«La relazione approvata dagli Eurodeputati è un segnale forte alla Commissione Ue». Lo sostiene Eduardo Cuoco, direttore di Ifoam Organics Europe, in un’intervista pubblicata su Terra e Vita. «Tuttavia è mancato il coraggio di mettere in evidenza l’obiettivo del 25% di superficie bio fissato dalla Farm to Fork e di fissare strumenti per equilibrare le forti differenze tra le politiche dei Paesi membri»
«Il piano d’azione UE sull’agricoltura biologica è fondamentale per aumentare sia la produzione che la domanda di prodotti biologici». Lo ribadisce il direttore di Ifoam Organics Europe, Eduardo Cuoco in un’intervista pubblicata sul sito di Terra e Vita.
Un intervento raccolto all’indomani dell’approvazione della relazione sul Piano da parte della Commissione agricoltura dell’EuroParlamento.
Un segnale forte alla Commissione
«Tutto sommato – è il giudizio di Cuoco – questo rapporto manda un segnale forte alla Commissione del sostegno del Parlamento al biologico».
Ifoam accoglie infatti con favore il lavoro degli eurodeputati in favore della transizione ecologica, in particolare il riconoscimento del biologico come pratica ad alta intensità di conoscenza, nonché l’importanza di aumentare la consapevolezza sul biologico e su diete migliori nelle scuole e tra i consumatori.
Bene anche il supporto per piani di azione sul biologico a livello nazionale, regionale e locale e la sottolineatura della necessità di promuovere lo sviluppo dei biodistretti.
Il bio è la soluzione
«L’agricoltura biologica – sottolinea Cuoco – fa parte della soluzione quando si tratta di mitigare gli effetti del cambiamento climatico e di contrastare la perdita di biodiversità».
Spicca tuttavia, per il direttore del movimento europeo per l’agricoltura biologica, l’assenza nel documento del riferimento al raggiungimento dell’obiettivo del 25% di superfici bio nell’UE nel 2030 fissato dalla strategia Farm to Fork.
«Ilrapporto sarà votato definitivamente in Plenaria il 22 maggio e contiamo che il riferimento al 25% sia incluso in questa occasione».
Il documento dell’EuroParlamento risente infatti dello sforzo di raggiungere un compromesso tra le posizioni degli Stati Membri, molto diverse riguardo al bio. Alcuni emendamenti del Piano europeo non sono stati infatti nemmeno votati, ad esempio quelli sull’importanza di strumenti fiscali (come per esempio l’iva ridotta) per promuovere il consumo di alimenti sani e sostenibili, o il fatto che i piani strategici nazionali della PAC debbano essere in linea con la F2F strategy, e alla promozione del biologico nelle mense scolastiche.
L’equilibrio domanda-offerta
Il compromesso tra i gruppi parlamentari evoca uno “sviluppo equilibrato” del biologico, in funzione della capacità del mercato di assorbire la produzione biologica.
«Il mercato é tuttavia – obietta Cuoco- solo una delle componenti che possono portare alla crescita del biologico. In effetti, le politiche di promozione, più biologico nelle mense pubbliche, campagne sul biologico, incentivi per gli agricoltori per la conversione al biologico, sono tutte misure che possono contribuire alla crescita». Allo stesso modo occorre più coraggio nelle azioni di sostegno per il settore. Al bio, secondo un recente studio, è destinato solo l’1,8% degli aiuti Pac in un decimo del territorio rurale dell’Unione. «Secondo noi il biologico dovrebbe essere sostenuto di più nella Pac e questa esigenza deve emergere già nell’analisi dei piani strategici nazionali, con l’obiettivo di equilibrare le forti differenze che si registrano tra i diversi Paesi».