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Coltivare bio nella Rete Natura 2000, una grande opportunità di sviluppo e un’efficace risposta ai cambiamenti climatici tra le potenzialità del progetto Fa.Re.Na.It

Una strategia di comunicazione capillare che coinvolga pienamente tutti i settori, tutti i soggetti portatori di interesse, le comunità locali ed il settore privato, tale da enfatizzarne la partecipazione e circoscriverne le responsabilità, costituisce un fattore cruciale per l’effettiva attuazione del contesto post 2010 in materia di biodiversità.” In queste poche righe, contenute nella “Carta di Siracusa” sulla Biodiversità, adottata nell’ambito del G8 Ambiente di Siracusa dai Ministri dell’Ambiente dei Paesi del G8 nell’-Aprile 2009, è racchiuso il senso del progetto FARENAIT, ideato e realizzato da CTS in collaborazione con la Coldiretti, Comunità Ambiente, Ispra e la Regione Lombardia e sostenuto dalla Commissione Europea, attraverso lo strumento finanziario LIFE, dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dal Ministero delle Politiche Agricole, dalle Regioni Abruzzo, Calabria e Marche e dalla Provincia di Agrigento.

Obiettivo primario del progetto è quello di aumentare conoscenza e consapevolezza riguardo l’importanza della Rete Natura2000 in Italia tra le amministrazioni pubbliche, gli agricoltori e più in generale tra le persone che vivono in aree agricole e rurali all’interno dei siti RN2000.

Un dato su tutti dà la misura di quali siano le potenzialità di una nuova sinergia agricoltura-ambiente a cominciare proprio dai siti della Rete Natura 2000: se si riconvertissero completamente ad un’agricoltura biologica tutte le aree agricole ricomprese all’interno delle aree protette della Rete, si potrebbero ridurre del 7% i 34 milioni di tonnellate i CO2 che il nostro paese si è impegnato a ridurre ogni anno.

Il progetto è stato presentato a Roma il 19 febbraio u.s. da Stefano Di Marco, vicepresidente Cts e responsabile del progetto, Bernardo De Bernardinis, Presidente Ispra, Laura Pettiti del ministero dell’Ambiente, Luigi Servadei del ministero delle Politiche Agricole e Toni De Amicis, Coldiretti.

Gestire in maniera più sostenibile le attività agricole nelle aree Sic e Zps, ossia secondo De Bernardinis, “porterebbe a fissare nei suoli dei campi delle aree Natura 2000 circa 2,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno, pari al 50% delle emissioni annuali dell’industria cartaria italiana e a oltre il 90% di quelle della manifattura del vetro. Per dare un’idea della grandezza di questi numeri, è utile ricordare che nel solo anno 2011, il nostro Paese ha emesso 433 milioni di tonnellate di anidride carbonica. L’adozione di pratiche di agricoltura biologica comporta una serie di benefici ambientali, tra cui la mitigazione dei cambiamenti climatici, la protezione da eventi climatici estremi ma anche, come fortemente voluto dalla Ue, l’affermazione di un’economia sostenibile“.

Occorre accrescere la conoscenza e la fiducia di chi vive e lavora nelle aree Sic e Zps. Il progetto fa.re.na.it., finanziato dalla Commissione Europea con il programma Life+, ha messo al primo posto le esigenze degli abitanti e dei produttori; ha iniziato un percorso di ascolto delle necessità e dei problemi di chi opera in condizioni di maggior rispetto degli equilibri naturali; ha aperto una strada nella direzione di un riconoscimento del valore ambientale ed economico dell’agricoltura sostenibile nelle aree Rete Natura 2000“, ha commentato Di Marco.

Gli agricoltori e le aziende agricole che operano all’interno di un sito Natura 2000 sono determinanti per la tutela della biodiversità e il successo di questa rete europea. Ci auguriamo che con la nuova programmazione dei fondi comunitari 2014-2020, si tenga adeguatamente conto di questo aspetto e che conseguentemente gli agricoltori possano attingere a vari strumenti finanziari europei, in relazione al loro ruolo di gestori del territorio rurale e al loro indispensabile contributo alla conservazione della diversità delle specie vegetali ed animali”, ha aggiunto De Amicis, Direttore generale della Fondazione Campagna Amica di Coldiretti, secondo il quale in questo periodo finanziario (2007-2013) “sono già disponibili una serie d’opportunità per sostenere le misure di gestione all’interno dei siti”. Il problema, continua il rappresentante di Coldiretti, risiede nel fatto “ il livello di utilizzo da parte degli Stati membri è limitato e i fondi coprono solo il 20% circa delle esigenze annuali di finanziamento di Natura 2000. Nel prossimo periodo finanziario (2014-2020) occorrerà particolare attenzione per garantire un migliore utilizzo delle opportunità disponibili per la gestione dei siti Natura 2000 con altri fondi europei”. La Rete Natura 2000, ha ricordato Laura Pettiti del ministero dell’Ambiente, “è una realtà di protezione e di produzione di servizi ecosistemici di rilevanza europea ma ancora poco conosciuta in Italia. E particolarmente poco valore si è dato finora alla presenza nella rete di aree cambiate in modo positivo dall’attività umana: ad esempio i campi tradizionali delle montagne appenniniche o i grandi pascoli alpini, che possono e devono continuare a conservare equilibri naturali unici“.

L’importanza dell’agricoltura nei siti della Rete Natura 2000 è stata ribadita anche da Luigi Servadei, del Ministero dell’Agricoltura, che ha ricordato che “oltre un terzo del territorio è occupato da attività agricole o di pascolo (…) queste zone hanno contribuito e continuano a contribuire attivamente al mantenimento della biodiversità specifica e, se gestite in modo naturale, alla fissazione della CO2. Oggi lo sviluppo delle aree rurali passa anche attraverso il rafforzamento dell’integrazione tra politiche agricole e politiche ambientali a livello comunitario, nazionale e a livello locale. Si tratta di mettere a regime questa collaborazione e coinvolgere prioritariamente i protagonisti della produzione di risorse primarie e della conservazione sul territorio, a partire da agricoltori e allevatori“.

Una sfida che il progetto Fa.Re.Na.It intende raccogliere per arrivare finalmente ad una nuova sinergia tra ambiente e agricoltura proprio a partire da quelle aree che, per opportunità e vocazione, racchiudono le potenzialità più importanti, e che in Italia in Italia interessano oltre 6 milioni di ettari, pari ad oltre un quinto (il 21%, per l’esattezza) dell’intero territorio nazionale.

Ulteriori informazioni sul progetto sono disponibili all’indirizzo http://www.lamiaterravale.it/it

Fonte: Progetto Fa.re.na.it, Adnkronos, Coldiretti

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