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Regno Unito: pubblicato l’Organic Market Report 2013

L’Organic Market Report 2013, il rapporto britannico sul mercato del bio, pubblicato annualmente dalla Soil Association, restituisce quest’anno luci ed ombre di un settore che, anche nel Regno Unito, risente della pesante crisi economica congiunturale. Nel complesso, il mercato ha perso circa l’1,5 per cento, attestandosi su un valore di 1,642 milioni di sterline (circa 2 miliardi di euro), contro gli 1,667 milioni sterline del 2011. Malgrado questa flessione, il report lascia intravedere un futuro positivo per il mercato biologico britannico. I consumatori di prodotti bio mostrano di preferire sempre di più la convenienza di prezzi e la varietà di prodotti della vendita on line e dei negozi specializzati, preferendoli alle scelte più limitate della grande distribuzione. Inoltre, il settore lattiero-caseario biologico, il non-food e quello della ristorazione stanno crescendo in maniera significativa. Per sommi capi, la situazione del biologico d’oltremanica può riassumersi in questi quattro punti fondamentali: boom di vendite online, crescita dei canali di vendita indipendenti (farmer markets, vendite per corrispondenza ecc.), calo di vendite significativo nei supermercati, che hanno visto le vendite del biologico ridursi del 3,8% con punte di oltre l’11% nel caso di marchi propri, aumento delle vendite per corrispondenza e a domicilio, crescite complessivamente del 4,4%.

Fonte: Organic World

Il mercato biologico del Canada vale quasi 3 miliardi di euro

E’ un mercato in forte crescita quello del biologico in Canada, addirittura triplicato dal 2006 ad oggi, e attualmente accreditato di un volume di affari complessivo di circa 2,8 miliardi di euro (3,7 miliardi di dollari canadesi). Una crescita assai superiore a quella di altri settori alimentari. A fare da traino, una base di consumatori decisamente mutata nel corso degli ultimi anni: oggi il 58% dei canadesi acquistano almeno un prodotto biologico alla settimana. “Su sollecitazione delle aziende produttrici  il governo ha applicato severe norme nazionali e l’obbligo di etichette nel 2009 per sostenere la fiducia dei consumatori nel bio”, ha detto Matthew Holmes, direttore esecutivo della Canada Organic Trade Association. “E’ molto gratificante – ha proseguito Holmes – toccare con mano i risultati di questi sforza con una simile crescita del settore e l’aumento costante della fiducia dei consumatori nel biologico”.

La Canada Organic Trade Association è l’associazione di categoria del settore biologico canadese e rappresenta coltivatori, spedizionieri, processori, certificatori, associazioni di agricoltori, distributori, importatori, esportatori, consulenti, rivenditori catena del biologico. La missione della COTA è di promuovere e tutelare la crescita del commercio di prodotti biologici affinchè ne beneficino al tempo stesso  ‘ambiente, gli agricoltori, il pubblico e l’economia. Per settembre è attesa una dettagliata analisi del mercato nazionale canadese e dei consumatori di biologico realizzata proprio dalla Cota.

Fonte: Organic World

La Germania discute la nuova normativa sul biologico

Il governo di Duesseldorf ha proposto recentemente un disegno di legge per dare piena’attuazione alla direttiva europea che prevede, a partire dal primo gennaio 2013, l’obbligo di pubblicare su Internet i nominativi di tutti gli operatori biologici e delle relative certificazioni. In base alla normativa, le autorità di vigilanza sono tenute ad immettere i dati in un elenco pubblico nazionale da aggiornare costantemente. Secondo la proposta del land tedesco, l’elenco delle aziende dovrebbe contemplare, oltre alla semplice anagrafica dell’azienda, anche il numero identificativo, il nome e il codice dell’organismo di controllo oltre ad alcune informazioni riguardo al tipo di attività svolta. La proposta di modifica della legge avanzata dal Consiglio Federale è stata sottoposta al Bundestag e successivamente inoltrata alle commissioni competente. Si sono levate alcune voci critiche rispetto all’operato del governo, reo secondo l’accusa di aver sostenuto una proposta incompleta, escludendo la presenza di un elenco unico nazionale.  Secondo il Ministro dell’Agricoltura del Nord Reno- Westfalia, Johannes Remmel, in particolare, la proposta del governo, diversamente da quella del Consiglio federale, non prevedendo alcun elenco unico nazionale, non aiuta i consumatori nell’orientarsi tra i diversi prodotti, e al tempo stesso rende più problematica la circolazione di informazioni  nel caso di frodi.

Fonte: Assobio

Il 20 maggio un convegno sul mercato del biologico

Si terrà a Fiera Milano Rho il 20 maggio prossimo presso il Centro Servizi – sala Taurus il convegno “Tendenze di mercato e nuove norme europee: opportunità per l’agricoltura biologica“. L’incontro si svolgerà in concomitanza con la fiera Tuttofood che si svolge dal 19 al 23 maggio. Il convegno intende illustrare le potenzialità e le opportunità di mercato che si prospettano alle aziende agricole biologiche e fare il punto sul percorso della riforma della PAC. Per questi scopi, l’incontro è suddiviso in due moduli: al mattino Helga Willer (Ricercatrice di IFOAM /FIBL) parlerà dei consumi e dei dati  economici mondiali ed europei del mercato del biologico, mentre la revisione della normativa europea e gli scenari possibili saranno al centro del contributo di Teresa De Matthaeis (Dirigente PQA V – Agricoltura biologica MIPAAF). Biologico e GDO saranno l’oggetto della relazione di Maurizio Brasina (Direzione Qualità COOP ITALIA, Responsabile ortofrutta) , mentre il punto di vista del consumatore italiano rispetto al bio sarà discusso da Silvia Zucconi Responsabile della Promozione e Sviluppo di progetti relativi al settore Commercio e Consumi di NOMISMA. Chiduerà la sessione del mattino Paolo Carnemolla, Presidente FederBio, che parlerà del sistema di certificazione e delle garanzie al consumatore. Al termine delle relazioni, verranno assegnati i premi del concorso “Le stelle del bio”, a cura di Ismea e del Mipaaf.

Nel pomeriggio agli interventi delle associazioni del settore succederanno i contributi delle aziende biologiche nazionali ed internazionali che porteranno all’attenzione dei partecipanti le loro esperienze in diversi ambiti produttivi: zootecnico, cerealicolo, vitivinicolo e ortofrutticolo.

Fonte: FederBio, Regione  Lombardia

 Il programma completo del convegno

Emilia-Romagna, fattorie aperte 2013

Aperte anche domani 12 maggio le 179  realtà agricole emiliano-romagnole, che insieme ai musei del gusto e del mondo rurale parteciperanno alla seconda delle tre domeniche di apertura previste per l’edizione 2013 di Fattorie Aperte 2013. Un’iniziativa giunta alla quindicesima edizione che costituisce da sempre un piacevole appuntamento per i cittadini ed i più giovani. L’occasione per avvicinarsi al mondo rurale, conoscere direttamente i produttori, acquistare prodotti agroalimentari di riconosciuta salubrità, tradizione e cultura. Una dimensione, quella rurale, che suscita un forte interesse in Emilia-Romagna, come testimonia una recente indagine condotta da SWG, secondo la quale nella regione la figura dell’imprenditore agricolo mantiene un importante ruolo di garante della sicurezza alimentare e custode della tradizione alimentare.

Fattorie aperte si pone l’obiettivo di sostenere  presso i cittadini l’interesse per “produzioni di qualità DOP, IGP, prodotti tradizionali, produzioni integrate e biologiche”, per “ vivere e apprezzare il territorio nel pieno rispetto dell’ambiente e dei tempi della natura, contribuendo col proprio agire a preservare il patrimonio inestimabile che ci è stato consegnato dalle passate generazioni”, secondo quanto indicato da Tiberio Rabboni, Assessore Agricoltura, Economia ittica Attività faunistico-venatoria della Regione Emilia-Romagna nell’introduzione alla Guida 2013 della campagna. Tutte le notizie a riguardo e i programmi dettagliati delle attività organizzate dalle aziende partecipanti, sono raccolte nel sito web dedicato a Fattorie Aperte  e sulle pagine dei principali social network ad esso collegate.

Fonte: Ermes agricoltura

Tempo di crisi? Non per il vino bio

Con una crescita del 67% dal 2003 al 2011, quello del vino biologico rappresenta uno dei pochi settori che fa registrare un segno positivo in quest’epoca di crisi. E’ questo il quadro rivelato in una nota dall’Osservatorio Wine Monitor di Nomisma secondo cui le superfici investite a vite bio hanno avuto aumenti record, in controtendenza rispetto alla diffusa crisi del settore agroalimentare. Negli Stati Uniti, in particolare, il nostro paese rappresenta il terzo per importazioni grazie ad una quota del 13% sul totale dei vini importati.

Sempre secondo quanto riporta il report Nomisma, in Italia il 6,5% degli ettari coltivati a vite  è biologico, dato quest’ultimo secondo solo all’8,6% dell’Australia. Due valori nettamente superiori alla media mondiale, attualmente ferma al 2% della superficie totale coltivata a vite Secondo i dati di Wine Monitor oggi in Italia “il 53% delle famiglie acquista un prodotto alimentare biologico e il 5% di queste compra vino bio e questo significa che sul 2% delle tavole delle famiglie italiane è presente il vino biologico in almeno una occasione”.

Non solo: secondo i dati, quasi un terzo dei vini venduti al dettaglio oltreoceano è d’importazione (i 27%, per la precisione), e il nostro paese è secondo nuovamente solo all’Australia in questo settore (con una quota del 25%, contro il 35% dell’Australia).

Un trend confermato in parte anche nello specifico ambito del vini bio, dove sono il Cile e l’Argentina a farla da padroni (con un market share del 45% e del 19% rispettivamente, ma il nostro paese ottiene comunque un lusinghiero terzo posto, con una quota del 13%,

Fonte: Con i piedi per terra, Sinab, FederBio