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LA CENTRALITA’ DEL CIBO COME STRUMENTO PER LA DIFESA DEL TERRITORIO

LA CENTRALITA’ DEL CIBO COME STRUMENTO PER LA DIFESA DEL TERRITORIO

Il cibo come strumento, per accendere i riflettori su tematiche collaterali. È uno dei perni della visione di Slow Food, storica associazione che già ai tempi del modello Fast di approccio all’alimentazione, perseguiva uno stile lento; un procedere scandito di minuti investiti nella scelta delle materie prime, per uno sguardo che pone l’ambiente e la sua tutela, al primo posto. Un vero e proprio modo alternativo rispetto alle tendenze di alcuni anni fa.

Francesco Sottile, membro dell’esecutivo nazionale Slow Food Italia, sottolinea questo elemento di centralità del cibo, come prodotto e pretesto per difendere il patrimonio di saperi legati al territorio. Perché ogni forma di tutela della biodiversità, se decontestualizzata dal territorio di provenienza, perde la sua reale azione di salvaguardia.

Sono questi i pensieri e i principi che guidano l’ingresso di Slow Food all’interno del Comitato dei Garanti di Cambia La Terra.

La coalizione è tesa a raggruppare realtà che hanno a cuore la salvaguardia del pianeta: rappresentanti delle associazioni ambientaliste e dei cittadini, ricercatori e scienziati, nella condivisione di un percorso culturale legato alla sostenibilità, che trova coinvolto anche FederBio.

Slow Food è notevolmente cresciuta negli ultimi trent’anni, aggiunge Sottile, rivelandone la presenza in tutti e cinque i continenti, per un totale complessivo di 150 realtà sparse in giro per il mondo, grazie a una rete costruita e proposta nei vari territori secondo la stessa visione politica, ma calata e contestualizzata in questi secondo le condizioni sociali e culturali del luogo di riferimento.

Conservazione della biodiversità ambientale, tutela della biodiversità culturale, attenzione al legame con il territorio e con le comunità e i produttori locali: sono i principi fondamentali che guidano Slow Food. Valori difficili da salvaguardare, afferma Francesco Sottile, perché oggi la produzione di cibo è davvero uno strumento di economia globale, che condiziona fortemente i rapporti tra i paesi.

Gravi sono gli effetti sugli agricoltori per esempio, che perdono il controllo di scelta sui loro territori. Un fenomeno di questo tipo è il Land Grabbing, l’accaparramento di terre da parte di Paesi stranieri, che con queste non hanno in genere niente a che spartire. I governi locali, sono spesso complici dello sfruttamento, poiché svendono il proprio suolo a forze economiche esterne che maltrattano il terreno applicando modelli agricoli che lo lasciano impoverito e desertificato dalla chimica di sintesi.

All’interno di questo approccio, i piccoli agricoltori rimangono impotenti, per questo il ruolo del consumatore diventa strategico: con la scelta quotidiana di ciò che porta in tavola, può davvero fare la differenza. Ritorna quindi il cibo, come elemento centrale per portare l’attenzione su alcune tematiche collaterali.

Oggi difatti, conclude Sottile, anche a causa della Pandemia, il consumatore è estremamente più accurato e consapevole, interessato a ciò che succede dietro la produzione di un determinato cibo.

Iniziative come “Buono, Pulito e Giusto”, immaginate da Slow Food, si pongono  l’obiettivo di far comprendere che dietro una bottiglia di passata di pomodoro c’è un’intera storia fatta di persone e lavoratori presenti nei campi e che un giusto prezzo di prodotto, corrisponde a un adeguato riconoscimento del lavoro e rapporti nelle relazioni sociali non basati sullo sfruttamento.

Fonte: Cambia la terra

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