Suolo e Salute

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E’ controllata da Suolo e Salute la produzione del miglior extravergine del Crotonese

Nei mesi scorsi l’Assessorato Foreste e Forestazione “Settore 2” (Valorizzazione e promozione produzioni agricole e filiere produttive) della Regione Calabria ha avviato un progetto per la realizzazione di un “Carrello degli Oli Extravergini di Calabria” che ha portato tra l’altro alla pubblicazione di una guida ufficiale, denominata “Olivum Nostrum”, in cui vengono presentate le 27 aziende selezionate per la qualità dei loro prodotti. Tra queste, segnaliamo in particolare l’azienda agricola Pino Maida di Scandale, controllata da Suolo e Salute e unica scelta per rappresentare la provincia di Crotone.
Come si legge nel testo della guida, l’azienda, che produce tra l’altro anche arance, legna e miele, “si trova immersa nel verde delle colline di Scandale, occupandone una superfice di circa 30 ettari ed a Santa Severina per altri 50 ettari, tutti territori ricadenti nella provincia di Crotone. L’azienda,si occupa principalmente di olivicoltura coltivando la varietà Carolea, esclusivamente col metodo dell’agricoltura biologica. (…). L’extravergine Maida, per le caratteristiche sensoriali olfatto/gustative è consigliato per l’abbinamento con verdure cotte dal gusto deciso, bolliti di manzo e preparazione di brasati”.

Fonte: arealocale.com, Suolo e Salute

Martina: l’accordo sugli OGM successo della Presidenza Italiana

La modifica alla direttiva comunitaria sugli OGM approvata dal Parlamento Europeo è un successo della presidenza italiana, del ministro Galletti, con cui abbiamo lavorato a stretto contatto e che ha presieduto in questi mesi il consiglio dei ministri dell’ambiente competente sulla materia OGM”. A sostenerlo il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, secondo il quale si tratta di un risultato per nulla scontato su cui si lavorava da più di 4 anni. n accordo che, secondo Martina, “risponde alle attese degli agricoltori, dei territori e di tutti gli italiani che hanno a cuore la qualità, la tipicità dei nostri prodotti alimentari e la distintività del nostro modello agricolo”. In italia rinnoveremo il divieto di coltivazione del mais Mon810 e proprio nei prossimi giorni ci confronteremo con i ministri Lorenzin e Galletti per procedere”.

In una nota, il Mipaaf sottolinea come l’accordo raggiunto con il Parlamento Europeo abbia “migliorato il testo approvato in prima lettura dal Consiglio Europeo nel giugno scorso sotto tre aspetti rilevanti: le valutazioni sui rischi ambientali e sanitari, di competenza dell’agenzia europea per la sicurezza alimentare, dovranno essere aggiornate ogni due anni per tener conto del progresso scientifico e del principio di precauzione che è un pilastro del diritto ambientale internazionale; gli stati membri possono chiedere, tramite la commissione europea, alle imprese produttrici di OGM, di escludere i loro territori dal novero dei paesi nei quali intendono chiedere l’autorizzazione europea alla coltivazione; ma questa fase di “negoziato” con le imprese non è più obbligatoria, e gli stati membri potranno decidere di passare direttamente al divieto di coltivazione per le motivazioni indicate nella direttiva; gli stati membri, prima di introdurre il divieto di coltivazione, dovranno comunicare il relativo provvedimento alla commissione europea ed attendere 75 giorni per il parere, ma durante questo periodo di attesa gli agricoltori non potranno comunque procedere alla semina dei prodotti interessati dall’ipotesi di divieto”, conclude la nota.

Fonte: Agrapress

OGM, La Via: assicurata certezza del diritto e sovranità degli Stati Membri

Dopo una fase di stallo durata quattro anni, oggi è stata approvata la nuova legislazione che permetterà agli stati membri di limitare o vietare in piena autonomia la coltivazione di colture contenenti organismi geneticamente modificati (OGM) sul loro territorio, anche dopo l’approvazione a livello europeo”. A dichiararlo il presidente della commissione ambiente del parlamento europeo Giovanni La Via: “quello di oggi e’ un accordo che aspettavamo da tempo, arrivato dopo un lungo negoziato”. “A mio avviso tale compromesso rappresenta l’unico accordo possibile, e come ogni buon compromesso lascia un po’ di amaro in bocca a tutte le parti coinvolte. ma con la nuova legislazione, abbiamo assicurato flessibilità e certezza del diritto, dando ascolto ai nostri cittadini e alle loro esigenze, visto che quello degli OGM è un tema molto sensibile e su cui c’e’ un forte dibattito nell’opinione pubblica”. Secondo La Via si tratta di un accordo che “assicura e riconosce la sovranità di ogni stato membro, fornendo loro la libertà di scelta, sulla base di criteri rigorosi, non in contrasto con la valutazione della salute e del rischio ambientale effettuata dall’autorita’ europea per la sicurezza alimentare (EFSA)”. “Sarà inoltre possibile per gli stati membri, basare il divieto sulla scorta di motivazioni relative a politiche ambientali, oltre che a quelli relativi ai rischi di impatto per la salute e l’ambiente, gia’ testati durante la fase autorizzativa. Gli stati membri da oggi potranno vietare la coltivazione ogm senza correre il rischio di essere citati dinanzi alla corte di giustizia, ma dovranno anche assicurare che le coltivazioni non contaminino altre aree interessate dalla coltivazione di prodotti non OGM, e di impegnarsi per evitare contaminazioni transfrontaliere con paesi confinanti”.

Tra i punti evidenziati da La Via, anche lil fatto che, entro 4 anni dall’entrata in vigore della direttiva, “la Commissione Europea, presenterà una relazione sull’efficacia della stessa, anche in relazione alla valutazione del rischio ambientale e alla effettiva compensazione dei danni ambientali dovuti alla coltivazione di ogm negli stati membri”, i quali “potranno chiedere alla società che presenta domanda di autorizzazione per la coltivazione di colture ogm a livello UE, di modificare la portata geografica della propria richiesta, con l’effetto di escludere la totalità o una parte del proprio territorio. Ma potranno anche procedere al divieto o alla limitazione della coltura OGM anche senza aver prima formulato la domanda di modifica dell’ambito geografico”.

Fonte: Agrapress

UE, OGM: in primavera entra in vigore nuova legge che ne limita la coltivazione

I membri del Parlamento europeo hanno approvato una nuova legge che permetterà agli Stati membri dell’UE di limitare o vietare la coltivazione di colture geneticamente modificate sul loro territorio, anche se questo è consentito a livello europeo. La legislazione, originariamente presentato nel 2010, era rimasta in stallo per quattro anni a causa di un disaccordo tra gli stati pro e anti-OGM: grazie all’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio nel mese di dicembre, entrerà finalmente in vigore nella primavera del 2015. L’eurodeputato belga Frédérique Ries, che sta seguento l’iter legislativo in Parlamento ha detto: “Questo accordo garantirà una maggiore flessibilità per gli Stati membri che desiderano limitare la coltivazione di OGM sul loro territorio. Sarà, inoltre, oggetto di un dibattito che è tutt’altro che finito tra le posizioni pro e anti-OGM”.
Attualmente solo il mais Mon810 è coltivato nei territori dell’Unione, dopo che nel 2013 il Tribunale UE ha vietato la coltivazione della patata OGM “Amflora” dopo un iniziale via libera della Commissione europea.

Fonte: Crop Biotech

Bio sotto accusa in UK

E’ polemica in Gran Bretagna per le dichiarazioni di Lord Krebs, già direttore della Food Standard Agency dal 2000 al 2005 e attualmente consigliere del governo riguardo i cambiamenti climatici. Krebs ha dichiarato infatti che l’agricoltura biologica, richiedendo maggiori estensioni di terreno per avere la stessa resa del convenzionale, non è da questo punto di vista benefica per l’ambiente. Perorando al contempo la causa dell’agricoltura cosiddetta “no till”, che contempla l’uso di OGM e di erbicidi. Un punto di vista, quello sulla scarsa produttività del biologico, recentemente confutato da una ricerca di Berkeley secondo la quale la produttività del bioogico è superiore alle previsioni tanto da essere potenzialmente in grado di sostituirsi a quella convenzionale per soddisfare le esigenze dell’intero pianeta. A Krebs ha risposto a stretto giro Helen Browning, direttore generale della Soil Association, che promuove l’agricoltura biologica. LA Browing si è detta “confusa” dall’ostilità di Krebs ricordando come gli studi più recenti dimostrino che le rese del biologico in molti casi sono paragonabili a quelle del convenzionale.Aggiungendo che il metodo biologico ha l’importante funzione di arricchire di materia organica il suolo e migliorare l’efficienza d’uso dei fertilizzanti. Senza contare che agricoltura intensiva è sotto accusa proprio per l’erosione dei suoli che Krebs invece imputa all’agricoltura biologica.

Fonte: Greenbiz.it

Crescita record del biologico in Italia nel 2014

Prosegue senza sosta la crescita del biologico nel nostro paese, in controtendenza rispetto al resto dell’agroalimentare. Secondo le stime diffuse da FederBio, nel 2014 la crescita del settore ha portato ad un valore complessivo del comparto pari a 2,6 miliardi di euro, con una crescita dell’8% rispetto al 2013. Quasi un italiano su 3 (il 30%, secondo i dati della Federazione) si è dichiarato intenzionato ad acquistare prodotti biologici, ma la mancanza di un numero adeguato di punti vendita nel Centro Sud “confina” in parte il boom del biologico alle sole regioni settentrionali, facendo dichiarare alla stessa FederBio che e potenzialità del biologico italiano sono decisamente superiori e che resta un settore sottosviluppato rispetto alle proprie potenzialità. Interessante anche la lettura dei dati riguardanti i diversi canali di vendita. Secondo le stime di Assobio, che riunisce le imprese di trasformazione e distribuzione e che aderisce a FederBio, a fare la parte del leone sono stati i discount, cresciuti del 25,8% nell’ultimo anno. Notevole ma meno eclatante la crescita nelle vendite presso gli ipermercati (+11,5%) e i supermercati (+9,9%). In termini assoluti, tuttavia, la quota più significativa del mercato resta saldamente nelle mani dei negozi specializzati in prodotti biologici, che sono responsabili di un volume di affari di circa 1,1 miliardi e che hanno fatto registrare una crescita del 7,5% rispetto al 2013.Differenze significative anche per quanto riguarda le diverse tipologie di prodotti biologici: cala l’ortofrutta, in flessione del 2,5% nella grande distribuzione, un dato questo che incide per un significativo 10% sull’andamento complessivo delle vendite). Un risultato senza dubbio condizionato dall’andamento stagionale e dalle scelte di vendita dei consumatori. Crescono in particolare le vendite di biscotti biologici (+14%), passate e polpe di pomodoro (+14.1%) e baby food (+20%), e parallelamente fanno segnare buoni risultati anche i prodotti con ricette vegetariane e vegane a base di soia e seitan, introdotti solo negli ultimi mesi dell’anno nella grande distribuzione. Bene anche i vini bio, per i quali sembra inalterato negli ultimi anni il profilo-tipo dell’acquirente medio: residente al Nord Ovest e al Nord Est, in area metropolitana e centri di medie dimensioni, appartenente a nuclei familiari poco numerosi e di classe socio-economica ed istruzione medio-alte.Sul fronte occupazionale, il biologico italiano ad oggi coinvolge 220mila persone: su scala europea, ben il 61,3% degli agricotori bio ha meno di 55 anni, un quarto delle aziende agricole europee è condotta da donne. A livello di istruzione, addirittura la metà dei produttori biologici ha il diploma di scuola media superiore, ben il 17% la laurea e 55 agricoltori bio su 100 utilizza regolarmente internet.
Fonte: FederBio, Greenbiz