Suolo e Salute

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Circolare dell’Agenzia delle Dogane sull’import bio

Con  Circolare N. 13/D del  2 agosto 2013, L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli  fornisce disposizioni in materia di importazione di prodotti biologici, sostituendo in questo modo quanto previsto dalla circolare n. 57/D del 20/10/2003.

La Circolare inoltee fornisce un’ampia panoramica della normativa vigente in materia, in due sezioni distinte, la prima riferita al quadro normativo UE, la seconda al quadro normativo nazionale. Il testo si sofferma sugli adempimenti a cura degli operatori e degli Organismi di Controllo e, in una sezione dedicata, sui controlli doganali previsti. Il testo completo della circolare è consultabile a questo link.

Fonte: Sinab, Agenzia delle Dogane e dei Monopol

Sicilia, dalla regione nuovo impulso alle imprese bio

Impulso e sostegno alle imprese bio siciliane viene dal progetto “Sicily Bio Project”, promosso dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Sicilia. Grazie al progetto, le aziende siciliane interessate potranno ricevere supporto logistico ed economico per promuovere i propri prodotti in occasione delle più importanti manifestazioni fieristiche internazionali di settore. Il tutto attraverso una selezione dei richiedenti che consentirà di individuare le imprese che avranno occasione in questo modo di presentare i loro prodotti ai più importanti buyers internazionale e agli esperti del settore. Grazie ad un’interessante  combinazione di tradizione e innovazione, da tempo il biologico siciliano costituisce una delle realtà più interessanti e vive del panorama italiano. Con 8.000 aziende di produzione primaria e circa 500 imprese di trasformazione, l’agricoltura biologica sta assumendo un’importanza crescente nel panorama agricolo nostrano. Il bio siciliano spazia dai 22.000 ettari circa di terreno coltivato a grano agli 8.000 ettari destinati alla produzione olearia e a quasi altrettanti di frutta (7.500 ha), senza escludere gli ortaggi, che interessano complessivamente quasi 2.500 ha coltivati.

Fonte: MangiaBio

Prodotti verdi, nuova indagine della Commissione Europea

Una recente indagine della Commissione Europea, dal titolo “Opinioni degli europei riguardo alla costruzione del mercato unico dei prodotti verdi”, fa il punto sull’orientamento del consumatore europeo rispetto al mercato dei prodotti verdi. Stando ai dati del rapporto, la quasi totalità dei cittadini dell’Unione è effettivamente convinta del fatto che gli acquisti “green” possano recare effettivi benefici all’ambiente (l’89% degli intervistati), e una percentuale similare degli intervistati ritiene che l’efficacia di questi prodotti sia paragonabile a quelli “normali” (il 74% di chi ha risposto all’indagine”). Tra i cittadini europei, portoghesi, francesi, belgi e maltesi sono i più fiduciosi rispetto al fatto che i prodotti verdi siano effettivamente e concretamente meno dannosi per l’ambiente, mentre tedeschi, romeni e olandesi nutrono maggior perplessità.

Interessante anche la percezione e la considerazione espresse dai consumatori europei rispetto alle dichiarazioni dei produttori: solo poco più della metà dei cittadini interpellati ritengono affidabili le indicazioni fornite dalle aziende, sintomo questo di una certa diffidenza di fondo rispetto alle molte operazioni di “green washing” che sono fiorite negli ultimi anni sull’onda della crescente coscienza ambientale dei consumatori.

Anche sotto il profilo della garanzia dei prodotti, la richiesta dei consumatori è chiara: i due terzi degli europei si dichiara infatti disposta a pagare di più un prodotto che abbia una garanzia di cinque anni e ben il 92% dei potenziali acquirenti ritiene che dovrebbe essere riportata la durata di vita in un prodotto. Sfiduciata dai costi eccessivi, la metà dei cittadini oggetto dell’inchiesta hanno dichiarato che nell’ultimo anno hanno rinunciato a far riparare un prodotto per le spese troppo elevate che dovrebbero affrontare.

Prudenza anche nel caso specifico dei prodotti agroalimentari, dove il 45% degli intervistati considera poco sicuro consumare prodotti oltre la data di scadenza. Con molte sfumature: per i tre quarti degli inglesi e degli austriaci il consumo oltre la data riportata in etichetta non sembra particolarmente rischioso, mentre solo un romeno e un lituano su cinque farebbe altrettanto.

L’indagine della Commissione ha riguardato oltre 25.000 cittadini nei 28 stati membri dell’Unione, e ha riguardato diverse fasce sociali e demografiche.

Non aiuta di certo il fiorire di marchi e informazioni a volte in contraddizione tra loro, che rischiano seriamente di aggiungere confusione e disorientamento.Proprio per questo, all’interno della campagna di comunicazione “Costruire il mercato unico dei prodotti verdi” è stato lanciato un progetto pilota in cui i più importanti produttori del settore avranno l’obiettivo di elaborare nuove metodologie per misurare l’impatto ambientale dei loro prodotti, con l’obiettivo ultimo di aumentare la fiducia del consumatore, delle imprese stesse e degli investitori in un settore di mercato sempre più importante a livello globale.

Fonte: Corriere Ortofrutticolo – Mangia Bio

Emilia-Romagna, cresce il bio

Secondo quanto pubblicato sul bollettino telematico ufficiale della Regione Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2012 gli operatori del biologico in regione sono aumentati di circa il 10% rispetto al 2011 e le sole imprese biologiche hanno visto un aumento del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2011. Come si legge nel bollettino, “sono oltre 4.000 gli operatori biologici in Emilia-Romagna: le aziende agricole certificate biologiche sono 3.030, mentre 994 sono gli operatori con attività di trasformazione e vendita dei prodotti”- Crescono anche le aziende agricole con allevamenti, che raggiungono quota 718 (+22%). Secondo l’Assessore all’Agricoltura Tiberio Rabboni “all’origine di questa crescita vi e’ anche la scelta della regione di incentivare economicamente la tecnica colturale biologica in considerazione del suo alto valore ambientale”. Lo stesso Assessore ha annunciato che “a fine 2013 saranno destinati a questo settore ulteriori 50 milioni”.

Fonte: Agrapress

Le Associazioni green e bio chiedono un incontro sulla PAC con il Ministro De Girolamo

Il tavolo unitario delle 14 Associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica tornano a chiedere un incontro al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Nunzia De Girolamo e agli Assessori all’Agricoltura e all’Ambiente riguardo l’applicazione della nuova PAC.

E’ infatti unanime nel mondo bio e ambientalista la preoccupazione per un accordo, quello del 25 giugno u.s., in cui ambiente e sostenibilità restano ai margini delle scelte dell’Unione.

“L’accordo raggiunto a livello europeo non ha prodotto la riforma della PAC attesa dai cittadini e dalla componente più avanzata del mondo agricolo che in  questo momento di crisi economica chiedevano una svolta radicale verso un nuovo modello agricolo in grado di premiare le aziende  più virtuose, che producono i maggiori benefici per la società, cibo sano, tutela dell’ambiente e capacità di creare  lavoro per i giovani. Adesso ci sono alcune scelte che spettano all’Italia e che possono cercare d’interpretare le aspettative e le richieste della maggioranza dei cittadini per un’agricoltura più sostenibile, attenta ai beni comuni e all’interesse generale e su queste scelte chiediamo di essere ascoltati per poter contribuire portando le nostre proposte ” ha dichiarato la portavoce del Tavolo Maria Grazia Mammuccini.

Le Associazioni chiedono inoltre che prosegua la definizione del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei fitofarmaci, utile anche per la definizione delle misure agroambientali della nuova programmazione dello Sviluppo Rurale, con lo scopo prioritario, rimarcano in un comunicato, che vengano tutelate innanzitutto la salute dei cittadini e degli agricoltori, la qualità dell’ambiente e delle aree rurali e  la sicurezza.

Fonte: Tavolo Unitario Associazioni

De Castro su PAC e Regioni

“È importante e positivo che le regioni abbiano approvato una valutazione collegiale sulla riforma della PAC, evitando così il rischio che alcune regioni vadano per conto proprio”, ha dichiarato il Presidente Comagri Paolo de Castro, aggiungendo che “e’ opportuno che la riforma della PAC sia applicata in Italia come si sta procedendo anche in altri paesi in maniera da minimizzare gli aspetti negativi e massimizzare quelli positivi”.

Fonte: Agrapress