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SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SULL’ETICHETTATURA DEI PRODOTTI BIOLOGICI

SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SULL’ETICHETTATURA DEI PRODOTTI BIOLOGICI

Il Tribunale amministrativo federale della Germania ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea l’interpretazione autentica di più articoli del regolamento UE n.848/2018

La vicenda è nata da una controversia con l’azienda Herbaria Kräuterparadies GmbH e il Land della Baviera, in relazione alla possibilità di utilizzare riferimenti al metodo di produzione biologico nell’etichettatura, nella pubblicità e nella commercializzazione di una miscela di succhi di frutta ed estratti di erbe addizionata di vitamine e gluconato ferroso, presentata come integratore alimentare.

Il regolamento stabilisce che vitamine, sali minerali, aminoacidi e oligoelementi possono essere utilizzati in un prodotto biologico solo se il loro impiego è obbligatorio in base a norme europee o nazionali e negli alimenti per l’infanzia, per i quali la legge prescrive determinate quantità di questi nutrienti.

Herbaria Kräuterparadies sosteneva che, dato che il regolamento consente l’uso del logo biologico europeo anche a prodotti importati da Paesi extra UE in cui i metodi di produzione non sono del tutto conformi alla normativa UE, ma sono ritenuti “equivalenti”, potevano concretizzarsi casi di concorrenza sleale.

Per esempio, un prodotto degli Stati Uniti che, in conformità alla normativa statunitense (che su questo aspetto differisce dalla normativa UE) avesse avuto tra gli ingredienti il gluconato ferroso e le stesse vitamine utilizzate da Herbaria Kräuterparadies, sulla base dell’accordo di riconoscimento di equivalenza sottoscritto da UE e USA, avrebbe potuto fregiarsi del logo biologico europeo, con evidente disparità di trattamento.

La Corte ha sentenziato:

  • che il logo di produzione biologica dell’Unione europea e, in linea di principio, termini che facciano riferimento alla produzione biologica possono essere utilizzati solo per un alimento trasformato importato da un Paese terzo che sia conforme (e non solo equivalente) alla normativa europea;
  • che comunque questo prodotto importato possa liberamente utilizzare il logo di produzione biologica DEL Paese terzo, e ciò anche se il logo contiene termini che si riferiscono alla produzione biologica.

La sentenza della Corte di Giustizia UE può essere letta per intero in italiano a pagina

https://curia.europa.eu/juris/liste.jsf?num=C-240/23

GLI ITALIANI E IL CONSUMO

GLI ITALIANI E IL CONSUMO

COOP mette a disposizione l’anteprima dell’edizione 2024 del suo tradizionale rapporto sui consumi e gli stili di vita degli italiani (di oggi e di domani)

Il rapporto, come al solito molto interessante, dedica spazio anche alla relazione tra consumatori e prodotti biologici, le cui vendite nel 2023 in Italia hanno raggiunto 5,5 miliardi di euro in valore assoluto, cui si aggiungono esportazioni per 3,6 miliardi di euro) con un aumento rispettivamente del 9% e dell’8% rispetto al 2022.

Dopo due anni con risultati inferiori, nel 2024, i consumi domestici di prodotti biologici sono cresciuti complessivamente in tutti i canali di vendita.

A mettere le carrello prodotti biologici nel 2023 sono stati 24,8 milioni di famiglie; le prospettive per il futuro sono promettenti: 9,6 milioni di persone hanno manifestato l’intenzione di acquistarli nei prossimi 12-18 mesi.

Altri dati:

il 22% degli italiani ha già ridotto o eliminato la carne dalla dieta; il consumo di quella rossa è destinato a calare di più nei prossimi 12/18 mesi;

1 giovane su 2 ha eliminato o ridotto il consumo di carne, il 36% valuta di fare questa scelta in futuro, l’82% potrebbe arrivare a una dita prevalentemente vegetale e comunque con un ridotto consumo di proteine animali;

-l’importanza della sostenibilità nelle scelte alimentari degli italiani è evidente, con il 91% che le dà un peso notevole. Il 62% la considera cruciale e il 29% ne fa un punto centrale. Solo il 9% le attribuisce poca o nessuna importanza.

– per gli italiani, un alimento sostenibile deve rispettare l’ambiente (28%), avere un packaging ecologico (13%) e il marchio biologico (5%). Altri fattori rilevanti sono la produzione locale, una filiera controllata, l’uso di materie prime italiane, il rispetto dei diritti dei lavoratori e un prezzo equo.

– gli italiani sono tra i consumatori più attenti alla sostenibilità in Europa. Con 14 milioni di persone preoccupate per la crisi ambientale, il 67% pensa che ciò porterà a una riduzione degli sprechi alimentari e il 45% ritiene necessario ridurre i cibi ad alto impatto ambientale. Inoltre, il 35% prevede un aumento dei consumi di prodotti freschi rispetto a quelli trasformati, indicando una crescente responsabilità e attenzione alla salute.

Il rapporto si può leggere in italiano a pagina https://italiani.coop/

L’AGROECOLOGIA CI SALVERÀ

L’AGROECOLOGIA CI SALVERÀ

Un articolo pubblicato da Zero Carbon Analytics evidenzia come le pratiche agroecologiche contribuiscano alla resilienza climatica, migliorando l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici

Ad aumentare sono i raccolti di cereali, la biodiversità, la salute del suolo, la sicurezza idrica e il sequestro del carbonio, mentre a ridursi sono la dipendenza da pesticidi e fertilizzanti di sintesi, diminuendo i rischi ambientali e i costi per gli agricoltori.

L’uso simultaneo di diverse pratiche agroecologiche amplifica i benefici, che tendono a crescere nel tempo: migliorano i servizi ecosistemici, come l’impollinazione, il controllo dei parassiti, l’erosione, la fertilità del suolo e la gestione delle risorse idriche, aumentando la biodiversità.

Possono anche rafforzare la sicurezza alimentare e la qualità della nutrizione (soprattutto quando diverse pratiche vengono applicate insieme) e aiutano a soddisfare la futura domanda di proteine attraverso metodi di allevamento sostenibili.

Nutrita la bibliografia. L’articolo, in inglese, si può scaricare a pagina https://zerocarbon-analytics.org/wp-content/uploads/2024/07/2024-07-Agroecological-practices-in-climate-change-resilience-ZCA.pdf

NO DELL’EUROPARLAMENTO ALLA TOLLERANZA DI RESIDUI DI PESTICIDI NEI CIBI IMPORTATI

NO DELL’EUROPARLAMENTO ALLA TOLLERANZA DI RESIDUI DI PESTICIDI NEI CIBI IMPORTATI

A fine settembre il Parlamento europeo ha respinto due decisioni della Commissione europea che permettevano la presenza negli alimenti non biologici importati di residui di pesticidi vietati nell’Unione europea, come ciproconazolo, spirodiclofen, benomil, carbendazim e tiofanato-metile, su cereali, semi, carne e agrumi

Le risoluzioni del Parlamento sottolineano che i prodotti importati devono rispettare gli stessi standard di quelli UE per garantire sia l’equità tra i produttori che la salute dei cittadini.

Per respingere le decisioni della Commissione serviva una maggioranza assoluta di almeno 359 eurodeputati, ma l’opposizione è stata molto superiore.

Ora la Commissione dovrà ritirare le proposte e presentare un nuovo progetto, abbassando i limiti massimi di residui ai livelli minimi rilevabili o al valore predefinito di 0,01 mg/kg, senza alcuna tolleranza per le importazioni.

SAVE THE DATE: 18 OTTOBRE 2024 – ORE 11 – SALA CONFERENZE IL SALVAGENTE, VIA LUDOVICO DI SAVOIA 2B

SAVE THE DATE: 18 OTTOBRE 2024 – ORE 11 – SALA CONFERENZE IL SALVAGENTE, VIA LUDOVICO DI SAVOIA 2B

Conferenza stampa: biologico, cronaca di una morte annunciata

Il decreto ministeriale che rischia di affossare l’agricoltura senza pesticidi. Un decreto a cui sta lavorando il ministero di Francesco Lollobrigida complicherà la vita a un settore in grande espansione, come il biologico italiano che con il 19,8% di superficie agricola certificata ha avvicinato il nostro Paese all’obiettivo del 25% entro il 2030, fissato dalle Strategie europee Farm to Fork e Biodiversità.

E, secondo gli operatori, il decreto costringerà molte aziende a uscire dal mondo del biologico, per un rischio di impresa non gestibile dagli agricoltori.

Il Salvagente, che con l’inchiesta “cronaca di una morte annunciata” ha acceso i riflettori sulla bozza del decreto “ammazza bio”, insieme a WWF indice una conferenza stampa alle 11 venerdì 18 ottobre nella sala conferenze il Salvagente.

Durante l’incontro saranno presentati i due articoli del decreto ministeriale del dicastero di Francesco Lollobrigida che rappresentano un vero e proprio cortocircuito legislativo: da una parte si escludono i prodotti biologici per una contaminazione accidentale e dall’altra viene permessa una tolleranza su alcuni pesticidi che in Europa non è concessa agli alimenti bio.

Nel corso della conferenza stampa sarà anche consegnato un elenco di pesticidi che rischierebbero di essere ammessi negli alimenti “organici” nonostante i potenziali pericoli per l’uomo e l’ambiente, a partire dal glifosato.

Interverranno:

Riccardo Quintili – direttore del Salvagente

Franco Ferroni – responsabile Agricoltura & Biodiversità Wwf Italia

Eleonora Evi – Componente VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) – Deputata Pd

Sono stati invitati Istituzioni, ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, personalità della politica e aziende di settore.

Roma, 14 ottobre 2024

Due decreti, tre indicazioni diverse, un risultato: così si ammazza il bio

CORTE DEI CONTI EUROPEA: IL SOSTEGNO ALL’AGRICOLTURA BIOLOGICA UE VA MIGLIORATO

CORTE DEI CONTI EUROPEA: IL SOSTEGNO ALL’AGRICOLTURA BIOLOGICA UE VA MIGLIORATO

L’ultimo audit della Corte dei conti europea ha messo in luce che gli Stati membri non utilizzano i fondi UE in modo coerente e trascurano i principi fondamentali dell’agricoltura biologica

Il rapporto pubblicato il 23 settembre rileva che, dal 2014, i circa 12 miliardi di euro destinati a sostenere la pratica biologica non hanno incrementato la produzione.

L’incapacità di misurare i benefici ambientali dell’agricoltura biologica e la mancanza di condizionalità che imponga agli agricoltori di produrre biologico in cambio dei fondi sono state identificate come le principali ragioni del basso tasso della produzione, che si attesta solo al 4% del mercato alimentare UE.

La strategia Farm to Fork della UE ha fissato l’obiettivo (non vincolante) di aumentare al 25% le superfici agricole dedicate all’agricoltura biologica entro il 2030, ma secondo il rapporto questo traguardo potrebbe non essere raggiunto a causa delle significative differenze tra i vari Stati membri: la percentuale delle superfici biologiche varia notevolmente: in Bulgaria, Irlanda, Malta, Paesi Bassi e Polonia rappresenta meno del 5%, in Austria supera il 25%, in Italia sfiora il 20%.

Gli auditor hanno raccomandato all’esecutivo dell’UE di stabilire “obiettivi quantificabili”, “traguardi e tempistiche” e “indicatori per monitorare i progressi”.

I revisori dei conti dell’UE hanno avvertito che per conseguire l’obiettivo del 25%, l’adozione di pratiche di agricoltura biologica in Europa deve raddoppiare, per cui è necessario usare al meglio i 15 miliardi di euro che la PAC mette a disposizione fino al 2027.

I revisori hanno lamentato la carenza di politiche e di misure legislative specifiche e hanno ha invitato la Commissione europea a sviluppare una “politica complessiva dell’UE” per il settore biologico, esortando gli stati membri a implementare politiche nazionali effettive a sostegno del settore, evitando il rischio di creare un sistema completamente dipendente dai fondi dell’UE, piuttosto che da un settore robusto supportato da consumatori consapevoli.

La versione in italiano del rapporto, intitolato “Agricoltura biologica nell’UE. Lacune e incoerenze ostacolano il successo della pertinente politica” si può leggere qui: https://www.eca.europa.eu/ECAPublications/SR-2024-19/SR-2024-19_IT.pdf