La luce, che non può penetrare oggetti solidi o superfici opache, distrugge l’acido nucleico e disturba il DNA dei microrganismi. E ‘stata usata per anni per sanificare le superfici a contatto con alimenti, così come l’acqua potabile.
Shyam Sablani, professore associato presso il Dipartimento di Scienze Biologiche WSU Systems Engineering, e il suo team, hanno testato l’effetto dei raggi UV su mele, pere, fragole, lamponi e melone contaminati da E. coli O157: H7 e Listeria monocytogenes.
L’efficacia del trattamento è diverso a seconda del patogeno, la superficie del frutto, la dose di luce e la durata di esposizione. Ad esempio, per le pere è richiesto una dose maggiore di luce che per le mele per poter ridurre E. coli, e i lamponi hanno bisogno di più tempo delle fragole.
Nel complesso, la luce risulta più efficace contro E. coli che contro Listeria ed è più efficace sulla superficie liscia di una mela o pera, inattivando fino al 99,9% di patogeni. Se la contaminazione sulla superficie ruvida di un lampone o melone è bassa, la luce UVC può ancora ridurre il 90 per cento dei patogeni.
Parlando dei campi di applicazione, la tecnica potrebbe essere utilizzata sulla linea di confezionamento come un nuovo modo per igienizzare i frutti. L’industria alimentare biologica può essere particolarmente interessata come alternativa ai convenzionali disinfettanti chimici.
Ulteriori ricerche sono in corso per aumentare l’efficacia della luce UVC sulla frutta con superfici ruvide.