Se da un lato giungono notizie di qualche conforto sul fronte dei grandi problemi ambientali globali (si veda a questo proposito l’articolo relativo allo studio australiano sugli ecosistemi della biosfera pubblicato sul nostro sito a questo indirizzo), notizie meno incoraggianti giungono da un lavoro tutto italiano. Lo studio del professor Giorgio Spada, docente del Dipartimento di Scienze di Base e Fondamenti (DiSBeF) dell’Università degli Studi di Urbino, che sarà a breve pubblicato sulla rivista americana Geophysical Research Letters, realizzato in collaborazione con scienziati del Glaciology Centre di Bristol (UK), afferma che, in conseguenza dello scioglimento dei ghiacci continentali, nel 2100 si potrà raggiungere in alcune aree del pianeta un aumento del livello dei mari di circa 30 cm che, a causa del riscaldamento delle acque degli oceani, potrebbero raggiungere e superare i 60 cm. Valori decisamente superiori a quelli osservati nel corso del secolo scorso, su scala globale, di circa 20 cm. Scenari estremi, elaborati in base alle tante variabili da considerare in una ricerca di questo tipo, indicano addirittura che l’aumento di livello marino potrebbe essere ancora più elevato. Il lavoro costituisce uno degli esiti del progetto europeo di larga scala “ice2sea”, finanziato dalla UE nell’ambito del programma quadro FP7. L’obiettivo di “ice2sea” è una migliore comprensione degli effetti che le variazioni climatiche in atto hanno sulle masse glaciali continentali, e l’elaborazione di scenari di variazioni future del livello marino su scala regionale. Il progetto, che ha visto la partecipazione di altri 23 Istituti di Ricerca europei ed internazionali, è coordinato localmente dal prof. Giorgio Spada.
Il lavoro si basa sui modelli che il professor Spada ha sviluppato nel corso degli anni finalizzati a simulare le interazioni fra la criosfera (ovvero quella porzione della superficie terrestre coperta dall’acqua allo stato solido e che comprende le coperture ghiacciate di mari, laghi e fiumi, le coperture nevose, i ghiacciai, le calotte polari ed il permafrost), la terra solida e le masse oceaniche, in con lo scopo di elaborare previsioni attendibili sull’andamento futuro del livello marino globale. Secondo i modelli l’aumento nel livello dei mari sarà diverso nelle varie zone del pianeta, come conseguenza delle variazioni del campo di gravità causate dalla distribuzione non uniforme delle masse continentali sulla superficie del pianeta e dalle deformazioni ad esse associate, oltre che dalla complessa dinamica degli oceani. Senza dubbio, in ogni caso, esso sarà più significativo nelle coste equatoriali e conseguentemente costituirà un problema particolarmente grave per tutti i paesi compresi tra i due tropici.
Fonte: Università di Urbino