Su Nature è stato pubblicato uno studio di tre scienziati europei che smentisce il metodo per valutare gli impatti ambientali di un prodotto sul suo intero ciclo di vita: Life Cycle Assesment (LCA). Questo sistema favorisce le produzioni derivanti da agricoltura intensiva, ma non tiene conto di alcuni dati che ribaltano i calcoli derivanti dal metodo LCA.
L’analisi LCA non tiene conto di alcuni punti essenziali come:
- Perdita della biodiversità: molti studi affermano che nei terreni biologici si ha in media il 30% in più di biodiversità.
- Degradazione del suolo: l’utilizzo smisurato di un campo porta ad una graduale aridità del terreno. Grazie alle rotazioni e all’utilizzo di fertilizzanti naturali, nell’agricoltura biologica, si ha un mantenimento ottimale delle qualità organiche del suolo.
- L’impatto dei pesticidi sulla salute dell’ecosistema: la presenza di queste sostanze porta gravi danni per i terreni e per le falde acquifere presenti sul territorio interessato.
Secondo i tre ricercatori il metodo LCA falsa la valutazione calcolando l’impatto per kilogrammo di prodotto. I sistemi intensivi, infatti hanno una maggiore resa per kilo, però se spostiamo il calcolo sull’ettaro i dati cambiano sensibilmente spostando fortemente l’asticella verso il metodo biologico.
“Le analisi Lca hanno bisogno di un approccio a grana più fine e non fermarsi a guardare semplicemente alle rese complessive. Occorre cogliere i vantaggi dei sistemi più piccoli e diversificati che dipendono maggiormente dai processi ecologici e si adattano alle caratteristiche locali del suolo, del clima e dell’ecosistema” sostiene Christel Cederberg della Chalmers University of Technology, Svezia.
fonte: https://www.cambialaterra.it/2020/07/una-valutazione-su-misura-per-lagricoltura-intensiva/