Secondo quanto riportato dall’ultimo rapporto pubblicato dalla FAO, sono in aumento i casi di contaminazione di prodotti alimentari e mangimi ad opera di OGM. La FAO riporta infatti ben 198 segnalazioni da 75 Paesi (compresa l’Italia) di altrettanti casi in cui sono state riscontrate tracce di prodotti transgenici in alimenti o mangimi che in teoria non avrebbero dovuto contenerne. Secondo lo studio, avviato nel 2002, la maggior parte dei casi è stata riscontrata nel quadriennio 2009-2012, soprattutto in prodotti di provenienza americana, canadese o cinese. Tra i prodotti in cui si è verificato il più alto numero di contaminazioni i semi di lino, il riso, il mais, la papaya, la soia e diversi mangimi per animali domestici. La contaminazione è avvenuta a seconda dei casi direttamente in fase di coltivazione, oppure in sede di trasformazione, imballaggio, stoccaggio e trasporto. Su tutto, si innesta la problematica relativa alle diverse autorizzazioni di cui godono gli OGM, consentiti in alcune nazioni e non in altre, nonché il problema delle soglie di tolleranza che possono variare anche sensibilmente da Paese a Paese. Ad esempio nei territori dell’UE il limite è stabilito allo 0,9%, ma unicamente per gli OGM autorizzati a livello comunitario. Per tutti gli altri, è invece obbligatoria l’etichetta “contiene OGM”. Secondo quanto riportato dallo studio, attualmente 30 Paesi nel mondo coltivano OGM, o per ricerca o per motivi commerciali, 17 sono privi di sistemi di sicurezza o comunque di regole per quanto riguarda gli OGM, mentre sono 55 quelli che hanno scelto una politica di tolleranza zero nei confronti degli organismi geneticamente modificati privi di autorizzazione.
Fonte: Greenplanet