L’agricoltura biologica potrebbe essere la chiave per nutrire il mondo durante l’era del riscaldamento globale.
La conferma arriva da una ricerca che aggiunge nuove prove alla teoria che, sul lungo termine e soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, questo modello di agricoltura sia la risposta migliore ai cambiamenti climatici.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Plants, è stato condotto dal professor John Reganold della Washington State University che, con il suo team di ricerca, ha esaminato centinaia di pubblicazioni risalenti agli ultimi 40 anni.
Osteggiata per anni dalla scienza ufficiale e dalle lobby, l’agricoltura biologica potrebbe veramente essere ciò di cui il pianeta ha bisogno.
Come evidenziano i ricercatori nel loro lavoro, bevande e alimenti biologici rappresentano un segmento di mercato in rapida crescita: tra il 1999 e il 2014, il loro valore è aumentato di ben 5 volte. Oggi, valgono 72 miliardi di dollari e si prevede un raddoppio entro il 2018.
Anche se i rendimenti sono più bassi rispetto a quelli dell’agricoltura tradizionale, il divario tra le due colture è minore di quanto si pensi. Un altro studio effettuato presso l’Università della California, ad esempio, ha dimostrato che il deficit potrebbe essere più che dimezzato attraverso la rotazione delle colture ed evitando le monoculture.
Per leguminose come fagioli, piselli e lenticchie, invece, non vi è alcuna differenza tra le due tecniche colturali; anzi, in questo caso, il biologico potrebbe essere “un’alternativa molto competitiva rispetto all’agricoltura industriale“.
Ma è il cambiamento climatico il punto più importante che accresce il valore delle colture sostenibili.
Come sottolinea la ricerca, in casi di siccità, “le aziende agricole gestite col metodo biologico hanno spesso dimostrato di produrre rendimenti più elevati rispetto ai loro omologhi convenzionali“, perché i concimi utilizzati trattengono l’umidità nel terreno. E la siccità è una condizione sempre più diffusa a seguito dell’aumento delle temperature.
Le tecniche biologiche, inoltre, sono ancora più efficaci nei paesi in via di sviluppo, dove la maggior parte degli agricoltori non può permettersi di comprare fertilizzanti o pesticidi chimici.
Un rapporto delle Nazioni Unite che ha esaminato 114 progetti, che coinvolgono quasi due milioni di aziende agricole africane, ha scoperto che il rendimento dei terreni privi di sostanze chimiche è raddoppiato.
Tutto questo, dando per scontato che l’agricoltura biologica è il tipo di coltura migliore per la tutela della natura e della fauna selvatica e riduce l’esposizione a pesticidi tossici, sia in azienda che negli alimenti.
Fonti:
http://www.nature.com/articles/nplants2015221