Di grande chiarezza il punto di vista del climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, sul tema della lotta al cambiamento climatico. Perno centrale del suo discorso: l’invisibilità del suolo e la sua non tutela, in questa ardita battaglia.
Alleato cruciale per la sommatoria dei servizi offerti all’ecosistema, il suolo è un elemento estremamente prezioso ma di grande delicatezza, secondo Mercalli, da difendere con urgenza.
Se parliamo di cementificazione e sigillo per esempio, ci addentriamo in un terreno spinoso dalle numerose conseguenze. Prima tra tutte, la sottrazione della più naturale e “scontata” possibilità per le piante di assorbire CO2 all’atmosfera, per metabolizzarla e immagazzinarla nella sostanza organica degli strati del suolo più superficiali. Le piante non potendo completare il loro processo, restituiscono quella già contenuta nella sostanza organica del suolo, alterando doppiamente il percorso e i suoi risultati.
In secondo luogo, in termini di biodiversità: ad alterazione o eliminazione del suolo, corrisponde alterazione o eliminazione di tutta quella vita microscopica ed essenziale presente al suo interno.
Inoltre, regolando questo il rifornimento delle falde acquifere, la sua cementificazione impedisce l’infiltrazione in falda, riuscendo a smaltire meno acqua e generando l’aumento del rischio di alluvioni e minore acqua disponibile ad uso idropotabile.
Vi è poi la questione delle isole di calore nei periodi estivi: maggiore è la quantità di suoli sigillati, minore la possibilità di evapotraspirazione offerta dal fogliame e le aree verdi durante stagioni ad alta temperatura.
Il problema, sottolinea il climatologo, è largamente diffuso a livello globale e l’Italia si distingue come uno dei paesi più incidentati in questo senso, presentando l’8% di cementificazione del territorio nazionale, con la regione Sicilia in testa per crescita percentuale più alta. Aree urbane, infrastrutture, attività minerarie e cattiva agricoltura indicano un vero e proprio assalto al suolo che lo impoverisce al punto tale da aumentare il fenomeno dell’erosione.
Continuando a sottostimare la cura di questo bene e il suo contributo, non solo non ci troveremo vincenti nel compensare il cambiamento del clima, ma perderemo la capacità – che ora ci appare normale – di produrre cibo e provviste.
Provvedimenti urgenti a tal fine, devono essere azioni concrete per il contrasto al degrado del suolo – aggiunge – : prima tra tutte una comunicazione diffusa sul valore che questo ricopre e una educazione informativa da parte e all’interno delle scuole, degli istituti formativi e del Governo. Non seconda, la formalizzazione di una legge a tutela dei suoli, non dimenticando che una proposta di questa è già stata formulata e giace ferma in Parlamento senza notizia pervenuta, da febbraio 2020.
Se parliamo di Horizon Europe, più che target realistici, sono auspici – secondo il climatologo – quelli cui ambisce l’UE attraverso questo programma, che vede tra le sue cinque mission la Salute del suolo e il ripristino del 75% di quelli presenti in ogni stato membro in salute entro il 2030.
Allo stesso modo definisce gli obiettivi del Premier Draghi rispetto alla scelta del Ministro della Transizione Ecologica, anziché dell’Ambiente. Sottolineando il profilo professionale della figura scelta, come un tecnologo avente un approccio inerente il sistema Terra di tipo nettamente diverso per esempio da un pedologo.
Fonte: Re Soil Foundation