Suolo e Salute partner dell’evento internazionale organizzato a San Sepolcro da Ifoam Organics Europe e che ha messo al centro le sfide del bio in un mondo che cambia e che è sempre più assediato dalla crescita dilagante del greenwashing
Il faro del bio indica la strada della sostenibilità nel mare tempestoso del greenwashing. L’Organic Food Conference (#OFC2023) ne ha amplificato la luce. “Le sfide di un mondo che cambia” era il tema del summit del Bio europeo organizzato da Ifoam Organics Europe a San Sepolcro (Ar) gli scorsi 22 e 23 maggio. Un evento di successo, con una partecipazione variegata, costituita da aziende del bio, rappresentanti istituzionali, ricercatori e studenti di scienze e tecnologie agroalimentari, media e semplici appassionati. Sotto i riflettori alcuni dei temi caldi del settore biologico, affrontati con relatori di alto livello.
Tempi duri che richiedono impegni forti
La prima giornata, organizzata con la sponsorship di Suolo e Salute, ha messo al centro il tema delle sfide di sostenibilità poste dalla strategia Farm to Fork dell’Ue. I lavori sono stati aperti dal presidente di Ifoam Organics Europe, Jan Plagge, che ha espresso vicinanza alle popolazioni dell’Emilia-Romagna colpite dall’alluvione, sottolineando quali rischi giungono dal trascurare l’ambiente e la sostenibilità. L’appassionato intervento del Cav. Valentino Mercati, fondatore di Aboca, azienda leader nel settore delle officinali bio ha esortato le imprese a lavorare per sostenere – non sabotare – la vita attraverso scelte come quelle della conversione al biologico. All’evento ha partecipato Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute, in rappresentanza dell’Organismo di controllo e certificazione.
Il dibattito, moderato da Eduardo Cuoco di Ifoam Organics, ha messo in luce come il settore stia affrontando tempi difficili. «L’intero sistema agroalimentare cerca di cavalcare il treno della sostenibilità». «Come pioniere, il biologico dovrà sforzarsi di migliorare alzando l’asticella della produzione biologica e non accontentarsi di standard minimi».
Sul calo dei consumi nel bio è intervenuto il presidente Ismea, Angelo Frascarelli. «L’Italia ha fatto una scelta politica importante – ha detto – ovvero quella di far crescere la superficie bio puntando al 30% entro il 2030».
«Una scelta impegnativa, coraggiosa ma pericolosa perché se aumenta l’offerta, ma cala la domanda. Ora rischia di essere vittima del suo successo».
Migliorare la comunicazione
Tra le contromisure proposte quella di legare maggiormente l’immagine del bio alla sostenibilità, per emergere da quella che ormai è diventata la “giungla verde” del greenwashing . «Il biologico dovrebbe proporsi come strumento chiave per i modelli di business e soddisfare le esigenze di un consumatore sempre più sensibile a questi temi».
La contabilizzazione dei vantaggi in termini di servizi ecosistemici della produzione agricola pende in maniera significativa in favore del bio. Tra le soluzioni proposte quella quindi di esplicitare nei prezzi dei prodotti questo divario per comunicare la sostenibilità ai consumatori e bilanciare quello che oggi appare un divario di prezzo rispetto ai prodotti convenzionali che penalizza il bio.
«In più occorre mettere in evidenza che il settore biologico produce in un mondo inquinato, e non tutti i possibili percorsi di contaminazione sono stati ancora adeguatamente studiati». «Ma con una buona conoscenza dei rischi, orientamenti per i produttori biologici e misure di controllo proporzionate, il settore può combattere le frodi e continuare a produrre prodotti biologici sani».
Investimenti strategici e più coerenza
La seconda giornata, in collaborazione con Assobio, ha condiviso gli obiettivi del programma Being organic che spinge a promuovere nel Vecchio Continente un livello di consumo in armonia con l‘obiettivo di triplicare la superficie bio europea entro il 2030. Nel primo focus, moderato da Roberto Pinton, membro del board di Ifoam Organics Europe, Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio ha chiesto scelte coerenti da parte degli Stati membri per raggiungere gli obiettivi del Green Deal del 25% di superficie agraria bio e della riduzione del 50% degli agrofarmaci entro il 2030. «Occorrono – ha detto- investimenti strategici su ricerca e innovazione e una comunicazione integrata per diffondere i valori del bio tra i consumatori». «E soprattutto più coerenza per affrontare un tema sfidante come quello degli usi sostenibili dei mezzi tecnici in agricoltura posto dal dibattuto regolamento sui fitofarmaci».
«La comunicazione del bio è sfidante – ha commentato invece Sarah Compson di Ifoam Organics Europe nel secondo panel “Organic for all ages”». «Per comunicare meglio il cibo bio -ha aggiunto- occorre puntare di più sulle emozioni che procura, sulle ragioni del cuore, con una comunicazione che, oltre ad essere chiara, coerente e credibile sia contagiosa».