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IL PIANO D’AZIONE UE 2021/27 E IL CONTRIBUTO DELL’ITALIA NEL PROCESSO DI ESPANSIONE AL BIOLOGICO

IL PIANO D’AZIONE UE 2021/27 E IL CONTRIBUTO DELL’ITALIA NEL PROCESSO DI ESPANSIONE AL BIOLOGICO

Consiste di ventitré azioni il Piano della Commissione europea, presentato il 25 marzo e finalizzato al sostegno e all’espansione del settore biologico.

Tra gli obiettivi principali vi è il: triplicare la superficie agricola coltivata a metodo bio, dimezzare l’uso di pesticidi e antibiotici all’interno dei suoli e incrementare la produzione e la domanda di prodotti alimentari di tipo biologico.

Nell’intento di espandere la superficie delle aree coltivate, il dato di partenza totale dell’Europa al momento, è dell’8,5 %, quello a cui si tende del 25%, da realizzare entro il 2030 – secondo i termini del Green Deal europeo – agendo in modo calibrato a seconda della superficie di partenza di ogni paese.

Ricordiamo infatti che Austria, Svezia, Estonia, Repubblica Ceca e Italia hanno un’area coltivata a metodo bio tra il 15 e il 25%; Olanda, Polonia, Bulgaria e Romania sono invece sotto il 4%, la situazione appare quindi fortemente eterogenea e solo attraverso una collaborazione a livello europeo, nazionale e infine locale si può immaginare di tendere a un obiettivo ambizioso come il 25% totale.

Tra le azioni del Piano della Commissione Europea, si prevede quella di riservare circa il 30% dei fondi per le produzioni biologiche per i programmi di promozione Ue e per i finanziamenti per la ricerca agricola.

Avviare campagne di promozione e appalti green per le mense, al fine di stimolare la domanda; attivare ecoincentivi Pac per aumentare superfici, ricerca e innovazione per sostenere la diversità genetica; incrementare le rese e identificare alternative al rame e alla plastica.

L’esecutivo propone inoltre di integrare i prodotti biologici all’interno dei criteri minimi obbligatori per gli appalti pubblici e sostenibili e suggerisce ai paesi membri di utilizzare la leva fiscale, come la riduzione dell’Iva sull’ortofrutta, al fine di incentivarne lo sviluppo.

Anabio Cia – Associazione Nazionale Agricoltura Biologica, a posteriori della presentazione del Piano, richiede invece al Governo italiano, di aggiornare al più presto la strategia nazionale relativa al settore biologico. Questo non solo per essere all’altezza con gli obiettivi del Green Deal Ue, ma anche a tutela della leadership del Made in Italy nel mondo. Per una conversione al biologico su così larga scala, non possono essere conservati i vecchi schemi d’azione, sottolinea l’Associazione.

Occorre capire, gli effetti che avrebbe un aumento della produzione bio sull’agricoltura totale: in modo che una maggiore offerta con conseguente diminuzione dei prezzi, positiva per il consumatore, non si ripercuota però sul reddito dell’agricoltore, fino ad ora tutelato dal mercato.

Si tratta, secondo Anabio Cia, di rivedere gli indicatori quantitativi, rendere i target più ambiziosi e le scadenze chiare. Poiché la Commissione spinge a un’accessibilità maggiore dei prodotti bio, che stimoli la domanda, e a un riposizionamento del settore biologico nella transizione green, spetta tra gli stati, anche all’Italia, capire come contribuire a questo processo, immaginando per esempio, di fissare un valore nazionale per la quota di superficie bio nel 2030.

Fonte: La Repubblica e Ansa

I DETTAGLI DEL PIANO D’AZIONE EUROPEO PER LO SVILUPPO DELLA PRODUZIONE BIOLOGICA

I DETTAGLI DEL PIANO D’AZIONE EUROPEO PER LO SVILUPPO DELLA PRODUZIONE BIOLOGICA

Il 25 marzo 2021, la Commissione europea ha presentato un piano d’azione per lo sviluppo della produzione biologica, l’obiettivo generale è quello di aumentare la produzione e il consumo di prodotti bio, al fine di raggiungere entro il 2030 il 25% totale dei terreni agricoli coltivati con questo metodo, nonché aumentare in modo significativo l’acquacoltura biologica.

Come mai questa scelta? La risposta della Commissione mette in risalto i notevoli vantaggi di questo tipo di agricoltura: i campi biologici conservano in media il 30% di biodiversità in più. Gli animali allevati secondo questo metodo, godono di un grado di benessere più elevato e assumono un numero minore di antibiotici. Inoltre gli agricoltori biologici realizzano redditi più elevati di quelli tradizionali e sono più resilienti e al contempo i consumatori conoscono esattamente ciò che stanno acquistando, grazie al logo biologico dell’Unione Europea.

Il Piano presentato, in linea con il Green Deal europeo e le linee strategiche “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, propone 23 azioni, strutturate intorno a 3 assi principali: stimolare i consumi; aumentare la produzione e migliorare la sostenibilità del settore, al fine di garantirne una crescita equilibrata.

Per quanto riguarda le politiche nazionali, la Commissione incoraggia gli Stati membri a sviluppare piani d’azione interni per questo specifico settore, al fine di aumentare ciascuno la propria quota nazionale di agricoltura biologica.

È da notare che esistono rilevanti differenze tra le quote coltivate ad agricoltura biologica di ogni stato membro, che vanno dallo 0,5 a oltre il 25%. I piani d’azione nazionali, integreranno i piani strategici nazionali della PAC, definendo misure che andranno oltre l’agricoltura e in ciò che verrà offerto nell’ambito della PAC.

Il crescente consumo sarà cruciale per incoraggiare gli agricoltori tradizionali alla conversione all’agricoltura biologica, nell’accrescimento alla reddittività. Con questo scopo, il Piano d’azione propone azioni concrete differenti, volte a stimolare la domanda, conservare la fiducia dei consumatori e rendere il cibo biologico più accessibile ai cittadini.

Alcune tra queste azioni riguarderanno: l’informazione e la comunicazione della produzione biologica, la promozione del consumo di prodotti biologici, lo stimolo a un maggiore utilizzo di alimenti bio nelle mense pubbliche, attraverso gli appalti pubblici e un aumento della distribuzione di prodotti biologici nell’ambito del programma scolastico dell’Unione Europea. Le azioni sono inoltre mirate alla prevenzione di frodi, ad un aumento della fiducia del consumatore, e ad un miglioramento della tracciabilità dei prodotti biologici.

Anche il settore privato può giocare un ruolo significativo: premiando per esempio i dipendenti con Buoni Bio, che incentivino l’acquisto di prodotti nel settore.

Attualmente circa l’8,5% della superficie agricola dell’UE è coltivata a metodo biologico; le tendenze mostrano che con l’attuale tasso di crescita, l’UE raggiungerà il 15-18% entro il 2030. Questo piano d’azione intende fornire la cassetta degli attrezzi con gli strumenti per dare la spinta ulteriore, per raggiungere il 25%.

Sebbene il piano d’azione si concentri molto “sull’effetto di richiamo” della parte inerente la domanda, la PAC – Politica agricola comune, rimarrà uno strumento chiave per sostenere la conversione. In questo momento, circa l’1,8% della Pac viene utilizzato per sostenere l’agricoltura biologica, il corrispondente di 7,5 miliardi di euro.

La Pac del futuro includerà programmi ecologici che saranno sostenuti da un bilancio di 38-58 miliardi di euro, per il periodo 2023/27, a seconda dell’esito dei negoziati sulla Pac e potranno essere usati per promuovere l’agricoltura biologica.

Oltre alla Pac, gli strumenti principali includono l’organizzazione di eventi informativi e di diffusione; il networking per la condivisione di buone pratiche; la certificazioni per agricoltori singoli o in gruppo; la ricerca e l’innovazione; l’uso della blockchain e di altre tecnologie per migliorare la tracciabilità e aumentare la trasparenza del mercato, rafforzando la trasformazione in scala, a sostegno dell’organizzazione della catena alimentare e al miglioramento della nutrizione animale.

Per aumentare la consapevolezza riguardo la produzione biologica, la Commissione proclamerà una Giornata del Biologico, all’interno dell’Unione europea e premi nella catena alimentare biologica, per riconoscere l’eccellenza in tutte le fasi di questa. La Commissione incoraggerà lo sviluppo di reti di turismo biologico, attraverso i bio- distretti.

L’intenzione è anche quella di migliorare le prestazioni di sostenibilità dell’agricoltura biologica: attraverso il miglioramento del benessere degli animali, garantendo la disponibilità di sementi biologiche, riducendo l’impronta di carbonio del settore e al minimo l’uso della plastica, acqua ed energia.

La Commissione intende inoltre dedicare almeno il 30% del bilancio per azioni di ricerca e innovazione nel campo dell’agricoltura, della silvicoltura e delle zone rurali a temi specifici o rilevanti per il settore biologico.

I risultati verranno monitorati attraverso un controllo annuale con i rappresentanti del Parlamento europeo, degli stati membri e delle parti interessate. Attraverso relazioni semestrali sui progressi compiuti e una revisione intermedia.

Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, ha dichiarato che abbiamo urgente bisogno di ristabilire l’equilibrio nel nostro rapporto con la natura e questo non è qualcosa che gli agricoltori possono affrontare da soli, perché coinvolge l’intera catena alimentare. Con questo piano d’azione, si mira quindi a stimolare la domanda di agricoltura biologica, aiutare i consumatori a fare scelte informate e sostenere gli agricoltori europei nella loro transizione. Perché più terra dedichiamo all’agricoltura biologica, migliore è la protezione della biodiversità in quella terra e nelle aree circostanti.

Nelle raccomandazioni agli Stati membri sui loro piani strategici della PAC pubblicate nel dicembre 2020, la Commissione ha incluso l’obiettivo di un’area biologica del 25% nell’UE entro il 2030. Gli Stati membri sono quindi invitati dalla CE a fissare valori nazionali per questo obiettivo nel loro piano PAC. Sulla base delle loro condizioni e necessità locali, spiegheranno come intendono raggiungere questo obiettivo utilizzando gli strumenti di questa.

La Commissione ha presentato le sue proposte per la riforma della PAC nel 2018, introducendo un approccio più flessibile, basato sui risultati e sui risultati che tiene conto delle condizioni e delle esigenze locali, aumentando al contempo le ambizioni a livello dell’UE in termini di sostenibilità. La nuova PAC si basa su nove obiettivi, che sono anche la base su cui i paesi dell’UE dovranno progettare i loro piani strategici nazionali.

 

Fonte: Ec Europa

VINITALY: 54° EDIZIONE RINVIATA AD APRILE 2022

VINITALY: 54° EDIZIONE RINVIATA AD APRILE 2022

Avrà luogo dal 10 al 13 aprile del 2022 la 54° edizione della più importante manifestazione vinicola avente luogo in Italia. Come sempre Verona farà da scenario ad una quattro giorni che già si prevede prolifica di eventi: degustazioni tecniche, walk around tasting e focus sui principali mercati del settore, concepiti e articolati in sei aree tematiche differenti.

Tra queste, una sarà dedicata al prodotto di tipo biologico: il Salone VINITALY BIO, spazio organizzato in collaborazione con FederBIO e consacrato al vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero. Vedrà al suo interno un’enoteca apposita e la possibilità per i visitatori di accedere a sessioni di degustazioni guidate.

Il Padiglione I sarà dedicato all’INTERNATIONAL WINE HALL, area adibita alla produzione internazionale. Comprenderà una zona Tasting, alla scoperta di vini e distillati provenienti da paesi differenti: Austria, Slovenia, Serbia, Turchia, Croazia, Argentina, Francia, e poi Sud Africa, Venezuela, Libano, Macedonia e molti altri.

Un’altra area dedicata principalmente all’assaggio, all’interno del Padiglione 10, sarà VINITALY TASTING, con un Angolo a cura di Daniele Certilli, The Doctor Wine e della sua Selection.

Non potrà mancare il VINITALY DESIGNwine accessories and innovation.
Un  Salone dedicato agli accessori e complementi per ristorazione e sommelier
con un’ampiezza dedicata di 1.200 mq in più rispetto all’ultima edizione. L’area troverà l’esposizione di prodotti e accessori che completano l’offerta legata alla promozione del vino e alla sua esperienza sensoriale, quali oggettistica per la degustazione, arredi per cantine, packaging personalizzato.

Il Padiglione F, in questa 54° edizione, ospiterà una nuova iniziativa della manifestazione intitolata MICRO MEGA WINESMICRO SIZE, MEGA QUALITY. Un’area curata da Ian D’Agata, celebre wine writer, divulgatore esperto della conoscenza dei vini italiani nel mondo. Lo spazio sarà dedicato alle aziende con piccole produzioni, vitigni sia autoctoni che internazionali, di estrema qualità.

La sesta area sarà ENOLITECH: il Salone internazionale dedicato a tutta la filiera tecnologica applicata alla vitivinicoltura, all’olivocoltura, al beverage, con le possibili soluzioni high-tech e digital. Macchinari e attrezzature per le differenti vasi e tipologie di processo, per un percorso che attraverserà dalla vigna, alla cantina, dal campo al frantoio, passando anche dalla birrificazione.

In attesa della ripresa fisica Vinitaly proseguirà con gli eventi, laddove possibile, nel resto del mondo attraverso il Vinitaly Tour, al fine di rinnovare il contatto tra operatori e produttori.

Un appuntamento di natura ibrida (metà in presenza e metà in digitale) si terrà a San Pietroburgo, in Russia; ma anche in Thailandia, a Bangkok nel mese di Settembre per approdare poi in Sud America, Olanda e altri paesi.

Procederanno in contemporanea le manifestazioni digitali: tra queste Opera Wine – nata dalla collaborazione di Verona Fiere e Vinitaly con l’importante rivista americana Wine Spectator – che si terrà on line il 21 novembre prossimo e che offrirà agli operatori specializzati di tutto il mondo, la possibilità di conoscere i migliori 100 vini italiani. La classifica è appunto redatta da Wine Spector, riconosciuta come autorità internazionale all’interno del settore.

Il 10 e 11 novembre avranno luogo B/Open, la rassegna a cura di Verona Fiere presentata sulla sua piattaforma digitale e dedicata al bio food e al self-care e Wine2Wine Business ForumDigital Edition, programmato per il 23 e 24 novembre. Quest’ultimo un forum internazionale dedicato al wine business e nato nel 2014; nelle sue precedenti edizioni dal vivo, sempre collocato nell’affascinante scenario della città di Verona.

Fonte: Vinitaly

MENSE SCOLASTICHE BIOLOGICHE: APERTO FINO AL 31 MARZO L’ELENCO PER L’INVIO DELL’ISTANZA

MENSE SCOLASTICHE BIOLOGICHE: APERTO FINO AL 31 MARZO L’ELENCO PER L’INVIO DELL’ISTANZA

Attraverso la piattaforma informatica creata appositamente sul sito del MIPAAF, sarà possibile per le stazioni appaltanti e i soggetti certificati che erogano il servizio di mensa scolastica biologica, presentare l’istanza di iscrizione all’elenco idoneo – in riferimento al Decreto interministeriale 18 Dicembre 2017, n. 14771 – entro e non oltre il 31 Marzo 2021.

Qualora le stazioni appaltanti avessero inserito nella domanda 2020 un contratto di appalto del servizio in scadenza e abbiano quindi stipulato un nuovo contratto, dovranno procedere al rinnovo dell’iscrizione presso l’elenco sopracitato.

Si rammenta che nella Conferenza Unificata del 24 Settembre scorso, è stata attribuita l’intesa per il riparto del Fondo annuo 2020 per le mense scolastiche biologiche, assieme all’elenco Stazioni Appaltanti e Soggetti eroganti il Servizio di mensa biologica, al decreto interministeriale MIPAAF di concerto con il Ministero dell’Istruzione.

Il fondo ha la finalità di ridurre i costi a carico delle famiglie degli studenti iscritti e di sensibilizzare le realtà scolastiche a un’alimentazione sana, costituita da prodotti provenienti da agricoltura biologica.

Per approfondimenti consultare la pagina:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/12466

Per ulteriori informazioni è possibile scrivere all’indirizzo e mail:

pqai1@politicheagricole.it

 

Fonte: Anci

RICERCA SVIZZERA SULLA CONTAMINAZIONE DA PESTICIDI: IL BIOLOGICO E’ ALLEATO DEL SUOLO

RICERCA SVIZZERA SULLA CONTAMINAZIONE DA PESTICIDI: IL BIOLOGICO E’ ALLEATO DEL SUOLO

Sebbene l’agricoltura a metodo bio festeggi ormai un’applicazione ventennale, la scia dei residui di pesticidi nei suoli è ancora significativa.

A renderlo noto, un team di ricercatori, a seguito di una rilevazione effettuata in Svizzera, sui campioni prelevati dai terreni di cento aziende agricole.

La ricerca evidenzia residui di tipo differente, sia in terreni coltivati tradizionalmente, che in quelli coltivati a metodo biologico. I ricercatori hanno passato in rassegna i terreni attraverso un metodo analitico contenente 46 pesticidi, tra questi: 16 erbicidi, 8 prodotti per la trasformazione di questi ultimi, 17 fungicidi e 7 insetticidi.

I risultati confermano che una percentuale di pesticidi ad alta residualità era presente in tutti i campi, senza alcuna eccezione, compresi quindi i quaranta coltivati biologicamente. E ciò escludendo utilizzi di sostanze non ammesse per il biologico ma principi attivi presenti per residualità di lungo termine.

In questi ultimi tuttavia, la percentuale di pesticidi presente è risultata notevolmente inferiore: circa nove volte minore rispetto a quella dei terreni coltivati convenzionalmente.

Vincente risulta in questo senso la gestione biologica, seppure con una lunghezza del tempo di depurazione da queste sostanze ancora molto importante.

Secondo il parere del team, un’altra ipotesi legata alla diffusione dei pesticidi, potrebbe essere la contaminazione di ritorno. In taluni casi infatti, questi potrebbero aver “viaggiato” dai terreni coltivati in maniera convenzionale verso quelli coltivati con metodo biologico per effetto deriva, l’azione dell’acqua o per persistenza negli strati profondi del terreno.

Fonte: Cambia la terra

LA STRADA BIO CONVINCE LE GRANDI MAISON DELLO CHAMPAGNE

LA STRADA BIO CONVINCE LE GRANDI MAISON DELLO CHAMPAGNE

La storia della produzione vinicola biologica in Francia ha una lunga storia, risale infatti al 1962 la creazione dell’AFAB – Associazione francese per l’agricoltura biologica, seguita dalle prime leggi approvate negli anni ’80 e dalla vinificazione bio vera e propria, ufficializzata nel 2010.

Non desta dunque sorpresa che talune realtà stiano scegliendo di aprirsi a questo metodo e aderirvi, proprio negli ultimi tempi, un po’ in ritardo rispetto alla media, ma con particolare slancio e velocità nella realizzazione del processo.

È il caso della regione della Champagne, quella famosa per l’abate benedettino Dom Pierre Pérignon. Il metodo di produzione bio sembra aver interessato nel 2019, 1148 ettari di vigneto di cui 618 ettari di terreno in conversione, per una produzione portata avanti da 260 maison in tutta la regione.

A comunicarlo è l’Association Des Champagnes Biologiques, che rileva l’aumento della superficie al 24% rispetto al 2018, per un totale del 3,4% della superficie della denominazione.

I dati sorprendono, poiché se facciamo riferimento all’annata 2020: 137 nuove cantine sembrano aver iniziato il processo di conversione, ovvero 685 nuovi ettari di terreno, comunica l’Agence Bio. Un supplemento di superfici di quasi il 70% ha virato verso il metodo biologico, per un totale del 6% della superficie della denominazione, praticamente il doppio dal 2018 se l’Observatoire Régional de l’AB confermerà i dati.

Una nuova scelta quella del biologico, che restituisce riconoscimenti anche sul mercato. Esempi di rilievo sono Drappier – situato a Urville, possessore di un vasto vigneto, di cui un terzo della superficie è coltivata a bioe Leclerc Briant certificato biologico e biodinamico nella totalità del vigneto.

Roederer, di proprietà della stessa famiglia di fondazione dal 1776, sta agendo invece in maniera più graduale: con dieci ettari certificati Demeter già dal 2004 – certificazione del metodo biodinamico – e i restanti 122 in conversione al biologico già dall’anno 2018.

La prima annata dell’etichetta Roederer simbolo di questa rivoluzione è il Cristal 2012. Dalla struttura corposa seppure morbida, il perlage delicato e i profumi di limone candito, con note di mandorla e fiori bianchi.

Vranken-Pommery, uno dei vigneti più influenti, vasti e diffusi oltre il territorio della Champagne, ha comunicato la sua conversione ad oggi effettuata per il 60% delle sue tenute, con promessa del 100%. La sua scelta è stata contagiosa nel settore, a causa della sua fama appunto. Canard-Duchêne ad esempio, ha lanciato tra le sue linee la P181 extra brut bio prodotta con uve acquistate da sette viticoltori, una cuvée semi-fidentiel.

La Champagne sembra quindi aver intrapreso con energia la strada della sostenibilità, ma perché rispetto alle altre regioni, appare come l’ultima ad aver affrontato questo tipo di cambiamento?

Soggetta a un clima favorevole alle malattie della vite, come per esempio la muffa grigia, al frequente rischio di congelamento per l’uva nelle ore notturne di primavera e a un prezzo al kg di questa fortemente elevato (intorno ai 7 euro circa, a seconda dell’annata), non partiva come la regione con caratteristiche più congeniali a un’evoluzione di questo tipo; si sta tuttavia emancipando.

È certamente da considerare che gli approcci di conversione che la coinvolgono sono differenti: molti dei produttori che intraprendono il cambiamento infatti, non lo fanno per ottenere l’etichetta AB, ma la VDC – la Certificazione di viticoltura sostenibile in Champagne, creata dal CIVC – Comité interprofessionnel du vin de Champagne, che oggi certifica la bellezza di 335 aziende ovvero il 15% della superficie totale.

La molteplicità degli approcci non finisce qui, poiché molte delle 335 aziende nominate, sono al contempo certificate HVE – High Environmental Value, che presenta parametri di valutazione similari a VDC per la certificazione. 70 sono le aziende certificate solo HVE (per un totale di 400 maison HVE), e circa 40 quelle certificate Terra Vitis (certificazione indipendente riconosciuta dal Ministero dell’Agricoltura); si giunge così al 2,5% della superficie totale coltivata in modo sostenibile.

L’HVE è una certificazione francese creata e supervisionata dal Ministero dell’Agricoltura Agroalimentare e Forestale per promuovere la produzione di aziende agricole che si impegnano volontariamente in pratiche rispettose dell’ambiente”, racconta Franck Moussié della Maison Guy Méa, riconosciuta HVE appunto, sottolineando come l’obiettivo sia la valorizzazione della biodiversità il buon senso nel sostenerla.

D’altro canto, Pierre Lermandier, noto produttore, ha dichiarato nel 2019 al giornale Le Monde, come il logo AB sulla bottiglia, rimanga di fatto una garanzia di certificazione bio per chi consuma il prodotto e un gesto di riconoscimento e solidarietà verso i colleghi produttori.

Nonostante i rallentamenti e i multiformi approcci, l’intenzione alla base sembra essere l’univoco prendersi cura in modo efficiente e sostenibile dei preziosi vigneti di una regione che ha fatto la storia per successo e tradizione.

E per non rimanere nella sola narrazione, ecco infine un’accorta selezione di champagne biologici facilmente reperibili in Italia, direttamente consigliati da Fabio Pelliccia, esperto e appassionato sommelier per Antonello Colonna Resort: André Beaufort, Benoit Lahaye, Fleury, Claude Cazals, Francis Boulard, Jacquesson, Laherte Frères, Larmandier Bernier, Marie Courtin, Maurice Vesselle, Michel Gonet, Tarlant, Vilmart, Vouette & Sorbee.

Fonte: Repubblica