L’agroecologia è ormai un’esperienza diffusa, capace di creare reddito, legami e collaborazioni. Per questa ragione Legambiente ha scelto di dedicare all’argomento il rapporto “Ambiente Italia 2021”: all’interno, dati e alcune storie, approfondite poi in un libro.
Se esisteva un’epoca in cui l’agricoltura sostenibile, rispettosa dell’ambiente circostante, era un sogno di alcuni, ben poco raggiungibile; nella contemporaneità la situazione è cambiata. Si tratta di una realtà diffusa, di un settore in crescita e funzionante.
Le testimonianze di chi è andato fino in fondo a questo tipo di progetto, raccontano come, chi investe in agricoltura sostenibile, riesce a mangiarci e a trasformare la qualità dei prodotti, avendo cura della natura dalla quale provengono.
L’iniziativa di Legambiente
Per questa ragione, Legambiente, ha deciso di dedicare il rapporto “Ambiente Italia 2021” proprio al tema dell’agroecologia; trasformandolo in una pubblicazione intitolata: “Agroecologia circolare – Dal campo alla tavola. Coltivare biodiversità e innovazione”.
Il testo, a cura di Angelo Gentili e Giorgio Zampetti, esamina l’urgenza di una normativa che stabilizzi, a livello nazionale ed europeo, un modo di praticare l’agricoltura generatore di valore.
L’agricoltura sostenibile crea lavoro, attira giovani appassionati e qualificati e li riunisce perché accomunati da valori simili. Lo stesso vale per le aziende, i comuni, le reti e i consorzi. Si aggregano, diventando così più efficaci e potendo rivendicare un maggiore potere contrattuale. È il caso dei bio-distretti.
I contenuti del testo
Il libro analizza la realtà attuale e propone percorsi possibili. Passa in rassegna le politiche attualmente in atto nel settore e il ruolo dell’agricoltura, nell’affrontare e determinare soluzioni, nei confronti della crisi climatica.
Scorrendo le pagine inoltre, scopriamo il susseguirsi di storie: di chi ha investito e continua a farlo – con aziende piccole o grandi -, nell’agricoltura biologica e sostenibile.
Vi è la vicenda di Valentina Capone, apicultrice originaria di Amatrice. Quella dell’azienda Canetti, nella provincia di Ferrara, dove crescono rigogliose le barbabietole. Vi è il racconto dell’olio dei fratelli Franci, in Val d’Orcia e quello dei melograni della Kore, in Sicilia, unito a tantissimi altri.
Numerose e differenti sono le realtà che hanno dato fiducia a questa modalità di produzione e che, a parer nostro, hanno fatto bene.
Fonte: Repubblica