È il 2003, quando il Governatore dell’epoca, Pawan Chamling, lancia la “Sikkim Organic Mission 2015”, con l’obiettivo di eliminare completamente l’utilizzo di sostanze chimiche in agricoltura entro il 2015. Quest’anno, in occasione del “Sikkim Organic Festival 2016”, il festival del biologico locale, è stato annunciato il raggiungimento di questo obiettivo straordinario.
Tutto ha origine quando Chamling legge su un giornale locale che nei campi dell’Assam vengono utilizzati prodotti chimici in maniera pericolosa e incontrollata. Succede così che gli insetti colpiti da quei pesticidi vengono divorati dagli uccelli. E, allo stesso modo, gli uccelli morti a causa delle sostanze tossiche vengono divorati dai roditori locali. Una reazione a catena che porta all’avvelenamento di numerose specie animali. L’episodio però innesca una riflessione su quale sia il reale impatto dei prodotti chimici sul nostro ecosistema.
Nasce così l’idea di perseguire questo traguardo avanguardistico, un percorso arduo, reso possibile grazie a un preciso piano di sviluppo.
Il primo passo è stato vietare la vendita di agenti chimici; divieto accompagnato da forti sanzioni in caso d’inadempienza. Successivamente, il governo del Sikkim ha deciso di finanziare i costi della certificazione biologica da parte di agenzie accreditate. Un percorso durato 3 anni.
I governanti locali, intanto, investivano nella formazione degli agricoltori sui metodi di agricoltura biologica, offrendo loro percorsi di studio all’estero. E li rifornivano di sementi, fertilizzanti e insetticidi naturali, agevolazioni per i prestiti e attività di consulenza gratuite da parte degli uomini del ministero dell’Agricoltura. È persino nata una startup, Organic Sikkim, che ha offerto agli agricoltori formazione sulla commercializzazione dei prodotti.
Il governo ha messo poi in atto una serie di investimenti strutturali per creare laboratori di analisi del terreno, di lavorazione delle sementi e sulla creazione di nuovi fertilizzanti naturali.
Molto è stato fatto anche sul fronte del recupero di tecniche agricole tradizionali.
Per migliorare il rendimento dei terreni, sono state recuperate e insegnate alcune tecniche di rotazione delle coltivazioni. Sono state scelte accuratamente le piante da coltivare per dare nutrimento al suolo, senza ricorrere allo sfruttamento intensivo. Agli agricoltori sono state insegnate pratiche di produzione del compost e per la creazione di trappole al feromone per il trattamento dei moscerini della frutta.
L’ultimo passo è stato individuare 5 prodotti top, adatti alle esigenze del mercato biologico, che avessero un potenziale di rendimento e commercializzazione superiori. Le colture individuate sono state: curcuma, mais, peperoncino, senape e zenzero.
I risultati sono stati straordinari anche dal punto di vista economico. Oggi, gli agricoltori del Sikkim guadagnano circa il 20% in più rispetto a quando hanno cominciato il percorso di conversione. I prodotti della regione sono apprezzati sia a livello locale che sui mercati esteri.
Il modello del Sikkim rappresenta oggi un obiettivo ambizioso, ma possibile, per il resto dell’India. Il governo centrale ha già avviato una serie di misure per il biennio 2016-2017, per convertire a biologico circa 200 milioni di ettari di suolo.
FONTI:
http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/sikkim-100-per-cento-biologico-india
http://www.sikkimorganicmission.gov.in/sikkim-organic-festival-2016-3/
http://www.sikkimorganicmission.gov.in/towards-organic-sikkim/historical-declaration/