Con l’espressione “a residuo zero” ci si riferisce al residuo di prodotti chimici sulla frutta e la verdura che compri abitualmente al supermercato.
Nel settore agricolo integrato (che tende a ridurre l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi ed è a basso impatto ambientale) o convenzionale (che utilizza prodotti chimici per la difesa e la concimazione della terra) è consentito l’utilizzo di tutti o gran parte dei prodotti chimici autorizzati. Quando i prodotti sono a residuo zero, l’unico obbligo che ha l’agricoltore è quello di dover sospendere i trattamenti con prodotti chimici alle piante, con un certo anticipo rispetto alla raccolta, in modo che i prodotti chimici non siano rintracciabili all’interno della frutta o della verdura trattate.
Che differenza c’è tra un prodotto a residuo zero e uno biologico?
Molti consumatori potrebbero essere indotti in errore, pensando che la definizione “a residuo zero” garantisca assenza totale di pesticidi e prodotti chimici, ma non è così. Un prodotto a residuo zero, non contiene residui di pesticidi, anche se per coltivarlo ne sono stati usati diversi. Un prodotto biologico al contrario non li contiene perché per produrlo non ne sono stati proprio usati.
I brand di oggi devono essere pronti a fare il possibile per soddisfare le aspettative di consumatori sempre più esigenti, sia online che offline, se vogliono che questi tornino a comprare i loro prodotti o servizi.
In particolare, i consumatori desiderano esperienze uniche, alla cui base abbiamo l’iper-personalizzazione che mette le preferenze individuali di ciascun cliente, la sua storia e la sua situazione attuale al centro di ogni contatto con il brand. Oggi, oltre il 75% dei consumatori afferma di essere più propenso ad acquistare da un’azienda che conosce il suo nome così come il suo storico degli acquisti e i suoi gusti.
Analizzando il mercato del biologico, ipotizzando una matrice SWOT, ovvero valutando punti di forza, debolezze, opportunità e minacce, può sembrare che il biologico tenda ad avere molte debolezze e minacce. Questo è dovuto principalmente dal fatto che molte aziende che non si sono affidate ad un’approfondita politica di prodotto e di branding siano destinate a perdere il loro vantaggio competitivo.
Oggi sta crescendo l’interesse per il residuo zero tra le aziende ortofrutticole e in Gdo: lo testimonia il fatto che da tempo alcune organizzazioni offrono un servizio di certificazione per le imprese che si sono poste l’obiettivo di commercializzare prodotti vegetali con queste caratteristiche.
Le aziende convenzionali sono sempre più orientate verso il residuo zero certificato, elemento che ne sottolinea la precondizione per poter spendere questo importante valore aggiunto in comunicazione.
Cosa succederà, quindi, sullo scaffale e nella mente dei consumatori quando il prodotto bio si confronterà con il prodotto a residuo zero certificato?
Fonte: https://www.ruminantia.it/residuo-zero-avanza-una-minaccia-per-il-marketing-del-biologico/