Suolo e Salute

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SOMMARIVA TRA LE ECCELLENZE DELL’AGROALIMENTARE ITALIANO SECONDO FORBES

SOMMARIVA TRA LE ECCELLENZE DELL’AGROALIMENTARE ITALIANO SECONDO FORBES

Il magazine internazionale premia una delle realtà di punta delle produzione di olio extravergine bio di qualità, tra le prime realtà ad essere certificate da Suolo e Salute nel lontano 1972

L’eccellenza è un mix di intuizione, capacità professionale, esperienza, storia, pazienza… Forbes Italia, l’edizione italiana del magazine più diffuso al mondo su cultura economica, leadership imprenditoriale, innovazione e lifestyle aggiorna il suo inserto speciale annuale dedicato all’eccellenze dell’agroalimentare made in Italy e per l’olio spicca la presenza di Sommariva. Storico produttore di extravergine d’oliva e sottoli ad Albenga (Sv), certificato bio da Suolo e Salute dal 1972, un vero pioniere del green (ha il numero progressivo 009 tra le aziende di Suolo e Salute).

La ricetta di Agostino

«Amore e rispetto per la terra – elenca Agostino Sommariva, ceo dell’azienda ligure che oggi guida l’azienda con il supporto della moglie Anna e dei figli Alice e Gabriele -. Possiamo riassumerla così la semplice filosofia che da oltre 107 anni accompagna il nostro lavoro, fatto di passione e impegno nel trasformare i frutti della nostra meravigliosa terra».

L’azienda produce olio evo, pesto genovese, carciofini sott’olio, olive taggiasche e altre eccellenze della Liguria. Lo fa curando tutto il percorso della filiera: dalla scelta e la cura della materia prima, fino ad arrivare al processo produttivo e al confezionamento. L’obiettivo aziendale è produrre qualità, nel rispetto della sostenibilità ambientale.

Pioniere vero

«Mio padre Domenico – spiega Agostino – fu il pioniere del biologico in Italia insieme al professor Francesco Garofalo, fondatore di Suolo e Salute e Gino Girolomoni, fondatore della cooperativa Alce Nero nelle Marche». «Ottenemmo la prima certificazione biologica nel 1972 con “Suolo e Salute”, primo ente di certificazione biologica in Italia».

Tradizione, qualità, cultura

L’extravergine di oliva è per Sommariva il transfer ideale per unire territorio, ambiente e benessere. L’azienda produce una gamma di oli monovarietali e di blend che parte dal Cru Maina monocultivar taggiasco, il Cru Ruxia, extravergine biologico e Cru Muela che è l’extravergine 80% taggiasco e 20% altre varietà pignola, merlina e colombara. «Siamo sempre stati attenti alla salute sia dell’ambiente che delle persone. I nostri prodotti sono fatti con ingredienti che coltiviamo e produciamo personalmente. Per quanto riguarda il territorio, dal 2014 siamo certificati carbon trust, un titolo che attesta la riduzione di emissioni CO2. Inoltre utilizziamo solo fonti di energie rinnovabili».

Il riconoscimento di Forbes tiene conto della capacità dell’azienda Sommariva di unire tradizione famigliare, qualità artigianale e cultura. Il controllo di tutta la filiera produttiva consente a Sommariva di valorizzare una materia prima di estrema qualità attraverso un packaging originale ed elegante.

COLDIRETTI: OCCORRE ACCELERARE SUL BIO 100% MADE IN ITALY

COLDIRETTI: OCCORRE ACCELERARE SUL BIO 100% MADE IN ITALY

L’organizzazione professionale agricola preme per la tempestività dell’indicazione in etichetta dell’origine della materia prima agricola per i prodotti bio

Coldiretti dedica un ricco approfondimento sul mondo del bio. «Supera i 2,1 milioni di ettari – si legge in un comunicato – la superficie coltivata a biologico in Italia, segnando un record con il raddoppio nell’ultimo decennio spinto dai consumi degli italiani sempre più alla ricerca di prodotti naturali e legati ai territori soprattutto dopo la pandemia Covid». Lo sottolinea Coldiretti analizzando i dati Ismea zittendo le sirene di chi è pronto a pensare che la spinta del biologico sia esaurita solo per il rallentamento registrato negli ultimi mesi.

Gli obiettivi del Green Deal

In occasione di un incontro sul Piano di azione del biologico del ministero delle Politiche agricole l’organizzazione professionale ha sottolineato l’importanza di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità tracciati dal Green Deal. In Italia, l’incidenza dei terreni a bio rispetto al totale è del 17,4%, quasi il doppio della media europea (circa 9%), vicina agli obiettivi previsti dalla strategia Farm to Fork, che prevede di portare le superfici al 25% entro il 2030; percentuale già superata in Toscana, Lazio, Calabria e Basilicata.

Filiere completamente italiane

Per Coldiretti è chiara la necessità di costruire filiere biologiche interamente italiane e di comunicare, anche nelle etichette, l’origine made in Italy della materia prima agricola, come previsto nella Legge 23 approvata quest’anno della quale si è in attesa della piena applicazione. «L’agricoltura italiana è la più green d’Europa  – afferma Ettore Prandini, presidente Coldiretti – con il taglio record in un decennio del 20% sull’uso degli agrofarmaci che invece aumentano in Francia, Germania e Austria». ,

Maria Letizia Gardoni che guida la Coldiretti Bio ha precisato che «occorre ridare centralità all’agricoltura anche nella filiera del bio, straordinario strumento per lo sviluppo delle nostre campagne».

SUOLO E SALUTE AL BIOFACH, NEUTRALITÀ CLIMATICA AL CENTRO

SUOLO E SALUTE AL BIOFACH, NEUTRALITÀ CLIMATICA AL CENTRO

In un’edizione estiva caratterizzata da crisi geopolitiche e difficoltà logistiche, il contributo del nostro ente di certificazione per gli obiettivi della protezione del clima e della resilienza del pianeta
Numeri in calo per la rassegna tedesca, ma la qualità degli incontri e dell’organizzazione è stata all’altezza delle aspettative

È stata un’edizione unica. Dopo un’attesa di 29 mesi e la versione puramente digitale del 2021, il Biofach è tornato per l’edizione numero 32, la prima puntata estiva della sua storia. Le porte del Centro Esposizioni di Norimberga si sono aperte dal 26 al 29 luglio per rimettere in contatto la comunità internazionale del biologico. Era un appuntamento unico e Suolo e Salute non poteva mancare.

I record italiani e le performance di Suolo e Salute

Al Padiglione 4, stand 336 il nostro ente di certificazione ha tenuto alta la bandiera del biologico italiano nell’anno in cui il nostro Paese ha raggiunto il record europeo per l’incidenza del bio con il 17,4% delle superfici e l’opportunità di raggiungere per primi il traguardo del 25% fissato dal New Green Deal dell’Unione europea.

Un exploit a cui Suolo e Salute ha dato un grosso contributo grazie alle performance di crescita realizzate nel 2021, con l’incremento del 6,5% delle superfici (arrivate a 606mila ettari, un terzo del totale italiano) e del 6,2% degli operatori controllati (arrivati a 21.045).

«Siamo una presenza storica al Biofach – commenta il direttore generale Alessandro D’Elia – e abbiamo rafforzato anche nell’edizione appena conclusa questo legame nonostante il contesto difficile per l’Europa dal punto di vista politico, economico e sociale».

Traffico aereo in tilt

Come atteso le presenze a Norimberga sono state infatti inferiori rispetto alle edizioni pre-Covid19. La manifestazione di riferimento per l’alimentazione bio che, come sempre, si è svolta in concomitanza con Vivaness, salone dedicato alla cosmesi biologica e naturale, ha visto la partecipazione di 2.276 espositori contro gli oltre 3mila di tre anni fa (-25%).

In calo anche i visitatori intervenuti nel corso delle quattro giornate della fiera scesi a 24mila da 137 diversi Paesi del mondo. Si tratta di un dimezzamento rispetto alle ultime edizioni invernali e in questo ha inciso non solo l’effetto del conflitto in Ucraina e del post pandemia, ma anche il caos dei voli aerei che nelle ultime settimane ha coinvolto l’Europa. Una crisi che ha toccato da vicino soprattutto la Germania. Circa mille, infatti, i voli Lufthansa cancellati per sciopero del personale che hanno mandato in tilt il traffico aereo tedesco colpendo quasi 134mila passeggeri. In questo scenario, molti espositori, buyer e operatori del settore non hanno potuto prendere parte alla kermesse.

Un anno strategico per il bio

«Siamo in un anno strategico per il biologico europeo– ricorda D’Elia –, oggi considerato lo strumento prioritario al centro delle politiche che Bruxelles ha intrapreso in favore della transizione ecologica e della neutralità climatica». «L’agenda di Suolo e Salute al Biofach si è comunque caratterizzata per gli intensi incontri professionali che ci hanno permesso di riallacciare la nostra diffusa rete di relazioni internazionali consentendoci di fornire il nostro contributo nella diffusione del messaggio del biologico italiano e del ruolo che può dare sul fronte decisivo della sostenibilità e della carbon farming».

Il tema della sostenibilità climatica

IFOAM Organics International, partner internazionale della rassegna tedesca, ha infatti messo al centro delle sessioni congressuali del Biofach il megatrend della sostenibilità ambientale soprattutto nell’ottica del contributo che la carbon farming, il ricorso a materie prime locali, le soluzioni di imballaggio sostenibili e anche il benessere animale possono dare in termini di protezione del clima. Una caratterizzazione della summer edition del Biofach riassunta dallo slogan Organic-Climate-Resilience per testimoniare il prezioso contributo del metodo bio nel rendere il pianeta più resiliente.

GALLERY FOTOGRAFICA

IL TRATTORE DEL FUTURO SARÀ IBRIDO ELETTRICO

IL TRATTORE DEL FUTURO SARÀ IBRIDO ELETTRICO

Accordo tra Cnh e Ministero per lo Sviluppo economico per mettere a punto il primo trattore ibrido. Un progetto di ricerca sostenuto da un investimento da 39,4 milioni di euro

Il ministro Giancarlo Giorgetti ha firmato un accordo per l’innovazione con Cnh Industrial Italia, azienda controllata da Exor che produce macchinari agricoli e per le costruzioni. L’accordo punta allo sviluppo di una tecnologia ibrido elettrica per trattori nello stabilimento di Modena.

L’agricoltura del futuro

Il progetto “Trattore elettrico ibrido per l’agricoltura del futuro” è in linea con il piano strategico pluriennale dell’azienda che mira a individuare soluzioni tecnologiche sostenibili dal punto di vista ambientale, puntando sulla realizzazione di un trattore speciale ibrido elettrico a zero emissioni e sul miglioramento delle prestazioni del macchinario attraverso un simulatore virtuale.

Le risorse per finanziare l’intervento sono pari a 39,4 milioni di euro, di cui il Ministero dello sviluppo economico mette a disposizione agevolazioni per 7,9 milioni di euro. «E’ un investimento importante – spiega Giorgetti- di una azienda, appartenente a un gruppo di livello mondiale ma dalle forti radici italiane, che investe nello sviluppo di trattori innovativi ed ecologici. Il Mise sostiene un progetto valido incentrato sulla sostenibilità che punta a favorire la produttività attraverso l’applicazione di tecnologie all’avanguardia».

BALZO DEL 25% DEL BIO IN TOSCANA

BALZO DEL 25% DEL BIO IN TOSCANA

La crescita delle superfici spinge questa regione ai vertici nazionali. Filippi (Coldiretti Toscana) «Da alternativa di nicchia questo metodo di produzione è oggi diventato un modello per il comparto primario nazionale»

Il biologico cresce a doppie cifre in Toscana. Con il 25% di superfici destinate alle colture bio in più in appena un anno, seconda miglior performance nazionale (meglio ha fatto solo la Campania), la Toscana si conferma la prima regione per incidenza di aziende biologiche (13,8%), la seconda per incidenza di superfici (34,1%) e la terza per estensioni complessive con 225.295 ettari. In aumento, come diretta conseguenza anche gli operatori che sono 6.974 (+16,5%), quasi mille in più (987 per la precisione). Lo rileva Coldiretti Toscana sulla base del rapporto “Bio in Cifre 2021” elaborato da Sinab presentato da Ismea.

Due le cause

La spinta alla crescita dell’agricoltura biologica in questa regione è frutto principalmente di due fattori:

  • le ingenti risorse che la Regione Toscana, attraverso il Piano di Sviluppo Rurale ha investito in questi anni per favorire le conversioni dal convenzionale al biologico alla luce degli obiettivi della strategia Farm to Fork;
  • l’aumento dei consumi che sono più che raddoppiati nell’ultimo decennio

«Sono anche cresciute -ricorda Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – le aziende bio che partecipano ai nostri mercati di Campagna Amica». «Da alternativa di nicchia -continua-, l’agricoltura biologica è così diventata un modello per il sistema nazionale e per i consumatori, suggellato dalla recente approvazione della legge sul biologico da noi fortemente sostenuta».

La svolta della legge sul bio

Tra gli elementi della legge nazionale sul bio ritenuti più positivi:

  • l’introduzione di un marchio per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale;
  • l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti;
  • la definizione dei biodistretti.
RESIDUO ZERO? UNA TROVATA COMMERCIALE PRIVA DI BASI SCIENTIFICHE

RESIDUO ZERO? UNA TROVATA COMMERCIALE PRIVA DI BASI SCIENTIFICHE

I dati Efsa confermano già l’affidabilità di una produzione ortofrutticola già in larghissima parte priva di residualità. A chi conviene stressare questo tema? Se lo chiede Maria Lodovica Gullino, docente all’Università di Torino

Residuo zero: più che green è green washing. Ne è convinta Maria Lodovica Gullino che sulle pagine del settimanale Terra e Vita propone la sua analisi su una produzione agricola certificata che sta diventando di moda. «Un fenomeno comprensibile sul lato marketing – scrive la docente dell’Università di Torino -, per attrarre consumatori poco informati, molto meno sul lato tecnico e agronomico». Soprattutto alla luce dei riscontri dei dati Efsa. L’agenzia europea per la sicurezza alimentare, nelle sue analisi annuali sull’evoluzione dei residui di agrofarmaci nei prodotti alimentari, fotografa infatti un settore già ampiamente “a residuo zero”.

I dati Efsa

Il Report Efsa 2022, che fa riferimento ai valori del 2020 ed è perfettamente in linea con quello dei due anni precedenti, riporta ad esempio che il 68,5% dei campioni non presenta residui rilevabili, il 29,7% residui di uno o più agrofarmaci a valori uguali o inferiori a quelli ammessi mentre l’1,7 dei campioni sono irregolari. I dati italiani sono perfettamente in linea, con il 67,3% di campioni con residui non rilevabili, 31,7% di campioni con residui inferiori o uguali a quelli ammessi e l’1% di campioni irregolari. Un virtuosismo legato al fatto che la grandissima maggioranza dei nostri agricoltori, grazie a una buona assistenza tecnica, a una lunga tradizione di difesa integrata, e anche ai costi elevati, usa gli agrofarmaci con grande parsimonia.

La sostenibilità non passa da qui

A chi giova dunque stressare su questo tema? Non agli agricoltori e nemmeno ai consumatori, a causa del carico burocratico connesso alla gestione della tracciabilità lungo la catena del valore della filiera a residuo zero. Non converrebbe nemmeno a tecnici e ricercatori che secondo Gullino, invece che inseguire l’onda del marketing, dovrebbero prodigarsi nell’aiutare gli agricoltori in una gestione più sostenibile dei mezzi tecnici, sempre più limitati nel numero.

Non c’è bisogno di inventarsi nulla di nuovo: la sostenibilità si basa sulla conoscenza e sulla fiducia, e ci sono metodi come il bio che hanno saputo conquistarsi già queste medaglie in oltre 30 anni di onorato servizio.