Come ormai sappiamo, la strategia Farm to Fork, parte importante dell’European Green Deal, è il piano messo a punto dalla Commissione europea, per guidare la transizione verso un sistema alimentare rispettoso dell’ambiente.
Lo studio dal titolo: “Prospettive e sviluppi per il biologico nei piani strategici nazionali della PAC, restituisce un quadro generale rispetto al potenziale che ogni Stato membro dell’UE possiede, per contribuire all’ardito obiettivo europeo, – formulato all’interno di Farm to Fork -, di raggiungere il 25% della SAU in biologico entro l’anno 2030.
Il documento è stato commissionato da un ricercatore indipendente e presentato da IFOAM Organics Europe, nell’ambito di un’Assemblea Generale. Consta di 64 pagine totali e comprende per ciascuno dei 27 paesi membri, una sintesi rispetto a:
indicatori chiave di produzione, mercato e sostegno della PAC; scenari di spesa della PAC e il loro effetto sulla superficie biologica 2030; una panoramica degli attuali sostegni economici forniti dalla PAC; informazioni su un Piano d’Azione nazionale per il biologico; altre misure di sostegno politico rilevanti per quanto riguarda l’impatto della superficie coltivata a bio.
Se tracciamo un quadro relativo all’anno 2018, scopriamo che l’Europa aveva una superficie biologica equivalente all’estensione della regione Puglia (raggiungerà il 9% nel 2019), con tassi di pagamento medio per ettaro di circa 213 euro. Solo una parte della superficie biologica certificata – il 64% -, riceveva e riceve però, pagamenti di sostegno al biologico; pari alla cifra di quasi 2 milioni di euro di sostegno della PAC per anno.
Ma che cosa richiederebbe in termini generali, raggiungere il 25% della SAU in biologico nell’UE, entro il 2030?
Innanzi tutto triplicare la sua superficie biologica; aumentare la spesa complessiva della PAC di 3-5 volte; dedicare tra il 9 e il 15% di questa esclusivamente per il biologico.
Se ci soffermiamo invece su ciascuno Stato membro, raggiungere l’obiettivo del 25% entro il 2030 comporterebbe:
l’incremento dei tassi di pagamento per ettaro entro il 2030 (gli ultimi sono stati fissati nel 2014); il potenziale aumento della spesa di 5-10 volte, per i paesi con bassi livelli di sostegno all’agricoltura biologica.
Secondo il punto di vista espresso nello studio, gli Stati membri dovrebbero inserire un obiettivo nazionale per le superfici bio all’interno del proprio piano strategico della PAC, sulla base però di un’analisi delle esigenze produttive del settore. Dovrebbero considerare inoltre il contributo di quest’ultimo agli obiettivi della PAC, e degli altri piani strategici per l’ambiente e la biodiversità (Green Deal UE, Farm to Fork, ecc.).
Posto che ciascun stato ha un punto di partenza diverso rispetto al tema, ognuno dovrebbe anche avere obiettivi di contributo diversi (quelli che hanno già raggiunto il 25% dovrebbero continuare a lavorare per l’incremento della superficie).
Le conclusioni di IFOAM Organics Europe, raggiunte attraverso lo studio, non sembrano comunque discostarsi dall’invito posto dal Piano d’azione UE per il biologico a tutti gli Stati membri, di immaginare un piano strategico nazionale, per l’espansione del proprio comparto biologico.
Fonte: Sinab