Dopo le proteste delle organizzazioni del settore anche le aziende italiane leader nel mondo del bio si mobilitano.
Continua a far discutere il decreto legislativo emanato dal Ministero delle Politiche Agricole, in materia di controlli sulla produzione agricola e agroalimentare biologiche.
In 71 hanno indirizzato una lettera al ministro Maurizio Martina. Nella missiva, elencati tutti i punti controversi della nuova norma, articolo per articolo.
Aziende italiane bio contro il decreto: “È mancata concertazione”
Tanti i nomi illustri che hanno deciso di sottoscrivere la missiva. Da Alce Nero ad Almaverde Bio. Da Granarolo a Terremerse. Sono in tutto 71 le aziende italiane del comparto biologico che hanno espresso “preoccupazione” per le conseguenze del decreto legislativo sui controlli nel comparto:
«Le disposizioni presenti in questo decreto – scrivono le imprese – rischianoseriamente di ottenere effetti contrari a quelli prefigurati, sia in termini di maggiore efficacia dei controlli, sia di tutela dei consumatori, sia di efficienza procedurale ed operativa».
I brand lamentano poi la mancanza di coinvolgimento nell’iter legislativo da parte del Ministero:
«Siamo rimasti negativamente sorpresi anche dall’assenza di concertazione con le organizzazioni d’impresa che, lungo la filiera, rappresentano il punto di vista e l’interesse degli operatori economici del settore, essendo convinti che un confronto in questo senso avrebbe potuto dare un contributo rilevante ad un miglioramento reale dello stato attuale delle cose».
I sottoscrittori ricordano infine come “il mercato dei prodotti biologici sia disciplinato in ambito comunitario”. Un aspetto evidentemente sottostimato dal Ministero:
«Intervenire in modo così pesante sulle regole del solo nostro Paese – scrivono – rischierebbedi compromettere la competitività delle nostre Aziende in ambito internazionale».
Tutti gli articoli da rivedere secondo le aziende italiane bio
In definitiva, il parere delle aziende bio è “sostanzialmente non positivo”. Vengono quindi illustrate “modifiche sostanziali” al provvedimento, elencate nella missiva punto per punto:
- L’articolo 4, comma 4, prevede che gli organismi di controllo richiedano una nuova autorizzazione ogni 5 anni. Una previsione che “aumenterebbe inutilmente i costi di sistema”.
- L’articolo 4, comma 6, lettera d, disciplina invece il conflitto di interessi. Qui le aziende italiane ritengono “eccessiva, eccessivamente generica e sostanzialmente negativa la previsione” del decreto. Chiedono quindi di favorire la partecipazione agli Organi di Controllo da parte “di organizzazioni di imprese, di cooperative, di consorzi, di associazioni”, purché “aperte e caratterizzate da solide pluralità di operatori, tra loro anche concorrenti”.
- L’articolo 4, comma 9 impone invece il cambio periodico degli Organismo di Controllo. Una disposizione che “graverebbe oltremodo sulle imprese, riducendone la competitività sia in ambito nazionale, sia sui mercati internazionali”.
- Gli articoli 8, 10 e 11, rendono inoltre “eccessivamente gravose” le sanzioni pecuniarie per i contravventori.
- L’Allegato II al punto A, infine, obbliga gli Organismi di Controllo a dotarsi di strutture in ogni regione dove controllano più di 100 operatori. Un punto che andrebbe “eliminato” dal decreto perché “genererebbe oneri certi e rilevanti, con conseguenti aggravi in termini di costi per le imprese, senza effettivi benefici in termini di efficacia dei controlli”.
FONTI:
http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/41253/dal-biologico/bio-caro-ministro-le-scriviamo
http://www.agroter.net/ftp/ItaliafruitDaily/lettera_aziende-bio.pdf