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Limonio aquilano: un convegno sul rarissimo endemismo abruzzese

E’ in programma domani, venerdì 8 marzo all’Aquila, presso l’Aula Magna del Corpo Forestale dello Stato, il convegno “Goniolimon italicum: scoperta, stato e prospettive di un endemismo unico al mondo”. L’incontro, organizzato dall’ Ufficio Territoriale per la Biodiversità dell’Aquila del CFS in collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e l’Università degli Studi di Camerino, intende porsi come momento di confronto per tutte le ricerche e i progetti di conservazione in atto per tutelare il Limonio aquilano, un rarissimo endemismo abruzzese (ovvero una specie presente esclusivamente in un territorio circoscritto) ed una delle specie vegetali più rare al mondo. Il Goniolimon italicum infatti è presente solamente in pochissime stazioni nel territorio delle conche aquilane, con una distribuzione che, curiosamente, sembra ricalcare quella degli antichi insediamenti italici. La sessione del mattino del convegno sarà dedicata alla descrizione della scoperta della prima popolazione, e vedrà come relatori Fernando Tammaro, dell’Università degli Studi de L’Aquila, e Sandro Pignatti, padre della botanica italiana (e autore della celeberrima Flora d’Italia), dell’Università degli Studi Roma La Sapienza. Seguirà la relazione di Fabio Conti, dell’Università degli Studi di Camerino, che parlerà della scoperta delle altre popolazioni del rarissimo Limonio. La seconda parte della mattinata sarà dedicata allo stato delle popolazioni di Limonio, mentre nel pomeriggio diversi relatori parleranno delle prospettive di conservazione, dalle ipotesi di reintroduzione e re-stocking alla protezione giuridica della specie, all’istituzione della Riserva Naturale Speciale “Doline di Ocre” fino alla protezione in ambito europeo tramite l’aggiornamento della Direttiva Habitat.

Fonte: CFS, AIOL

A Roma un Convegno nazionale sulla salvaguardia del territorio italiano

Si è svolto il 6 marzo scorso a Roma presso la Nuova Auletta dei Gruppi Parlamentari – Camera dei Deputati il Convegno dal titolo “La Salvaguardia del territorio in Italia: una priorità per lo sviluppo”. L’incontro, promosso dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è stato organizzato dall’ISPRA e da AGEA, Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, per rilanciare e collegare tra loro i temi della mitigazione del rischio, della salvaguardia e della manutenzione dei territori montano-collinari, nonché della sostenibilità e della qualità ambientale delle attività agricole, silvicolturali e pastorali. Durante il convegno sono state presentate le “Linee guida per la valutazione del dissesto idrogeologico e la sua mitigazione attraverso misure e interventi in campo agricolo e forestale”, che forniscono indirizzi e metodologie per l’individuazione delle aree prioritarie di intervento, delle misure di mitigazione e delle politiche colturali più idonee, grazie alla condivisione dei dati, delle informazioni e delle conoscenze più recenti oggi disponibili. L’Italia infatti è uno dei Paesi europei con maggiore predisposizione al dissesto, in conseguenza delle sue specifiche caratteristiche geologiche, morfologiche e di uso dei suoi territori. L’incontro, presieduto da Franco Braga, Sottosegretario del Mipaaf, si articolava in due sessioni. Quella del mattino è stata dedicata alla riduzione del rischio idrogeologico nelle aree di interesse agricole e forestali e ha visto la presentazione e la discussione delle linee guida da parte di Bernardo De Bernardinis – Presidente ISPRA, e di Giuseppe Blasi,  Capo Dipartimento MiPAAF. Il Direttore Generale Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche – MATTM (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) Maurizio Pernice ha discusso nello specifico il ruolo delle Linee guida negli interventi per la difesa del suolo, mentre Vincenzo Ferrara, sempre del MATTM, ha relazionato in merito all’adattamento ai cambiamenti climatici in campo agricolo e forestale.

Le strategie future e le politiche possibili sono state oggetto invece della sessione pomeridiana, moderata da Tullio Fanelli, Sottosegretario Ministero del  MATTM. Il confronto ha visto la partecipazione di Fabrizio Barca, del Ministro per la Coesione Territoriale, di Dario Stefàno, Assessore all’Agricoltura della Regione Puglia e Coordinatore della Commissione Politiche Agricole della Conferenza Stato–Regioni, Roberto Ravello , Assessore all’Ambiente della Regione Piemonte e anch’egli Coordinatore della Commissione, Massimo Gargano,  Presidente ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni), insieme a Sergio Marini,  Presidente Coldiretti, Giuseppe Politi,  Presidente CIA, Gianvito Graziano, Presidente dell’Ordine dei Geologi e Andrea Sisti, Presidente dell’Ordine degli Agronomi.

Fonte: Rete Rurale

Ad Are (Svezia) il 17° Meeting RRN

Si svolgerà ad Are, in Svezia, il 14 e 15 marzo prossimi il 17° meeting delle Reti Rurali nazionali. Un incontro durante il quale l’attività di incontro della rete RRN si combinerà con il secondo “modulo” del programma pilota di formazione NSU (acronimo per Network Support  Unit). Obiettivo di fondo di questi moduli pilota è quello di condividere un’esperienza di apprendimento reciproco e di scambio di esperienze. Nel corso della due giorni svedese in particolare verrà presentata la metodologia RICA (Research, Ideas, Concepts and Action, ovvero Ricerca, idee, concetti e azioni), a cura della’unità NSU svedese. In questo cercando di elaborare strategie e risposte comuni finalizzate a coinvolgere nella maniera migliore i diversi stakeholders potenzialmente compresi delle strategie della Rete Rurale.

Il programma preliminare, in lingua inglese, è disponibile a questo link

Fonte: Rete Rurale

La triste realtà dei “villaggi del cancro” cinesi

Importante presa di posizione del Ministero dell’Ambiente cinese che nei giorni scorsi, per la prima volta, ha ufficialmente ammesso l’esistenza dei cosiddetti “villaggi del cancro” sul territorio della Repubblica Popolare. Il sinistro nome dato a queste località è dovuto al fatto che l’inquinamento è così elevato da far registrare un’incidenza di tumori decisamente superiore alla norma. E, dato ancora più importante, rispetto ai dati già diffusi in precedenza da alcune associazioni ambientaliste, il numero dei luoghi censiti, da circa un centinaio, è salito a oltre 400. Un atto di trasparenza piuttosto inusuale per il governo cinese, accompagnato da un documento in cui il governo si dichiara intenzionato a “proteggere e controllare i rischi derivanti da sostanze chimiche per l’ambiente nel periodo del piano quinquennale (2011-2015)”. Sostanze chimiche tossiche che, per ammissione dello stesso Ministero, “sono all’origine di molte crisi ambientali, legate all’inquinamento dell’aria o dell’acqua”. LA notizia, ripresa pochi giorni fa dal quotidiano francese “Le Figaro”, riporta alla ribalta una realtà denunciata per la prima volta nel 2009 da eng Fei, giornalista della televisione di Hong Kong Phoenix TV, che iniziò un’opera di sensibilizzazione pubblica sul legame tra inquinamento e malattie contratte dalla popolazione residente. Nei “Villaggi del cancro” infatti l’incidenza della malattia ha subito un incremento record dell’80% negli ultimi trent’anni, al punto da diventare la prima causa di morte in Cina, stando alle dichiarazioni del Ministero della Salute cinese. Attualmente, ogni anno in Cina muoiono per tumore circa 2,7 milioni di persone, secondo quanto riferito dal China Daily in un articolo del mese scorso che cita il rapporto 2012 del Cancer Registry. Un numero elevatissimo in costante crescita, specchio di uno sviluppo economico ininterrotto che i cinesi stanno pagando a caro prezzo sulla propria pelle. E un monito molto chiaro, se mai dovesse servire, sulle gravissime conseguenze che un ambiente inquinato possono arrecare non solo all’ambiente stesso ma, in prima battuta, alla salute umana.

Fonte: AIOL

E in Nuova Zelanda rispunta un uccello delle tempeste ritenuto estinto

Tra le tante notizie negative che provengono dal fronte della conservazione della biodiversità, ogni tanto capita di poter raccontare una storia con un inatteso happy end. E’ il caso dell’ Oceanites maorianus, un piccolo uccello delle tempeste che risultava estinto da oltre 150 anni e che, quasi miracolosamente, è stato ritrovato da un gruppo di ricercatori neozelandesi.

Le ricerche miravano a verificare la presenza di siti di nidificazione dopo che alcuni esemplari erano stati avvistati nel 2003 dopo quasi un secolo e mezzo durante il quale si era persa ogni traccia di questa specie.

Il team, guidato da da Chris Gaskin e Matt Rayner dell’università di Auckland, ha compiuto una serie di studi nelle Poor Knights Islands, Mokohinau Islands ed a Little Barrier Island nel tentativo di individuare il sito di nidificazione dopo che, nel 2012, alcuni individui catturati in mare aperto avevano rivelato agli studiosi tracce di nidificazione e di allevamento dei pulcini.Il gruppo di ricerca ha così potuto catturare 24 uccelli delle tempeste della Nuova Zelanda e, con un microscopico radio-trasmettitore del peso di solo un grammo, sono riusciti a individuare il sito di nidificazione, tenuto gelosamente segreto per ovvi motivi di conservazione.

«Il sito da monitorare è molto fragile e con gli uccelli in una fase delicata del loro ciclo di allevamento. Stiamo utilizzando per la maggior parte strumenti automatizzati e mantenere un approccio” hands-off”, sebbene il team visiti la zona e la tenga sotto controllo», ha dichiarato Matt Ryner, secondo il quale “la scoperta ribadisce  l’importanza di una gestione attenta dei gioielli conservazione, come Little Barrier Island e gli ambienti marini circostanti”. Ora i ricercatori stanno cercando di stimare l’entità della popolazione e la sua distribuzione. Proprio basandosi sul lavoro degli studiosi L’Hauraki Gulf Forum si appresta a pubblicare l’Hauraki Gulf seabird management strategy and research plan. Secondo John Tregidga, presidente del Forum, «localizzare il territorio di nidificazione è stato di rilevanza internazionale e metterà in evidenza l’importanza dell’ Hauraki Gulf Marine Park come significativo  hotspot della biodiversità a livello globale».

Fonte: Greenreport

Il resveratrolo delle uve rosse contro i deficit di udito e cognitivi

Secondo quanto rivelato da uno studio condotto dai ricercatori dell’Henry Ford Hospital di Detroit, Stati Uniti, il resveratrolo, un fenolo non flavonoide rinvenuto nella buccia dell’acino d’uva, è in grado di contrastare i danni all’udito e opporsi al declino cognitivo. Lo studio ha sperimentato la sostanza su un popolazione di topi sottoposti sperimentalmente all’esposizione a forti rumori prolungati. I ratti cui era stato somministrato il resveratrolo hanno fatto registrare una minore incidenza di perdita o diminuzione dell’udito. “Il nostro ultimo studio si concentra sul resveratrolo e sui suoi effetti sulla bio-infiammazione, la risposta del corpo al danno e a tutto quello che si ritiene essere la causa di molti problemi di salute, tra cui l’Alzheimer, il cancro, l’invecchiamento e la perdita dell’udito“, ha spiegato l’autore dello studio, Michael D. Seidman, direttore della divisione di chirurgia dell’orecchio e neurologia dell’Henry Ford Hospital. “Il resveratrolo è una sostanza chimica molto potente che sembra proteggere contro i processi infiammatori del corpo legati all’invecchiamento, alla cognizione e alla perdita dell’udito.” “Abbiamo dimostrato che somministrando agli animali il resveratrolo, siamo in grado di ridurre il declino cognitivo e dell’udito“, ha concluso  il dottor Seidman.

Fonte: Freshplaza