127mila, con un totale di indennità compensative erogate che ha superato gli 1,5 miliardi di euro.

FONTE:

http://www.pianetapsr.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1625