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Frodi alimentari oggi più di
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di Giorgio Nebbia
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Il
ladro generalmente è una persona povera che ruba ai ricchi, o almeno
a chi è più ricco di lui. Ma esiste tutta una categoria di ladri che
sono ricchi e che rubano ai poveri. Fra costoro vi sono i frodatori,
coloro che vendono una merce di poco valore a un prezzo elevato; ad
esempio se uno scopre che può acquistare formaggio alterato a dieci
euro e può venderlo grattugiato come se fosse formaggio buono a
venti euro, ha portato via dieci euro al compratore, in genere più
povero di lui, che crede di comprare formaggio grattugiato genuino.
Le frodi e le sofisticazioni delle merci, specialmente degli
alimenti, sono una delle più antiche attività criminali umane; se ne
trovano tracce in tutte le letterature e storie, se ne parla nella
Bibbia, dove vengono denunciati i «peccati» di chi altera i pesi
delle bilance; nei più antichi testi di leggi che ci sono pervenuti.
Archimede riuscì a svelare, mediante la misura del peso specifico,
l’imbroglio di un gioielliere che aveva venduto a Gerone di Siracusa
una corona dicendo che era d’oro, e che invece era fatta con una
lega di poco valore. Il grande naturalista romano Plinio nella sua
Storia naturale (una bella edizione in italiano moderno è stata
pubblicata anni fa da Einaudi) per ogni prodotto descritto
(zucchero, profumi, oli, eccetera) indica anche le frodi che
venivano praticate e spiega come svelarle. Simili notizie si trovano
nel trattato di medicina del greco Dioscoride e in molti altri
testi.
Anche nel mondo islamico (già nel periodo dal 700 al
1200 dopo Cristo) le frodi erano considerate un peccato e le
autorità religiose predisponevano dei sistemi di controllo: un
pubblico funzionario circolava nei mercati delle grandi città con
una cassetta contenente alcuni strumenti per l’analisi chimica e
fisica delle merci sospette (una specie di nucleo antisofisticazioni
ambulante, mille anni fa) e i frodatori erano puniti a frustate. Uno
dei metodi di analisi usato già dagli Arabi nel Medioevo era basato
sulla misura del peso specifico con cui i funzionari riuscivano a
distinguere perfino l’olio di oliva dall’olio di semi.
La
vera età dell’oro (si fa per dire) delle frodi cominciò con il
Settecento quando aumentarono le conoscenze botaniche e chimiche,
aumentò il numero delle sostanze in commercio e di conseguenza
aumentarono le tentazioni di sofisticare alimenti, resine e spezie
pregiati con ingredienti a basso prezzo; nello stesso tempo si
perfezionarono però anche i metodi di analisi ed è cominciata la
rincorsa, che dura tuttora, fra sofisticatori sempre più abili e
chimici più bravi di loro e capaci di svelare sempre nuove frodi. È
il tempo in cui nasce la merceologia proprio come scienza che
descrive le proprietà delle merci genuine e svela e denuncia le
frodi.
Nell’Ottocento le frodi assicuravano alti guadagni ai
bottegai disonesti a spese del magro salario della povera gente che
migrava dai villaggi e dalle campagne nelle città industriali. In
Inghilterra il fenomeno era così grave che furono svolte varie
inchieste parlamentari e furono emanate le prime leggi per la
repressione delle frodi. In Francia, negli anni Settanta
dell’Ottocento, fu istituito un servizio repressione frodi, con
relativi laboratori di analisi, a capo del quale fu nominato
addirittura il grande chimico Pasteur.
La frequenza e
gravità delle frodi alimentari aumentò nel Novecento specialmente
durante le due guerre mondiali, quando il cibo scarseggiava e le
persone affamate era disposte a mangiare qualsiasi cosa e a pagare
qualsiasi prezzo. Le frodi del Novecento riguardano tutti gli
alimenti; il latte veniva diluito con acqua; il pane era prodotto
con farine poco costose anziché con farina di grano e addirittura
era appesantito con gesso; gli oli di semi erano venduti come il più
costoso olio di oliva. Una esplosione delle frodi si ebbe negli anni
Cinquanta del secolo scorso.
Una campagna di stampa
dell’«Espresso» negli anni 1957-59, denunciò una scandalosa
situazione. Qualcuno aveva scoperto che l’olio di te, poco costoso,
prodotto in Cina, aveva le stesse caratteristiche merceologiche
dell’olio di oliva e per alcuni anni l’olio di te, con abili
manipolazioni, è stato fatto passare e venduto come olio di oliva
genuino, con enormi guadagni per gli importatori. Altri si misero a
fabbricare olio di oliva «sintetico» trattando con glicerina (un
processo chiamato «esterificazione») gli acidi grassi animali per
uso industriale importati a basso prezzo.
La legge
prescriveva che le paste alimentari dovessero essere fatte con
semola di grano duro, ma alcuni sofisticatori riuscivano a produrre
paste alimentari impiegando la meno costosa farina di grano tenero,
colorata con coloranti sintetici e addizionata con colla di pesce,
per assicurare una buona resistenza alla cottura. Il burro veniva
sofisticato con grassi scadenti e poco costosi; la gradazione
alcolica dei vini veniva fatta aumentare fraudolentemente
addizionando dello zucchero al mosto.
Nella lotta alle frodi
erano impegnati molti laboratori chimici e merceologici delle
Università e delle strutture pubbliche, i favolosi «Laboratori
Provinciali di Igiene e Profilassi». Le denunce, fatte attraverso
convegni, conferenze, e articoli di stampa (cui contribuì anche
questo giornale) provocarono la prima grande contestazione popolare
di cittadini che si sono riconosciuti, per la prima volta, «classe»
di consumatori imbrogliati. Sull’onda di tale protesta, negli anni
dal 1958 al 1960 sono state riscritte e rese più rigorose,
praticamente tutte le leggi merceologiche sugli alimenti e sono
stati potenziati i servizi di repressione delle frodi. Col passare
del tempo, però, molti laboratori merceologici universitari e molti
laboratori provinciali sono stati purtroppo smantellati o dispersi,
al punto che le frodi sono continuate, anzi si sono raffinate; negli
anni Settanta scoppiò lo scandalo del vino addizionato col velenoso
alcol metilico; si scoprirono le importazioni e la vendita di grano
radioattivo, che era stato destinato alla distruzione; oggi il falso
olio di oliva non è più fatto con l’olio di te, ma con il poco
costoso olio di nocciole, continua la solita addizione di zucchero
ai vini per aumentarne il grado alcolico.
Complessivamente
ogni anno centinaia di milioni di euro sono sottratti dalle tasche
dei cittadini e finiscono nelle tasche dei sofisticatori. Sarebbe
tempo di ribellarsi e chiedere leggi italiane e europee e controlli
più rigorosi sulle merci alimentari delle quali nessuno può fare a
meno e le cui frodi danneggiano maggiormente i cittadini meno
abbienti e la loro salute.
Bevande velenoGrande allarme non
soloper il lattealla melaninaprovenientedalla Cina,ma ancheper i
derivati. Sopra, il vinoè un prodottospesso vittima della
sofisticazione. A sinistra,due bambini cinesibevono latte
23/9/2008 |
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