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GIUSEPPE DE NOIA È NUOVO PRESIDENTE ANABIO-CIA

GIUSEPPE DE NOIA È NUOVO PRESIDENTE ANABIO-CIA

L’impegno del neo presidente: tutelare il primato italiano nel bio e raggiungere gli obiettivi del Green deal e sostenendo l’impegno delle aziende bio

Giuseppe De Noia è il nuovo presidente di Anabio, l’associazione per il biologico promossa da Cia-Agricoltori Italiani.

L’identikit

Imprenditore pugliese, di Terlizzi, 51 anni, Di Noia è stato votato dall’Assemblea elettiva nazionale riunita il 7 dicembre a Roma. Possiede un’azienda olivicola e vitivinicola biologica a cui affianca la coltivazione di ciliegie e di fico fiorone Domenico Tauro, prodotto tutelato in biodiversità.

Attualmente è presidente di Cia Levante (Bari e Bat), oltre a far parte del Comitato di gestione e amministrazione del Distretto Florovivaistico e del Cibo di Puglia e del Consiglio della Camera di Commercio di Bari in rappresentanza del settore primario. Resterà alla guida di Anabio-Cia per i prossimi quattro anni, succedendo a Federico Marchini, al vertice negli ultimi due mandati.

I numeri

«L’Italia oggi è chiamata a difendere un primato prestigioso nel settore biologico -ha detto De Noia-. Il nostro Paese vanta la più alta percentuale di superfici bio sul totale (17%), a fronte di una media europea ancora ferma al 9% e ben lontana dall’obiettivo del 25% indicato dal Green Deal per il 2030».

«Un target importante che, invece, noi possiamo centrare, arrivando a toccare i 3 milioni di ettari coltivati a bio dai 2,2 milioni attuali».

Per farlo secondo Di Noia occorre però informare e sostenere le aziende agricole affinché beneficino appieno di tutti i nuovi strumenti, normativi ed economici, necessari per affrontare la crisi globale e diventare davvero protagonisti e custodi della transizione verde in agricoltura.

AIAB: «IL BIO È IL VERO MODELLO VINCENTE DI SOSTENIBILITÀ»

AIAB: «IL BIO È IL VERO MODELLO VINCENTE DI SOSTENIBILITÀ»

Lo dichiara il Presidente Giuseppe Romano che propone una convergenza di interessi per fare diventare il biologico come modello riferimento per il nostro sistema produttivo

«Parlare di agricoltura biologica oggi significa parlare di futuro e di sostenibilità, perciò i riflettori sono sempre più puntati verso questo tipo di attività che ha fatto tanta strada».

Una rete virtuosa

È quanto ha dichiarato Giuseppe Romano, presidente di Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica), intervenuto all’evento “C’era una volta il BIO”, promosso da Slow Food Roma, presso il Mercato Centrale. «Aiab – ha aggiunto Romano – ha fatto la storia del biologico italiano, mettendo in rete le tante realtà bio d’Italia e promuovendone gli interessi».

Un modello di riferimento

«Sicuramente – ha continuato – siamo soddisfatti della strada che abbiamo percorso e di dove siamo arrivati, ma sappiamo bene che ora come ora non possiamo fermarci, dobbiamo far sentire sempre di più la voce dei produttori biologici affinché questo modello di agricoltura che rispetta l’ambiente in modo certificato e garantito possa affermarsi sempre di più come modello principale di produzione agricola».

ASSOBIO E IAP CONTRO IL GREENWASHING

ASSOBIO E IAP CONTRO IL GREENWASHING

Alleanza tra l’associazione delle imprese di trasformazione e distribuzione del biologico e l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria per tutelare la corretta informazione sul bio

Assobio, l’associazione nazionale delle imprese di produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali si impegna nella difesa della corretta comunicazione dei valori del biologico.

Adesione votata dal Consiglio direttivo

Il Consiglio direttivo dell’associazione ha infatti deliberato l’adesione ufficiale all’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria (Iap) allo scopo di incrementare la conoscenza del sistema autodisciplinare e dei suoi strumenti e di favorire lo scambio di informazioni e best practices nella comunicazione commerciale.

Il contrasto del fenomeno del greenwashing

I due enti sono già impegnati a promuovere e organizzare iniziative di formazione, informazione e approfondimento su tematiche condivise tra cui il contrasto al fenomeno del cosiddetto greenwashing, rivolte sia alle imprese socie Assobio, che ai consumatori.

PIANO STRATEGICO ITALIANO, ARRIVA L’OK DA BRUXELLES

PIANO STRATEGICO ITALIANO, ARRIVA L’OK DA BRUXELLES

Dopo la bocciatura dell’anno scorso passa senza richieste di modifiche il piano strategico per l’applicazione della politica agricola comune post 2022. Ma rimangono i limiti che non favoriranno il raggiungimento del 25% di superficie agraria biologica entro il 2030

La Commissione Europea ha approvato lo scorso venerdì 2 dicembre il Piano strategico italiano (Psp), un documento importantissimo poiché definisce le scelte nazionali della politica agricola dei prossimi cinque anni (2023-2027) e quindi come saranno impiegati i 33,5 miliardi di euro assegnati all’Italia, pari a 7,3 miliardi di euro l’anno.

La visione della Commissione

«L’Italia – spiega il comunicato della Commissione – è uno dei maggiori produttori agricoli e trasformatori di alimenti dell’Ue con un settore agricolo molto diversificato». «Il piano italiano introdurrà un importo massimo per ettaro per il sostegno al reddito di base degli agricoltori. Le piccole e medie aziende agricole riceveranno un pagamento redistributivo per ottenere un sostegno finanziario più equo».

Un piano strategico che trascura l’importanza del biologico come abbiamo già scritto su queste pagine. Nonostante il parziale risarcimento da 90 milioni all’anno spostato dagli aiuti diretti all’intervento SRA29 dello Sviluppo Rurale (l’ex misura 11 in favore del bio). Un intervento che compensa solo parzialmente la decisione di sopprimere l’ecoschema dedicato nel primo pilastro anche perché molte Regioni hanno annunciato scelte differenti riguardo a questo “tesoretto” premiando maggiormente la produzione integrata. Non arriverà da qui la soluzione per raggiungere il 25% di superficie agraria bio entro il 2030.

Potenziata la gestione del rischio

«Circa 800mila agricoltori – ha osservato la Commissione Ue – riceveranno inoltre in Italia finanziamenti specifici (da una dotazione totale di quasi 3 miliardi di euro) per partecipare a strumenti di gestione del rischio, in modo da affrontare meglio il crescente impatto degli eventi climatici avversi».

Condizionalità sociale

«L’Italia sarà inoltre tra i primi paesi dell’Ue ad attuare la nuova condizionalità sociale della Pac per garantire la sicurezza sul lavoro e combattere lo sfruttamento della manodopera. Infine 1,1 miliardi di euro saranno dedicati ad aiutare i giovani agricoltori ad avviare e garantire la loro attività».

I QUATTRO “SUPER POTERI” DI UN SUOLO SANO

I QUATTRO “SUPER POTERI” DI UN SUOLO SANO

In occasione della Giornata Mondiale del Suolo occorre incentivare l’impegno in favore delle pratiche in grado di sostenere la fertilità e la biodiversità dei terreni. Perché un suolo agrario sano contrasta il cambiamento climatico, tutela la regimazione delle acque, fornisce nutrienti alle piante, contrasta la perdita di biodiversità

Il 5 dicembre è la Giornata Mondiale del Suolo. Un tema che per l’agricoltura biologica è un impegno quotidiano. Il metodo agricolo trova infatti il suo principio fondante proprio sulla salubrità e sulla biodiversità del terreno, predicando da sempre la necessità di favorire l’aumento della frazione organica per combattere fenomeni di desertificazione e dissesto idrogeologico.

Solide basi per la sostenibilità

Aiab Friuli Venezia Giulia, in occasione dell’evento celebrativo internazionale, ha ricordato che solo questa attenzione per il “patrimonio suolo” può consentire di risolvere il problema della sicurezza alimentare globale, uno dei più sfidanti obiettivi di sostenibilità dei millennium Goals delle Nazioni Unite, ovvero ottenere prodotti nutrienti, in quantità sufficiente per alimentare tutti gli esseri umani di oggi senza pregiudicare le risorse per i nostri discendenti di domani. Il suolo infatti ospita un quarto della biodiversità globale ed è il principale strumento con cui possiamo affrontare il cambiamento climatico con qualche speranza di successo, almeno parziale.

I 4 super poteri

Tutto questo se manteniamo il suolo vivo e sano, quindi in grado di:

  • metabolizzare sostanza organica e trattenere il carbonio (di cui è la principale riserva a livello globale), ad esempio: un ettaro di prato sequestra 20.000 kg di carbonio all’anno;
  • trattenere l’acqua e regimentarla al meglio, cosa strategica per fronteggiare periodi siccitosi. Un esempio, Per ogni punto percentuale di aumento di sostanza organica del suolo si può arrivare a stoccare 340 ettolitri di acqua in più ad ettaro;
  • fornire nutrienti alle piante senza continuare a dipendere dai fertilizzanti di sintesi (ad esempio: le leguminose possono fissare fino a 200 kg di azoto/ha/anno);
  • mantenere la biodiversità edafica in modo che tutti i cicli metabolici possano funzionare in sincronia e fare in modo che patogeni e parassiti non prendano il sopravvento.
CARNE, IL METODO DI ALLEVAMENTO FA LA DIFFERENZA

CARNE, IL METODO DI ALLEVAMENTO FA LA DIFFERENZA

Maggiori contenuti in termini di coenzima Q10 e di acidi grassi polinsaturi nella carne da animali allevati secondo i postulati del bio. Lo testimoniano i risultati di un’approfondita metanalisi divulgata dalla Prof.ssa Renata Alleva in occasione della Festa del Bio di Bologna

Più spazio a disposizione per ogni capo allevato, più tempo per crescere, libertà di movimento e di interazione sociale, maggiore benessere animale, maggiore possibilità di scegliere di che cosa alimentarsi direttamente. Sono alcuni degli elementi che fanno la differenza tra un allevamento biologico e uno convenzionale. Elementi che hanno anche una forte incidenza sulla qualità nutrizionale sulla carne prodotta. Lo ha confermato Renata Alleva, biologa specialista in scienze dell’alimentazione e membro del comitato scientifico dell’Isde in occasione della Festa del bio che si è tenuta al Palazzo Re Enzo di Bologna lo scorso 3 dicembre.

Libertà di stile alimentare

Ognuno è infatti libero di scegliere lo stile alimentare che considera più congeniale, facendo massima attenzione però nel caso si tratti di fornire tutti i corretti nutrienti necessari alla crescita di bambini in età scolare e prescolare.

«In ottica Onehealth – ha spiegato la dott.ssa Alleva- le principali linee guida indicano che le diete più salutari e preventive sono quelle che si basano su un buon consumo di verdure e fibre alimentari, cereali integrali,  con moderato consumo di prodotti animali (dieta Dash, Dieta mediterranea, Dieta Vegetariana)».

Il ruolo del coenzima Q10

«Da una recente meta-analisi – ha continuato –, che ha tenuto in considerazione i risultati di numerose ricerche effettuate in tutto il mondo, è emerso il maggiore contenuto di composti coattivi come il coenzima Q10 nella carne bovina, suina e di pollo ottenuta da allevamenti biologici». Una molecola che ha effetti antiipertensivi e contribuisce al miglioramento della funzione cardiaca, ma non è tutto.

È quello degli acidi grassi polinsaturi

«Nella carne bio sono anche stati ritrovati contenuti più elevati di acidi grassi essenziali tra cui l’acido linoleico e l’acido α-linolenico ALA, molecole che, se assunte nelle corrette quantità, contribuiscono ad un migliore sviluppo cerebrale durante il periodo fetale, ritardo del declino della funzione cognitiva negli uomini anziani e riduzione del rischio di demenza e Alzheimer».

Vantaggi ambientali, sociali e nutritivi

Punti decisamente in favore degli allevamenti biologici che, oltre a dimostrare vantaggi in termini ambientali per la possibilità di innescare corrette strategie di economia circolare in abbinamento a sistemi colturali bio e vantaggi sociali in termini di ripopolamento delle aree interne della penisola, ora possono ribadire anche vantaggi nutritivi e salutari.