Suolo e Salute

Category: Suolo e Salute News

Global Warming, quanto pesa sul Made in Italy?

Si è appena conclusa l’estate che quest’anno, nel nostro paese, è stata particolarmente mite e piovosa. Non altrettanto si può dire su scala planetaria dove al contrario quella 2014 ha infranto ogni record, risultando la più calda di sempre.  A preoccupare in particolare il surriscaldamento “accoppiato” degli oceani e della terraferma, che hanno fatto segnare temperature  superiori di ben 0,71 °C rispetto alla media del XX secolo.

Il problema comincia ad essere percepito nella sua importanza crescente anche in Italia, dove Coldiretti si è fatta portavoce della preoccupazione del mondo agricolo. Secondo quanto si legge in un comunicato diffuso sull’argomento la Confederazione “si e’ mobilitata per le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici, sulla base dei dati catalogati nell’archivio del National Climatic , rispetto alle medie planetarie, “in Italia la situazione quest’anno e’ stata diversa con l’estate 2014 che e’ risultata solo al 38esimo posto tra le più calde dal 1800 con appena 0,3 gradi in più rispetto alla media del periodo di riferimento 1970-2000 dell’ ISAC-CNR”.  Tuttavia ha ricordato che”gli effetti dei cambiamenti climatici si sono manifestati con la più elevata frequenza di eventi estremi, con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, con vere e proprie bombe d’acqua e l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti”.

Una situazione destinata a pesare in msura sempre crescente sull’agricoltura nazionale, con effetti già misurabili. Per esempio, si legge nella nota, “il vino italiano e’ aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo anche un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l’olivo che e’ arrivato quasi a ridosso delle Alpi. Nella pianura padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee”.  Stiamo assistendo, prosegue Coldiretti, ad  “un effetto che si estende in realtà a tutti i prodotti tipici:  il riscaldamento provoca infatti anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini”. “Una situazione che di fatto mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani”.

Fonte: Coldiretti, Agrapress

Agricoltura: i fondi ci sono, ma non vengono utilizzati

A poco più di tre mesi dalla scadenza imposta dall’UE al 31 dicembre 2014, solamente tre regioni hanno raggiunto quanto previsto dall’obiettivo di spesa del FEASR, il Fondo Europeo di Sviluppo Rurale. Si tratta di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, cui vanno aggiunte anche la Provincia Autonoma di Bolzano e quella di Trento. Restano quindi solo 90 giorni alle altre regioni per utilizzare i 688 milioni stanziati per il periodo 2007-2013, pena il disimpegno automatico delle somme stesse. A lanciare l’allarme (paradossale ancor di più in tempi di crisi come questi) il report mensile della Rete Rurale Nazionale che si occupa anche di entrare nel merito delle occasioni mancate (o che rischiano di divenire tali), regione per regione.  Su tutte la Campania, con 149 milioni a rischio di essere perduti, seguita dalla Sicilia con 95, quindi la Puglia con 90, la Sardegna con 68 ela Calabria con 61. Questo il “podio” delle realtà meno virtuose, anche se la stessa RRN ha segnalato che in Sicilia, Campania e Calabria recentemente è stata registrata una buona performance della spesa.

Fonte: Agrapress

Europa, tiene banco la riforma del biologico

Il  15 settembre scorso a Bruxelles si è svolta l’audizione pubblica sull’agricoltura biologica tenuta dal Comitato Economico e Sociale dell’UE. Tema dell’incontro “L’avvenire della produzione biologica in Europa”, nel corso del quale sono emerse posizioni ancora distanti tra i diversi portatori di interesse.

Da parte UE, il rappresentante della DG Agricoltura Joao Onofre ha dichiarato che è tempo di ridurre al massimo la flessibilità delle norme di produzione, per garantire ai consumatori prodotti ottenuti al 100% con metodo biologico. Ifoam da parte sua ha ribadito la propria contrarietà alla proposta di regolamento elaborata dalla Commissione, in quanto carente sotto il profilo delle valutazioni di impatto che l’introduzione di un regolamento così modificato avrebbe sull’intero settore del biologico. Impatto che, secondo Ifoam, comporterebbe il rischio concreto di una forte riduzione della produzione biologica europea.

Dal canto suo, l’European Organic Certifiers Council ha evidenziato l’eccessivo ricorso agli atti delegati chiedendo contestualmente il mantenimento sia delle norme attualmente vigenti in materia di etichettatura sia dell’annuale visita di controllo che gli OdC eseguono sugli operatori bio.

La Germania invece, pur elogiando gli sforzi dell’Unione per incentivare l’agricoltura biologica, si è dichiarata contraria ad una revisione completa della legislazione vigente: per Berlino è ancora efficace l’ultima riforma del settore e una modifica radicale rischierebbe di destabilizzare l’intero comparto. L’Italia, rappresentata all’incontro da Coldiretti, ha da un lato avallato la proposta di regolamento della Commissione, opponendosi al contrario al Piano d’azione, giudicato troppo generico. Il nostro Paese ha auspicato al contrario azioni mirate per la formazione degli imprenditori agricoli  e per l’ incentivazione della produzione di colture proteiche destinate all’alimentazione animale e  chiedendo un maggiore sostegno alla ricerca.

Posizioni in sintesi ancora distanti quelle emerse dai lavori di Bruxelles, rispetto alle quali il Comitato economico e sociale è adesso chiamato a comporre le divergenze e a ridurre le distanze tra le diverse anime del biologico europeo, stante anche l’imminenza di un documento di sintesi in cui il Comitato stesso esprimerà ufficialmente i propri orientamenti in materia.

Fonte: Agrapress

Xylella, le azioni di intervento previste

Al termine dell’ultima riunione sul tema Xylella, tenutasi presso il Ministero delle politiche agricole, sono stati resi noti i contenuti dell’incontro del Comitato Fitosanitario nazionale, riunitosi per elaborare azioni e strategie in grado di affrontare l’emergenza riguardante l’organismo nocivo che sta flagellando il territorio della Provincia di Lecce.  Alla riunione hanno preso parte anche i membri del Comitato tecnico-scientifico voluto dal Ministro Martina a supporto del Servizio fitosanitario nazionale. In particolare nel corso della riunione sono stati valutati gli adempimenti previsti dalla Decisione della Commissione europea del 23 luglio scorso, che richiedeva l’identificazione delle zone infette e delle circostanti zone cuscinetto. In base ai rilevamenti effettuati, la Regione Puglia ha indicato buona parte della Provincia di Lecce come “zona infetta”, proponendo al contempo una fascia di protezione dallo Ionio all’Adriatico profonda 2 km nella area indenne e di 1 km nella area infetta. In tali aree verranno effettuate le misure fitosanitarie indicate dal Comitato e che costituiranno l’ossatura del decreto di lotta obbligatoria che verrà presto sottoposto alla Conferenza Stato Regioni per il previsto parere. Gli interventi in programma prevedono un’analisi a tappeto dei margini dell’area infetta, da compiersi entro il prossimo 24 ottobre, per individuare con accuratezza i limiti della zona cuscinetto, interventi mirati all’interno della stessa zona cuscinetto compresi trattamenti con fitofarmaci, interventi contro gli insetti vettori, eliminazione delle piante ospiti erbacee e non produttive ed estirpazione di eventuali piante infette; è previsto inoltre il potenziamento dei controlli su vivai e prodotti potenzialmente a rischio. Il programma di indagini sarà esteso all’intero territorio nazionale e sarà accompagnato da una specifica campagna di comunicazione e informazione. Contestualmente, verrà avviata una nuova fase di confronto con la Commissione europea con lo scopo di aggiornare ed attivare Piano d’azione nazionale presentato alla Commissione stessa integrando le misure prima citate nel contesto di quanto previsto dalla Decisione del 23 luglio ultimo scorso.
Fonte: Mipaaf

FederBio plaude all’esperienza di Malles Venosta

In un comunicato congiunto FederBio e UpBio (Unione Nazionale Produttori Biologici e Biodinamici) hanno voluto sottolineare l’importante esperienza di Malles Venosta, piccolo comune dell’omonima Valle in provincia di Bolzano, che  in seguito al risultato di un referendum comunale, “sta intraprendendo la via dell’agricoltura sostenibile”, agevolando “l’adozione dell’agricoltura biologica in una valle nella quale da sempre domina la monocultura delle mele, con processi ormai industrializzati a base di insetticidi, anticrittogamici e altri pesticidi”. Sull’esito della consultazione popolare ha espresso un parere positivo anche il Presidente FederBio Paolo Carnemolla, secondo il quale  “la sensibilità degli agricoltori sta cambiando, a favore di un’agricoltura sostenibile per l’ambiente e attenta al benessere dell’uomo”, dato che il referendum ha coinvolto uno dei bacini produttivi frutticoli più importanti in Europa in un comune ad elevata presenza di agricoltori fra la popolazione. “Ci auguriamo – ha concluso Carnemolla – “che il risultato del referendum diventi effettivo e che questa esperienza sia da esempio a molti altri comuni e non solo”.
Fonte: FederBio

Olivero: biologico settore dinamico da sostenere con appositi strumenti

In chiusura del Congresso Europeo del Biologico di Bari, il vice ministro Olivero è ritornato sulla riforma del biologico sui tavoli della Commissione e sugli ottimi dati del bio italiano: “il tema del congresso è di particolare interesse per il nostro paese impegnato nella presidenza europea a portare avanti la revisione del regolamento di settore”. “Il congresso – ha proseguito Olivero – è stato organizzato a pochi giorni dalla diffusione dei dati sul biologico in Italia, dove segnali incoraggianti mostrano una crescita della domanda e dell’offerta. Un settore dinamico, quello del biologico, a cui occorre dare slancio con un insieme integrato di strumenti, dalla ricerca alla corretta informazione del consumatore, dalla migliore organizzazione della filiera ai controlli”. Olivero ha ribadito che “il biologico costituisce un’opportunità’ anche per le aree rurali marginali, in quanto permette di combinare in modo armonico la multifunzionalità’ dell’agricoltura”. In conclusione il viceministro ha ribadito che “il piano strategico della ricerca, presentato lo scorso luglio, i piani di sviluppo rurale e la revisione del regolamento sul biologico sono strumenti di estremo rilievo per uno sviluppo intelligente ed equo dell’agricoltura sostenibile”.
Fonte: Agrapress