Eutopia, fondo di venture capital focalizzato nel finanziamento di start up e nuove imprese dall’impronta sostenibile, ha rilevato attraverso la conduzione di un sondaggio, quanto: il consumo responsabile e la consapevolezza nella selezione dei prodotti, sia un fattore determinante sulle scelte legate all’acquisto.
Ma cosa si intende per consapevolezza nel consumo o consumo responsabile?
Si intende la conoscenza di tutti quei fattori non evidenti al momento dell’acquisto: talvolta riconoscibili attraverso le informazioni riportate sull’etichetta (è il caso del 22% dei prodotti oggi in commercio); altre legate all’esperienza pregressa del marchio e ad un approfondimento del background etico, che l’azienda che vi è dietro esercita nel modo di organizzare il lavoro.
Il rispetto dei diritti dei contadini e dei lavoratori che operano all’interno dell’impresa; la cura e tutela delle ricadute sull’ambiente; il benessere degli animali e la loro salvaguardia: questi elementi, sono tutti fattori invisibili al momento dell’acquisto del prodotto, ma che secondo il sondaggio riportato da Eutopia, diventano sempre più determinanti per le nuove generazioni di acquirenti.
In Italia, la conoscenza di tali aspetti, non solo ha registrato una crescita continuativa, ma ha generato un aumento del fatturato nel 2020 del 7,6%, corrispondente al valore di 10 miliardi di euro.
La pandemia da Covid-19 ha certamente svolto un ruolo centrale nelle cause dell’incremento. Secondo un rapporto Coop, durante il periodo dei lockdown, i consumatori eco-friendly sono cresciuti in Italia del 27%. Gli acquirenti francesi e quelli spagnoli, non sono stati da meno.
Eutopia ha infatti deciso di avviare lo stesso processo anche in Francia, dove il fenomeno di modifica del trend è similare. Ha incaricato OpinionWay (ente francese specializzato in sondaggi di politica e consumo), di monitorare i comportamenti degli acquirenti proprio in termini di consapevolezza e responsabilità rispetto all’acquisto; classificandoli per fascia d’età.
Nel porre alcuni quesiti, il primo tra questi verteva sulla richiesta di preferenza tra marchi nuovi e consolidati. È emerso che nel settore alimentare, la preferenza del marchio consolidato raggiunge il 61% (versus il 35% per quelli di nuovo inizio); nei prodotti per l’igiene personale e cosmetica, il 60% (versus il 35% dei nuovi marchi); per l’abbigliamento il 54% (contro il 42%) e nei prodotti per la casa il 55% (contro il 41%).
Il sondaggio rileva non solo un’attenzione senza precedenti verso la sostenibilità delle produzioni, ma anche un riguardo particolare nell’attitudine a una spesa sostenibile, da parte di una fascia d’età inconsueta: i ragazzi tra i 18 e i 24 anni, la cosiddetta Generazione Z.
Il 72% di questi infatti, passa in rassegna la composizione dei prodotti acquistati, che siano alimentari, igienici o cosmetici. Nel resto della popolazione quest’accuratezza è esercitata solo dal 64% delle persone;
Il 69% di loro si preoccupa di utilizzare mezzi di trasporto il meno possibile inquinanti;
Sempre il 64% pone attenzione nel limitare il consumo di proteine animali, preoccupazione che sorge nelle altre fasce di età, solo nel 51% della popolazione;
Sempre il 64% predilige oggetti di seconda mano a quelli nuovi di zecca;
E infine il 56% ha fatto esperienza di autoproduzione di cosmetici, capi d’abbigliamento e bijoux home made.
Se il consumo responsabile è quindi un traino per le vendite, l’intervento trainante in questo momento storico, sembra essere svolto da chi forse, meno ci aspettavamo: giovani adulti adolescenti.
Fonte: Great italian food trade