Mais Ogm: l’Italia ritrova l’unità e vota contro. Confermata l’impasse dei Paesi europei in merito alle concessioni su tre tipologie di coltivazioni transgeniche.
Il Comitato d’Appello Ue non ha raggiunto la maggioranza qualificata necessaria per approvare o respingere la richiesta di autorizzazione per le coltivazioni di mais ogm. A gennaio, il Comitato permanente Ue per piante, animali, alimenti e mangimi (Paff) era giunto alla stessa conclusione. Ora, toccherà alla Commissione assumersi la responsabilità di decidere sull’approvazione o meno delle colture.
Italia ritrova l’unità contro i tre mais Ogm
Nonostante la consultazione abbia portato a un nulla di fatto, evidenziando nuovamente una spaccatura tra i Paesi membri, il voto dell’Italia è simbolo di una ritrovata unità sulla questione.
Il 27 gennaio scorso, erano emerse delle difformità tra le posizioni dei Ministeri della Salute e dell’ambiente, da una parte, e il dicastero delle politiche agricole dall’altra. In quell’occasione, aveva fatto molto discutere il parere favorevole dell’Italia, visto che la coltivazione di mais ogm è comunque vietata sul territorio nazionale.
Greenpeace Italia aveva giudicato il voto italiano a favore delle coltivazioni transgeniche come un autogol, a discapito dell’ambiente e nettamente contrario al volere dei cittadini.
Ora, i ministri della Salute, delle Politiche Agricole e dell’Ambiente sono riusciti a concordare una posizione univoca, in linea con gli umori del Paese. Secondo Coldiretti, infatti, il no dell’Italia risponderebbe al volere di quasi otto cittadini su dieci (76%) che si oppongono all’introduzione di colture Ogm nei campi.
«Per l’Italia gli Ogm in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale ma, soprattutto, perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy». Queste le parole di Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti.
Cnr di Napoli: parere dell’Italia è una sconfitta
Nettamente opposto, invece, il parere di Roberto Defez, dell’Istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr di Napoli.
Secondo Defez, con la sua posizione, l’Italia starebbe impedendo non solo agli agricoltori, ma anche agli scienziati di fare il loro lavoro: «Sperimentare gli Ogm in campo aperto per capire, conoscere e magari salvare le nostre piante in via di estinzione». Una decisione, secondo l’esperto, che metterebbe in ginocchio anche l’economia del Paese.
Fonti:
http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3266