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PARTE VINITALY FINALMENTE IN PRESENZA

PARTE VINITALY FINALMENTE IN PRESENZA

Dal 10 aprile torna la grande kermesse del vino italiano con 4400 aziende e l’organic hall dedicata alle aziende vitivinicole biologiche

Un quartiere espositivo al completo, crocevia internazionale delle tendenze e del business per 4.400 aziende da 19 Paesi, con 17mila etichette di vino in degustazione.

Torna in presenza, dopo due anni di stop forzato, l’edizione più attesa di Vinitaly, a Veronafiere dal 10 al 13 aprile. E lo fa, per la rassegna numero 54, incrementando ulteriormente il proprio posizionamento sui principali mercati della domanda di vino italiano.

700 buyer

I top buyer da 50 Paesi già accreditati a Vinitaly (ma non dalla Russia) sfiorano quota 700, con in testa la delegazione dal Nord America. Una mappa, quella prevista dell’ingente piano di incoming realizzato dalla SpA veronese e da Ice Agenzia, che copre le aree più strategiche dall’Atlantico al Pacifico fino all’Europa e, da quest’anno, anche all’Africa.

Per il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese: «Dopo due anni di assenza, Vinitaly ritorna alla sua collocazione originale, con un quadro espositivo che lo riporta idealmente alle edizioni pre-pandemia».

«Un risultato non scontato che, nel confermare la centralità della manifestazione, premia il piano di sviluppo di Vinitaly che punta su potenziamento del business in fiera, selezione degli operatori e incremento della quota estera».

L’outlook del futuro

Priorità, queste, confermate anche da Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere: «In questi due anni, con le aziende, abbiamo definito l’outlook del Vinitaly del futuro. In particolare, registriamo un’alleanza ancora più stringente con le aziende di Vinitaly, che già da quest’anno hanno aderito all’iniziativa di incoming di buyer tailor made, ossia selezionati direttamente dai produttori e invitati dalla fiera».

Le novità, di tutti i colori

Tra le start up- novità nei 17 padiglioni, fissi e temporanei, specificamente dedicati alla 54/a edizione di Vinitaly, oltre all’area del ‘quarto colore del vino’ sugli Orange wine, quelle di “MicroMegaWines – Micro Size, Mega Quality”, la nuova sezione riservata alle produzioni di nicchia a tiratura limitata e di altissima qualità, di Organic Hall che implementa l’offerta di Vinitaly Bio e della Mixology, che dopo il numero zero di ottobre 2021, debutta ufficialmente con un proprio format.

VINO, BOOM DEL BIOLOGICO IN TOSCANA

VINO, BOOM DEL BIOLOGICO IN TOSCANA

Un terzo de vigneti è coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica, arrivando a costituire un sesto del volume bio nazionale. E i produttori in 15 anni sono decuplicati arrivando a 5mila unità

Cresce l’export, aumenta il valore, esplode il biologico: nonostante un’annata che non ha garantito un’elevata produzione in termini di quantità, il bilancio del 2021 per il vino Made in Tuscany è in positivo.

I dati Ismea a PrimAnteprima 2022

È quanto emerge dalla ricerca di Ismea presentata a Firenze il 19 marzo a PrimAnteprima 2022, giornata inaugurale della Settimana delle Anteprime di Toscana promossa dalla Regione insieme a Camera di Commercio di Firenze e organizzata da PromoFirenze e da Fondazione Sistema Toscana.

Chianti in testa

Secondo i dati Artea sulla vendemmia 2021 la Toscana ha prodotto 2,04 milioni di ettolitri di vino, -7% rispetto al 2020, risultato tra i più bassi degli ultimi 5 anni causa in primo luogo le gelate primaverili e la scarsa pioggia d’estate.

Il Chianti da solo rappresenta circa la metà del totale del volume imbottigliato, seguito da Chianti Classico con il 20%. Tra le particolarità della produzione toscana – che si conferma terra di vini rossi (87%) e di Dop (raggiunto il 70% della produzione totale, la media nazionale è 45), con il dominio del Sangiovese (oltre il 60% delle superfici coltivate, 36mila ettari) – vi è il sempre più marcato fenomeno bio: un terzo della superficie di vigneti è coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica (il 17% di quella nazionale), per circa 350mila ettolitri (15% dei 2,2 milioni a livello nazionale).

La carica dei cinquemilla

E se nel 2007 erano presenti 500 aziende biologiche, oggi sono oltre 5.000.

Particolarmente positivo il dato dell’export. Per le etichette Dop incrementi superiori a quelli del settore vino nel complesso: in volume superati gli 800mila ettolitri (+7,4%), mentre i 625 milioni di euro (di cui 604 nel segmento dei rossi) hanno messo a segno un +15% su base annua raggiungendo il più alto livello di sempre. Tra i maggiori importatori resistono in vetta gli Usa poi Germania, Canada, Svizzera e Gb. Più in basso Francia, Paesi Bassi e Giappone, balzo notevole della Corea del Sud. Infine i prezzi sul mercato: il 2021 ha segnato una ripresa con i vini al vertice della piramide di qualità che crescono del 3%. Vanno meglio i bianchi (+3,5%) dei rossi (+2,5%). Un trend che si conferma anche nei primi mesi del 2022.

LA TOSCANA PROLUNGA L’IMPEGNO ECONOMICO SUL BIO

LA TOSCANA PROLUNGA L’IMPEGNO ECONOMICO SUL BIO

Settanta milioni di euro per le seimila aziende bio toscane anche nell’ultimo anno del regime transitorio. L’Assessora Saccardi: «Vogliamo irrobustire i record della Toscana nell’agricoltura biologica»

«Tutte le 6.000 aziende toscane che aderiscono ai metodi di coltivazione biologica potranno accedere al sostegno previsto anche per l’annualità 2022».

È quanto annuncia con soddisfazione  Stefania Saccardi, Vicepresidente e Assessora all’agroalimentare della Regione Toscana.

La lunga rincorsa del Psr toscano

Il bilancio della Regione è entrato nel secondo e ultimo anno del periodo transitorio prima dell’avvio della prossima programmazione Pac e la manovra è stata resa possibile dal prolungamento del periodo di impegno relativo alla misura 11 del Psr per le aziende già beneficiarie del bando 2021.

«Ciò – specifica Saccardi – consentirà di coprire la dotazione necessaria, pari a circa 70 milioni di euro».

Scadenza al 15 maggio

Le aziende dovranno presentare la seconda domanda di pagamento entro il termine del 15 maggio prossimo.

La possibilità di proroga si è resa operativa con la decisione del 14 marzo scorso che, tra le proposte di modifiche al piano finanziario del Piano di Sviluppo rurale, ha previsto, tra l’altro, di utilizzare parte delle economie provenienti da alcune misure a favore di quelle per il sostegno dell’agricoltura biologica.

Il record del 32%

«Grazie a questa manovra – ribadisce l’assessora – si rafforza l’impegno della Regione a favore delle aziende agricole che operano secondo i metodi della coltivazione biologica che sia in grado di sviluppare una agricoltura particolarmente attenta al rispetto di modelli sostenibili a basso impatto ambientale».

Una scelta che vede la toscana tra le prime Regioni in Italia per la presenza di biologico con il 32% di produzione biologica.

«Un primato che intendiamo mantenere e irrobustire».

CRISI DEL LATTE, GARANTIRE UN DIFFERENZIALE DI ALMENO 15 CENT PER QUELLO BIO

CRISI DEL LATTE, GARANTIRE UN DIFFERENZIALE DI ALMENO 15 CENT PER QUELLO BIO

L’appello di Anaprobio Copagri per consentire ai produttori la possibilità di coprire almeno i costi di produzione

Le difficoltà in cui versano tutte le aziende di produzione del latte bovino, comuni agli allevamenti convenzionali così come a quelli biologici, sono acuite dall’impennata dei costi energetici e dei mangimi.

Riconvocare il tavolo di filiera

«È quindi necessario e auspicabile che il tavolo di filiera del settore lattiero-caseario arrivi urgentemente a definire un prezzo equo che tenga conto dei costi di produzione per tutte le aziende bovine da latte italiane».

Lo ha detto Ignazio Cirronis, presidente di Anaprobio Italia, l’Associazione nazionale dei produttori biologici della Copagri, ricordando che sono passati ormai diversi giorni dall’ultima riunione del tavolo.

«Bisogna agire nel breve periodo e portare avanti il ragionamento sul prezzo del latte alla stalla, dando ossigeno agli allevatori che sono sempre più stretti nella morsa tra l’aumento dei costi di produzione certificato dall’Ismea e l’incremento delle tariffe energetiche».

Costi di produzione alle stelle

«È fondamentale valorizzare i costi di produzione del latte bovino convenzionale e di quello biologico, in quanto sono alcuni dei principali elementi dai quali partire per definire un prezzo equo per il latte bovino». «Non possiamo più tollerare che i produttori ottengano una remunerazione sul mercato inferiore a quello che spendono per produrre: il latte bovino biologico, al pari di quello convenzionale, deve avere il giusto riconoscimento del maggiori costi di produzione e delle minori rese derivanti proprio dall’utilizzo del metodo biologico».

Il giusto differenziale

Secondo Cirronis il differenziale da garantire ai produttori biologici è di almeno 15 centesimi al litro per produzione alla stalla.

NON SI UTILIZZI LA CRISI UCRAINA PER FERMARE LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

NON SI UTILIZZI LA CRISI UCRAINA PER FERMARE LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Scontro in Commissione tra Timmermans e Wojciechowski sulla possibilità di posticipare l’applicazione di Green Deal e Farm to Fork per fare fronte al rischio di emergenza alimentare legata alla crisi ucraina. 17 associazioni del settore scrivono al ministro Patuanelli e al premier Draghi

La sicurezza alimentare in Europa e in Italia si difende puntando sulla transizione ecologica dell’agricoltura non indebolendo le norme della nuova PAC post 2022 e le Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità”.

Lo ribadiscono le 17 associazioni della coalizione “Cambiamo agricoltura” in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministri Stefano Patuanelli e Roberto Cingolani.

Un errore fermare la tabella di marcia

«Indebolire le Strategie UE Farm to Fork e Biodiversità 2030 dell’Unione Europea – sostengono le associazioni – e rivedere le norme ambientali della nuova PAC post 2022 sarebbe un grave errore e non risolverebbe i problemi collegati all’aumento dei prezzi e disponibilità di materie prime, problemi ulteriormente aggravati dalla guerra in Ucraina che stanno mettendo in grave difficoltà le aziende agroalimentari europee e nazionali». «Serve, invece, accelerare la transizione ecologica della nostra agricoltura rivedendo i modelli di produzione e consumo del cibo».

La proposta del Consiglio Agricolo

Nella riunione del Consiglio agricolo del 21 marzo il ministro Patuanelli ha presentato la proposta di procedere velocemente all’approvazione dei Piani strategici nazionali ma di posticiparne l’applicazione a dopo la fine del 2023, introducendo un regime transitorio per il prossimo anno e mezzo che consenta di derogare ai vincoli della Farm to Fork per accrescere la produzione di materie prime strategiche e diminuire la dipendenza dall’export.

I contrasti in Commissione Ue

Una linea appoggiata anche dal Commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski mentre il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans è di parere decisamente contrario.

In una recente riunione presso la Commissione ambiente dell’Europarlamento Timmermans ha respinto qualsiasi idea di allentamento degli obiettivi di sostenibilità nella politica alimentare dell’Ue. «Non credete nell’illusione – ha detto – che si possa aiutare la produzione alimentare rendendola meno sostenibile».

BATTISTONI: «IL MIPAAF CREDE MOLTO NEL BIO»

BATTISTONI: «IL MIPAAF CREDE MOLTO NEL BIO»

«L’approvazione della legge, attesa dal settore da 13 anni, consente ora di dare nuovo impulso a partite come il varo del marchio bio 100% made in Italy, l’istituzione del tavolo tecnico, il sostegno alla ricerca e il raggiungimento dell’obiettivo del 25% di superficie agraria bio entro il 2030». È quanto afferma il sottosegretario Francesco Battistoni intervistato dal settimanale Terra e Vita

«ll Ministero delle Politiche agricole punta molto sul comparto del biologico, abbiamo fatto un ottimo lavoro nell’ultimo periodo e ora è importante premere sull’acceleratore per realizzare l’obiettivo del 25% di superficie bio come indicato dalla strategia Farm to Fork».

Lo ribadisce Francesco Battistoni, sottosegretario con delega al settore biologico, in un’intervista di Laura Saggio pubblicata sul settimanale Terra e Vita.

Gli interventi da attuare

Secondo Battistoni un passo atteso da tanto tempo come l’approvazione al Senato della Legge sul bio consente ora di imprimere un’accelerazione su interventi fermi nel cassetto come:

  • l’istituzione di un tavolo tecnico per la produzione biologica;
  • il varo del marchio bio italiano per i prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana;
  • il sostegno alla ricerca tecnologica e applicata nel settore,
  • la previsione di un piano d’azione nazionale per la produzione biologica con cadenza triennale;
  • un piano nazionale per le sementi biologiche;
  • un fondo per lo sviluppo della produzione biologica.
  • lo sviluppo dei distretti biologici.

«Parliamo – afferma Battistoni – di una legge attesa dal comparto da ben tredici anni, che ora assicura le condizioni per uno sviluppo del bio sia nel mercato interno che per l’export ma, soprattutto, che ci permette di dare seguito alle indicazioni europee per favorire una maggiore sostenibilità ambientale così come previsto nella Farm to Fork e nell’Agenda 2030 dell’Onu».

La “controriforma” minacciata dalla Cattaneo

Il sottosegretario non è preoccupato riguardo alla “controriforma” minacciata dalla Senatrice a vita Elena Cattaneo, nonostante un suo ordine del giorno, non sottoposto al voto dell’Aula ma accolto dell’Esecutivo intenda arrivare all’eliminazione di tutti i riferimenti “residui” alla pratica dell’agricoltura con metodo biodinamico ancora presenti nel testo della legge approvata.

«Per quanto riguarda il biodinamico – ha detto Battistoni – c’è stata una presa di posizione dettata da alcune sensibilità emerse dalla comunità scientifica. Il relatore ha approfondito nel merito queste perplessità, favorendo un dialogo costruttivo, ma, alla fine, è prevalsa la volontà di procedere rapidamente all’approvazione della legge: era questa la priorità».

Positivo anche il commento del sottosegretario riguardo alla scelta di concentrare il sostegno al biologico solo nel secondo pilastro della Pac, evitando di costruire uno specifico ecoschema.

Meglio il secondo pilastro

«Si tratta di una scelta a mio avviso vincente, in quanto per accedere al sostegno previsto per il biologico si continueranno a utilizzare procedure molto simili a quelle utilizzate finora nei Psr, che hanno dimostrato di funzionare bene e con le quali l’amministrazione e gli operatori hanno maggiore dimestichezza».

«I circa 2,2 miliardi di euro a disposizione del comparto sono comprensivi delle risorse previste nel II pilastro, dei 90 milioni che ogni anno verranno trasferiti dal I al II pilastro e, infine, del cofinanziamento nazionale. Si tratta di risorse importanti per l’agricoltura biologica del nostro Paese, che concorreranno senza dubbio al raggiungimento dell’obiettivo del 25% di superficie agricola nazionale coltivata con metodo biologico entro il 2030».