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De Castro: dal consiglio agricoltura qualche passo in avanti e qualche passo indietro

Soddisfazione per il risultato del consiglio agricoltura in vista dei triloghi è stata espressa da Paolo De Castro, Presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo. Secondo De Castro “il compromesso raggiunto ieri sera dal consiglio dei ministri agricoli mostra qualche passo in avanti e qualche arretramento, ma e’ un passaggio fondamentale per la riforma della PAC”. “Innanzitutto  vanno fatti i complimenti al ministro irlandese Simon Coveney, che è riuscito nei tempi previsti a trovare punti comuni con gli altri ministri”. “Già ieri sera – si legge in un comunicato stampa del presidente – il presidente della Comagri e il presidente di turno del consiglio agricoltura hanno avviato i contatti per definire i dettagli tecnici dei triloghi informali che inizieranno l’11 aprile e termineranno il 20 giugno”. Soffermandosi sul documento approvato dai ministri, De Castro ha dichiarato che “si registrano passi in avanti, ma trovo anche qualche arretramento rispetto alla proposta del parlamento. Tra gli elementi positivi vanno annoverate le disposizioni sull’agricoltore attivo che rinforzano e chiariscono il dispositivo di delega agli stati membri che avevamo introdotto in parlamento. Le modifiche sulla redistribuzione interna degli aiuti diretti, in attesa di valutare i testi consolidati definitivi, mi sembrano in linea con quelle approvate dal parlamento”. Commenti anche in tema di greening, sul quale, prosegue De Castro, “trovo che la posizione dei ministri sia ispirata a quella del mandato parlamentare nel senso di una maggiore flessibilità, soprattutto per quanto riguarda la modulazione della diversificazione delle colture secondo la dimensione aziendale. Per le aree a interesse ecologico, invece, non c’e’ una esclusione totale delle colture permanenti come previsto del parlamento, anche se permangono parziali esenzioni che stiamo valutando tecnicamente”. Non mancano alcune critiche, soprattutto in merito alla minore flessibilità su alcuni temi quali l’aiuto accoppiato, che “resta agganciato ad una lista di prodotti, rischiando in tal modo di penalizzare comparti strategici del nostro sistema agricolo come il tabacco, e che viene anche ridotto dal 15% fissato da strasburgo al 7% (estendibile al 12%)”. Perplessità anche sulla volontarietà del regime di sostegno ai giovani agricoltori “che il parlamento ha sempre difeso con forza come obbligatorio. Per i ministri UE anche il capping e’ facoltativo, mentre per l’europarlamento e’ fissato ai 300.000 euro (cooperative escluse)”.

Riguardo il mercato e le norme di commercializzazione, secondo il Presidente Comagri “accanto ad alcune positive novità come quella che riprende il dispositivo del parlamento sull’indicazione di origine nella vendita dei prodotti ortofrutticoli permangono alcune ombre. Mancano, ad esempio, quegli interventi necessari a rivedere il meccanismo di funzionamento dell’intervento pubblico e dell’ammasso privato, così come restano invariate le regole sugli aiuti all’olio d’oliva che il parlamento aveva indirizzato verso il modello ortofrutticolo e, infine, si deve constatare la mancanza di un accordo sull’estensione della programmazione produttiva a tutti i prodotti Dop. Viene così meno – ha concluso il Presidente – un principio sul quale il consiglio si era impegnato con il parlamento durante il negoziato di approvazione delle regole sui prodotti di qualità certificata”.

Fonte: Agrapress

Pesticidi, indagine-shock francese

Interessante (e inquietante) studio francese quello che ha preso in esame gli effetti dell’esposizione ai pesticidi su lavoratori agricoli impegnati nel settore viticolturale e persone che vivono nelle immediate vicinanze dei vigneti, messi a confronto con un gruppo di controllo senza esposizione. L’indagine era stata avviata dopo che l’attenzione dell’opinione pubblica era stata richiamata dal caso di un lavoratore della regione viticola di Listrac-Médoc (situata a 30 km a nord-ovest di Bordeaux) la cui morte per cancro nel 2009 era stata dichiarata sospetta dai familiari, che chiedevano di conoscere la causa ultima della malattia del congiunto. I risultati dei test di laboratorio sono inequivocabili: la contaminazione registrata nel caso dei vignaioli (tutti volontari dello studio) era di circa undici volte superiore a quella nel gruppo di controllo, mentre le persone che vivono nei pressi dei vigneti hanno fatto registrare cinque volte il livello di residui rispetto al controllo.

Fonte: Le Monde

Un’Igp e una Dop nuove si aggiungono al ricco patrimonio italiano di eccellenze agroalimentari

In seguito alla pubblicazione da parte dell’Unione Europea dei Regolamenti di iscrizione nel registro delle Denominazioni di Origine Protette e delle Indicazioni Geografiche Protette della “Mela Rossa Cuneo” Igp e del “Ficodindia di San Cono” Dop, salgono a 249 le produzioni tipiche italiane, consolidando il primato del nostro paese a livello europeo. La Mela Rossa Cuneo viene prodotta utilizzando solamente  le varietà Red Delicious, Gala, Fuji e Braeburn e i loro cloni. Il frutto è caratterizzato da una specifica sovra colorazione rossa della buccia, che la rende ben identificabile nei mercati. Alla Dop Ficodindia di San Cono sono invece ascrivibili unicamente i frutti provenienti dalle cultivar Surfarina (nota anche come Gialla o Nostrale) , Sanguigna (o Rossa), Muscaredda (conosciuta anche come Sciannarina o Bianca). E’ altresì ammessa la presenza di ecotipi locali delle selezioni di Trunzara in percentuale non superiore al 5%. Il Ficodindia di San Cono e caratterizzato da frutti di grandi dimensioni, colori vivi della buccia, profumo delicato e sapore particolarmente dolce, caratteristica quest’ultima che, insieme alle maggiori dimensioni, sono tra i parametri distintivi più importanti di questa denominazione di origine.

Fonte: AIOL

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Oggi è la Giornata internazionale delle foreste

Si celebra oggi 21 marzo la prima Giornata internazionale delle foreste, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della tutela e salvaguardia del patrimonio forestale del Pianeta. Dopo la celebrazione, nel 2011, dell’Anno Internazionale delle Foreste, un nuovo richiamo dell’ONU affinché si preservino tutti i tipi di foreste, indispensabili per il mantenimento della biodiversità terrestre.

Grazie alla produzione di ossigeno, al prelievo di anidride carbonica atmosferica e al rilascio di vapore acqueo, le foreste di fatto costituiscono un elemento essenziale per il mantenimento degli equilibri su cui si basa l’intero sistema-Terra. Purtroppo, nel corso degli ultimi anni, le foreste primarie, ovvero quelle non intaccate dall’attività dell’uomo, costituiscono ad oggi poco più di un terzo dell’intera superficie forestale del pianeta, e solo negli ultimi anni sono andati perduti oltre 40 milioni di ettari. Considerando invece anche altre tipologie forestali, più o meno modificate dall’intervento umano, la loro superficie sale ad oltre 4 miliardi di ettari, pari ad una “disponibilità” teorica di circa 0,6 ettari per abitante.

Attualmente, sono Russia, Brasile, Canada, USA e Cina gli stati che ospitano le superfici forestali più importanti rispettivamente con 809, 520, 310, 304 e 207 milioni di ettari.

Continua, anche se con una flessione che apre qualche spiraglio di speranza per il futuro, la deforestazione del pianeta: solo negli ultimi dieci anni abbiamo perduto 13 milioni di ettari di foreste l’anno, 3 milioni in meno  rispetto al  decennio 1990/2000 ma pur sempre troppi. Aumentano invece le foreste (e gli alberi) piantati dall’uomo: oggi costituiscono circa il 7% dell’area totale forestale, per una superficie complessiva di  264 milioni di ettari. Tra il 2000 e il 2010, la superficie di foreste piantate è aumentata di circa 5 milioni di ettari all’anno,, soprattutto in seguito agli imponenti rimboschimenti effettuati in Cina.

Nel nostro paese, nell’ultimo ventennio il patrimonio forestale è cresciuto di circa 1,7 milioni di ettari, raggiungendo oltre 10 milioni e 400 mila ettari di superficie. In Italia attualmente crescono circa  12 miliardi di alberi che ricoprono un terzo dell’intero territorio nazionale, secondo quanto riportato dall’ultimo “Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di carbonio” del Corpo forestale dello Stato (Cfs), realizzato con la consulenza scientifica del Cra. Un patrimonio in grado di assorbire  1,2 miliardi di tonnellate di carbonio, pari a 4 miliardi di tonnellate di Co2, e che viene costantemente minacciato da incendi, fenomeni erosivi, piogge acide e dalla crescente presenza di specie alloctone (ovvero aliene, estranee alla nostra flora autoctona).Una minaccia particolarmente seria soprattutto nell’Italia meridionale e nelle isole, che mette a rischio intere formazioni forestali e l’enorme carico di biodiversità che esse custodiscono.

Fonte: AIOL

Watson (ex Ipcc): prepariamoci ad un mondo sensibilmente più caldo

La sfida ai cambiamenti climatici è persa: non siamo più in tempo per evitare che le temperature del pianeta salgano di oltre due gradi, e dobbiamo prepararci ad un mondo più caldo anche di 5 gradi. Queste parole, che hanno il sapore di un vero e proprio de profundis, sono state recentemente pronunciate da Sir Robert Watson, ex presidente dell’Ipcc (l’ Intergovernmental panel on climate change), intervenuto recentemente ad un convegno  organizzato dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine. Secondo lo scienziato britannico, abbiamo ancora il 50% di possibilità di impedire un aumento delle temperature medie mondiali superiore ai 3 gradi rispetto all’epoca pre-industriale, ma di certo «un aumento di 5 gradi è altrettanto possibile”. Secondo Watson (e con lui l’oramai totalità degli scienziati che hanno studiato le dinamiche complesse legate ai cambiamenti climatici)  “ciò significherebbe un riscaldamento della Terra maggiore di quanto sia mai stato dalla fine dell’ultima era glaciale. In ogni caso, nonostante tutte le promesse fatte al mondo, non saremo in grado di realizzare un mondo con un aumento di soli  2 gradi centigradi. Tutte le prove, secondo la mia opinione, suggeriscono che siamo sulla strada per un mondo fra  3° C e 5° C in più.” Le soluzioni, secondo Watson, non sono a buon mercato: “abbiamo certamente bisogno di un sacco di ricerca. Non ci sono soluzioni economiche ed eque per affrontare il cambiamento climatico, ma sono necessarie volontà politica e leadership morale, i cambiamenti di  politiche, prassi e  tecnologie necessari devono essere sostanziali e attualmente non stanno  avvenendo».In un’intervista a Climate News Network, Watson ha sottolineato che «”ora sappiamo che non possiamo escludere un possibile aumento della temperatura di 5° C, e abbiamo bisogno di iniziare a prepararci. Quando presiedevo l’Ipcc eravamo tutti molto ottimisti sul fatto che avremmo raggiunto un accordo globale per limitare le emissioni, anche se sapevamo che sarebbe stato difficile. Ma eravamo fiduciosi che le emissioni non sarebbero salite al livello tremendo dell’attuale aumento”.

Secondo Alex Kirby, fondatore di Climate Network News, “in un mondo di 5° C più caldo di oggi potremmo  aspettarci raccolti fallimentari nei Paesi in via di sviluppo e sviluppati, un innalzamento del livello del mare che minaccerà  molte grandi città e significative carenze di acqua. Ancora più specie saranno a rischio di estinzione (il 10% delle specie sono considerati a rischio per ogni 1° C di riscaldamento), ci sarebbero più (e più intensi) eventi meteorologici estremi ed un crescente rischio di bruschi e rilevante cambiamenti irreversibili in termini di sistema climatico”.

Attualmente Watson è direttore scientifico del Tyndall Centre for Climate Change Research dell’Università di East Anglia e Chief Scientific Adviser  del Department of Environment, Food and Rural Affairs del governo britannico. Fu rimosso dalla presidenza dell’Ipcc nel 2002 e, come si è appreso da un articolo del New Scientist fu George W. Bush, fresco di elezione alla Casa Bianca, a ricevere da un dirigente della ExxonMobil (una delle più importanti compagnie petrolifere del mondo) il seguente messaggio : «Può sostituire immediatamente Watson, su richiesta degli Usa?»

Fonte: Greenreport

Carnemolla (FederBio): la riforma della PAC non valorizza il bio

“L’agricoltura bio, sinonimo di sostenibilità per l’ambiente e per l’uomo ma anche per il reddito degli agricoltori europei, non è stata efficacemente valorizzata dal voto sulla riforma della PAC del Parlamento Europeo”, commenta Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, che ribadisce: “L’agricoltura bio non è sostenibile solo per l’ambiente, ma anche per il benessere dell’uomo e per l’economia. I dati più recenti sui consumi bio – rilevazione del panel famiglie ISMEA/GFK EURISKO – riferito agli acquisti di prodotti biologici confezionati presso i punti vendita della grande distribuzione organizzata – dimostrano che l’agricoltura bio è una ottima opportunità per affrontare la crisi dell’agroalimentare e più in generale la crisi economica. FederBio ha più volte invitato la politica e le rappresentanze del mondo agricolo e agroalimentare a considerare le potenzialità del bio e a favorirne lo sviluppo. Ha preso parte all’importante campagna per la riforma della PAC sostenuta da 14 Associazioni italiane, che in pochi giorni ha raccolto 90.000 firme, con l’obiettivo di raggiungere una profonda riforma dell’agricoltura. I risultati non sono in linea con le esigenze dei cittadini e degli agricoltori più giovani e dinamici, il voto si è rivelato deludente perché si è persa una ulteriore occasione per attuare una vera riforma della PAC, utile a superare la crisi ambientale ed economica che affrontiamo tutti i giorni”.

Fonte: FederBio