Il 7 e l’8 marzo scorsi, si sarebbe dovuto riunire a Bruxelles il Comitato permanente europeo per i prodotti fitosanitari per l’esame del “dossier glifosato”.
Il Comitato avrebbe dovuto esprimere il proprio parere sulla base delle valutazioni presentate dai diversi Istituti ed autorità competenti: l’EFSA e lo Iarc (Istituto per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) giunti a conclusioni opposte sulla cancerogenicità della sostanza. Mentre per l’Autorità Ue per la sicurezza alimentare (Efsa) “è improbabile che sia cancerogeno” per lo Iarc (Istituto per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) é “probabilmente cancerogeno”.
Il parere dell’EFSA sarebbe stato contestato, oltre che dallo stesso IARC, da una rilevante parte del mondo scientifico internazionale e dalle Organizzazioni non governative europee impegnate nella difesa dei consumatori e dell’ambiente. Il motivo è che l’Agenzia europea non avrebbe tenuto in considerazione le numerose ricerche scientifiche pubblicate da riviste internazionali, basandosi essenzialmente su studi in gran parte mai pubblicati, forniti principalmente dalle stesse multinazionali che producono e commercializzano il glifosato.
La decisione è così stata rinviata a maggio, in parte anche per la decisa opposizione di quattro Stati membri (Italia, Francia, Olanda e Svezia) e del gruppo di Socialisti e Democratici al rinnovo del suo utilizzo nell’Ue per altri 15 anni.
Nel frattempo, sono salite a 34 le Associazioni italiane che chiedono la messa al bando del glifosato.
Maria Grazia Mammuccini – portavoce della coalizione italiana #StopGlifosato ha commentato: “Questo rinvio è un segnale importante, perché molti Stati membri, tra cui l’Italia, hanno deciso di prendere la strada giusta a difesa della salute dei cittadini, dell’ambiente e dell’agricoltura di qualità e non cedere alle pressioni delle multinazionali. Si tratta anche di un segnale a difesa dei principi democratici. Sono molti infatti i cittadini che non vogliono più convivere con questo pericoloso pesticida di cui l’Italia, peraltro, è uno dei maggiori utilizzatori. Questi cittadini, che si stanno esprimendo attraverso le associazioni che li rappresentano, ma anche autonomamente attraverso una serie di petizioni, hanno diritto di essere ascoltati”.
Il 1° marzo scorso, inoltre, lo Iarc ha ribadito con una nota che secondo i risultati dei propri studi, effettuati sulla base di “tutte le prove rilevanti disponibili nel pubblico dominio per la revisione scientifica indipendente”, il glifosato è un probabile cancerogeno per gli esseri umani.
Secondo FederBio (Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica), la notizia potrebbe però celare un secondo fine: il rinvio da parte della Commissione della decisione e la richiesta agli Stati membri di presentare entro il 18 marzo gli emendamenti alla proposta dell’Esecutivo Ue, concentrandosi in particolare sui ‘coformulanti’ (le sostanze che vengono aggiunte al principio attivo, alcune delle quali sono sicuramente tossiche) potrebbe focalizzare l’attenzione sui questi ultimi per far passare invece il rinnovo all’utilizzo dell’erbicida.
L’appello di Maria Grazia Mammuccini ai Ministri competenti, che hanno già espresso parere contrario all’approvazione, è quindi quello “di mantenere ferma la loro posizione e invece di presentare emendamenti lavorare per convincere altri Paesi membri ad assumere la stessa posizione contraria, osservando così il principio di precauzione, salvaguardando la salute dei cittadini, l’ambiente e la ricchezza della nostra agricoltura di qualità, come quella biologica”.
Fonti:
http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=999
http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=995