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L’IMPATTO DELL’INFLAZIONE SUL BIOLOGICO IN GERMANIA

L’IMPATTO DELL’INFLAZIONE SUL BIOLOGICO IN GERMANIA

Crescono i costi di produzione, ma i valori di vendita risentono della forte tensione sui prezzi. I produttori bio bavaresi chiedono di rivedere il sistema dei sostegni pubblici per non vanificare l’obiettivo di raggiungere il 30% di bio entro il 2030

Più attenzione e più sostegni da parte del governo del land bavarese. L’effetto dell’inflazione con l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, l’incertezza dei consumatori e gli elevati aumenti dei loro costi di produzione, spinge gli agricoltori biologici di questa regione tedesca a chiedere di rivedere gi indirizzi della politica agricola.  «Serve più coraggio nel sostegno del settore bio – dichiara Hubert Heigl sulle pagine del quotidiano di Monaco di Baviera Süddeutsche Zeitung – altrimenti diventa difficile raggiungere l’obiettivo del 30% di agricoltura biologica entro il 2030, cinque punti in più rispetto al Farm To Fork, stabilito in questa regione per legge».

Rivedere i sostegni

Heigl, gestisce un allevamento di suini biologici nell’Alto Palatinato ed è presidente dell’Associazione statale per l’agricoltura biologica, l’organizzazione ombrello delle quattro principali associazioni biologiche Bioland, Naturland, Biokreis e Demetra. La sua richiesta: «Il Land bavarese dovrebbe pagare gli agricoltori biologici fino a 317 euro per ogni ettaro di seminativo che coltivano biologicamente dal 2023. La tariffa massima finora è stata di 273 euro».

Una crescita decennale

In Germania il settore biologico può guardare indietro ad anni di boom senza precedenti. Secondo l’Ufficio federale di statistica, la quota di alimenti biologici venduti è più che raddoppiata in dieci anni, con un fatturato nel settore più recente pari a 15,87 miliardi di euro. L’anno 2020, caratterizzato dalla pandemia da coronavirus, è stato l’anno di punta per il settore, il tasso di crescita è letteralmente esploso del 22%.

Un dato che ha innescato numerose conversioni. Molti agricoltori convenzionali hanno riconosciuto l’agricoltura biologica come un’opportunità per le loro aziende agricole. Frumento, latte e altri prodotti biologici hanno infatti ottenuto finora prezzi notevolmente migliori rispetto alle controparti convenzionali. Inoltre, i ricavi del biologico sono stati tradizionalmente molto più stabili rispetto all’agricoltura convenzionale, senza la volatilità che ha finora caratterizzato le commodities agricole convenzionali. Dopo la petizione per la biodiversità “Salva le api” del 2019 Monaco di Baviera ha fissato in una legge regionale l’obiettivo del 30 percento della superficie agricola bio entro il 2030. Sarebbe circa un milione di ettari.

In ritardo sulla tabella di marcia

Finora la superficie bio cresceva ad un tasso del 10% all’anno. Tanto che Il ministro dell’Agricoltura Michaela Kaniber (CSU) ha elogiato la Baviera come Regione bio numero uno in Germania. A fine 2021, però, secondo i dati dell’Istituto Statale per l’Agricoltura, solo 379mila ettari, ovvero il dodici per cento dei terreni agricoli, erano coltivati ​​secondo le linee guida del biologico. Quindi mancano ancora ben 600.000 ettari per l’obiettivo del 30%.

L’incertezza dei consumatori

Un obiettivo ora reso più arduo dagli effetti della guerra in Ucraina. «C’è la massima incertezza – afferma Heigl -. Il tasso di inflazione per il cibo è stato recentemente dell’11% e ciò mette a dura prova soprattutto i prodotti a più alto valore». «La direzione è chiara: anche il biologico sta andando verso un prezzo più conveniente». Un fattore che non si accorda bene con l’aumento dei costi di produzione che riguarda anche i mezzi tecnici bio e che spinge gli agricoltori tedeschi a rivedere l’ammontare del sostegno pubblico.

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