La risposta di Roberto Pinton Segretario AssoBio, alle fake news relative al mondo del biologico

“abbiamo fatto un po’ di fact checking sugli scandali nel mondo bio, in risposta ai tanti giornalisti che rilanciano comunicati con troppa facilità senza incrociare le fonti”

Il 13 giugno Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo dal titolo “Falso biologico: operazioni e sequestri dei carabinieri in tutta Italia. Coldiretti: A rischio sei consumatori su dieci”, oltre il titolo sensazionalistico, l’articolo sulle nefandezze dei prodotti biologici, descrive una frode che interessa a 15 tonnellate di alimenti bio in tutta Italia, ma ci sono parecchie inesattezze su cui è giusto far luce. L’appello di Roberto Pinto ai giornalisti è quello di prestare maggiore attenzione alle fonti e verificare sempre le notizie. Ne riportiamo qua un estratto.

La prima parte della notizia, che apparentemente informa su di una maxi operazione per la tutela agroalimentare nella filiera del biologico, è relativa alla contestazione fatta dai carabinieri in due negozi di Carpi e Forlì, di 22 confezioni di baccalà mantecato e di sardine marinate, che rispettavano tutti i requisiti del biologico ma erano etichettate male, cioè con errori nella denominazione. Una non conformità, come suggerisce L’articolo 23 del regolamento 834/2007, ma puramente formale, dato che la regolarità della ricetta resta comunque fuori discussione: tutti gli ingredienti erano biologici e i prodotti erano regolarmente certificati.

L’articolo del quotidiano continua con un punto vendita di Napoli dove sono stati sequestrati 100 kg di ortofrutta bio perché le etichette sulle sette non erano a norma. A Caserta sono stati sequestrati 16 kg in tutto di prosciutto cotto, salumi vari e formaggi, anche in questo caso per mancanza di tracciabilità. Va ricordato innanzitutto che per l’articolo 31 del regolamento 889/2008, le informazioni su nome e indirizzo del produttore e le indicazioni sul metodo biologico, possono figurare anche solo nei documenti di accompagnamento, come nei due casi segnalati. E cosa più importante, in entrambi i casi, si può parlare di una gestione operativa dell’attività decisamente approssimativa, ma non si tratta affatto di “falso bio”.

Quanto alla vicenda delle 11 tonnellate di arance egiziane proposte come agrumi siciliani e spacciate per biologiche, va ricordato come lo stesso Oreste Gerini, della Direzione generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agro-alimentari del ministero delle Politiche agricole, ha chiarito che non si trattava di arance convenzionali spacciate per biologiche, ma di arance egiziane spacciate per arance italiane, nessuna frode biologica quindi.

In merito invece ai 6.480 barattoli di finta passata di pomodoro bio in Campania, che secondo il giornalista del quotidiano corrispondono a “oltre 300 tonnellate”, Stiamo ancora cercando di sapere qualcosa di più. Ma se si trattasse davvero di 300 tonnellate ogni “vasetto” peserebbe stranamente 46 chili!

Premesso che bisogna sempre essere al fianco del comando carabinieri per la Tutela Agroalimentare che lavora per controllare la produzione agricola e alimentare, sarebbe altrettanto che il Comando trattenesse l’esuberanza dell’ufficio stampa, per evitare di trasformare 2,5 kg di fagioli, 22 scatolette di sardine e 6.500 vasi di passata in notizie tali da destare allarme sociale, gettando ombre su 70 mila innocenti operatori del biologico che immettono sul mercato prodotti per un valore di miliardi di euro. Alcune non conformità formali sembrano solo la conseguenza di un’infelice gestione dei documenti, e non hanno costituito alcuna frode né alcun rischio per i consumatori.

Fonte: https://ilfattoalimentare.it/frode-biologico-fact-checking-pinton.html

 

 

 

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