Accordo stragiudiziale tra IFOAM Organics Eu e l’agenzia nazionale francese Ademe: il famigerato sistema di etichettatura a semaforo infrange le fattispecie “semantiche” del regolamento sul bio e dovrà trovare una nuova denominazione
La nuova direttiva sui “green claims” non è ancora approvata (vedi notizia precedente) e già produce i primi frutti. Sembra infatti risolversi in maniera positiva la querelle legale che ha contrapposto in Franca la rete di riferimento del bio europeo (IFOAM Organics Eu) e l’agenzie nazionale per l’ambiente Ademe, l’applicazione mobile Yuka e le catene della gdo transalpina partner di questa discussa iniziativa.
Il ricorso di IFOAM Organics Europe
Nel gennaio 2023, la federazione europea dell’agricoltura biologica (IFOAM Organics Europe) e i suoi membri francesi (IFOAM France) avevano infatti avviato un’azione legale dinanzi al Tribunale giudiziario di Parigi e un ricorso dinanzi all’INPI (Istituto nazionale della proprietà intellettuale) contro l’indicatore di impatto ambientale “Ecoscore”.
I punti dell’accordo
La mediazione, prima giudiziale e poi convenzionale, in corso da allora, ha raggiunto a inizio giugno un accordo tra le parti che pone fine a queste procedure legali. Secondo il sito Bioecoactual tale accordo prevede in particolare che:
- poiché le autorità pubbliche si stanno muovendo verso un altro nome per designare il sistema di etichettatura ambientale, Ademe ritirerà il marchio denominativo “Ecoscore” per il settore alimentare e agroalimentare presso l’Inpi;
- Yuka ed Eco2 Initiative rinunciano, entro e non oltre il 31 dicembre 2024, a disegni e modelli contenenti il termine “Ecoscore” registrati a livello europeo;
IFOAM Organics Europe, IFOAM France, Yuka, Eco2 Initiative, Open Food Facts e Ademe dichiarano di essere d’accordo su:
- l’importanza di fornire ai consumatori informazioni affidabili e trasparenti sull’impatto ambientale dei prodotti alimentari al fine di aiutarli a compiere scelte più responsabili e sostenibili;
- il ruolo essenziale dell’agricoltura biologica e dell’agroecologia per la transizione agroalimentare;
- la necessità di promuovere nuove abitudini alimentari e di lavorare allo stesso tempo, in particolare, su:
- verso un’agricoltura di qualità e più rispettosa dell’ambiente,
- un’agricoltura che limiti il suo impatto sui cambiamenti climatici,
- un’agricoltura che preserva la biodiversità,
- ridurre l’uso di pesticidi,
- la riduzione della porzione di carne nella nostra dieta, in una logica di “less but better” che ci permette di privilegiare la carne proveniente dagli allevamenti più sostenibili, come gli allevamenti estensivi a marchio,
- ridurre la pressione sulle risorse marine,
- rispetto delle stagioni per frutta e verdura,
- ridurre il trasporto di derrate alimentari e promuovere la produzione locale;
- riduzione dei rifiuti di imballaggio inquinanti,
- la difficoltà di condurre contemporaneamente queste diverse battaglie e la necessità di collaborazione tra tutti gli attori che lavorano per la transizione del sistema alimentare, di cui fanno parte.