L’Italia si trova in un momento di caos, dovuto all’emergenza del Covid-19 che, in seguito al crescere dei contagi, dei decessi e dei ricoveri ospedalieri, ha costretto il governo a prendere misure rilevanti per evitare il collasso del Sistema Sanitario Nazionale.
Tutto ciò però avrà conseguenze economiche pesantissime: borse a picco, produzione in calo, turismo e ristorazione in crisi, logistica in tilt e mercati esteri sospettosi verso il Made in Italy.
Con il decreto “Cura Italia” è stato annunciato il piano salva-export per l’agroalimentare perché l’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio il settore produttivo e il relativo traffico merci. Gli autotrasportatori stranieri non vogliono entrare in Italia per timore del virus, rischiando una quarantena imposta dalle autorità dei Paesi di provenienza. Anche i movimenti in uscita iniziano a subire i contraccolpi dell’emergenza sanitaria, con blocchi alle frontiere e forme di discriminazione ai danni delle merci italiane. C’è già chi avanza richieste di certificazioni “virus free” e non solo all’estero, ma anche all’interno del territorio nazionale.
A essere colpito maggiormente è il settore ortofrutticolo per l’elevata deteriorabilità dei prodotti. I casi di respingimento delle merci ai varchi di frontiera e di cancellazioni di ordine sottolineano la gravità in cui si trova il settore.
Un altro fattore a preoccupare, data la dipendenza dell’industria italiana dalle catene di approvvigionamento globale, è il rischio di limitazioni delle forniture di materie prime alimentari da Paesi come Brasile, Argentina, Indonesia o Ucraina, qualora l’emergenza sanitaria dovesse estendersi, danneggiando le operazioni ai porti d’imbarco.
Federdistribuzione, inoltre, spiega come i supermercati hanno dovuto fronteggiare una richiesta cresciuta in maniera vertiginosa, circa il 60/70% in più rispetto alla norma, di beni di prima necessità.
Dopo il –0,3% del PIL registrato tra ottobre e dicembre 2019, un secondo trimestre in rosso porterà tecnicamente l’Italia in recessione, ma in un’inedita versione, caratterizzata, come mai nel passato, dalla doppia componente negativa della produzione e dei consumi delle famiglie.